Mimma e Cristina in purgatorio

                              

         

 


L’arcangelo Francesco Pasticcio, in pigiama celeste e a piedi nudi, si grattò la nuca frullando le alucce come fanno gli uccelli quando si svegliano al mattino.
I conti non gli tornavano.
Il purgatorio era pieno di uomini, mariti e fin qui ci arrivava anche lui, ma preti, vescovi ed altissimi prelati compresi era cosa che lo turbava non poco. Era una vergogna per la razza umana, specialmente per santa, madre chiesa.
I due angioletti portabandiera, che sempre lo accompagnavano annunciando a gran voce l’arrivo di una tale eccellenza, si erano riforniti di un flauto per uno e accompagnavano con una nenia malinconica le profonde cogitazioni dell’arcangelo.
E’ vero che a volte le persone ecclesiastiche sfuggivano per un filo di capello all’inferno vero e proprio a causa dei grossi peccati e tradimenti alla propria missione, ma poche eccezioni confermano soltanto la regola. Quello che non riusciva a capire era perché finissero tutti in purgatorio e ci stessero così tanto, di qualunque religione fossero o anche non credenti sfegatati.
Pasticcio rifece i conti sulla propria calcolatrice che sembrava di velluto azzurro e scintillante, per di più, il risultato era sempre lo stesso: il settantotto per cento dei mariti, e santa pazienza, ma l’ottantacinque degli uomini di chiesa era troppo.
E poi non riusciva a capire come mai egli invece fosse schizzato in Paradiso senza nemmeno un’ora di attesa. E sì che era pieno di difetti e peccatucci di vario genere.
Prese dal borsello il telefonino e fece il numero del Padre.
< Che c’è, Ciccino mio ? > disse il Padre con voce felice, ma fu il tono tenero di quel “ mio “ che fece squagliare il cuore nel petto del vecchio gesuita spennacchiato per capigliatura ed alucce.  Al solito, il Padre faceva finta di non sapere cosa turbasse il proprio arcangelo perché gli piaceva sentirselo dire.
< Maestà amata >, rispose Ciccino con voce un pochino tremante, < non so se mi posso permettere di insistere >.
< In paradiso ogni cosa  è concessa > rispose il Padre con una risata argentina.
< Maestà, perché quasi tutti i maschi finiscono in purgatorio per tanto tempo? > buttò lì Ciccino e poi trattenne il respiro.
< Strana cosa, non è vero Pasticciotto mio? >.
Il cuore di Ciccino ebbe una serie deliziosa di aritmie, il Padre le contò ad una ad una ridendo e poi lo coccolò:
< E tu quanto bene mi vuoi ? >.
< Quanto tutto l’universo, maestà >.
< Così poco? >.
< Quanto tutto il paradiso, maestà >.
< Ora va bene. Ed io quanto bene ti voglio? >.
< Fino alla croce, maestà >.
< Così poco ? >.
< Fino alla croce e alla resurrezione, maestà >.
< Questo va bene >.
Aveva un modo tutto suo di cambiare discorso. Gli angioletti portabandiera adesso stavano cantando con vocine di bimbi stonati, erano così buffi che il Padre scoppiò a ridere per telefono e l’arcangelo si aderse con ali di uccello del paradiso, folta capigliatura al vento, meches biondo platino e tunica lunga di seta celeste plissettata ad orlo irregolare com’è d’uso nella moda recente. Aveva un corpo alto, forte e sembrava avesse fatto almeno cinque anni di palestra, con spalle squadrate e muscoli guizzanti. Era pure abbronzato.
< Come vi permettete di fare ascoltare le vostre stonature al Padre ? >.
I piccoli tacquero subito, dall’alto giunse la voce paziente: < Lasciate che i bambini vengano a me >.
< Scusaci, papà > fecero gli angioletti in coro.
< Cantate come vi pare > rispose il Padre.
< Sì, papà >,  disse Francesco Pasticcio ripigliando il suo solito aspetto dimesso, che in paradiso provocava tanti sorrisi di tenerezza.
< Ciccino > continuò  il Padre, < prenditi le due poetesse e fatevi un giro in purgatorio, vedete se ci capite qualcosa e poi vieni a riferirmi >.
< Ci debbo andare con Mimma e Cristina ? > strabiliò Francesco Pasticcio, < perché la volta scorsa a momenti Proserpina non mi faceva più tornare indietro dall’inferno, non vorrei restare chissà quanto in purgatorio anch’io, come farei senza di voi, papà? >.
< Anche le due poetesse debbono imparare qualcosa, non soltanto tu >.
< Come volete voi, maestà, voi sapete ciò che è meglio >.
< Ecco > confermò il Padre chiudendo la conversazione.

Fine della prima puntata


Cristina stava scrivendo una poesia dove parlava di una tempesta e di un vascello d’amore, era talmente concentrata che nemmeno si accorse di un’allodola poggiata in equilibrio sul monitor del computer. Quando mise la firma l’uccellino incominciò a cantare.
<Francesco
Pasticcio > sussurrò la poetessa, subito l’allodola divenne azzurra, poi bianca, poi multicolore brillante ed apparvero Ciccino, vestito in tenuta sportiva, insieme con i bambini, che incominciarono ad annunciarlo sgolandosi.
< Chi sono questi piccoli? > chiese Cristina all’ometto sorridente.

< In paradiso tutti siamo piccoli, altrimenti non potremmo passare dalla porticina d’accesso> rispose lui, Chinò gli occhi umilmente ed aggiunse: < Sono la mia guardia del corpo, il Padre mi ha promosso arcangelo >.
La risata scappò a Cristina prima che potesse trattenersi.
Erano proprio un bel quadro. Francesco Pasticcio non si offese e rise con lei.
< Manda subito un’email a Mimma > le disse, < il Padre vuole che facciamo un giro in Purgatorio a vedere perché ci finiscono quasi tutti i maschi, alti prelati compresi, e non vengono mai fuori, quando infine arrivano in Paradiso nessuno ne vuole parlare. Alcuni stanno lì anche da cinque o seicento o mille anni >.
< Un altro viaggio nell’oltretomba?> chiese Cristina , < cosa mi debbo portare? >.
< Niente di che. Vestitevi comode, magari una tunica grigia, simbolo di penitenza, il solito zainetto, io una bottiglia d’acqua la prenderei ed anche un paio di occhiali da sole, chissà appare qualche visione troppo scintillante per voi. Qualche libro di poesie da dare in omaggio alle anime potrebbe spingerle a parlare e dire cos’hanno mai combinato per stare là dentro tanto tempo.

< Dirò a Mimma di comprare anche un po’ di cornetti alla crema, se piacciono come all’inferno è fatta > rispose Cristina.
< Meglio la cassata siciliana, così l’assaggiano anche i bambini > disse il vecchio prete e gesuita leccandosi i baffi.
< E un termos di granita al limone, per rinfrescarsi dalle fiamme > aggiunse,
< ci penserei io, ma ormai non posso più farlo essendo sfornito di corpo e di soldi, mi dovete scusare > concluse con tono di rammarico.
Egli, in tutta la vita terrena, non aveva mai chiesto niente a nessuno, nemmeno quando i suoi indumenti diventavano lisi, i superiori se ne dovevano accorgere e rifornirlo o sarebbe andato in giro strappato. Quando riceveva un soldo dalla propria famiglia o da qualche benestante, gli piaceva regalare gran pacchi di dolci alle mamme povere perché avessero un momento di gioia con marito e figli. E se qualcuna  gli si presentava per ricambiarlo, che so io, stirandogli i vestiti oppure ripulendo la chiesa, non accettava  mai, affermando che le mogli debbono pensare alla famiglia ed anche a riposare e divagarsi un po’, non agli indumenti di un gesuita qualunque oppure ad aggiungere lavoro extra nella propria già faticosa giornata.
Alcuni dei suoi confratelli lo prendevano in giro per questi atteggiamenti, che Ciccino cercava di mantenere segreti senza riuscirci perché tutti i beneficati lo lodavano facendone  un  gran parlare.
Quando Mimma seppe che il Padre li mandava in Purgatorio, saltò di gioia. Certo, subito dopo, avrebbe invitato lei e Cristina in Paradiso a vedere cosa c’era. Questo le interessava in maniera speciale perché era stata una bambina curiosa piena di domande del genere: < Perché la luna non cade? Dove va il sole di notte? Come ha fatto Dio a creare la terra? Chi è la moglie di Dio? > e grazioserie del genere. A lei non bastavano le bambole, con le quali tuttavia giocava volentieri cucendo i vestitini e, una volta, perfino un cappotto con la martingala dietro, come quella di cui avevano a lungo parlato la sarta e la mamma. Il papà, con grande pazienza, si metteva a risponderle, ma questo suscitava altre domande a raffica fino a che il pover’uomo, messo alle strette, fingeva di scocciarsi e la mamma veniva a riprendersi la figlia sedendola al tavolo della cucina ad asciugare le posate.
Qui Mimma si calmava di necessità per evitare il peggio, ma le posate non era capace di asciugarle ad una ad una senza che ci rimanesse nemmeno una goccia di acqua, uffa, che noia.
Chissà se il Padre si sarebbe magari fatto vedere anche da lei e Cristina.
Dio, gongolante perché era tutta contenta, le fece  una carezza sulla guancia di nascosto, si divertiva tanto a leggere nei pensieri di quelle poetesse così impetuose.
Mimma si toccò la guancia con un sorriso, senza sapere né capire.
Andò subito alla pasticceria e comprò una cassata siciliana, volle che al centro ci fosse una rosa di panna bianca e ci fece scrivere sopra: “ vivete felici “, che era il suo motto.
Disse ai pasticcieri che la torta  doveva viaggiare ( e come! ) e la fece confezionare in una robusta scatola di cartone doppio e anche triplo.

Fine della seconda puntata

< Bambini, portate voi la torta > disse Francesco Pasticcio, che stavolta indossava anche lui una tunica grigia dentro la quale sembrava più buffo che mai. < Ma come possono farcela, è pesantissima > disse Mimma affannata, ridendo i due angioletti presero il grosso pacco l’uno di qua e l’altra di là come se fosse una piuma.
< In Paradiso non esistono pesi > affermò l’arcangelo, < né cose impossibili >.
Cristina guardava a bocca aperta, aveva messo nello zainetto una ventina di copie dei suoi libri di poesie ed era carica anche lei, < Dai qua >,  affermò Ciccino mettendosi a tracolla lo zaino, che sembrò levitare da sè.
< Dov’è l’ingresso del Purgatorio? > chiese Mimma curiosissima.
< Sulla luna, nel Mare della tranquillità, quinto cratere a destra >.
Ciccino indossò ali di farfalla gigante che, almeno, davano un tocco di colore a quella tunica cinerea, le prese per mano e in un battibaleno si trovarono sulla luna.
< Perché l’ingresso del Purgatorio è quassù? > chiese Cristina camminando a grandi balzi per la minore forza di gravità, Mimma intanto svolazzava  ridendo come una pazza e dicendo che si divertiva e finalmente si sentiva abbastanza leggera.
< Così è piaciuto al Padre, ma bisogna andare dentro, ecco il pertugio >.
< Sono ingrassata otto chili > affermò Cristina, < come faccio a passare ? >.
< Io sono stata sempre cicciona > disse Mimma < e poi da questo buchino non entrano nemmeno gli angioletti ad uno ad uno >.
< Entriamo, entriamo > risero i bambini, e sparirono lì dentro con tutta la torta.
Mimma poggiò un piede sul pertugio e si trovò in una discoteca amplissima,  che sembrava fatta di arcobaleni ruotanti. Da chissà dove e chissà come venivano musiche di diversa qualità, ma nell’insieme c’era un coro di grande gioia armoniosa e non si capiva come tanti ritmi diversi diventassero una sola cosa in quel modo: rock, hard rock, pop, house, musica classica, dance, heave metal, techno, lirica, new age, a cui si mescolavano l’Ave Maria di Shubert e di Gounod con canti gregoriani e blues accorati. Veniva voglia di ballare e difatti la discoteca era piena di angeli e di ragazzi, persone mature, anziani e vecchi decrepiti che si divertivano un mondo facendo il girotondo senza minimi segni di stanchezza. C’erano anche alcuni bambini.
< Tu te l’aspettavi un purgatorio così allegro ? > soffiò Cristina all’orecchio di Mimma.
< Questi regni oltretombali forse ci appaiono così per una significazione didascalica > rispose Mimma con aria involontariamente da prof. di lettere.
< E poi nemmeno qui vedo le fiamme. Sembrano tutti felici e contenti e guarda che belle tuniche di tutti i colori, solo noi tre siamo vestiti di grigio.
< A questo possiamo ovviare > intervenne Ciccino, gli bastò un gesto del mignolo della mano destra e ognuno di loro cambiò colore di abito.
< Tu bianco madreperlaceo > disse l’arcangelo a Mimma < perché sei una poetessa innocente >.
< Tu rosso sangue perché sei una poetessa furente > disse a Cristina.
<A tutte e due uno scialle rosso e bianco, perché siete entrambe innocenti e furenti>.
Mimma e Cristina sembravano due spagnole in abito di gala, solo non erano scollacciate, trattandosi del purgatorio. Si misero a vorticare sempre più rapidamente giocando con lo scialle e ben presto entrarono nel girotondo cantando e ridendo insieme a Francesco Pasticcio, in tuta sgargiante multicolore, e ai bambini, il maschio in celeste e la femminuccia in rosa. Dietro robuste transenne c’era un gran numero di uomini, specialmente prelati ed eminenze delle diverse religioni, con grandi anelli e medaglie d’oro massiccio e gemme, tutti a testa alta, con una smorfia di disgusto sul viso, ma c’erano pure alcune donne, per la maggior parte suore e monache con abiti di varie fogge.  Stavano lì senza andare avanti, perché non erano capaci, né indietro perché non potevano risorgere. Una schiera di angeli li avvicinava parlando loro dolcemente all’orecchio fino a quando qualcuno sorrideva e si buttava nel girotondo di gioia.
Mimma e Cristina non ne potevano più dalla curiosità e chiesero a Francesco Pasticcio chi fossero tutti quei tipi dalla faccia così addolorata.
L’arcangelo divenne serio: < Ho avuto una soffiata proprio adesso in cambio di una fetta di torta e di un libro di poesie: sono quelli che, in tutte le religioni, hanno annunciato un Dio triste o crudele ed hanno imposto agli innocenti dei pesi che loro non si sono mai sognati di toccare con un dito. La vedete quella suora? Una volta due bambine le rubarono una castagna che stava sul suo comodino, la suora si arrabbiò e ne afferrò una, rea confessa, per le trecce trascinandola giù dalle scale. E per penitenza lei e le sue consorelle tenevano le bambine con le ginocchia nude sul granturco >.
< E il granturco era crudo ? > chiese Mimma a bocca aperta.
< Ma certo. Lo scopo era proprio di far male. E’ sfuggita all’inferno per un soffio, solo perché per lei ha pregato la madre di Dio >.
< Queste cose sono vere, Mimma > affermò Cristina.
< Vedete che non è in grado di abbandonarsi alla gioia, né lei né gli altri di quella gran folla che aspetta? >.
< Io l’ho perdonata > aggiunse  Cristina. Ciccino sorrise perché sapeva benissimo che era lei una di quelle bambine: si era presa la colpa da sola e quel gesto le sarebbe bastato per un paradiso eterno.

Fine della terza puntata


A questo punto avvenne una cosa strana: dai cerchi concentrici esterni di anime  incominciarono a staccarsi a volo alcune creature pronte per il paradiso, lanciando acutissimi gridi di gioia e luci violente. Mimma e Cristina inforcarono gli occhiali da sole per non restare abbagliate. Intanto Francesco Pasticcio provvedeva al taglio della cassata siciliana e alla distribuzione dei libri di poesie di Cristina, tutto molto gradito, < Peccato che ancora non hai pubblicato sul cartaceo la favola dell’usignola stonata >, disse a Mimma, < sarebbe piaciuta >.
< Potevamo portare un computer e fargliela leggere su internet con tutti i disegni, mi sono pure dimenticata il dischetto col canto libero > rispose Mimma, < però posso cantare in diretta > e si lanciò a squarciagola nel coro generale.
Si presentò San Michele arcangelo, in abito di guerriero e spadone rilucente, per  congratularsi sia per la cassata siciliana, che aveva avuto un eccellente effetto su quelle anime ancora malinconiche tanto che alcune si erano lanciate nel girotondo di gioia, sia per le poesie di Cristina, che ne avevano spinto alla riflessione molte altre rendendole finalmente coscienti del male commesso col proprio disamore terreno mascherato di rigore religioso.
Si volse verso Mimma: < Pensavo che tu avessi pubblicato  il libro dell’Usignola stonata > affermò, < tuttavia abbiamo letto la tua favola su internet, brava Mimma, una storia d’amore fantastico e pulito >.

Mimma arrossì violentemente perché quella favola era, per lei, un lato molto delicato del suo animo.  Le venne una voglia impetuosa di cantare, cercò la mano di Cristina e, insieme, spiccarono il volo trillando a più non posso e mandando raggi di luce multicolore tutt’intorno, erano nel meglio quando si sentirono trattenere dai piedi, < Che fate, pazze, volete andare direttamente in Paradiso con tutto il corpo e senza nemmeno morire prima? > Francesco Pasticcio le richiamò all’ordine ed anche gli angioletti portabandiera le trattenevano dalle mantiglie, che gli rimasero in mano, Cristina e Mimma svolazzarono un po’ senza potersi trattenere e fu la cosa più bella della loro vita, ma sulla fessura che conduceva al cielo ( si intravedeva un azzurro ineffabile ) trovarono San Michele arcangelo che le ricondusse indietro e le riconsegnò a Francesco Pasticcio, con un sorriso che sembrò piuttosto divertito:
< Evasione fallita > disse , < avete ancora qualcosina da fare in terra voi due, signore poetesse >.
A occhi bassi, Mimma e Cristina si riavvolsero nei loro mantelli pensando che sicuramente, dopo questo tentativo di sgattaiolare in paradiso senza permesso, il Padre non le avrebbe più invitate per un viaggio anche in cielo. Gli angioletti portabandiera, intanto, si erano abbuffati di torta, e più se ne affettava più ce n’era.

<  Sembra la moltiplicazione dei pani > sussurrò Mimma. Per quanto riguarda i libri di poesie di Cristina, quasi tutte le anime ne avevano una copia in mano ed erano una folla sterminata, alcune leggevano e si commuovevano piangendo con grosse lacrime purificatrici mai avute.
Molta di quella gente dalla faccia triste, che aspettava chissà da quanto tempo, si continuava a gettare nel girotondo di gioia, Cristina si accostò alla vecchia suora che l’aveva umiliata per una castagna e la prese per mano sorridendo, fu allora che la vide trasfigurarsi in un attimo: le si allargarono gli occhi strizzati, la pappagorgia le smise di tremare e riapparve perfino una bocca  da quella fessura nella quale da decenni era scomparsa. L’aiutò a superare la transenna e lasciò che andasse libera anche lei, finalmente.
< Cristina, hai notato che alcuni  di quelli tanto mesti sono vestiti in costume antico? > disse Mimma camminando ad alcuni metri da terra senza nemmeno accorgersene,
< poveracci, stanno qui da tutti questi secoli ? Magari dai tempi delle crociate >.
< Poveracci no > rispose Cristina, < se lo sono meritato per avere usato male del proprio potere religioso, e non solo i cattolici avidi di potere e di denaro coi tribunali dell’inquisizione, anche i capi tribù, quelli che organizzavano i sacrifici umani e mettevano in bocca al dio di pietra i cuori ancora palpitanti e il sangue degli innocenti si riversava a fiumi dai gradoni delle piramidi azteche.  Guarda quanti vestiti da guerrieri, debbono essere i re e i signori e tutti i potenti che hanno mandato i giovani a morire in guerra per arricchirsi. Io non provo nessuna pietà per loro e non gli do né la torta né i libri di poesie. E poi li vedi quelli più moderni, tutti eleganti, in giacca nera o blu e cravatta sulla camicia immacolata, con l’orologio d’oro piatto di gran lusso e il profumo firmato? >.

< Non si possono perdonare tanto facilmente tutti costoro > affermò Mimma, < però le tue poesie farebbero bene a leggerle, per capire quant’è profondo il dolore e l’amore umano. Tanto i libri si moltiplicano da soli >.
< Però torta niente, non meritano di addolcirsi quella bocca sputasentenze, c’è pure una giustizia al mondo, anzi in quest’altro mondo > affermò Cristina.
< Hai ragione, ecco perché tanti maschi non vengono mai fuori dal purgatorio anche se nessuno li lega o li brucia. Piuttosto, lo vuoi un bel bicchiere di granita di limone? > intervenne  Francesco Pasticcio, che con quella tuta larga e coloratissima sembrava un folletto. Subito si presentarono gli angioletti portabandiera ed anche la granita si moltiplicò e poterono averne in abbondanza tutti quelli che la vollero, nei bicchieri di plastica portati da Mimma.

Fine della quarta puntata

 


D’un tratto la musica cessò e il girotondo si interruppe: era arrivata l’ora delle pulizie.
Entrò una gran processione di ecclesiastici, che portavano ognuno un secchio di acqua saponata, la scopa, lo spazzolone e un grosso straccio per togliere la polvere.  Mimma e Cristina restarono a bocca aperta. Dietro venivano uomini di tutte le età, anche alcuni bambini, tutti si misero di lena a spazzare, lavare i pavimenti e togliere la polvere.
< Sono quelli che, in tutta la loro vita, si sono fatti servire dalle donne: madri, sorelle, mogli, conviventi e perpetue dandolo per scontato e senza mai una parola d’affetto e di comprensione né un aiuto > disse Francesco Pasticcio all’orecchio delle poetesse, < non riescono a pentirsi di quello che hanno fatto e non capiscono il contrappasso, anzi sono indispettiti perché adesso debbono servire tutte le donne del purgatorio, le quali passano il tempo in sedia sdraio leggendo il giornale, sferruzzando e navigando su internet.

< E che giornale leggono? > chiesero Mimma e Cristina in coro.
< Il giornale locale, naturalmente: Poesia penitenziale  >.
< Ma fa parte delle loro pene? >.
< Ah, ah, ah > rispose Francesco Pasticcio battendo allegramente le mani, < in purgatorio per penitenza si intende la gioia dell’anima liberata, solo che questi non l’hanno capito per niente. Guarda, guarda come striglia il cardinale ginocchioni per terra, se non puliscono bene gli angeli glielo fanno rifare. E guarda quel capo maya, che ha organizzato i sacrifici umani di tanti bimbetti innocenti, quanto si dà da fare a spolverare le pareti >.
<Ma tu com’è che quando siamo venuti qui non sapevi niente e ora sei così
informato ?> chiese Mimma.

< Potere della tua cassata siciliana e dei libri di poesie di Cristina > rispose Ciccino, tutti vengono a cercarmi per averli e mi raccontano cose, cose inaccettabili. Molti di costoro si sono salvati a stento dall’inferno vero e proprio, ma prima di capire che tutto è amore passeranno ancora secoli. Le loro donne saranno in paradiso da un bel po’ quando usciranno anche loro da quella fessura lassù, già, voi due avevate imboccato la via giusta e facevate sul serio,
Mimma e Cristina volsero gli occhi verso la strisciolina di azzurro ineffabile che filtrava e desiderarono con tutte se stesse riprovarci, ma: < Ferme, piccole pesti > gridò l’arcangioletto accorgendosi all’istante del primo movimento.
< Non possiamo almeno dare uno sguardo dalla fessura ? > chiese Cristina suadente inclinando la testa e facendo la bambina.
< Niente affatto, dopo non si resiste al volo fino al seno del Padre >.
< Ma questi poveracci non potrebbero almeno usare l’aspirapolvere ? Guardate come sudano > disse Mimma che, non essendo una gran donna di casa, li compativa.
< Poveracci un corno > sbuffò Cristina.
< Per carità, non si può parlare così volgarmente qui dentro > sussurrò Ciccino guardandosi intorno, < se vi sente qualche angelo vi assegna una penitenza >.
< E che penitenza? >.
< Che so io? Scrivere una poesia, inventare un canto, fare quattro salti qui e lì > rispose Ciccino.
< Io ci sto > dissero in coro Mimma e Cristina.
Quelle due donne avevano sempre ragione o se la pigliavano,  pensò Pasticcio. Gli era venuta una infinita nostalgia del Padre, prese il telefonino, fece un numero ( in quel caso ne basta uno qualunque senza prefisso) e disse:
< Papà > con un tono così emozionato che le due poetesse capirono subito con chi parlasse.
< Come vanno le cose, pasticcino mio? > rispose una voce delicata eppure tuonante,
< avete capito qualcosa ? >.
< Certo, maestà > rispose il neo arcangelo, < adesso sappiamo perché i maschi non vengono mai fuori dal purgatorio: per la superbia, le prepotenze contro le donne e la tristezza del male commesso >.
< Sono le conseguenze del disamore. E adesso ti sei reso conto del perché tu, invece, sei prontamente schizzato sul mio seno? >.
Il piccolo arcangelo arrossì vistosamente: < Perché ho avuto compassione degli altri, delle donne povere e bisognose di conforto? > chiese a voce bassa e un pochino rauca,
< non ho fatto nulla di che >.
< Hai anche sopportato di essere preso in giro per questo > puntualizzò il Padre, < ciò non è poco >.
Francesco Pasticcio restò in silenzio imbarazzato.
< Ciccino, ci sei? >.
< Sì, maestà >.
E le poetesse che dicono ? >.
< Mi fanno grandi cenni perché vorrebbero almeno parlare con voi, maestà >.
< Rispondi loro che non è ancora tempo, ma hanno tutto il mio amore e il mio aiuto > concluse il Padre, e staccò la comunicazione.

Fine della quinta puntata


Epilogo

 

I pavimenti, le pareti e gli angoletti della discoteca erano ormai perfettamente ripuliti che brillavano, ma adesso si trattava di preparare il pranzo.
Era apparso dal nulla un gran tavolo e tutti quei maschi si apprestavano a ripulire molti cesti di cozze perché oggi era venerdì e le signore mangiavano di magro.

Nella vita terrena spesso si presentavano a casa coi funghi porcini freschi o, appunto, coi tre chili di cozze oppure con due fasci di spinaci, che fanno bene perché sono pieni di ferro e se la madre, moglie, la convivente o la perpetua non erano pronte a mettersi subito al lavoro, erano gridi, imprecazioni e bestemmie.
Adesso, ammassati intorno al tavolo, raschiavano, raschiavano e in cuor loro maledicevano il loro destino pensando quant’era bella la terra, dove aprivano la bocca solo per mangiare o gridare.
Gli angeli controllavano le cozze ad una ad una e le volevano pure lucidate o le signore si potevano graffiare un dito.
Mimma si volse verso Francesco Pasticcio: < Posso andare ad aiutarli? > chiese con viso serio, < nemmeno a me sono mai piaciuti i servizi domestici >.
< Posso andare anch’io ? > chiese Cristina, < anch’io tante volte ho maledetto le cozze che mio marito sempre mi porta perché gli piacciono tanto >.
Ciccino le guardò a bocca aperta per una tale decisione e diede il permesso. Mimma si mise accanto ad un signore alto e ben nutrito, che sembrava arrabbiatissimo e cominciò a dargli una mano, sia pure in modo un po’ maldestro e scorticando più le proprie dita che i gusci delle cozze. Gli angeli controllavano e lodavano il suo lavoro mentre erano rigorosissimi con quel poverino.
< Scusi, chi è lei ? > gli chiese infine Mimma.
< Un nobilissimo indiano > rispose quello rimettendosi in bilico il turbante, < dicono che mi sono meritato di fare questo lavoro perché ho bruciato con l’acido la faccia di mia moglie mentre dormiva: l’avevo vista ridere con un altro uomo. Hanno detto che anche se mi avesse effettivamente tradito non avrei dovuto rovinarla a vita. Io ho usato solo di un mio diritto. Adesso quella vipera oggi vuole mangiare queste maledette cozze. Ma tu perché mi aiuti? Chi sei? >.
< Sono una poetessa > rispose Mimma < e cerco di amare gli altri intorno a me e di renderli sereni, anzi felici come posso. Per questo ti aiuto >.
< Strano ragionamento > fece l’indiano, < quindi tu ami la gente anche se non la conosci? Io non ti ho mai visto. In cambio dell’aiuto cosa vuoi da me? >.
< Non voglio niente > continuò Mimma raschiando, < solo che tu pensi a quello che ti ho detto: amare gli altri anziché approfittarne >.
L’indiano la guardò con una strana espressione: < Mi sono sbagliato con quella poverina > affermò.
Subito si avvicinarono due angeli controllori e dissero che il lavoro, per quel giorno, era finito e considerato soddisfacente.
Intanto Cristina era capitata accanto a una madre superiora obesa, una delle poche donne presenti, con gli occhi che sembravano due biglie, il porro coi peli sulla guancia destra, le macchie della vecchiaia su quella sinistra ed una bella pancia, gran terrore del suo convento e anche di quelli vicini, dove si recava talora in visita indesiderata.
Costei raschiava e imprecava. Cristina lavorava alquanto meglio di Mimma, per forza, aveva cresciuto quattro figli e un marito, così si mise ad aiutarla cantando le canzonette che si ricordava: La spagnola, ohi Marì, torna a Surriento e tutto quello che le veniva in mente, comprese le musiche new age che preferiva.
< Canti perché sei allegra in questo postaccio ? > le chiese la vecchia suora dando un gran colpo sulla cozza, che si spezzò. Subito uno degli angeli controllori la rimproverò duramente.
< Canto perché amo > rispose Cristina.
< E che vuoi da me, perché mi aiuti? >.
< Non voglio niente e ti aiuto perché ne hai bisogno >.
< Sai per quale ragione sono qui? >.
< Perché hai trattato senza amore né pietà le tue consorelle >.
< Ma ero io che comandavo >.
< Chi ama non comanda: ama e basta. Continuerai a pulire pavimenti e cozze fino a quando non lo capirai. Ti posso regalare un mio libro di poesie? Parla del dolore e dell’amore umano >.
La vecchia sollevò la faccia gonfia : < E’ vero > disse, < le ho trattate sempre male, poverine, qualunque cosa facessero >.
Prese il libro e ringraziò, subito si avvicinarono due angeli controllori e le informarono che il lavoro, per quel giorno, era finito e considerato soddisfacente.
Mimma si offrì di ripulire la discoteca, ma il tempo di girarsi verso gli angeli controllori e già tutti avevano ripreso il girotondo di gioia, il posto era nitido e pieno di fiori.
< Ragazze, fatevi due salti, noi dobbiamo allontanarci, diciamo, una mezz’ora. Vi saluto > disse Francesco Pasticcio portandosi appresso gli angioletti.
Mimma e Cristina si erano sedute a un tavolinetto di madreperla deliziosamente intarsiato: < Mi piacerebbe portarmelo a casa, starebbe benissimo in salotto, per ricordo > disse Mimma.
< Non vorrai rubarlo > rispose Cristina scandalizzata. < Io, invece, vorrei avere quel giglio che c’è nel portafiori anche col portafiori, per ricordo > .
< Non vorrai rubarlo > rispose Mimma scandalizzata, ed in coro dissero: < Ma no, ci mancherebbe altro >. Poi sollevarono gli occhi in alto, dopo essersi accertate che Ciccino e i bambini si fossero effettivamente allontanati, la fessura azzurra era lì attraente come il più ardente dei desideri.
< Francesco Pasticcio non c’è, nemmeno gli angioletti, nemmeno gli angeli di controllo > osservò Cristina.
< Dovremmo approfittarne > fece Mimma pensosa.
< Però il Padre ha detto che non è tempo, non voglio disobbedirgli, Lui sa quello che è giusto >.
< Nemmeno io voglio disobbedirgli, ma non per un eventuale castigo >.
< Non vogliamo disobbedirgli per amore > dissero insieme.
Si sentì un sussurro soave che percorse tutto il purgatorio e venne una voce:
< Brave le mie poetesse. Vi siete meritate il biglietto di andata e ritorno dal Paradiso >.
Appena rientrarono a casa Mimma vide subito il tavolinetto di madreperla nel salotto e Cristina si accorse che sulla consolle dell’ingresso c’era il portafiori col giglio.

 

Domenica Luise

 

Fine

 

 

 

80 pensieri su “Mimma e Cristina in purgatorio

  1. Mia cara, pensavi di farla franca eh?

    Postando a quest’ora, avrai pensato, chi vuoi che mi veda?

    Ma non sai che noi viviamo di notte perché di notte arrivano le più belle ispirazioni?

    E sono così felice, ma così felice che hai ripreso a narrarci di te e Cristina, che l’ho praticamente ingoiata questa prima parte.

    Grazie, Mimma, sei un tesoro quando ci doni queste delizie.

    Lo sai già che ti voglio bene, vero?
    Allora ti mando solo un abbraccio.
    Rossella

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  2. WOW!!! menomale che sono passata prima di chiudere…
    adesso vado a fare subito il link che ci vuole per un racconto superbo e divertente come questo.
    Sei un vulcano, Mimma, sei inarrestabile, inarginabile, inarrivabile, sei inqualsiasi cosa…
    buona giornata, carissima Alighiera.
    ahahah!!!

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  3. Ebbene sì, lo confesso: ho aspettato apposta che si facesse tardissimo perché voi trovaste la prima puntata al mattino, invece vedo che non dormite, ah, ah, ah.
    Avevo anche pensato di avere ormai esaurito le avventure dell’arcangioletto.
    A quanto pare ciò che penso io non conta perché poi tutto cambia.
    Vivete felici. Metterò una puntata al giorno. Un abbraccio tenero.

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  4. Ciao mimma,
    sono in attesa delle altre puntate,
    il buon giorno si vede dal mattino
    e qui è sempre un buon giorno.
    Ti abbraccio cara,
    aspetto la vostra avventura in purgatorio….o scusa, le avventure delle poetesse (come dice Cristina), Mimmalighiera e Cristinavirgillia.
    Un sorriso
    Chiara

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  5. Voi due in paradiso o voi due in purgatorio o all’inferno?!!!!

    C’è carenza di poeti sulla terra:

    terra chiama Mimma e Cristina!!!!

    E un giro nel valhalla? Come due cavalieri…. che ne dite?

    Elia

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  6. Buongiorno, Chiara ed Elia, buongiorno a tutti, vivete felici e divertitevi con queste due buffe poetesse e l’arcangioletto. Grazie della vostra presenza.

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  7. Buongiorno Mimma!!!! Un’altra lettura piacevolissima….che mette il buonumore!
    Spero di riuscire a seguire tutte le puntate…intanto ti abbraccio forte e ti auguro un sereno fine settimana!

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  8. Bea tenera, quale gioia rivedere il tuo avatar ed ascoltare le tue parole, ti auguro di leggere non soltanto tutte le puntate di questa favvola giocosa, ma anche di deliziarci con le tue poesie ancora per lunghissimo tempo, e quando ci saranno caduti tutti i denti, attualmente solidamente attaccati al loro posto, ne potremo, forse, riparlare. Un abbraccio tutto per te, personalissimo.

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  9. Sono passata per lasciarti un saluto dal mio luogo di vacanza e trovo una piacevolissima lettura. Adoro queste avventure con te e Cristina come protagoniste.
    A presto cara, un abbraccio.
    Annamaria

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  10. forte questo racconto!come darti torto?è vero ora i ragazzi non sanno più chiudere un bel niente, rimangono sempre appesi con un filo sottile al passato che non permette di far loro aprire gli occhi verso ciò che sarà!un bacione cara, buona serata!!!!

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  11. Grazie, care, per essere passate da casa mia. Mi piacerebbe molto concludere il trittico con Mimma e Cristina in Paradiso, ma bisogna vedere se arriverà l’ispirazione anche per quello. Per adesso divertiamoci in Purgatorio: chissà perché i maschi restano lì dentro così a lungo? Eh, eh, eh, lo so: sono monella.

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  12. Eh eh eh!!! Mimmina la birichina e ti sei portata pure Cristina…
    Molto particolare questo tuo racconto, simpatico, spiritoso ma sotto sotto c’è anche la sua bella morale.
    Mi è piaciuta molto questa storia, domani vado a fare clic alla sinistra e leggo anche altro.
    Un bacino di buona notte, Rita

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  13. e così siamo alla seconda puntata…. sai bene quanto quell’allodola sia stata capace di fare!
    adesso, rileggendo, ho avuto di nuovo quel brivido e più che mai mi convinco che è stato davvero un segnale: io non lo avevo mai visto prima, quell’uccellino che quasi si è posato sul mio davanzale, mentre stavamo al telefono, nè l’ho più rivisto.
    e nemmeno sapevo che fosse un’allodola, se non avessi ascoltato quella vocina interiore che mi ha suggerito di cercare sul web “allodola”…e precisamente “allodola-maschio”.
    mi piace farne partecipi gli altri, perché, ci si creda o no, io so che si è trattato di qualcosa di moooolto speciale.
    ciao, mimmabella, buona domenica.

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  14. In questo momento nel mio giardino,
    di fronte alla finestra dove sto scrivendo, c’è un merlo, che fruga tra le foglie secche della magnolia,
    è un po’ che gira, che dici, sta aspettando anche lui il seguito?
    Io credo di si perchè ora che ho finito di leggere e volato più lontano.
    Ah…dimenticavo c’era anche ieri, e a fatto la stessa cosa: ha aspettato che leggessi e poi è volato via.
    Mistero…
    aspetterò il seguito, troppo divertente.
    Un salutone e un abbraccione.
    Chiara

    Ps: grazie per la bella recensione all’ultima poesia.

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  15. Scusami ho fatto un errore; la mattina il mio cervello fatica a svegliarsi, sopratutto se il giorno prima ha fresteggiato il marito per i suoi 54 anni.
    Tutti al ristorante e tanta allegria.
    Ciao

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  16. Non preoccuparti dell’errore, Chiaretta: non posso correggere i commenti ( i post sì, quanto e come voglio, essendo cose mie, i commenti altrui no, lo trovo giusto ). Posso soltanto cancellarli del tutto, cosa che faccio quando mi mettono a disagio.
    Chiara, l’episodio di cui parla Cristina è impressionnante e, in un primo momento, le ho detto : Non lo diciamo a nessuno perché non ci possono credere.
    Adesso anche tu mi parli di un merlo.
    Dunque: Quando ho scritto una buona parte di Mimma e Cristina in purgatorio, poiché lei era parte integrante e dicevo una cosa sua
    ( l’episodio della castagna è autentico ) ,le ho mandato il testo perché l’approvasse, se non le piaceva non l’avrei pubblicato oppure l’avremmo cambiato insieme.
    Come tu hai letto, nella seconda puntata Francesco Pasticcio appare in forma di allodola.
    Cristina mi telefona per dirmi che il racconto le piaceva moltissimo e, mentre parliamo, appare sul davanzale della sua finestra un uccello bellissimo, che non aveva mai visto, così urla Cristina per telefono.
    Le viene un pensiero: cerca su google allodola maschio.
    Ed era un’allodola maschio, dotata di sfumature azzurrine mentre le femmine sono più scialbe.
    L’episodio, così com’è avvenuto, è talmente eccezionale da sembrare inventato.
    Invece è stato proprio così.
    Allora comprendo che queste favole giocose non sono un semplice divertimento: fanno bene a me che le scrivo e alle persone che ci si abbandonano.
    Sono un invito d’amore.

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  17. Solo ora ho avuto occasione di leggerla questa tua nuova storia dantesca. Non posso che ripetermi: divertente, leggera, soffusa… Cosa mi è piaciuto di più? Difficile dirlo perchè è bella tutta ma la comunicazione tramite cellulare: esilarante; il comportamento di Ciccino quando era padre gesuita: profonda ( si capisce perchè è salito direttamente in Paradiso ); la descrizione di Mimma piccola birba: illuminante;e poi tutti quei piccoli divertenti e arguti dettagli.
    Vivi felice Mimma, te lo meriti
    e buona domenica
    franca

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  18. Wow questa me la riservo a mente lucida.
    Intanto ho letto le prime venti righe e mi sembra promettente con il tono celestiale ed al tempo stesso burlesco.
    Brave!

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  19. Quando eravamo bambini, la mamma
    credendo di faci un piacere, ci mandò in colonia, l’estate.
    Era gestita da suore, un posto molto
    bello, in montagna, precisamente a Serina (BG). Una volta, mentre pranzavamo: al nostro tavolo una ragazza per gioco l’ha alzato, inclinandolo verso la nostra parte; la bottiglia dell’acqua si rovesciò bagnandoci tutte.
    La suora si arrabbiò talmente tanto, che per castigo costrinse mia sorella a fare una penitenza, a me è andata bene, ero piccola (4 anni), mi mandarono a letto.
    Doveva stare in ginocchio in cortile sotto il sole del pomeriggio. Naturalmente a mia sorella è venuta un’insolazione, con febbre e tutto il resto.

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  20. Episodi come questo ce ne sono tanti, ma anche tanti belli: come quando ci davano l’ostia come dolcetto. In gran segreto la suora addetta alla Chiesa, quando andavamo a trovarla ci portava in sacrestia e ci faceva vedere dove teneva quelle un po’ difettose e ce le regalava.
    Sembrava che ci regalasse qualcosa di prezioso.
    Altri tempi…
    Un saluto e tanti complimentissimi vivissimi.
    Un sorriso e un abbraccio
    Chiara
    attendo il seguito

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  21. Quanto amaro nascondono le tue dolci parole che creano questa deliziosa storia, Mimma. Davvero ad incappare in certi eventi si diventa per forza atei, lo capisco benissimo.
    Mi fa molto male leggere di quelle crudeltà e per fortuna che tu metti il tutto in una cornice che pulsa d’amore e diventa delicatamente accettabile come visione umana.
    Davvero bello, con le due curiose poetesse protagoniste, potrà succedere di tutto…
    Un abbraccio e buona settimana!

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  22. Benvenuta, Chiara e grazie per la tua testimonianza, che dimostra la stupidità crudele di quelle suore. Tutti sanno che sono cattolica e praticante, ma certe pecche gravi non vanno nascoste né possono scusarsi facilmente dicendo : siamo uomini.
    Nossignori: al consacrato è richiesto amore compassionevole verso tutti, ma in modo speciale verso i poveri e i bisognosi. Altrimenti, almeno nel mio racconto, li faccio stazionare in purgatorio a tempo indeterminato.

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  23. Paoletta, il tuo commento ha preceduto di poco il mio: è vero, certe indegnità commesse contro gli innocenti li portano poi all’ateismno e a fare di ogni erba un fascio rifiutando il Cristo e scambiando Dio con i suoi ministri ( fra i quali ci sono molte degnissime persone ). Ciò porta danno grave nelle vite della gente. Comunque, prima di me, che sono solo Mimma, c’è stata un’altra persona molto importante, che ha detto le stesse cose: Gesù nel vangelo.

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  24. Galeotta fu la connessione, Mimma del mio cuore, eil bello è che ancora,per entrare da te, ho fatto ore di coda. Ma per il gioco è valsa la candela. Per la parte relativa ai mariti e ai prelati, mi hai fatto venire addirittura le coliche dal ridere.
    Sei un fenomeno, non mi vengono altre espressioni, davvero.Inoltre ho il terrore che per la quarta volta mi si chiuda la connessione e non parte il commento.

    Tutti i miei complimenti, la mia ammirazione.
    Speriamo ci scappi anche un abbraccio prima che ricada la linea
    Rossella

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  25. C’è scappato: l’abbraccio, voglio dire.
    Rossella, ma che significa avere tanti fastidi per una connessione internet? Non te lo meriti. Chiama un tecnico, digli la situazione e spiegagli che vuoi il miglior servizio al minor prezzo possibile e comunque il miglior servizio.
    Grazie di tutto, sono contenta per ogni risata che ho provocato.

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  26. certo che vi divertite, non è mica di tutti i giorni farsi una passeggiata in purgatorio con Mimma!
    La delicatezza con la quale tratta l’argomento è davvero unica.
    Vederle attaverso i suoi occhi e la sua penna, fa quasi dimenticare il brutto del vissuto.
    Cara amica, sei riuscita a far tuo così tanto il tempo sofferto di una bambina, da farlo diventare un j’accuse dimostrativo di un passato che a molti, allora, sembrava “normale”
    Perfino a chi aveva votato la vita al vangelo.
    Non c’è che dire, con la verve mimmiana diventa tutto uno spasso.

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  27. O ceci o granturco o chissà che l’effetto è sempre quello di allontanare le anime dal proprio Dio.
    E ciò è delittuoso, io sono stata buona a mettere costoro in Purgatorio.
    A voi, sempre benvenute e bentornate nel mio blog.

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  28. Mimma e Cristina versione spagnola! Questa è davvero buffissima!… La tua fantasia, il nostro divertimento. E le tue esperienze di vita, narrate sotto forma di favola, perchè possano servire da esempio… Grazie, angioletto.

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  29. Ehi, Annarita! Mi sono svegliata, ho già trafficato in cucina preparando le porzioni di minestrone con la zucca lunga da congelare ( ne sono golosissima e fa molto bene ai reni ) poi ho aperto il computer per un giretto al volo e ti ho trovata qui, già, Mimma e Cristina versione spagnola, ah, ah, ah. Olè.
    Bello sarebbe anche un giretto in Paradiso, ma non ho la minima idea di dove iniziare, per ora.
    Ho aperto la finestra, entra l’odore del gelsomino con la frescura notturna. Cambio l’aria e, a finestra richiusa, rimetto in moto il condizionatore. Lo tengo a 28 perché fa il minor danno possibile, fuori, quando si alza il sole, non oso pensare a quanto arrivi la temperatura. Nelle ore ardenti, appena posso, resto in casa.
    E dopo questi ragguagli, un abbraccio e un grazie perché mi leggi sempre con gioia.

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  30. Hard rock, internet, cassate, bicchieri di plastica in purgatorio…
    non è un’impresa facile questa tua ricerca di rendere, come dire, attuali? questi mondi dell’oltretomba, ma tu ci riesci alla grande perché sei una poetessa innocente. Mi sto divertendo tanto.
    franca

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  31. Ah, ah, ah, ma non sapete cosa vi aspetta in paradiso. Stamattina mi sono venute certe ideuzze sulle quali ho preso appunti convulsi. Tutto così, all’improvviso.

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  32. Sei bravissima Mimma e giocherellona , ma anche tanto e simpatica e solare……….
    Le tue favole mi trascinano ad una sana allegria…..
    Con simpatia
    Maryline

    P.S :SEI ANCHE TU SICILIANA D’OC?

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  33. Benvenuta, cara Maryline, sì, sono siciliana anch’io, evviva, evvivissima, molto più evvivissima assai. Terra ardente, spinosa di fichidindia, tanto amata, mare di un azzurro splendente, pesce buono, Etna sullo sfondo. Mi ci sento a mio completo agio. Sono così contenta che le mie favole vi piacciano. Ah, ah, ah, come ci divertiamo, insieme è meglio.

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  34. ma si può, dico, si può resistere a questa forza della natura?…
    ci manca solo che abbia un cellulare You-and-me con Dio e siamo a posto.
    Se all’inferno ha fatto succedere quello che sappiamo, se in purgatorio sta facendo sgomitare tutti come si deve…
    mi domando cosa sarà capace di fare con i santi e gli angeli in paradiso.
    :-)))))*

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  35. Cristina, quel cellulare You and me con Dio lo abbiamo tutti ed è il nostro cuore capace di amare. Ah, ah, ah: non sarà di velluto celeste splendente come quello di Ciccino, ma funziona, oh, se funziona. Chiede perdono così soavemente che tutta la misericordia divina sussulta.

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  36. Ciao cara mimma,
    che spasso;
    l’ho letta tutta d’un fiato, la tua bellissima storia.
    Ho cercato di connettermi ieri, ma internet faceva i capricci e anche ora non è che vada meglio.
    Un bel viaggio il vostro,
    menomale che Dio ha il suo metro, per misurare il male, altrimenti per me, sarebbero da tenere in purgatorio per l’eternità.
    Vi aspetto in un’altra sit-com,
    così potrò ridere a crepapelle, lasciandomi alle spalle, per qualche minuto il mio purgatorio.
    Un abbraccione
    un sorriso di sole
    Chiara

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  37. ho appena stirato un mucchio di camicie
    e mi sono venute in mente tutte quelle donne che lavorano, che tornano la sera stanche o che sono stanche di tutti i lavori domestici e del crescere i figli, stanche quanto i loro mariti.
    che al rientro di questi, si mettono il grembiule e, mentre i signori si spaparanzano in poltrona, si danno da fare a preparare la cena, riempire la lavatrice, stirare i panni per l’indomani…
    a tarda sera, quando ormai esauste si dirigono al letto… dovrebbero pure mostrarsi sorridenti e acconciarsi da pinup…
    e tu li vuoi salvare dal purgatorio?… ma siamo matte! secoli e secoli ancora… io sono cattiva, io.

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  38. Care, lasciamoli in purgatorio tutti quanti fino a quando non capiscono qualcosa.
    Sono contenta di avere inventato queste strane fiabe giocose utilissime a farci ridere un po’: ne abbiamo un gran bisogno.
    Stasera la conclusione. Vivete felici.

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  39. Sto ancora ridendo. Tra tutte le delizie che ci hai apparecchiato ne scelgo una: ” perché aveva cresciuto quattro figli e UN MARITO”, sacrosanta verità; e poi la condanna a pulire le cozze è un’idea a dir poco geniale che può venir in mente solo a una donna ( all’epoca in cui mio marito faceva sub ne abbiamo pulite, ne abbiamo pulite…)
    Ora avete anche il pass per il paradiso; buon viaggio mie care, io resto qui a divertirmi un sacco.
    franca

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  40. Almeno erano fresche, Francuzza. Le cozze sono pericolosissimi veicoli di infezioni anche gravi, sono buone, ma mi fanno impressione e preferisco evitarle. Pulirle, poi…proprio per penitenza e solo in purgatorio, sulla terra no.

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  41. Che meraviglia, Cristina, è un giglio bellissimo coi suoi stami d’oro. Mi mettono tristezza i gigli dei fiorai privati del proprio polline per farli durare un giorno di più oppure per non ” sporcare “.

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  42. Cara Mimmina volevo regalartene uno in madreperla ma ho trovato solo marmo, cmq l’ho fatto io, il tavolino, solo il ripiano.
    La Divina Fiabedia è magnifica, altrettanto le viaggiatrici.
    Vi abbraccio entrambe.
    frantzisca

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  43. Ma che tavolinetto bellissimo, e così ho avuto tutto: giglio e tavolinetto. Anch’io ne ho decorato uno antico, ma il mio è rettangolare, sto pensando di fotgrafarlo e farvelo vedere, è venuto bellissimo, col ripiano e la parte davanti tutta a mosaico e fiorellini.
    Complimenti a noi, ecco. Siamo bravissime.
    E dire che sappiamo perfino cucinare e lavorare a uncinetto, volendo.
    Cara, ti ringrazio anche per quel pensiero: che le mie fiabe siano state pubblicate in Paradiso, nientemeno. Io sono contenta che stiano nei miei blog: mi basta mantenerle fuori dal cassetto.
    PS: Non so lavorare ai ferri, è grave? Bisognerebbe contare.

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  44. Non c’è modo migliore di concludere una giornata che leggere le tue favole, Mimmina. Mi lasciano sempre un gran senso di pace. GRAZIE, angioletto, anzi angiolette… A entrambe, il mio abbraccio.

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  45. Buonanotte, signore, oppure buongiorno o comunque quello che è: mi sono svegliata, rinfrescata, riavviato i capelli ( tra ieri e oggi tentano una nuova spettinatura ritta più comica che mai ) e sono venuta a curiosare sul mio blog, come primo gesto di un nuovo giorno. Voi vi divertite a leggere le mie favole ed io mi diverto a tuffarmici dentro e scriverle, cosa mai faranno Mimma e Cristina, prossimamente, in Paradiso? Qualcosa di buffo, qualcosa di amoroso e qualcosa di giocoso senz’altro. Vivete felici.

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  46. solo rimandi[..] oggi, ad alcune riflessioni di qualche tempo addietro, può darsi che diano ancora qualche spunto per commenti altrettanto ispirati di quelli di allora. qui se l’assenza è il Nulla qui le considerazioni di Rosa, una commentatrice spec [..]

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  47. Ciao
    letta e riletta,
    bellissima, dolce.
    Un racconto fantastico,
    mi sono divertita molto.
    Anche a mio marito piacciono le cozze,
    e quando arriva con i sacchetti del supermercato, mi metto le mani in testa.
    Ho comunque adottato un sistema:
    l’ho cnvinto a comprare le cozze, solo nei super, dove le puliscono con la macchina apposta.
    Poi è semplice una lavatina e in giornata si cucinano.
    Un sorriso
    un abbraccio
    Chiara

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  48. Ciao, Chiaretta, meno male che noi donne abbiamo sviluppato una forma di intelligenza alternativa da autodifesa: evviva la macchina per raschiare le cozze e le mogli che convincono i mariti! In quanto al mio pescivendolo, pulisce tutto: il cielo lo mantenga.

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  49. Quanta meravigliosa fantasia, ironia, sensibilità che escono dalla testolina della Mimmina (Hai notato che ultimamente faccio le rime?)
    Ho aspettato di leggere tutto insieme, ora posso stampare e….conservare per il mio piccolino.
    Un abbraccio ritiano, guarda che ci sono, anche se non mi vedi. Bacio grande grande, Rita

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  50. Lo so, lo so che ci sei, Rituzza. Tra qualche anno il tuo nipotino avrà una raccolta di fiabe speciali, potrà sognare, fantasticare, divertirsi e forse tu gli racconterai di ” zia Mimma “, che ha tanto amato l’innocenza di piccoli e grandi. Grazie per il tuo affetto e la stima.

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  51. Buon giorno inoltrato,
    fa caldo, sto aspettando i tecnici del telefono; martedi un fulmine ha rotto la linea e addio telefono.
    Credo che la cosa andrà per le lunghe. Pensa qualche volpone della telecom, martedi, non trovando il guasto cosa a fatto?
    Per facilitarsi le cose, non è andato a vedere l’origine del guasto, no signori, ha staccato la mia linea che funzionava, e voilat, il suo cliente a il telefono aggiustato, il mio ora è fuori uso.
    Boh…. sono un po’, un pochino arrabbiata…mannaggia i telefoni.
    Ora devono cambiare tutto il quadro dove sono gli attacchi e la cosa andrà per le lunghe speriamo che per lunedi’ dopo le feste funzioni la linea.
    Anche se a volte farei a meno del telefono, quando non c’è mi sento persa.
    Un abbraccio
    e buon ferragosto
    Chiara

    Ps: mandiamo anche lui a farsi un giretto in pugatorio….che dici?

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  52. Sì, Chiara: tutti in purgatorio, anche i muratori che non mi hanno richiamata e tutti quelli che credono di prendermi in giro, sono attempata, no scema. Ecco.
    Ti vedo veramente sconvolta anche a livello di verbi, ah, ah, ah.
    Riposati senza il trillo del telefono: è un’occasione!

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  53. Buon giorno cara Mimma
    buona festa dell’Assunzione BVM,
    tanta felicità e serenità in questo giorno
    un sorrio di sole
    uno di stelle e
    un abbraccio
    Chiara

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  54. Buongiorno, buon ferragosto, vivete felici, buon appetito a tutti, grazie perché venite spesso a trovarmi, benvenuti e sempre bentornati, scrivetemi con gioia.

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  55. Mimma l’ho terminato di leggere ieri sera e la prima cosa che ho pensato è stata ” ma come gli vengono in mente tutte queste scene” ti assicuro che sembra tutto fantasticamente reale, secondo me è davvero così che succede e dovrà succedere, o perlomeno mi piace pensarlo.
    L’amore che diventa binario essenziale, finalmente, per arrivare alla pace e felicità totale.
    Fanno riflettere le tue parole Mimma, in più, lasciano una sensazione leggerissima di serenità, di giustizia vera, è un racconto bellissimo.
    Mimma, la pazienza è quella di attendere un tuo nuovo racconto. Ci stai deliziando e viziando, davvero, grazie, bacini bacini

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  56. Giuro che nemmeno io so come mi vengono in mente: mi ci immergo, mi diverto e mi commuovo, è un vero spasso. Poi, sentire che a voi queste fantasie piacciono e magari vi distraggono da altri pensieri più gravi, è per me la massima soddisfazione. Vi auguro una serata felice.

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  57. Quella domanda la feci a mio padre, essendo egli il più colto della famiglia. Egli mi spiegò che Dio non aveva bisogno di una moglie e ciò mi lasciò molto sorpresa perché la mamma era la moglie di papà, la zia Concettina moglie di zio Peppino, zia Maria tutti dicevano che era zitella e le cercavano marito, perché solo Dio non aveva una moglie?
    Vallo a spiegare a una bambina che ha appena imparato a parlare.

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