I misteri dell’Ermetismo: la poesia che trema

I poeti hanno scoperto la cecità umana e, dall’illusione di essere maestri sulle folle ignoranti, sono passati all’ignoranza comune interrotta dai barlumi della conoscenza scientifica sempre più sorprendente man mano che interpretiamo un minimo dell’infinito cruciverba.
Talora il caso svela una casella e miracolosamente incrociamo tentando, tentando, tentando. Così passiamo dall’universo alla terra e dalla terra all’universo, dall’interiore all’esteriore e viceversa e ci chiamiamo poeti perché non abbiamo altro suono convenzionale . Poeta e poetessa sono parole con le ali e senza aggettivi adeguati, più che altro vorremmo essere tali, ma non per l’applauso: sostanzialmente.
La scrittura, oggi, è necessariamente frammentaria come la conoscenza: non posso spiegare quello di cui, a malapena, conosco il titolo. Ecco perché. Il poeta trema anziché indicare, si domanda anziché dare risposte, è uno della folla e si è tolta ogni decorazione. Adesso è un uomo o una donna che ama scrivere e lasciare l’orma di sè e della propria contingenza storica.
Il costume è la minigonna e non la crinolina, ma l’animo maschile e femminile passa integro nei secoli e sempre più riconosce che il cruciverba nel quale siamo incastrati è ancora quasi tutto scoperto. O felice ignoranza, che sempre ci spinge.
Attualmente la distanza tra prosa e poesia va diminuendo sempre più, anche la prosa è divenuta frammentaria, comunque sempre meno densa della poesia e più pacata. La poesia ribolle come l’Etna in eruzione, spara, spacca, si arrabbia, grida, supplica, gioca, tutto rapidissimamente e per accenni. Quando precipita nell’irrazionale istintivo, spiegarla è impossibile, anche inadeguato, come spiegare l’innamoramento. È avvenuto, punto. Ognuno può leggerla come vuole, qualcuno si avvicina di più all’autore, qualcun altro ci ritrova dentro se stesso, tutti pensano e partecipano: non è poco.
Trema l’autore che dice e trema il lettore che ascolta, trema la poesia e moltiplica i propri contenuti soggettivamente, lettore per lettore, e oggettivamente, secondo il pensiero vero dell’autore.
Infine “Ma cosa significa” diventa una domanda vana. Siamo tutti ignoranti e non lo sappiamo completamente nemmeno quando è uscita da noi come una figlia che vagisce perché vuole farsi sentire.

Domenica Luise

21 pensieri su “I misteri dell’Ermetismo: la poesia che trema

  1. Adorabile, Mimma, hai spiegato benissimo quello che trasmette una poesia poco comprensibile. Ma non importa, appunto, è bella perché è musicale, dolce, elegante, vera, passionale, infinita.
    Una volta la poesia aveva altri canoni, così come la prosa. Non più frasi complete, lunghe, ma periodi stringati privi di predicato verbale; un tempo mai si sarebbe cominciato con una congiunzione, ora è permesso. Tutto evolve, l’importante è che ci sia un contenuto degno.
    un abbraccio mattutino
    annamaria

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    • Cara, la congiunzione iniziale non solo è permessa, ma anche entusiasticamente accolta come una cosa nuova, anche se ormai è anch’essa troppo sfruttata. In pratica è come se la poesia scritta, che noi leggiamo, fosse la continuazione di un lungo pensiero precedente che possiamo soltanto immaginare.Dopo il Futurismo c’è anche un rifiuto dello stile antico, metrica e rima compresa, il cui limite è la caduta nel disordine fino all’annullamento della sintassi. È vero, la poesia moderna lascia volentieri il verbo sottinteso per aggiungere mistero e indeterminatezza nebulosa, ma l’eccesso di tutti questi artifici cade sempre nel difetto di rendere la forma più curata dei contenuti: ciò è grave perché l’espressività si trasforma in una bugia ampollosa. E in quanto al verbo, è sottinteso, ma c’è e deve essere chiaro dov’è il suo posto. Per questo non può dedicarsi alla poesia moderna una persona insicura in grammatica e sintassi della lingua in cui vuole scrivere.
      Molti autori che scrivono oggi conoscono soltanto Montale, ne assumono il tono offuscato e dolente e riempiono i blog, altri scrivono come se dovessero mandare un telegramma, e basta, non sarà obbligatorio togliere tutta la punteggiatura, per esempio io la uso in parte secondo il tono che voglio dare. Ormai l’eliminazione della punteggiatura risale, forse, al 1960, quando parve chissà che. Adesso il canone è la libertà apparente sui binari necessari. Volevo soltanto dire che non è il nuovo a tutti i costi che dobbiamo cercare, ma il nuovo pulito, ispirato e senza decorazioni inutili.

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  2. sarebbe da proporre nei licei, una cosiderazione propedeutica alla comprensione del quid poetico, e non solo, della scrittura in genere e del suo mutare nel tempo.
    le tue chiare osservazioni fanno pensare a una sinestesia di varie discipline letterarie, confluenti tutte nella ricerca di applicazioni che ne favoriscano le acquisizioni formali, sia nel produrre che nel comprendere.

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    • Evviva, Cristina, ho trovato che posso anche replicare direttamente nei commenti uno per uno. Io ho fatto esperienza negli istituti superiori, Liceo scientifico e Istituto Professionale, con allievi appena usciti dalle scuole medie e quelli più grandi, che ho preparato per l’esame di maturità. Ho dato nozioni cronologiche di letteratura italiana e ci ho inserito il concetto di poesia nei secoli, tutti si sono appassionati, hanno letto i poeti moderni, ne abbiamo parlato, alla fine hanno scritto sul giornalino di classe le loro piccole prime poesie con nome e cognome. Orgogliosissimi e molto interessati. Certo il discorso era semplice, però l’hanno capito e se continuavano a studiare chissà dove sarebbero arrivati

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    • Grazie, Fausto. Credimi, è bellissimo trovare qualcuno che legge e risponde, ho scoperto che più siamo adulti e più abbiamo difficoltà ad abbandonarci alla poesia, gli allievi, a scuola, ci arrivavano subito. Però andavano guidati con chiarezza e passione. In quel caso era l’ignoranza a tarpargli le ali, così per prima cosa andava smantellata (analisi logica, grammaticale e del periodo a volontà), poi si passava a un discorso semplice e, per i più grandi, c’era il passaggio successivo: la cosa semplice espressa in maniera più completa, ma senza mai arrivare al livello che trovi nei post sull’Ermetismo perché in qualunque classe sarebbe stato eccessivo.

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  3. La poesia ??…si potrebbe dire che è un “diario segreto” nel senso che non solo trasmette emozioni ma leggendo in profondità un componimento poetico, analizzandolo dettagliatamente nella sua integrità, si può scoprire innanzitto lo stato d’animo d chi scrive e in secondo luogo la sua personalità, la sua ideologia e molti aspetti della vita passata e a volte presente…in effetti la poesia è qualcosa di estremamente personale che va letta non solo nel suo contenuto manifesto ma anche tra le righe che possono rivelare mille aspetti strettamente legati all’autore e alla sua visione del mondo… chi scrive lo fa per trasmettere un messaggio preciso e determinato, per suscitare semplicemente emozioni, o per indurre alla riflessione oppure per uno sfogo personale…è come un voler dire qualcosa di proprio o di fantasioso.
    L’ermetismo….
    l’ermetismo è la forte riduzione all’essenziale, che abolisce la punteggiatura e propone componimenti poetici notevolmente sintetici e brevi, gli ermetici rifiutano l’eloquenza, il linguaggio pletorico, la ridondante opulenza della produzione poetica precedente.
    I poeti ermetici mirano a riacquistare una nuova dimensione musicale della parola.

    Ecco ,tu cara Mimma sei speciale perché scrivi speciale e sai offrirci soluzioni così semplici e pratiche che mi piacciono tanto.
    Dolce sera
    ♥ vany

    .

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    • Ed anche a me, romanticavany, piace tanto come ti sei espressa, hai capito benissimo e maturato tutti questi concetti. Stamattina pensavo che i poeti sono troppo fortunati, hanno ricevuto molto dalla vita. Moltissimo. E quando qualcuno risponde a questo anelito che ci spinge a dire, ecco una gioia perfetta.

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  4. Mimma, trovo la tua riflessione stupenda e, per certi aspetti, “definitiva”. Qui hai saputo coniugare sentimento e razionalità al punto che quanto scrivi mi appare come del tutto soggettivo e, insieme, inconfutabile. Logico. Giusto. Non si potrebbe dire dell’ermetismo, mai, in diverso modo.

    baci

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    • Il tuo commento è profondo, cara theallamente. Credo che con l’Ermetismo e il modo sintetico frammentario di esprimersi sia iniziata una nuova era paragonabile alla rivoluzione letteraria causata dalla Divina Commedia. Non è una fase, ma un ulteriore punto di partenza umano.

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    • Io per follia poetica intendo quell’essere oltre se stesso, praticamente fuori di sè dell’artista: si entra talmente tanto nelle parole o nelle pennellate o in quello che è, da diventare folli, e questo è l’unico caso di follia positiva, perché poi c’è l’abuso di alcool, droghe, sesso così frequente nella vita degli artisti, che non trovano pace se hanno insuccesso perché aspirano al successo e se hanno il successo in vita, cosa inusuale, perché vogliono un quid che nessuno di noi sa, ma comunque cerca sempre. Su arte e follia vista come vivere fuori di sè per pienezza interiore ho già in programma un articolo. Ed è vero quanto tu esprimi in un lampo: non si può incatenare questo vivere oltre se stesso dell’artista perché egli è libero, vola.

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    • La neve mi ha sempre stregata, qui in Sicilia la vediamo raramente e quando c’è è festa grande. Quando insegnavo in Calabria ogni tanto nevicava, gli allievi non si sognavano di entrare a scuola e facevo passeggiate incantevoli, quando poi una volta ghiacciò, invece, mi rintanai accanto al caminetto, si scivolava orribilmente. Passeggiavo, gli amici, i ragazzi e le mamme degli allievi mi chiamavano e non so quanti inviti a pranzo avevo tutti i giorni. Chiamavano “a scilubetta” il sorbetto del quale tu parli, zucchero, succo d’arancia o di limone e neve: una magnificenza.

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  5. Mimma dolce, tutto cambia, persino il lessico che si usa quotidianamente. La poesia quindi non poteva che subire cambiamenti. Son d’accordo con te su tutto ciò che dici. Sei stupenda quando posti argomenti che possono essere spunti per dialogare, esprimere la propria oipinione. Per concludere, poiché è la mia vita, la tua e di molte persone che son qua dentro, VIVA LA POESIA, quella vera, di ogni epoca, di ogni corrente. Bacio

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  6. La poesia pensa e trema al pensiero che trama di sè si disperda nelle pieghe dell’ignoranza che la fraintende.E geme.Nel suo “sospeso” che solo per pudore ammanta di velizia,nel mentre freme che,di di sua “essenza” vorrebbe raccoglierne i frammenti per riportarla al sogno originario da cui partì nel tempo dove l’innocenza era il suo luogo.
    Tema molto interessante e,mi complimento per la tua analisi acuta..Mirka

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  7. Non scriviamo e leggiamo poesie perché è carino.
    Noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana,
    e la razza umana è piena di passione.
    Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni,
    necessarie al nostro sostentamento.
    Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore..
    sono queste le cose che ti tengono in vita.

    John Keating dal film “L’attimo fuggente”
    Un abbraccio e un sorriso, Edo

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  8. Grazie, cari, per le vostre parole. E quanto sono vere, soltanto non volevo avere il tono da prof., deve essermi rimasto dal mio lavoro, che sempre ricordo e rimpiango. Quanto li ho amati quei ragazzi-e, dapprima costretti ad accettarmi e ascoltarmi per cavarsela e dopo appassionati anch’essi alla scoperta dell’America interiore.
    Giusto: è l’amore il segreto di ogni poesia come di ogni calda umanità che si comunica.
    Ho visto con interesse e turbamento ” L’attimo fuggente “, è stato parecchio tempo fa, lo cercherò su Internet, grande mezzo di comunicazione.
    È verissimo, non leggiamo e scriviamo poesia perché è carino né perché si fa in poco tempo, uno sguardo e via con l’anima tranquilla lasciando a dritta e a manca commenti sgangherati. La poesia non si legge né si scrive frettolosamente, è il fiore di una vita o è talmente poco da essere niente. Nel caso miserevole di essere poeti mediocri non in crescita, meglio niente. E smettiamola di schierarci, da un lato gli appassionati della poesia imbrogliata, nebulosa, col soggetto spostato dopo il verbo, ammesso che sia espresso, e confuso coi complementi oggetto, ma pensano davvero che l’Ermetismo venga fuori con questi mezzucci? E dall’altro quelli che alla poesia tutt’oggi chiedono il realismo e la chiarezza del Carducci, quello appartiene a un breve momento del passato e andava bene nella prosa del Verga, non basta a fare grande poesia e nemmeno poesia discreta. Alla poesia moderna è utile semplicemente ad attenuare le smielature sentimentalistiche dell’ultimo Romanticismo. Piuttosto, creiamo la “nostra” poesia perché è quella che manca , l’altra c’è già e talora, per quanto raramente, è anche buona. Quando insegnavo letteratura italiana dettavo ai ragazzi brevi appunti sulle mie lezioni, li guardavo in faccia e gli mettevo fuori, secondo le loro espressioni, un discorso chiaro, che potessero usare come schema cronologico con tutti i passaggi della poesia da Dante ai giorni nostri. Credo che mai, in un Professionale, sia stato fatto questo agli allievi appena usciti dalle scuole medie. L’entusiasmo ottenuto sia dai piccoli quanto da quelli che preparavo alla maturità è stato sorprendente. I quaderni coi miei appunti giravano e ci studiavano non solo i ragazzini, ma anche gli altri, che poi andavano all’esame di maturità (talora li ho assistiti) e bisognava sentirli. Una meraviglia, ne sono ancora orgogliosa.
    Bisogna preparare le persone alla poesia odierna, non si può porre crudamente, devono capire come ci si arriva e cosa vuole. Ma prima bisogna che si liberino dal pregiudizio della sua incomprensibilità, che va comunque accettata a priori come ineluttabile: non si torna indietro, anzi da qui si incomincia.

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  9. Interessante discorso
    specie per una come me che non scrive poesie soprattutto perchè della Poesia ha un elevatissimo rispetto, quando questa tale è.
    Da semplice lettrice, alla Poesia chiedo il brivido di un attimo, la persistenza del pensiero e l’emozione del ricordo.
    Non amo la poesia estremamente ermetica: la difficoltà di comprensione spesso annulla il piacere dell’interpretazione duttile e personale e quindi spesso preferisco commuovermi di semplicità.

    un sorriso per te,
    Marirò

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  10. Cara Marirò, mi dai modo di puntualizzare un altro discorso: la poesia estremamente ermetica normalmente ha un che di costruito in maniera compiaciuta che la limita. E si riconosce pure rapidamente fin dove c’è afflato, come sul dirsi, e da dove invece inizia l’artificio. Ci sono, anche in una poesia valida, di questi punti come ci sono le lacune di ispirazione in cui il pensiero si arrabbatta e non gliela fa a seguire il discorso. La semplicità è alla base di un Ermetismo autentico, che non si deve mai accentuare esagerando e servendosi del proprio stile, pena l’incomprensibilità e quindi l’effettiva mancanza di comunicazione, mentre il vero Ermetismo comunica OLTRE la razionalità. E la poesia è comunicazione razionale e irrazionale.
    Tuttavia il discorso poetico non è facile né elementare, esige cultura, tutti sappiamo leggere e quindi, se vogliamo poetare, compriamoci un buon libro di letteratura italiana universitaria e sudiamoci sopra senza cercare sconti e Bignami, che non bastano. Noi, al liceo classico, facevamo lo studio comparato degli autori italiani, latini e greci su letterature diverse, che dopo citavamo nelle esposizioni, io non dico che una madre e un padre di famiglia possono ormai arrivare a ore di studio quotidiano, ma almeno tre quarti d’ora al giorno, se uno-a vuole fare poesia, bisognerebbe impegnarsi. Quando poi i concetti sono chiari, masticati e digeriti, allora si possono anche scrivere commenti efficaci e dedicarsi alla “propria” poesia, che in tutti esiste rincantucciata nel profondo dell’anima e chiede di essere partorita.
    In quanto a te, non temere e scrivi tutta la poesia che vuoi.
    E per concludere voglio citarti una terzina di Dante, tratta dal quinto canto dell’Inferno, nel girone dei lussuriosi. Sta parlando Francesca:
    “Amor che a nullo amato amar perdona (qui forse c’è una virgola), / mi prese del costui piacer sì forte / che come vedi ancor non m’abbandona.
    Significa: l’amore che non concede a nessuno di non ricambiare amore a sua volta (purtroppo, nella realtà, ciò non avviene quasi mai, ma Francesca trae una regola generale dalla propria esperienza particolare) , se facciamo l’analisi logica Amore è un soggetto, che però Dante abbandona del tutto, ed è l’unica volta che lo fa nella la Divina Commedia, il soggetto è seguito da una frase relativa secondaria: che a nullo amato amar perdona, continua con un’altra frase principale: mi prese del costui piacer sì forte, la terzina si conclude con una consecutiva: che ancor non mi abbandona, e una modale come inciso: come vedi.
    Siamo nel Medioevo e Dante ha abbandonato il primo soggetto senza verbo né espresso né sottinteso, per i suoi tempi e i rigidi canoni poetici e sintattici è grave, perché lo fa? Indubbiamente è premeditato.
    Semplice: il dire di Francesca è appassionato, convulso, esagitato, quell’amore non finisce e sarà sempre rimpianto perché le anime dell’inferno non sono pentite. Quindi Francesca parla come sente senza tenere conto della sintassi del periodo.
    Tutto questo aggiunge densità alla poesia rendendola indimenticabile, deve stigmatizzare e non passare come l’acqua sul marmo.

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