Artificio e arte


 
Per artificio intendo un qualcosa di composto volutamente, razionalizzato ad un effetto da ottenere forzatamente, nel caso della poesia il mezzo è la parola e la tendenza è trasformarla a tal punto da perdere o quasi il contatto tra forma e contenuto. Insomma, la poesia diventa un quadro astratto, strano e inconsueto. Qualsiasi cosa già detta provoca lo sbadiglio, la tecnologia corre e incalza, non ho ancora finito di capire come funziona windows XP che già mi trovo su seven ultimate. Mah. Le parole diventano scarne, essenziali, anche giocose come se un grande riso sarcastico sovrastasse sull'umanità e sulla storia.
I ragazzi, naturalmente, eccedono e gli ignoranti pure. I primi hanno inventato, per fare presto coi telefonini, un linguaggio rebus abbreviato, nel quale gli ignoranti esultano ridendo delle antiche regole grammaticali e sintattiche. Una volta ho pubblicato un racconto su una rivista cattolica di Milano, che poi ha chiuso, l'altro ieri per caso ho ritrovato una delle mie novelle, l'ho riletta e ho visto che mi avevano corretto il sì affermazione, che quindi vuole l'accento, col si particella pronominale. E dovevate sentire come facevano i professori di italiano. Ora conoscere grammatica e sintassi è il minimo, se uno sa di essere ignorante si istruisce. Le regole dello scrivere permangono anche nella prosa in libertà,
faccio quello che voglio, ma non sgrammaticando, i verbi sono sottintesi,
tuttavia ci sono e come.
Fatta questa premessa necessaria, l'artificio può ingannare i sempliciotti, ma
per un poeta autentico è facilissimo smascherarlo, si percepisce subito.
L'artificio è il deterioramento caricato dell'arte, che è la parola denudata
dagli orpelli ed usa una semplicità apparente per dirsi con efficacia.
La semplicità non è mai semplicistica, del genere: "stamattina mi sono svegliato
(e ti credo, tutti ci svegliamo tranne i morti), ho mangiato (idem: tutti facciamo colazione, a parte qualche caso estremo), mi sono lavato… e via di questo passo. Avevo alcuni alunni che, nelle classi inferiori, incominciavano così il tema.
Oppure peggio: "Da quando Dio creò il mondo", e avanti balzando sulle
ere e sui millenni.
L'arte si purifica dell'artificio del quale, per necessità, deve servirsi o le parole delle poesie svaporerebbero senza incidere. Allora soltanto l'artificio, la cultura, la conoscenza della poesia altrui non pesano sulla nostra poesia, che ha messo ali grandi e sicure, rigorosamente personali.
L'artificio è necessario, ma se diventa predominante  uccide l'arte per soffocamento.
Il nuovo  è bello, il nuovo a tutti i costi non è nulla.
La parola che scrivo mi deve piacere come un fidanzato o non è nulla.
Quello che intuisco mi deve sedurre o non è nulla.
Noi diventiamo dei parolai se attribuiamo una significazione assoluta alla parola in sè e per sè, peggio se da ciò caschiamo nell'estetismo.
La parola è per la vita e non viceversa o l'artificio svela se stesso per quello che è: un vuoto mentale umano.
L'ultimo gradino della poesia è l'innocenza creativa, che è tutt'altro della composizione: un'ispirazione propria, alla quale abbandonarsi, qualcosa di pieno, che urge dall'interno, scaturisce e dilaga senza potersi trattenere, una passione assorbente. Il poeta è l'uomo ferito dalla storia universale e dalla propria storia personale, di cui prende continuamente coscienza. Tocca il midollo dell'essenza umana in sè e negli altri, ne gode e ne soffre, gioca ed ama, accumula emozioni e le trasmette servendosi di simboli: le parole, appunto, ed ognuna di esse è un frutto, vita della sua vita e della storia umana totale.
Il passaggio dal poeta, che ha la gnosi e l'annuncia al volgo ignorante, all'uomo
che viene dal mistero al quale torna senza sapere perché, è una crescita dall'adolescenza all'età adulta. Non avviene senza errori labirintici dentro
la propria psiche come nel proprio corpo. Dopo c'è la semplicità espressiva dell'animo pacificato, dove è deposto ogni compiacimento della propria cultura
o decorazione letteraria ed infine l'innocenza creativa, che è la poesia amata
e donata in sè e per sè.

 
                                                                        Domenica Luise
 

 

19 pensieri su “Artificio e arte

  1. Mimma cara, oltre a ringraziarti per il bellissimo commento lasciato da me, devo esternarti la meraviglia per il tuo post. Proprio qualche giorno fa parlavo con un'amica (Francesca, non c'è motivo di farne mistero) dell'argomento da te trattato, e siamo addivenute alle tue stesse conclusioni. E' davvero splendido che ci sia, tra noi della vecchia guardia, un filo invisibile ma indistruttibile che ancora ci lega.
    Naturalmente il constatare di avere idee in sintonia con le tue mi riempie di orgoglio, data la stima, oltre che l'affetto che nutro e sempre nutrirò per te.

    Splendida come sempre, ti voglio tanto, tanto bene. Buona Domenica straordinaria Mimma

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  2. "La parola è per la vita e non viceversa o l'artificio svela se stesso per quello che è: un vuoto mentale umano"

    Evidenzio questa perla di tutta la collana. Ma potevo evidenziarne altre. E come è successo per tutti gli altri tuoi post sulla poesia, anche questo lo scarico nella mia cartellina. Ti seguo nei ragionamenti e condivido quasi tutto.
    Per me l'obiettivo da perseguire è proprio quella semplicità non semplicistica che fa di una poesia, poesia senza tempo. Parole che arrivano all'intimo e commuovono; parole- verità universali che ti immergono nella bellezza.

    Ciao Mimma
    buona domenica di sole

    franca

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  3. "Il poeta è l'uomo ferito dalla storia universale e dalla propria storia personale, di cui prende continuamente coscienza. Tocca il midollo dell'essenza umana in sè e negli altri, ne gode e ne soffre, gioca ed ama, accumula emozioni e le trasmette servendosi di simboli: le parole, appunto, ed ognuna di esse è un frutto, vita della sua vita e della storia umana totale."

    sì.
    perfetto.

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  4. Mi garba questo discorrere e, su tutti, il ruolo che affidi all'arte, assai lontana da un sine cure cui tanti la rilegano.
    Mi garba parecchio questo passaggio ( oltre alla tirata di orecchi sacrosanta verso le brutture e le deturpazioni cui è costretta la parola e la parola espressa in  italiano) La parola è per la vita e non viceversa o l'artificio svela se stesso per quello che è: un vuoto mentale umano.
    Forse Giovan Battista Marino non la pensava proprio così..che ne dici ?

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  5. Buongiorno, signore e un solo signore, momentaneamente, vista l'ora e la fame, una semplice considerazione su Giovan Battista Marino : uno che scrive " È del poeta il fin la maraviglia, chi non sa far stupir vada alla striglia" è agli antipodi di un concetto sano di poesia. Comunque egli fu il vero rappresentante delle opulenze del milleseicento, secolo nel quale tutto era finto: le porte dipinte che non aprivano, i (chiedo perdono) culi delle signore moltiplicati da cerchi e stoffe, i petti tirati su e le vite strizzate, la mentalità dei nobili potenti che richiudevano i figli e le figlie cadetti nei monasteri perché il primogenito ereditasse tutti i beni indivisi: peggio di questo non esiste. Tempi finti a tutti i livelli, macerati in un perbenismo altrettanto finto che ovviamente s'infiltrava finanche nel concetto di poesia.  La rivoluzione francese, nel 1789, tenterà di fare piazza pulita con la violenza raggiungendo e sorpassando ulteriori atrocità di tutti i generi.
    Lasciamo andare. Tocco questo discorso del barocco perché, ultimamente, c'è stato un tentativo di rivalutarlo che non mi piace affatto: nella nostra società dell'immagine e della bellezza fisica più o meno perfetta ci sono tutti i germi per trovare, nel passato, un appiglio storico a cui agganciare le nostre smanie. S'intende che il Barocco non regge: è un semplice gonfiore degli abiti e dei pensieri che ha portato a pietosi risultati poetici e, se non stiamo attenti a quello che scriviamo, il piano inclinato verso le stranezze per le stranezze, avulse dai contenuti umani, sta sempre qui davanti.
    Ecco quello che ne dico, cara Marzia: alla larga.

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  6. Ciò che più compromette la poesia è "l'arte" di una ostentata e infelice sicurezza…

     Tu rappesenti la possibilità che un'emozione possa replicarsi con precisione..senza false identità…ancora e ancora!
    Un bacione!
    Chiaretta

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  7. Gli orpelli vuoti servono per distrarre, la vera bellezza lessicale non ne richiede. L'arte vera ha armonie che coinvolgono.

    Complimenti per questo post pregno di significato.

    buona domenica
    un bacio
    annamaria

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  8. BEL POST DOMENICA LUISE!
    La poesia(vera)  dovrebbe "vivificare l'anima per una maxima proportio che dia sempre significato al "senso" che si fà puro linguaggio delle sensazioni,praticato da sè solo in tutta la sua efficacia.Comunica idee estetiche che "non sono concetti e pensieri determinati" ma fa di questo loro gioco la condizione valida per ciascuno della sua bellezza..Come avrebbe detto Kant,pienezza di pensieri traducibili nel linguaggio proporzionale,ma pur tuttavia perfetti-ovvero,perfettamente autonomi.Da ciò la critica rivolta alle associazioni quasi meccaniche di vuote fantasticherie che così a pelle ci fanno sbadigliare o immediatamente oltre,là dove "pascolare" è goduria d'erba verde non contaminata dalla gramigna dell'artifizio.Ciao bella stella del profondo Sud.Mirka

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  9. Buongiorno e buonissimo lunedì, prima o poi scriverò l'elogio del giorno feriale, in fondo è poesia tutti i giorni. Grazie per la vostra presenza e per le preziose considerazioni, che aprono la stura alla fiorita di nuovi concetti rampollanti gli uni dagli altri. Per esempio la parola di Chiaretta: "Ciò che più compromette la poesia è "l'arte" di una ostentata e infelice sicurezza": quanto è vero. Proprio quando ci sentiamo sicuri abbassiamo le difese, inciampiamo e ci facciamo male.  L'umiltà è il primo vero effetto del dono ricevuto insieme all'ammirazione per il valore degli altri.
    Bianca parla di "gioco" nell'esprimersi e mi pare il termine giusto, sia nel senso di divertimento che in quello meccanico di lasciare uno spazio giusto per agire liberamente entro i limiti necessari.
    Per esempio il "gioco" del treno avviene sulle rotaie, senza le quali non sarebbe treno e non camminerebbe.Il gioco della poesia avviene nella parola e nella ortografia-grammatica-sintassi della lingua in cui si esprime.

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  10. PS: Mi ero dimenticata di aggiungere quest'altra cosa: Bianca parla di "senso" e dice bene perché la poesia è un'esperienza personale che si trasforma in parole e non una costruzione sulle esperienze degli altri. Deve riguardarmi, toccarmi, anche ferirmi, farmi risplendere  oppure abbattermi, ma non lasciarmi inddifferente. È la mia vita che si espone cercando una corrispondenza, un'umanità consenziente, qualcuno che dica: anche per me è così.
    Avete presente il Dio di Michelangelo che tocca Adamo per dargli vita? Ecco, così.
    Comunque l'esposizione poetica del sè non è facile, ecco allora le metafore e i silenzi tra una parola e l'altra, ma anche dentro le parole. Chi legge deve essere confuso almeno un po' o lasciato nel dubbio, dico perché voglio, ma voglio anche tacere. Ecco.

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  11. sono d'accordo in assoluto con quello che scrivi.
    Ovviamente ognuno cerca di raggiungere qualcosa di suo, di diverso, di nuovo se è possibile, vuoi nel contenuto, vuoi nella forma, ma non importa neanche, in fondo….però il bello deve comunicare.

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  12. Buongiorno! Sono rimasta davvero toccata da alcune vostre espressioni uscite spontaneamente nei commenti.  Si è sentita la passione poetica. Io scrivo quello che la poesia è per me, ognuno ha un sentire e un'opinione, può essere tutto e il contrario di tutto, ciò che conta è il prodotto finale: quelle quattro parole con cui la nostra anima lascia il suo tatuaggio, l'orma del passaggio terreno.

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  13. Hai detto e condivido, c'è poco da aggiungere, tranne che detesto l'artifizio, perlomeno quello teso alla gran voglia di stupire…c'è chi lo pratica e non si rende conto che emotivamente non trasmette niente, perchè si sacrifica
    la spontaneità del sentimento  con escamotage superflui…c'è da dire che io sono estremamente avara di parole e di orpelli, credo che anche brevi versi scarni possano trasmettere l'anima, e i concetti che comunica lo scrivente.

    Bellissimo post, come sempre da te.

    un abbraccio

    frantzisca

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  14. Buongiorno, Frantzisca, ti avevo risposto ieri sera, ma il computer ha clonato il commento e non è stato possibile salvarlo, ho dovuto chiudere e rimettere in moto, stamattina aveva ricominciato, ma ho capito qual era il programma che gli dava fastidio e così l'ho chiuso perché parte da solo all'apertura e adesso pare che funzioni, speriamo. Sì, conosco la tua poesia scarna e addensata, intensa, che mi piace tanto, ma non è mai tanto magra da diventare anoressica, fluisce libera così, la trovo bella davvero.
    Il segreto di uno scrittore sta nell'equilibrio.

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