Vita virtuale di una leonessa


Era una leonessa buona, ma così buona che tutti la credevano scema.
Suo padre la comandava a bacchetta, lui direttore d’orchestra dei ruggiti familiari e lei ultima pedina della scacchiera gerarchica.
Ogni mattina a caccia, strisciare contro vento, rincorrere la preda, azzannarla,  ucciderla, scuoiarla, trascinarla fino alla tana e portarla alle sue fauci, dopo mangiava la moglie di lui e madre  prolifica, i fratelli e le sorelle si rialzavano dalla solita posizione a pancia all’aria e con indolenza si accostavano alla preda , a lei restavano le ossa e la coda.
Così era magra come la morte in vacanza, il gran correre quotidiano e il poco mangiare le modellarono un corpo da indossatrice.
Non somigliava agli altri leoni, che dormivano venti ore al giorno, era una persona attiva, di notte leggeva e scriveva poesie su internet, con un nick presto divenuto famoso: Foglia al vento della savana.
Un po’ lunghetto, per la verità, ma ormai era fatta. Le giovani leoncine si rivolgevano alla sua posta del cuore per ottenere un consiglio, i poeti emergenti la corteggiavano via computer sperando che li aiutasse a riordinare i propri versi sconclusionati, finanche gli enti benefici osarono chiedere offerte a lei, che era nullatenente. Allora si inventò una famiglia con marito innamoratissimo e un buon elenco di figli e figlie, ognuno dei quali aveva un nome, un soprannome e una storia.
Alla fine osò mettere sul blog una sua fotografia : occhi truccatissimi, parrucca lunga biondo sfumato come si usa adesso, bocca ciclamino scintillante, zigomi pronunciati e sorriso tremante, che sembrò suadente.

Se l’era scattata da sola tenendo in mano la propria macchina digitale e provando tutte le opzioni, alla fine una nitida e chiara venne fuori per forza.
L’avatar, appena apparve, provocò una rivoluzione sessuale con accese proposte di divorzio dall’attuale supposto marito e successivo matrimonio, richieste di indirizzo, telefono, telefonino, dichiarazioni nei commenti e fasci di rose rosse virtuali con dediche poetiche le più strampalate immaginabili e non immaginabili. Alcuni leoni, che lei conosceva benissimo, finanche tre o quattro suoi fratelli, minacciarono il suicidio se non avesse accettato le loro urgenti profferte amorose.
PVT in numero incontrollabile intasavano regolarmente il blog provocando un continuo sforzo di manutenzione da parte di splinder.
In casa non sapevano nulla della sua identità nascosta, anzi nemmeno supponevano che sapesse usare il computer.
Bastava che ogni mattina partisse a caccia e tornasse il più rapidamente possibile a sfamarli tutti.
Mai un fiore né un augurio per il compleanno, per l’onomastico il problema non sussisteva poiché non avevano mai pensato di chiamarla in qualche modo.
“L’amore, quando c’è, si vede e quando non c’è si vede pure” pensava sempre la leonessa. Ed in casa sua non ne vedeva.
Aveva fatto di tutto per ottenere il loro affetto, ma non era servito. Così una mattina, invece di riportargli  la preda, dapprima mangiò quanto volle e dopo, accortasi di un bel maschione che guardava, l’invitò a pranzo.
Egli si presentò con centouno rose rosse e una poesia d’amore che aveva scritto ammirandola.
<Però voglio provvedere io al tuo sostentamento> affermò serio serio, per quanto non sia consuetudine dei leoni maschi andare a caccia, <sono un dissidente e penso che le donne debbano piuttosto dedicarsi ai figli, alla casa e a qualche sfizio come scrivere, dipingere, leggere, fare shopping con le amiche e andare su internet. Una cosa ti devo confessare: mi ero innamorato di una certa Foglia al vento della savana, stavo sempre sul suo blog, mi firmavo Criniera gialla. Adesso però ho messo giudizio e voglio crearmi una famiglia>.
La leonessa si mise a ridere: <Ma sono io quella “Foglia al vento della savana” >.
Il leone cadde ginocchioni sulle zampe davanti a lei, <O meraviglia, mia regina>.
E da allora in poi Regina fu il nome della leonessa. In quanto ai genitori e fratelli, poiché si vergognavano di mendicare, impararono a procurarsi da soli il cibo e vissero tutti felici e contenti quasi sempre.

Domenica Luise

 

23 pensieri su “Vita virtuale di una leonessa

  1. Buongiorno, cara Mimma, avevo cominciato ieri sera a leggerla, ma ho il brutto viziaccio di addormentarmi dopo un certo orario, ed ora sono qui puntuale perchè uno scritto come il tuo merita una bella lettura a mente lucida per goderne sino in fondo. Il finale è quello che si meriterebbero tutti gli approfittatori che vivono sugli allori e sfruttano gli altri senza concedere in cambio neanche un po' d'affetto: prendono, arraffano e basta. Sono contenta per la leonessa che ha trovato un proprio simile innamorato di lei, finalmente avrà una vita diversa.Bravissima, cara, hai un dono specilae per le favole!felice fine settimanaaffettuosamenterannamaria

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  2. Bellissima questa favola, moderna eppure antica, antica come il mondo, perché da che mondo è mondo c'è, c'è stato e ci sarà  sempre qualcuno che si approfitta della bontà di qualcun altro, considerandolo pure ingenuo e un po' tocco;  qualcuno che si finge qualcun altro per sfuggire da una realtà frustrante; qualcuno che prima o poi si ricrede o si ravvede o entrambe le cose. Purtroppo spesso c'è chi fa una brutta fine in situazioni come queste… per fortuna per la nostra Foglia/Regina non è stato così.Sarebbe bello se finisse sempre in questo modo!Buona domenica…. Luise!

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  3. Ah, ah, ah, Marzia cara, mi piace molto la bella femmina guerriera dallo sguardo selvatico. L'altra mi piace pure, però è bonaria, in questo momento sto meglio arrabbiata. Ecco.Grazie, Annamaria, per le affettuose parole e per l'attenzione, è vero, quando siamo stanche è meglio evitare di scrivere commenti, io certe volte mi metto su internet di notte nell'insonnia, poi al mattino controllo cos'ho scritto per paura di avere dato i numeri o di essere stata incompleta.Benvenuta, Azalea rossa, purtroppo è proprio così, tendiamo a non apprezzare il bene vicino vagheggiando il bene perduto o lontano o irraggiungibile. E poi incominciare a mentire per salvare la faccia è sempre controproducente, danneggia se stessi e l'autostima. E comunque voglio concludere con un augurio queste mie considerazioni: che le donne sappiano radunare i propri stracci per farne un abito da Cenerentola al ballo ed incontrino quello che più desiderano, non necessariamente un altro uomo principe azzurro, potrebbe essere un lavoro entusiasmante, la creazione di una poesia che ci fa balzare di livello e migliorare,  creare, giocare, cercare, provare, regalare, ricevere e ridare, non soltanto faticare chiuse in una morsa.

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  4. “L’amore, quando c’è, si vede e quando non c’è si vede pure”questo mi ha colpito più di tutto nel tuo racconto. E' una grande verità, Mimma.Bellissimo il tuo racconto, ma non fa più notizia. Siamo ormai abituate alle tue meraviglie.BacioRoss

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  5. Caspiterina!!!!Ci voleva proprio una favola cosìw le MAMME, tutte, anche quelle del cuorenon solo di dna.Complimentissimissimi cara MIMMA sei GRANDE!!!!Un abbraccioneun sorrisoBuona festaChiara

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  6. Rossella, hai toccato il punto nevralgico di tutta la fiaba, ci abituiamo talmente tanto a vederci serviti e amati da non distinguere più l'altro-a. Ma basta che si stufi e vada via per capire il tesoro perduto.Chiara, è vero: tutte le donne sono madri, non nel senso lezioso del termine, perché non lo sopporterei, la maternità esce dal parto doloroso e tutto ciò che di buono e amorevole creiamo è anch'esso frutto come un figlio. Non un surrogato: una cosa diversa e bella.Io partorisco poesie, quadri, favole e qualche cantata in libertà: se anche avessi dodici figli e un marito, non mi potrei esimere dalla generazione artistica.

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  7. E' fa-vo-lo-sa!!! Ti stai perfezionando in favole; questa poi con tutti i riferimenti a Internet e all'attualità la leggeranno anche tra cent'anni. Mi sono divertita tanto grazie. Poi, si sa…sono favole…ma almeno nelle favole noi donne-leonesse il riscatto ce lo concediamo.Bravissimafranca

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  8. Toh, Cristina, hai proprio ragione: queste carissime amiche nostre somigliano davvero alla leonessa, sono tutte capaci di rialzarsi ogni volta che sbattono il muso per terra.Ah, ah, ah.Giusto, Francuzza. Uffa, che tedio, dobbiamo sempre ripulire, lavare, stendere, stirare, cucinare e ricominciare, non si scappa. Senza festivi né straordinari. Tanto piacere, le lenzuola pulite sì, spiegazzate pure, Iole mi ha regalato una camicetta che non si stira, poi se voglio la seta sacrifico quella santa signora che osa affrontare il mio disordine. Meglio la vita virtuale. Per questo ho condannato i cialtroni, in purgatorio, a pulire le cozze, non c'è nulla di più stomachevole (vedi La divina Fiabedia, Mimma e Cristina in purgatorio).

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  9. <sono un dissidente e penso che le donne debbano piuttosto dedicarsi ai figli, alla casa e a qualche sfizio come scrivere, dipingere, leggere, fare shopping con le amiche e andare su internet.>'sto leone, però, è un tantino retrò, va bene pensare al mantenimento della famiglia, ma perché non prendersi cura alla pari dei figli? e non lasciare alla leonessa anche l'opportunità di cimentarsi in un mestiere, in una professione, insomma in tutto quello che per i signori leoni è diritto sancito? sai che ti dico, qui nella savana si starà bene solo quando leoni e leonesse avranno le stesse opportunità… magari pure quella di partorire figli… oppure chissà che l'ideatore di tutte le savane non ci ripensi e liberi tutti i felix leo da impegni coniugali e mandi arcagatti a far nascere leoncini sotto i cavolfiori… così si salverebbero leoni, capre, e cavoli…

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  10. Ah, ah, ah, la teoria dei cavoli vedo che è interessante non solo per i bambini di una volta, ma anche per le poetesse ribelli e nostalgiche odierne. Poveraccio quel leone, anzi ha fatto anche troppo, sai come ragionano quasi sempre i maschi.Una volta un aspirante fidanzato disse a mia sorella Iole che la donna tocca il suo momento sublime quando "ninna" il figlio tra le braccia.  Mah, Cristina, tu sai come la penso, senza nulla togliere alla gioia vera e profonda della maternità né ai suoi sacrifici. Oggi, festa della mamma: non si scappa. L'otto marzo la festa della donna, due giorni all'anno per offrire un fiore non troppo forzato a colei che quotidianamente  si prende cura di casa, vestiario, crisi giovanili, crisi della mezza età, crisi della vecchiaia e, talora, corna e cornicchi.Se io fossi madre natura farei un'evoluzione: gestire e partorire una volta per uno maschio e femmina. Ed un'altra evoluzione:  vivere ad energia solare. Terza ed ultima: morire dissolvendosi in profumi.  Sta tutto scritto in un'altra mia favola ancora non pubblicata. Mah.E poi non trovo affatto sublime tutto quel pancione che viene alle donne incinte, soprattutto non me ne piace l'esposizione che se ne fa oggi. Quand'ero giovane si indossavano gli abiti premaman arricciati sotto il seno, oggi si usa la pancia nuda tra pantaloni all'inguine e maglietta corta. Chissà cosa ne pensano i mariti e padri felici. 

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  11. Bella, bella Mimma, e come al solito c'è anche la morale . Tanta fantasia da parte tua non mi sorprende più, ora so di cosa sei capace. Ho chiuso questa bellissima giornata di maggio (qui c'era il sole) nel modo migliore con te e le altre amiche, che spasso anche i commenti.Un bacione a te e un saluto caro a tutte le intervenute.frantzisca

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  12. Benvenuta, cara sistercesy, per prima cosa, appena ho letto il tuo commento, sono venuta a trovarti ricambiando la visita. Grazie.È vero, frantisca, i commenti sono un vero spasso, escono certe considerazioni appuntite ed esilaranti. Pubblicherò un'altra favola di leoni, si intitola Le leonesse e il matrimonio. Preparatevi l'acqualina in bocca. Così i maschi imparano, voi dite che c'è speranza?

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  13. Questa leonessa virtuale piena di risorse mi sembra di conoscerla Molto appagante il finale, con lui che si scioglie ai suoi piedi.In realtà tra gli animali c'è molto più equilibrio e comprensione secondo me. Proprio perché vivono dentro un istinto ben programmato. L'essere umano nella sua evoluzione ha sconvolto un po' i ritmi naturali. Mi fermo spesso a pensare sui ruoli maschio femmina.Partorire seppure faticoso è un'esperienza bellissima che ci cambia molto psicologicamente. Anche prendersi cura del proprio figlio è meraviglioso e come dicevamo in un altro post è essenziale per il futuro della persona, per la sua serenità. Ci vorrebbe una buona collaborazione intorno alla mamma perché può diventare molto stressante, quello sì.Una donna deve sentirsi amata, coccolata e  vezzeggiata perché lei a sua volta deve curare e amare i suoi figli e suo marito, è una catena che non si deve spezzare…Impareranno ? Impareremo?Bravissima Mimma !!

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  14. Bravissima anche a te, mamma Paola. Ottime considerazioni. È vero che le neo mamme hanno bisogno di molta amorevolezza intorno a sè perché gestazione, parto e cura del bimbo sono molto faticosi. Come ho scritto nella favola, l'amore quando c'è si vede e quando non c'è si vede pure. Questo è ineluttabile. E la mancanza d'amore uccide dentro.Un abbraccio a te e a tutte le amiche che hanno letto e commentato le mie uscite.

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  15. Un commento da maschio dopo una processione femminile è un'impresa, ma ci provo.Non mi convince Criniera Gialla, farà il bravo all'inizio e poi si comporterà come tutti gli altri.A Regina consiglio di lasciar perdere. Ha trovato la via della libertà es' incatena di nuovo? Altro maschio, figli, parenti e affini?L'ultima frase finale la cambierei per far aprire gli occhi a chi avrebbe dovuto averli aperti già da un pò di tempo: i genitori  fratelli e parenti non cambieranno affatto si prenderanno una badante, magari una iena con due mandibole potenti , di loro non resterà traccia. Così imparano ecco! Ahahahahahah Il falconiere 

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  16. Ah, ah, ah, un commento da maschio,  e che commento!Così è la vita, caro Falconier: Criniera Gialla, appena ottenuto quello che più desidera, saprà tenerselo caro?E la leonessa saprà evitare che il destino si ripeta?I genitori e fratelli saranno in grado di bastare a se stessi senza che nessuna badante li cucini in salmì come sempre più spesso avviene?Temo che queste domande possano toglierci il sonno, così ti rimando all'illusione del lieto fine ed alla prossima favola.Grazie della tua presenza.

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