Una suocera perfetta

 La guardava e cercava di capire quanto ancora potesse vivere quella vecchia incartapecorita. I suoi figli andavano matti per la nonna, come del resto la moglie, gli amici e i conoscenti: a lei bastava entrare nella stanza dove uno qualunque si aggirava e subito ne calamitava sorriso e mano tesa: Io sono esente, pensò lui. E rise da solo perché, da subito, col suo diploma di ragioniere,ne aveva dominato la laurea in lettere classiche magna cum laude.
Nessuno aveva mai saputo come rapidamente egli avesse fallito all’università , quando si era trattato di passare, necessariamente, dallo studio mnemonico e razionale a quello sintetico intuitivo.
Odiava quella donnicciola che metteva il grembiule e preparava pranzi sontuosi tutte le domeniche ogni volta che volevano, e sua moglie voleva sempre, i bambini chiedevano della nonna appena svegli al mattino, <Lei ci aspetta> dicevano.
Combattendo uno contro tre, almeno una volta al mese riusciva a portarli a pranzo dai suoi nel paese in collina vicino, i ragazzini vomitavano regolarmente per la strada tutta curve, sua moglie muta, lui furioso, arrivavano e per prima cosa venivano informati di tutti i morti del paese, incredibile quanti fossero in un mese: <La sarta, sai, la signora Palmina, che mi faceva i tailleur, ha avuto un colpo, che bella morte>.
Già.
Invece la suocera, a quell’età, si era comprata il computer e faceva la grafica come se niente fosse, i bambini, uno a dritta e l’altro a manca, stringevano in mezzo la nonna coprendola di baci davanti al monitor e provavano il mouse con mano tremolante.
Impararono presto, lui no, non gli piacevano queste cose. Anche sua moglie si appassionò, “Se Letizia mi chiede di comprarle il computer mi sente” pensava lui, ma glielo regalò sua madre ed egli la detestò ancora di più per questo.
<Mamma, ti ci vuole una visita di controllo, sei troppo dimagrita, perché mangi così
poco?>.
<Non ho fame, è un periodo così>.
<Sennò come potrebbe mantenere quella bella linea?> ironizzò malignamente lui.
Quella volta il pranzo era stato meno sontuoso, la suocera sembrava stanca.
<Mamma, perché dondoli così e ti appoggi al tavolo? >.
<Niente, una vertigine>.
Tre giorni prima di Natale si seppe il verdetto: cancro allo stomaco, due mesi di vita. Lei decise che glielo avrebbe detto il ventisei dicembre.
<Venite a passare il Natale con me?> chiese per telefono.
Lui nicchiò un poco: gli piaceva tenerla sulla corda e affermare il suo potere: <Ci hanno già invitato mamma e papà> disse anche se non era vero.
Si sentì l’urlo di protesta dei bambini, che incominciarono subito a piangere.
Letizia afferrò l’apparecchio: <Mamma, perché non vieni tu da noi, stavolta? Tutti qui a casa nostra> disse.

La vecchia incartapecorita tentò di alzarsi dal tavolo dove aveva fatto finta di mangiare spostando il cibo da destra a sinistra e viceversa.
<Sapete, è morto quel mio compagno di collegio, il povero Gaetano, aveva un anno meno di me> disse il padre di lui.
<Questo è niente, almeno era vecchio. È morta la figlia di Carmela, vi ricordate, quella che ci faceva i servizi? Usciva dalla discoteca a prima mattina, dico io, poveri genitori> fece la madre  di lui.
La suocera dette un passo e incespicò, lui passava in quel momento per accendere di nuovo i termosifoni perché faceva freddo e sbatterono l’una contro l’altro. La donna gli si aggrappò per non cadere ed egli dovette afferrarla, nell’abbraccio ne sentì la magrezza e ne previde la fine. Un dolore aguzzo lo penetrò fino alle viscere e provò rimorso e compassione simultaneamente. <Come ti senti, mamma?> chiese con voce tremante.
<Bene, Ugo, bene> rispose lei, <buon Natale, caro>.

Sì: glielo avrebbe detto l’indomani.

Domenica Luise

PS:

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Lo so che i miei doni per voi sono piccini, ma sono sinceri e di meglio non ho. Un grande abbraccio ed un augurio di gioia da Mimma.

21 pensieri su “Una suocera perfetta

  1. Quanta verità nella tua scrittura, cara Mimma, accade molto spesso che nonostante si faccia tutto il possibile per essere amati si scatena un sentimento opposto, come se la perfezione desse fastidio. Toccante il finale, quel genero per lo meno si riscatta e avrà modo di non sentirsi in colpa, dopo.
    Grazie per questo dono e per gli auguri.
    un bacio
    annamaria

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    • In fondo, che quel genero abbia modo di non sentirsi in colpa “dopo” è l’ultimo gesto d’amore della suocera incolpevole.
      Proprio con quelli che più amiamo si creano queste incomprensioni e non sempre i nostri occhi distinguono il vero: prendiamone atto, fa parte dei limiti umani scambiare le cose, io dico che conviene piuttosto parlare che supporre.
      Grazie a te, che sempre mi leggi ed anche per i segni di gradimento, che sono il termometro di un post.
      Che il Natale dia gioia a tutti voi e che la gioia si comunichi e rimanga.

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  2. i tuoi doni non sono mai piccoli.
    sei una grande anima, Mimma!
    questo racconto dice molto delle interazioni familiari, mi ricordo il titolo di un libro che lessi tempo fa “la famiglia che uccide” di cui non rammento l’autore; ricordo però bene che trattava del componente più debole che subiva vessazioni e sfruttamento.
    come sempre lucidissima e autoironica.
    un piacere leggerti.

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    • Se noi comprendiamo queste cose, che ci sono in tutte le famiglie, possiamo porre rimedio e preservare i nostri figli dalle disillusioni. Nessun amore vero è esente dall’incomprensione perché siamo esseri umani con gravi limiti, occorre quindi perdonare talora anche senza capire e perdonarsi anche un po’: il rigore eccessivo non è giusto né verso gli altri né contro noi stessi.
      I miei doni non sono piccoli? Grazie, cara, per questa parola che mi conforta.

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        • E poi, cara lillo, hai visto come facciamo tutti? Più una persona ci è cara e più pretendiamo da lei un amore perfetto, mai dimenticare che siamo tutti limitati e quanto il quotidiano abbia potere di stancarci. Amare per primi è duro, ma necessario. E impariamo anche la prudenza: quei litigi rabbiosi, dove ci si sputa in faccia anche cose che non pensiamo, sono rovinosi per qualsiasi rapporto e quello nuziale è il più delicato proprio a causa dell’intimità che richiede.

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  3. Purtroppo a volte ci sono dei pregiudizi che coprono gli occhi come grosse fette di salame e solo quando è troppo tardi si comincia a vedere la luce. Anche mio marito ha sempre un po’ malvisto mio padre, forse perchè sentiva che, in fondo, il più forte era lui, dotato della saggezza dell’età, e gli riusciva difficile ammetterlo.
    Quando è mancato, mio marito ha pianto molto di più per mio padre che per il suo…

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  4. la rivelazione è quasi sempre tattile (non a caso per convincerci di qualcosa abbiamo spesso bisogno di “toccare con mano”). azzeccatissimo dunque il nucleo polposo del racconto (“nell’abbraccio ne sentì la magrezza”): non c’è vera empatia senza contatto fisico, difatti il calore (umano) si trasmette soprattutto per conduzione.
    particolare poi l’accostamento con previde (la sensazione evocata è quella d’una divinazione sinestesica in cui il piano tattile evoca tristi e dolorose pre-visioni).

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    • Ma guarda chi si vede, e che bel commento, caro Malos. Però in quest’avatar sei preoccupante: un po’ minaccioso finto, un po’irriverente vero, molto scherzoso a nascondere con un velo impalpabile un’intelligenza accesa e sensibilissima.

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  5. anche a mio parere i tuoi doni sono tutt’altro che “piccoli”… forse tu li percepisci come tali un po’ per modestia e un po’ perchè lo scrivere ti sgorga facile e leggero.
    Ti leggo e penso alla morte come momento di “svolta” anche per chi resta, al natale come segno di rinascita.
    Allora… inizio a farti un po’ di auguri anch’io…
    baci

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    • Cara, com’è bello quanto dici: che la morte è una svolta anche per chi resta e il natale una rinascita.
      Sì, sono d’accordo, io che una volta ho scritto “la morte non esiste” e poi ho visto che anche tanti altri lo scrivevano e lo credevano.
      Difatti questo non è un racconto triste, per quanto crudo. Lui, alla fine, riceve una luce d’amore e compassione e questa sarà la leva di una rinascita.
      Grazie delle tue parole, che mi sono di aiuto e speranza.

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  6. hai descritto un bellissimo personaggio, una nonna che sa ridiventare bambina con i piccoli e che da madre/suocera possiede la generosità e la forza di nascondere quello che potrebbe far soffrire.
    buon Natale anche a te, sereno e pieno di gioia

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  7. Sempre significativi e alla ricerca dei valori veri i racconti di Mimma! Difetti e virtù umane vanno di pari passo, ma alla fine vince sempre la consapevolezza di ciò che è giusto e vero.
    BUON NATALE E BUON ANNO Mimma
    Giovanna G.

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    • Grazie, cara Giovanna, il lieto fine talora non consiste nel vivere felici e contenti, ma nel trovare o ritrovare la propria compassione. È quella l’uscita dall’egoismo, che ci rende creature stagnanti. Buonissimo Natale e anno nuovo anche a te.

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  8. E’ un racconto che con dire semplicissimo e gentile induce alla riflessione sulla superficialità con la quale troppo spesso tessiamo i nostri rapporti interpersonali. Scritto con il tuo gran cuore. Molto piaciuto.
    ciao
    franca

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    • Queste incomprensioni sono molto frequenti, purtroppo, e avvelenano il colloquio tra le persone impedendolo con la parte oscura di noi stessi. Se riuscissimo a parlare anziché sospettare già avremmo fatto qualche passo avanti. E spesso attribuiamo agli altri intenzioni lontanissime dalla verità.

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