Una stella lontano lontano

Natale nevoso 1

Alla chiusura del forno le davano i pezzi avanzati invece di buttarli nella spazzatura, la vecchia sorrideva senza denti e ringraziava. Il garzone del bar, tutte le mattine, le preparava il cappuccino caldo d’inverno e la granita di limone in estate per una strana seduzione arguta che emanava da quella cenciosa, per quanto pulita, ma lei non accettò mai la brioche fresca che egli le offriva, ci si inzuppava il pane o la pizza della sera prima e socchiudeva gli occhi beata mormorando: buonissimo! Delizioso. Grazie, Gesù.
Non sapeva che quel ragazzo pagava di tasca propria la consumazione perché il proprietario si girasse dall’altra parte e facesse finta di non vederla.
Adesso era inverno, quasi Natale, e le era venuta un po’ di tosse. Ma io sono forte, pensò, mi bevo il caffelatte buono del bar col pane e mi sento subito meglio.
Invece il dolore nel petto aumentava.
Poi vado alla mia panchina, ho sonno.
Era diventata  piccina lei, che era stata la cicciona della famiglia, le spalle accartocciate, le dita dei piedi e delle mani storte e il fuoco nelle articolazioni. Ricordava l’elegante bastone del nonno, col pomello d’avorio, e papà e mamma, ancora insieme, quando cavalcavano ed erano belli, sani, ricchi e felici. Poi la mamma fuggì chissà dove e chissà con chi e perché e forse era colpa sua: era lampante che nessuno le voleva più bene, non il nonno, che non le rivolgeva mai la parola né le sorrideva, non il papà, che non tornava mai e nemmeno telefonava, non le sue compagne di studi, che non poteva più invitare in quella casa dove si divertivano perché era grande come un castello e si mangiava sempre e se ti portavi via un soprammobile d’argento nessuno ci faceva caso.
Ormai non sono più grassa pensò infilandosi sotto la panchina, fra stracci e giornali vecchi. Incominciò a nevicare.
Lei era dietro i vetri a guardare i fiocchi che volteggiavano, il caminetto era acceso, il nonno zitto ed era il giorno di Natale. Da quando la nuora era fuggita non aveva più fatto il presepio. Fuori qualcuno cantava i cori di sempre, che arrivavano a onde ovattate.
Una volta era la prima della classe e scriveva poesie, tutti la lodavano. Natale era un trionfo. Venivano papà e mamma a prenderla fino al collegio di lusso, in Svizzera, dove studiava.
Adesso stava sotto una panchina e aveva tutta quella stanchezza.
Qualcuno passò e buttò rapidamente una borsa di plastica bella grande proprio lì accanto, sentì che diceva: -Finalmente me ne sono liberato-, guardò con la coda dell’occhio, era una buona borsa resistente, che le sarebbe tornata utile e poi si sa, anche da vecchia la curiosità è femmina, chissà cosa c’era dentro?
Uscì dal suo posto invisibile e vide che avevano buttato un presepio completo nuovissimo e bello.
Accarezzò la Madonna, san Giuseppe e il bambino, gli angeli, i pastori con le pecore, la lavandaia, lo zampognaro e per ultima la stella, che perdeva i lustrini bianchi come quella di quando era piccola e le piaceva sempre toccarla coi ditini curiosi. Poi incominciò a fare il presepio sulla panchina e vide che aveva le mani blu, ma non le importava, suonò forte la campana della chiesa, sentì una delizia strana in corpo e anima.

Natale nevoso 2

Aprì gli occhi e vide che si trovava in un letto vero, pulitissimo e caldo, al braccio le avevano attaccato una flebo e portava un pigiama a fiori. Qualcuno mi ha trovata, pensò. Devo ringraziarli, mi hanno salvato la vita. Forse sono svenuta.
Sentì che dicevano: appena in tempo.
Girò la testa, ma non le uscì la voce per chiamare.
Entrò una ragazza vestita da pagliaccio, con un gran naso rosso e la parrucca gialla: -Ma non vedete che si è svegliata? Come si sente, signora? Ci ha fatto prendere una bella paura, per sollevarla ho dovuto chiamare le forze dell’ordine, sono la sua salvatrice, l’ho vista io lì per terra, ah, ah, ah, sono vestita così perché faccio la volontaria qui per divertire i bambini malati.
-Dall’odore di disinfettante mi accorgo che sono in ospedale e non in paradiso- rispose lei annusando intorno, tutti risero.
-Stava facendo il presepio sulla panchina sotto la neve con statuine rarissime del settecento perfettamente conservate, dove le ha prese?- le chiese uno che sembrava un carabiniere, così la vecchina gli raccontò che le avevano appena buttate, le era piaciuta la borsa e si era messa a fare il presepio come quand’era piccola e il nonno aveva il bastone col pomello d’avorio e mamma e papà cavalcavano felici e a Natale c’era un presepio grande, con la stella piena di lustrini che lei toccava sempre.
I medici, il carabiniere, le infermiere e la ragazza vestita da pagliaccio si guardarono perplessi: poverina, vaneggiava.
Il carabiniere disse: -Lo sa che quelle statuine valgono un patrimonio? Adesso lei è ricca.
-Allora posso donare il presepio alla nostra chiesetta perché tutti lo vedano?- chiese la vecchia signora pensando di tornare alla panchina e ai suoi stracci per quel poco che le restava, ma:
-E noi l’ospiteremo- le rispose il prete subito accorso, -la cureremo e vivrà nella nostra famiglia. Qual è il suo nome?

Domenica Luise

(Presepio con neve di
cotone fatto da Domenica Luise nell’anno 2015, fotografie e computergrafica di Domenica Luise)

24 pensieri su “Una stella lontano lontano

  1. Tenerezza infinita…
    Dovevo leggere questo per ricordarmi che è quasi Natale, per sbirciare un po’ più oltre il dolore e trovarvi la tenerezza.
    Grazie preziosissima amica di penna (una volta si diceva così, vero?)…
    Un caloroso abbraccio.
    brigi.

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    • Sì, cara Brigida, ma la tastiera è uguale, contano l’affetto e questo darsi speranza vicendevole malgrado tutto perché il bene esiste spesso in sordina mentre il male appare come un gigante. Che tu trascorra un Natale pieno di novità belle soprattutto interiori. Ricambio l’abbraccio e spero di riprendere al più presto le forze, intanto mangio disperatamente…

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  2. Qual è il tuo nome?…Il tuo tenerissimo racconto sembra finire con la risposta …Domenica…!!
    Sei tu la dolcissima donna della favola…tu che ancora ci dai speranza. Buonanotte mia cara…Stammi bene!! ❤
    Rosetta

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    • Hai capito bene, Rosetta, e questi vostri commenti mi hanno tanto commossa. Quando un essere umano si sente annientato dall’età, dalla malattia e dagli eventi nei quali si trova incastrato, proprio in extremis arriva sempre una luce a rendere splendido il grigiore così come nascono i fiori nelle paludi o le farfalle dai vermi. La terra ha abbastanza energia per vivere e riprendersi con tutti i suoi abitanti. Ti auguro un Natale radioso e ti abbraccio.

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    • Grazie e benvenuta, Mirella, ho voluto pensare a coloro ai quali nessuno pensa, agli scarti della società, e ce ne sono tanti, ed ai buoni che non mancano. È Natale, non dimentichiamoci che l’onestà e l’amore esistono e offuscano tante miserie. Ti abbraccio con tanti auguri.

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  3. Mimma, la dolcezza del tuo cuore si riversa nei tuoi meravigliosi racconti! Mi ha commossa profondamente, questa storia. E l’ho presa e ripubblicata anche sul mio blog Versi in volo. Così spero che anche attraverso il mio piccolo gesto, questo racconto straordinario raggiunga il cuore di tante altre persone.
    Ti abbraccio e ti auguro un sereno Natale!
    Danila

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    • Ti ringrazio, Danila, è Natale e abbiamo bisogno di credere nelle favole: non tutti sono disonesti, ladri e assassini, ci sono anche i buoni, magari travestiti da pagliaccio o carabiniere. Felicissime feste e un abbraccio sempre paradisiaco. Soltanto l’amore è paradiso per tutte le fedi o non fedi.

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    • Pensa che volevo appoggiarlo lì solo momentaneamente in attesa di sostituirlo coi pastorelli grandi, e invece è rimasto lui, con la sua neve di cotone e l’alberello accanto in uno spazio che, per le sue dimensioni, è grande… Nel grigiore splende una luce per tutti quelli che la vogliono e la fede o non fede diventa secondaria, conta la capacità del cuore di aprirsi all’amore. Possiamo farcela. Auguri a te, cara.

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  4. Che bella storia, Mimma, bella e tenera, ma soprattutto ricca di umanità. E’ triste terminare la vita da soli e in miseria, è triste e purtroppo accade, ma il Signore offre un’opportunità. Vorrei che tante persone sole possano trascorrere il natale e non solo, ricevendo comprensione e affetto.
    Un caro abbraccio
    annamaria

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    • Sì, perché il Natale avviene tutti i giorni, cara annamaria, ed in fondo tutti siamo soli e forse più riempiamo le nostre giornate di musica nelle orecchie e di smartphone più siamo soli. In tutto questo, tuttavia, possiamo scegliere gli spazi della verità con noi stessi e con gli altri ricominciando a parlarci anziché zampettare sempre sugli attrezzi tecnologici. Auguri di un Natale felice tutti i giorni.

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