
Mi sveglio con una poesia o prosa o quello che è in testa, però sembra poesia, stavolta l’intitolo “Il picnic dei nani”.
Giudicheranno i selvatici del club cos’ho scritto, nell’insieme ci azzeccano ed io mi diverto molto, qualche volta mi arrabbio, qualcuno pigro dice che non sa scrivere i commenti, qualche altro fa finta di non vedermi dopo essere stato commentato, stavolta lo lascio smaniare, ah, ah, ah. Sennò che gioco è?
Oppure mi scrivono, tramite club, email affettuose e congratulazioni, ma in pubblico niente, peggio per loro. Cattolica sì, cretina no: è il mio motto.
Chi mi vuole mi piglia, gli altri debbono mollare. E dire che sembro buona buona, anche i miei alunni si illudevano, eppure glielo dicevo: < Io vi boccio sorridendo >.
Bastò farlo una volta al raccomandato del preside, lo meritava in pieno. Si mise a studiare e mi disse: < Lo so che è stata lei a farmi ripetere l’anno, ma io mi sono affezionato >.
I ragazzi cercano sincerità e i poeti del club pure.
Vado a mettere i panni in lavatrice, speriamo che entrino tutti. Uffa. Odio le faccende domestiche. Sulla lavatrice c’è il sacchetto dei croccantini del gatto, lo afferro e faccio per riempire il contenitore di plastica da buttare tra i panni sporchi al posto del sapone.
Me ne accorgo in extremis e meno male.
Tra poco arrivano la sorella, il cognato e i nipoti perché li ho invitati a pranzo.
Estraggo a viva forza il sacchetto dei piselli, che si è ghiacciato e appiccicato nel congelatore, senza confonderlo né coi croccantini né con il sapone e li metto a bollire nell’acqua senza niente.
Come una ladra ritrovo due bocce di ragù pronto di una nota marca, tre ore di fatica risparmiata, lo mischio ai piselli, che così lo ammorbidiscono. Nemmeno sotto tortura confesserei quello che ho fatto. Lavo subito le bocce e le nascondo in bagno, all’ombra.
E’ scomparso uno dei coperchi con sopra scritti titolo, ditta e immagine del piatto di pasta fumante, debbo ritrovarlo sennò mio cognato se ne accorge.
La lavatrice fischia come una locomotiva, il ragù coi piselli borbotta ed io sbuccio le patate e le cipolle per farle al forno: a Giovanni e Maria Chiara piacciono salate, stracotte e appiccicate per bene. Anche ai grandi, veramente. Ogni volta che sbuccio patate mi viene l’ispirazione, stavolta è duplice: la poesia appena sveglia e il racconto a mezza mattinata. Sono le dieci e cinque, mi ricordo di prendermi i miei tre quarti di anticoagulante quotidiano, che mi fa campare. Per vivere, invece, mi occorrono la fede e la poesia, in parole povere amore.
Le patate squillano dal forno, è finita la prima mezz’ora di cottura, vado a rimestarle e vedo che ho dimenticato di metterci l’olio. Lo aggiungo filosoficamente, le rimetto dentro per altri venti minuti, dopo di che vedremo cos’ho combinato stavolta e se fanno o no la crosticina che piace a tutti noi.
In questa casa le patate vanno a sacchi.
Per secondo, quale raffinatezza, preparerò filetto ai funghetti champignon trifolati: qui quelli che vogliono affrontare la mia cucina mangiano solo champignon perché gli altri tipi di funghi non mi piacciono.
Naturalmente aprirò un sacchetto surgelato senza confonderlo coi croccantini, col sapone e nemmeno coi piselli. Una volta sola in vita mia ho ripulito i funghi freschi e ne conservo ancora il trauma.
Uffa. Il pavimento è sporchissimo, andrebbe almeno spazzato, lo farò a fine pranzo.
Meno male che arrivano sempre in ritardo, ai ragazzi la mattina piace dormire quando sono liberi e mio cognato va in campagna prima, a raccogliere le uova e fare mangiare le sue galline.
E’ un contadino mancato.
La sorella, Iole, mi consegna le uova: “ Queste sono di stamattina, queste di ieri “.
I ragazzi corrono ad assaggiare le patatine.
Il cognato annusa l’odore del ragù e afferra la pentola grande dove facciamo la pasta.
Il gatto gli ha fatto l’incontro, li ha accompagnati in casa e adesso si striscia scrupolosamente sulle gambe di ognuno, alla fine dà una ripassata anche a me. Tutti lo coccoliamo e lo chiamiamo Nocciolino perché ha le macchie e gli occhi arancioni.
Lui risponde con miagolii a modulazione di frequenza, poi resta a bocca aperta a guardarmi, come mi sento ammirata.

Conclusione: grande successo delle patate infornate senz’olio per la prima mezzora, come sono morbide, come sono buone. Non ne è rimasto niente. Abbiamo creato una nuova ricetta.
Anche il ragù con i piselli è andato bene, il filetto e gli champignon trifolati. Ci siamo dimenticati soltanto i pesciolini crudi macerati nel limone, ne assaggiamo uno per devozione io e il cognato, che li ha preparati, ne sono golosissima.
Alla fine un vinello dolce zibibbo e la torta fatta dalla sorella e dalla nipote. Signori, qua c’è gente che mangia. Concludiamo con un robusto caffé , Maria Chiara ha pietà di me e si fa la cucina, Giovanni intanto mi mette a posto il videoregistratore che ieri sera ha perduto i canali, mio cognato si fa consegnare le ricevute della farmacia da inserire nella mia dichiarazione dei redditi, la sorella osserva i capelli che sono scoloriti e pendenti e decide che andremo insieme dalla parrucchiera nei prossimi giorni, Nocciolino entra ed esce, è il padrone di casa, lui.
Domenica Luise
(Fotografie di Domenica Luise)