Nel periodo natalizio mi sono arrivati due preziosi libri di poesie, che voglio illustrarvi in ordine alfabetico: il primo l'ha scritto Emma Barberis, che ho conosciuto sul club poeti, e si intitola Il viaggio.
Si tratta di un viaggio sia esteriore, cronologico, attraverso la vita di figlia e di donna, che interiore. Ne esce fuori una scrittrice raffinata e una creatura sensibile fino alle delicatezze più intense.
C'è un ricordo struggente delle proprie radici e del padre, rimasto come sospeso nella sua vita in un colloquio mai portato a termine né interrotto, una forte passione per la musica, che egli le ha instillato salutandola con una canzone di Sinatra ogni volta che si separavano ed un sentimento di compartecipazione alla vita degli altri amici o conoscenti come nella poesia Il portinaio: "Renato è partito…sessantaquattro famiglie sono orfane adesso".
Questo poemetto è come "un uomo disabitato che rinasce": l'espressione è di Emma, nella poesia Gli occhi si fanno piccoli, che vi trascrivo integralmente.
Gli occhi si fanno piccoli
in questa notte dove la neve
non può coprire le stelle
Un Natale vecchio di anni
percorre la tua strada,
raccoglie scaglie di luce
intorno ad un uomo disabitato.
Poi,
gli occhi si aprono
in un mattino senza nebbia
e tu rinasci.
Il secondo volume di poesie è di Flavia Isetta, anch'essa conosciuta sul club poeti, dove ho commentato una sua poesia assolutamente ermetica, che tracimava dolore, mi è venuto di scrivere "come per la morte di una sorella". Flavia mi ha risposto con una mail tramite club nella quale mi confermava che, appunto, aveva perduto la sorella amatissima. Così siamo diventate amiche e sorelle poetiche: eravamo state riunite misteriosamente.
Vi voglio far leggere una piccola poesia pubblicata nel volumetto di Flavia, poche parole ed un'immensa vitalità doloramorosa. Sentite quale bellezza:
Con te
La gatta che miagola.
Il mio furente dolore
lasciato lì a perdersi tra strepiti inutili.
Cerco tra case i luoghi,
erranti fantasie oramai.
Agito il ventaglio per sentirti nel vento.
Poi c'è un altro verso che mi si è conficcato dentro, quel "rivestiremo insieme le nostre vecchie bambole", che conclude la poesia Nell'altra parte. Al di là della vita terrena, Flavia spera in una sopravvivenza dove riprendere l'idillio interrotto crudelmente in terra dalla malattia. Non si accenna a un Dio o a una qualsiasi fede, qui c'è semplicemente la fede nell'amore, che non può finire perché è amore. Una bellissima ampiezza universale oltre le credenze.
Altri dolori gravi emergono dalle successive poesie, come in
Padri e figli:
È il desiderio di morirti accanto
per continuare a poterti vivere.
È il desiderio di morire insieme
per non riuscire più a deluderti.
E c'è il ricordo della "giovane madre" che la chiamava perché si era fatta sera e doveva rientrare a casa. I poeti danno voce a tutti questi struggimenti della vita, gli affetti perduti, il cerchio che si deve ricomporre.
E poi, ci sono gli oggetti che su questa terra ci siamo scambiati in gesti amorosi, come quell'orologio dal quadrante sciupato. Io, invece, conservo un colino di alluminio della mamma, lo tengo sempre a vista e lo uso perché è soltanto un po' ammaccato. Lì dentro lei filtrava il latte prima di bollirlo quando io e Iole eravamo piccole. Ha tutto il sapore della vecchia vita.
Così la poesia di Emma e Flavia diventa la mia poesia e la nostra poesia è universale, in un presente che ingloba passato e futuro umani.
Domenica Luise