Mode

gattino

La poesia non va di moda in estate, come i cani
e i gatti abbandonati sull’autostrada
partendo per la meritata vacanza, il mare, miraggio inquinato. Vanno
hanno preparato abiti indecenti
con vari nomi inglesi, non capisco perché
la lingua di una nazione straniera , che non usa neanche l’euro
debba riempire il mondo, sai che penso?

Ci vuole culo
scusa la parola poco elegante. Sì, lo so,
non ho scritto nulla di male, sono tempi
di maleducazione e ben altre parolacce. I gitanti accaldati
infervorati
scattano foto coi loro rettangolini lampeggianti
sempre accesi, ma
ricevono soltanto se stessi
e contano i mi piace alla propria attività. Di creativo
poco o nulla
intanto i cani e i gatti
guardano
e respirano sempre più piano aspettando che finisca. Per la poesia
del resto, è sempre estate, giorno di abbandono
indifferenza e stupidità. Adesso
mi resta poco
fortunatamente. In eredità
vi lascio quest’ultimo miagolio.

Domenica Luise

Fotografia di Domenica Luise

Pubblicità

Attenti: sipario

Nonna Maria lavora

Un pigolio senza nessuna risposta
troppa attesa, assenze, sonni beati
e adesso faccio clic.

 Avevano tutti bisogno di una domestica gratuita
e onesta, sono donna
quindi serva (una volta le chiamavano così)
o niente. Contano zero tagliato
laurea, abilitazione, insegnamento sulla cattedra
poesia, pittura, creatività
perfino computer e blog
invece di fare l’uncinetto
come tutte quelle normali. Perché sono donna, si sa
si vede. Sono donna.

 Almeno mi fossi dedicata con più impegno alla cucina
sarei stata meno inutile. In fondo
sono donna, femmina, una volta si diceva
angelo del focolare
che apparecchia sparecchia e riapparecchia
è salato, è crudo, è scotto.

 Adesso i capelli diventano bianchi e il cuore oscuro.

 Bisogna prima morire. Non ne ho la forza, ma
questa è una cosa che si fa senza forza
e ci arrivano tutti, papi e papà
zitelle(ma non si usa più chiamarle così
come non si dice bidello né spazzino, cambiano i nomi
soltanto quelli)
e madri opulente, maschi, femmine e gay
santi (pochi) e bugiardi (quasi tutti). Nella pagella della vita
mediocre è il voto più alto.

Domenica Luise

(Fotografia di Iole Luise)

Telegiornali

Paesaggio nuvoloso saturato 3

Le lacrime di Dio dalla pelle nera
troppi Dio in incognito (maschi e femmine)
incarnato sotto specie umane, ancora
figlio in croce. E i nuovi giustizieri
scelgono chi tenere, chi respingere
e cosa farne e fin dove avere pietà.

 Chi l’ha detto?

 Acqua salata come la mia.

 La risata finta a canini scoperti si aggira dentro il monitor
parla accusa simula nasconde
e non desiste dallo scempio, il Vesuvio
è coperto di spazzatura, la scuola
strizzata dall’ignoranza e nelle tasche degli italiani
c’è rimasto il fazzoletto per piangere. Paghiamo
le tangenti al sole all’aria
e all’acqua, anche alla terra dove ci danno un posto
bontà loro.  Com’è umano lei. E zitti
o ci fanno la multa. Ma il gregge
sta riservando qualche sorpresa, gli ridiamo in faccia
e il belato corale frastorna più del ruggito solitario
per sè e i pochi adepti pronti al bacio di Giuda. Abbiamo
deposto fiducia paura e creduloneria, adesso
preferiamo il letto di chiodi, che è più comodo
della viltà.
Io la notte ho intenzione di dormire.  Mi resta
l’urlo di Munch universale. Sì, lo voglio, porgo il dito all’anello
e i polsi alle manette dell’anima.

 Apro
la bocca sdentata, l’elettrochoc
non si usa più da quando siamo diventati civili
e, come dicono tutti i matti, non sono pazza
né ubriaca né niente: questa
è la mia normalità quotidiana. La poetessa
da cuoramore e l’usignola stonata
ha raccontato una favola diversa, vera
purtroppo. Elargiamo un’offerta, basta scegliere
tra cento associazioni benefiche della pubblicità televisiva
che appaiono come i funghi dopo l’acquazzone
e togliamoci lo scrupolo, tanti poveri
una mollica per uno è un dovere,
o finiamo all’inferno e non sarà servito a niente
esserci presi l’artrosi polidistrettuale
andando e venendo dalla scuola ogni giorno
con qualunque tempo, ricordo che mettevo
due collant sotto i pantaloni
e mi alzavo presto, i gatti e i cani
mi chiamavano per strada e ci fu
il vento furioso e il calore che le cosce
si appiccicavano ai sedili dell’autobus.

 Manteniamoli tutti, è il minimo
che dobbiamo fare poiché la nostra tavola
è imbandita dopo una vita di fatica.

 Ci fu il mio primo giorno di scuola appena laureata
particolari insignificanti, grigio su grigio
non da telegiornali. Occorre
d’urgenza uno sponsor
contro la paralisi dell’anima più diffusa dell’aids.

 Chi collabora? Tutti assenti.
Ah, ah, ah.

 Ah.

Domenica Luise

(Elaborazione grafica di Domenica Luise)

La festa della donna

Arcobaleno onde astratteSilenzio, che è meglio, la donna
angelo del focolare piagato
moglie e madre esemplare o zero assoluto
buona per il letto e il lavello, che raschi
la schiena al principe azzurro
e pulisca i figli e li cresca, ma
lavori anche fuori e porti i soldi a casa. E faccia la dieta
per non ingrassare e non sprechi e non spenda né splenda, ma
imbandisca il desco tre volte al giorno.

 I parenti della moglie stiano
a casa loro nei fatti loro. Non c’è più
bisogno, hanno dato. Rimane
solo da attendere l’eredità
ancora qualche mese al subentro.

Stai zitta o litighiamo e peggio per te.
Sollazzati con l’uncinetto, lamentati, rassegnati
e pedala. Cosa ti manca?

 È stato sempre così, cara
facciamo un bel caffè. Ho già girato lo zucchero
amore, che fai
lo inghiotti da solo o ti debbo imboccare?

Domenica Luise

(File di Domenica Luise)

Femminicidio

Femminicidio 

Non chiedermi come sono morta, è stato il disamore
a succhiarmi l’acqua che piangeva sudava
e mi lavava, settanta per cento
di acqua, il pianeta azzurro continua a ruotare
prima e dopo di me, insignificante. Tante ombre
sono spine di nido all’usignola sempre
stonata inascoltata invisibile. Adesso le femmine
fumano si arrabbiano sono laureate, ma
serve comunque
o nulla per nessuno, buone
per la cucina e il letto come sempre fu.
Continuano a spogliarsi, nudo d’arte
calendari telegiornali varietà, i piedi
torturati dai tacchi a spillo e si vestono di bianco
scollacciate in chiesa nel giorno di nozze
con lunghi veli dai quali trasparire, ma non chiedermi
quando sono morta e perché. Tu
chi sei? Renditi utile, femminuccia
spolvera lo scendiletto al padrone che vigila. Possiamo sempre
sperare nell’eccezione che conferma la regola. (Continua)

Domenica Luise

Quadro di Domenica Luise, olio su tela 70 per 50.

Il dio denaro

Rosa rosa intenso

a lettera minuscola, ma sempre buono
di carta sporca. Davanti a lui
gli esseri umani si inginocchiano, si compra quasi tutto
la casa, i terreni
la villeggiatura
la moglie
l’amante, talvolta
la salute. La gioia
no.

Per causa sua le esalazioni di gas delle fabbriche
ci impediscono di respirare, bisogna
produrre e vendere
vendere e produrre. E i pesci
galleggiano morti
e il mare è carico di detriti, in suo nome
padre nostro
cresce come il calcare un desiderio di divertirsi a tutti i costi
per sfuggire a se stessi: si fatica troppo e si pensa meno
il marito sorride poco alla moglie e la moglie al marito, i vecchi
ai margini delle vite proficue, inutilizzati, se
avevo tempo stavo con mio figlio
e con la fidanzata del figlio e col cane, ma io
non ho tempo, come posso, qualche volta
invitare a pranzo mio padre vedovo?

Così
l’uomo sceglie gli amici che gli servono
e non quelli che gli sono simpatici, si fa nuovi parenti
in cambio del sangue e dei ricordi.

È la prostituzione globale nella crisi planetaria
quando si fa propaganda al tale o talaltro partito politico non
perché si è convinti, ma
per avere un posto più grosso con uno stipendio più alto
e farsi belli davanti ai parenti avidi
ai conoscenti invidiosi
al proprio fratello che, poveraccio, guadagna poco
e ha una moglie che non lavora di nuovo incinta. Intanto
è tornata la primavera. Imperterrita,
lei.

Domenica Luise

Fotografia di Domenica Luise

Esentasse

Il mondo svende i suoi poeti
che non sono niente per nessuno
né sono fatti per l’invisibilità. Essi
puntellano i secoli col fiato
e li incollano con sangue ed acqua.

Il pianeta sghignazza e soffre il solletico
ad ogni poesia vera, piange
a fiumi perché non capisce niente, l’universo
non so, forse erutta scoppi atomici
per mala digestione e catastrofi. Insomma
c’è sale a mucchi per i poeti pazzi
fuori di sè idioti fessi. Perfino nella manovra economica
hanno dimenticato di spremerli
eppure ne abbiamo a centinaia di migliaia
che tali si dicono da soli
o nessuno glielo direbbe mai.

Un euro al fisco per ogni poesia
e l’economia mondiale sarebbe salva. Tutti
guadagnerebbero tranne l’autore
perché sono opere d’ingegno, si sa
e l’ingegno non mangia.

                                                                                                                 Domenica Luise

Telegiornali

 
Le lacrime di Dio dalla pelle nera
troppi Dio in incognito (maschi e femmine)
incarnato sotto specie umane, ancora
figlio in croce. E i nuovi giustizieri
scelgono chi tenere, chi respingere
e cosa farne e fin dove avere pietà.
 
Chi l'ha detto?
 
Acqua salata come la mia.
 
La risata finta a canini scoperti si aggira dentro il monitor
parla accusa simula nasconde
e non desiste dallo scempio, il Vesuvio
è coperto di spazzatura, la scuola
strizzata dall'ignoranza e nelle tasche degli italiani
c'è rimasto il fazzoletto per piangere. Paghiamo
le tangenti al sole all'aria
e all'acqua, anche alla terra dove ci danno un posto
bontà loro.  Com'è umano lei. E zitti
o ci fanno la multa. Ma il gregge
sta riservando qualche sorpresa, gli ridiamo in faccia
e il belato corale frastorna più del ruggito solitario
per sè e i pochi adepti pronti al bacio di Giuda. Abbiamo
deposto fiducia paura e creduloneria, adesso
preferiamo il letto di chiodi, che è più comodo
della viltà.
 
Io la notte ho intenzione di dormire.  Mi resta
l'urlo di Munch universale. Sì, lo voglio, porgo il dito all'anello
e i polsi alle manette dell'anima.
 
Apro
la bocca sdentata, l'elettrochoc
non si usa più da quando siamo diventati civili
e, come dicono tutti i matti, non sono pazza
né ubriaca né niente: questa
è la mia normalità quotidiana. La poetessa
da cuoramore e l'usignola stonata
ha raccontato una favola diversa, vera
purtroppo. Elargiamo un'offerta, basta scegliere
 tra cento associazioni benefiche della pubblicità televisiva
che appaiono come i funghi dopo l'acquazzone
e togliamoci lo scrupolo, tanti poveri
una mollica per uno è un dovere,
o finiamo all'inferno e non sarà servito a niente
esserci presi l'artrosi polidistrettuale
andando e venendo dalla scuola ogni giorno
con qualunque tempo, ricordo che mettevo
due collant sotto i pantaloni
e mi alzavo presto, i gatti e i cani
mi chiamavano per strada e ci fu
il vento furioso e il calore che le cosce
si appiccicavano ai sedili dell'autobus.
 
Manteniamoli tutti, è il minimo
che dobbiamo fare poiché la nostra tavola
è imbandita tutti i giorni dopo una vita di fatica.
 
Ci fu il mio primo giorno di scuola appena laureata
particolari insignificanti, grigio su grigio
non da telegiornali. Avrei voluto fondare
una casa editrice per i poeti ignoti, occorre
d'urgenza uno sponsor
contro la paralisi dell'anima più diffusa dell'aids.
 
Chi collabora? Tutti assenti.
Ah, ah, ah.
 
Ah.
 

                                                            Domenica Luise
 
                                                               
 
 
 
 

Corto circuito

 

E solitamente
mentre le madri si lacerano l'anima
con la pietra scheggiata, reliquia
paleolitica, i mariti
vogliono stare in pace e digerire.

 
Muti e rabbiosi, a parlare
bastano le femmine
e a lamentarsi pure.

 
I sogni che furono sono stati cremati
e sparsi terra alla terra
senza ulteriori scintille pulsioni
speranze illusioni attese.

 
Due dentiere
per mordersi l'uno con l'altra.

 

Lui abita nella regione antartica
e lei nel Sahara, ma i pinguini
non mangiano datteri.

 

Ecco un matrimonio felice
più o meno.

 

Evviva le scimmie.

 

                                                         Domenica Luise

 

Alta cucina

 

Alta cucina

 

Ingredienti: una poetessa gallina vecchia
che fa buon brodo, riso
o risate quattrocento grammi
sale e pepe nero quanto basta, due cucchiai
di olio di fegato di merluzzo
carota, patata,sedano, cipolle
da affettare piangendoci dentro a volontà.

Un pizzico di cicuta o veleno di vipera.
 

Bollire, addensare in gelatina
e servire freddo come vendetta
all’indifferenza.

                                     Domenica Luise

 

                            (Fotografia di Domenica Luise)