Miraggio

Una rosa nel mazzo di carciofi
e colori e profumi. Bellezza
del sogno che sembrò reale. Chi
mi risponde?

Fa caldo. L’asfalto nero
riflette i colori delle macchine
e il mio cuore i cieli. Così la ruota
del pavone in trionfo.

Io ci avevo creduto. Con arcobaleni intrappolati. Una
due tre niente. Cercate le mie uova
per farvi la frittata e saziarvi.

Gratis. Basta scartare la rosa.

La vita è breve ormai. Senza rimpianto.
Non pungetevi: non sta bene il sangue
alle piume. E poi sono indigesta
ermetica
colorata leggera
aerea, fantasma o poesia. Ora qui
no lì, su giù accanto. Sopra sotto
ora poi mai perché. Cucù.

 Trascino il carretto su quattro ruote di pavone.

                                                                                      Domenica Luise

(Fotografia di Francesco Rota)

Importante: Una scelta di mie poesie è stata pubblicata su Neobar di Abele Longo,vi metto il link:
http://neobar.wordpress.com/

26 pensieri su “Miraggio

  1. Quanta bellezza e amore c’è in questa poesia, ma anche una nota di malinconia per le speranze vanificate, “io ci avevo creduto”. L’arcobaleno è intrappolato, ma la luce poetica non teme ostacoli e questi versi sfavillano come non mai.
    un bacio e buona giornata.
    annamaria

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  2. Complimenti, Mimma! Hai scelto una foto davvero bella per esprimere quello che rappresenta per te: la gioia, la bellezza, l’amore per gli altri. Che poi sono i contenuti più evidenti della bella poesia, stile inconfondibil-mimmiano :-)))
    Ma sotto sotto, scavando nelle pieghe di alcuni versi si trova un po’ di malinconia (Io ci avevo creduto. / Con arcobaleni intrappolati […] La vita è breve ormai. […] Trascino il carretto su quattro ruote di pavone). Sarebbe da analizzare in profondità per scoprire il senso nascosto anche in altri versi che ora non ho citato.
    Comunque, hai coomposto un bel quadretto.
    Ciao, buona giornata
    Car

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  3. Cerco di leggerti sottraendomi alla seduzione delle sfumature di quella coda a raggiera..
    Il finale apre uno scenario che si culla in una metafora originale non meno di questo passaggio, secondo me..
    “non sta bene il sangue
    alle piume”.

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  4. Ora ci provo:
    1. “Una rosa nel mazzo di carciofi / e colori e profumi. Bellezza / del sogno che sembrò reale. Chi / mi risponde?” // Cosa ci fa una rosa nel mazzo di carciofi? Già questa disposizione delle cose mi fa pensare a una sensazione del sentirsi fuori posto (quante volte non mi è capitato!), ma adoro i carciofi (quelli senza spine, però) perché è nel centro che hanno il meglio di sé, quel sapore particolare e quella morbidezza, che metaforicamente potrebbe corrispondere al nucleo dell’anima della poetessa (o mio, se vuoi… io analizzo con la mia testa e quindi è molto probabile che attribuisco fantasie mie, adatte a me, ma che potrebbero non corrispondere affatto al tuo pensiero originario e originale).
    Ma con questa associazione mi spiego meglio cosa ci fa la rosa… e poi ci sono anche colori e profumi e la rosa ci sta benissimo. E ancora, la bellezza del sogno, che anche se era solo un sogno, aveva tutta l’apparenza del reale, e comunque come tale è stato vissuto. Può trattarsi di un sogno particolare, a cui si era particolarmente legati, ma: Chi mi risponde? Dall’altra parte: silenzio.
    2. “Fa caldo. L’asfalto nero / riflette i colori delle macchine / e il mio cuore i cieli. Così la ruota / del pavone in trionfo.” // Qui la poetessa rientra nella realtà che ha sotto gli occhi e la confronta col suo sentire: fa caldo, e l’asfalto riflette i colori delle macchine, come nel miraggio (qui pongo un primo significato del titolo) quando si vede quello che non c’è, ma nel cuore c’è davvero il riflesso dei colori del cielo. E la poetessa sente tanta felicità per quel suo sogno-miraggio che la ruota del pavone_mimma (tante volte evocata in passato!) si esalta nel suo trionfo di colori e di apertura totale (al mondo, mi verrebbe da dire…)
    3. “Io ci avevo creduto. Con arcobaleni intrappolati. Una / due tre niente. Cercate le mie uova / per farvi la frittata e saziarvi. // Gratis. Basta scartare la rosa.” // La realtà, comunque, ha il sopravvento, la poetessa “sa” di aver sognato, ma aveva voluto crederci in quel sogno, perché era troppo bello, come gli arcobaleni (intrappolati, però… che dice come si è acquisita la consapevolezza dell’avere soltanto sognato). Una due tre niente: potrebbero essere le volte in cui il sogno si è ripetuto, fino a finire nel niente. Il resto è discorso da pavone: cercate le uova e fate la frittata e saziatevi: la poetessa si è donata con tutta se stessa, fino a saziare l’interlocutore/gli interlocutori, senza chiedere nulla in cambio (Gratis.), dove è evidente la grande generosità con cui si dona, anche intellettualmente, come fa attraverso il blog, per esempio. Il verso “Basta scartare la rosa” potrebbe significare di lasciare almeno alla poetessa la bellezza del suo donarsi.
    4. “La vita è breve ormai. Senza rimpianto. / Non pungetevi: non sta bene il sangue / alle piume.”/ Qui la poetessa completa la sua riflessione con cui dimostra ancora una volta la sua consapevolezza: La vita è breve, vale per quello che si è riusciti ad essere non solo per sé, ma soprattutto per gli altri, quindi, nessun rimpianto. Purché chi vive la propria vita, anche prendendo e prendendo senza dare a sua volta, non resti punto dalle spine (della rosa, quando pure l’avrà derubata…), perché il sangue alle piume mostrerebbe chiaramente il perché del suo esserci.
    5. “E poi sono indigesta / ermetica / colorata leggera / aerea, fantasma o poesia. Ora qui / no lì, su giù accanto. Sopra sotto / ora poi mai perché. Cucù.” // Questo discorso mi sa tanto di un cortese avvertimento, come dire… prendete prendete, ma se non dichiarate da chi avete preso, sarete smascherati dal fatto che la mia peculiarità si riconosce comunque… Posso essere presente sotto diverse forme e in diversi luoghi e tempi (v. aggettivi e avverbi utilizzati), con quel cucù finale che è il segno inequivocabile dell’esserci della poetessa, che sa anche individuare i falsi miti, (oltre che i falsi sogni).
    6. “Trascino il carretto su quattro ruote di pavone.” Nel finale, la poetessa riprende coscienza del suo muoversi nel mondo a fatica, (trascino il carretto… la propria vita…), ma non è un carretto qualsiasi, sembra addirittura magico, trasportato da quattro ruote di pavone. Così ritorna la positività della visione della vita: la gioia di esserci, la bellezza degli amici sinceri, l’amore per gli altri che fa di un essere umano qualcosa di veramente degno di chiamarsi uomo/donna.
    Un altro significato del termine Miraggio, potrebbe essere quello che sintetizzi tutto il senso della poesia: forse il sogno continuerà attraveso un continuo falso miraggio… o comunque la poetessa sa che la sua speranza è un miraggio…

    Perdona la lunghezza del mio commento, cara Mimma, ma ci tenevo a dirti cosa mi è arrivato. Ho fatto un’analisi ovviamente soggettiva, utilizzando “i tuoi” spunti poetici.
    Ciao, Buona giornata
    E non lasciare mai la ruota del pavone!
    Fa sempre bene darsi da soli degli incoraggiamenti per proseguire pur nelle difficoltà che la vita a volte ci presenta; è la nostra anima che lo vuole, per poter andare avanti, nonostante tutto.
    Ciao
    carmen

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  5. fantastico il soggetto dell’ikona,fantastici i versi suggeriti.Non poteva succedere che questo.Una fanopea folta di immagini a tratti caotiche e confessatamente ermetiche.
    E…non manca il gioco.E che altro desiderare da un poeta?
    Mi pare opera originale,di questi aridi tempi poi.

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  6. trascino il carretto su quattro ruote di pavone:
    è un’impresa difficilissima, quasi impossibile ci vogliono quattro pavoni che aprano contemporaneamente la loro ruota, quindi per fare a gara tra loro sfilando uno di fronte all’altro, il carretto si inceppa e non va avanti. Meglio ruote più umili, ruote di legno pitturate coi colori dell’iride, come le ruote dei carretti siciliani.

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  7. Grazie, cari, di essere qui, delle vostre parole e delle icone di gradimento. Certi commenti sono bellissimi e fondono l’oggettivo (quello che ho voluto dire) col soggettivo (quello che il lettore percepisce), per cui avviene una moltiplicazione della poesia, vissuta e rivissuta “insieme”. Si può diventare ermetici anche per pudore oltre che per addensamento di concetti, che è un preciso gusto della scrittura moderna. L’importante è non forzare l’ispirazione, affinché rimanga acqua di fonte libera e pura. Sì, lo so che scrivere poesia è difficilissimo, specialmente ai tempi di oggi, molto maturi ed evoluti nella lingua e nei concetti di arte. Ora il frutto, una volta giunto alla sua perfezione di bellezza e di gusto, incomincia a guastarsi in se stesso e a ricadere nei propri limiti: si può evitare continuando a studiare ed aprendosi agli altri, ma il modo migliore di rimanere poeti vivi è di non sentirsi mai arrivati al traguardo, tanto su questa terra non esiste.

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  8. MA CHE BELLAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Mimma cominci a farmi paura. Grintosa, spiritosa, briosa, Torno domani a leggerti su Neobar. Sono appena tornata dal lavoro, ho il cervello più fritto di una frittata. Un bacio e un forte abbraccio

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  9. Ancora io …..sono stata su neobar, ho visto un bellissimo gatto e un titolo: Segnali di fumo. Però il documento non sono riuscita ad aprirlo quindi non ho potuto leggere le poesia. Peccato……

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  10. Benvenute, Rossella e Francuzza. Dunque Rossella, per aprire il documento devi cliccare sotto l’immagine del gatto (è vero: è bellissima), dove c’è scritto “cliccare sul titolo qui di seguito” basta fare clic su
    Domenica Luise- segnali di fumo.
    Se vuoi commentare, devi fare clic su commenti, sotto l’immagine del gatto.
    Ho scoperto un’altra cosa: ti basta andare avanti dalla pagina principale di neobar mediante la freccia a destra alla tua sinistra e trovi le poesie. Per tornare alla pagina precedente basta un clic sulla freccia a sinistra, sempre in alto alla tua sinistra. È facile, ma bisogna saperlo.

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  11. Continuo a ripetermi dicendo che non so commentare le poesie. Comunque anche questa è molto bella e credo che colpisca un po’ tutti l’immagine del carretto che si trascina sulle ruote di pavone, sintesi di un cammino difficile percorso su ruote belle e appariscenti: il bello e il brutto della vita continuamente contrapposti.

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  12. sottoscrivo tutto il commento di Carmen.
    la penso esattamente così.
    ci colgo , però, una forte nota di delusione, e anche una sorta di condanna per chi non rientra nelle grazie di chi si dona.
    le rose credo che si debbano prendere, quando offerte, con il loro colore il loro profumo, spine comprese.
    Complimentissimi!

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  13. Katherine, invece hai scritto un commento eccellente, che mi è molto piaciuto. Cristina, hai capito bene. Talora sopravvalutiamo le capacità intellettuali degli altri e poi restiamo malamente sorpresi, così adesso, dopo l’ultima esperienza, tiro fuori qualche altra spina. Non è nemmeno giusto ragionare pensando che tutti gli uomini siano uguali, rozzi e sottosviluppati perché non sarebbe vero, esistono persone anche fra i maschi e qualche mio amico, su internet, si è comunque salvato. Pochi, ma buoni. Carmen ha interpretato meravigliosamente questa poesia, in parte soggettivamente, uscendo completamente fuori da quello che volevo dire, ed in parte oggettivamente, entrando dentro la mia stessa ispirazione. È una critica eccezionale, è proprio questo l’approccio poetico vitale, che mette in comunicazione autore e lettore.

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  14. Credo che i poeti abbiano manti più colorati e lucenti di quelle piume, per quanto diversi. Nulla ti manca, cara theallamente, ed ogni cosa ti è data in sovrabbondanza. Nel tuo segreto quanti splendori ignoti anche a te. Ascoltiamo le nostre meraviglie e stupiamo: la poesia esiste, è nelle mani degli esseri umani come un gioco doloramoroso. Come mi piace. Grazie, cari, ad ognuno di voi per essere presente nel mio cerchio d’amore, la poesia sta al centro, a fare da torcia nelle nostre vite.

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  15. La bellezza del pavone distrae e confonde ma non riesce a celare la malinconia e l’amarezza che scorgo nei versi.
    Sempre brava a suscitare connubbi di comunicazioni e di sensazioni diverse tra i tuoi lettori.

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  16. Marirò, non lo dire a nessuno… quest’ultima poesia è un frutto amaro rivestito di colori, è stato un periodo difficile, ho litigato con me stessa. L’altro ieri mi sono recuperata pregando: l’agitazione è sparita in un lampo. Nulla è cambiato intorno, è avvenuto dentro di me: ho parlato con Gesù alla buona, ormai è abituato, adesso non so come ringraziarlo. A te un bacio pasquale.

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  17. Il pavone è un uccello che, oltre ad essere bello e particolare, ha poche difese contro le aggressioni esterne dal punto di vista fisico… Egli infatti ricorre spesso ad aprire a ventaglio la coda dietro di sè, sfoggiando quasi un’opera d’arte! Esso ricorre a questa tecnica in 2 casi: in caso di rischio o paura di aggressioni, dando l’impressione così di aumentare il suo volume, spaventando così gli altri animali; oppure nel rituale dell’accoppiamento il pavone maschio apre il suo enorme ventaglio per attrarre la femmina, apparendo più grosso e virile..Non a caso nelle piume del pavone sono presenti molti “occhi”, se ci pensi, e questo serve proprio per disorientare e far fantasticare e a poetare

    Il Commento di Carmen che ha analizzato la tua fantastica poesia ed il tuo stato d’animo è veramente grandioso..
    Complimenti cara Mimma sei tutta una scoperta colorata .
    Ciao ♥ vany

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    • Grazie a te, romanticavany, per le giuste ed ottime considerazioni: gli “occhi” , in natura, servono a disorientare i predatori (anche le macchie sulle ali delle farfalle simulano occhi e anche quelle sui fianchi di alcuni pesci), però è bello che quanto serve a difendere sia pure parata nuziale e ispirazione poetica e bellezza comunque. Sì, Carmen ha scritto un grande commento, non so come ringraziarla per tanta attenzione.

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