I misteri dell’Ermetismo: solitudine e fede

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È una poesia interrotta perché l’essere umano è interrotto tra cielo e terra, spirito e carne, ed il punto di rottura ne è l’immensa solitudine, tragedia ben conosciuta dell’uomo e contemporaneamente delizia dove egli si incontra con Dio, NON senza veli, che sulla terra non avviene, ma attraverso i mezzi mistici, ossia misteriosi: immaginazioni, intuizioni e sapienze, barlumi di scienza spirituale e poesia, che non sono conformi agli studi compiuti perché  di gran lunga superiori. Lo studio legge, annota, assembla, razionalizza, deduce e sintetizza nel suo modo migliore, al peggio scopiazza qui o lì, cita e non sa concludere, ma non può esistere una deduzione dal nulla, se c’è è irrazionale e rientra nel campo della fede anche se l’autore, come molti poeti, si proclama ateo.
Questo ateismo sincero talora non è una sfida, ma un modo di rigettare le scempiaggini (usi, costumi, direi folclore) presenti nelle diverse religioni: la gente si è stufata, ormai è cosciente che tra i devoti esistono poche eccezioni nel campo mentre magari prima pensava che fossero tutti integerrimi tranne qualche indegno. Questo è lo scandalo dato “ai piccoli che credono in me” di cui parla Gesù nel vangelo, anche se alcuni sono bambini e innocenti cresciuti. Poi c’è l’ateismo di comodo, che è più falso: non credo in niente, quindi faccio quello che mi pare, donne, soldi e prepotenza.
Parlo di fede perché è quello il punto nevralgico umano al di sotto della solitudine. Senza solitudine, e quindi nudità, non c’è incontro profondo tra l’uomo e Dio e nemmeno poesia profonda. In quanto alle formalità esteriori religiose valgono quanto le figure retoriche, le rime, il numero delle sillabe e gli accenti in poesia: non ne sono l’essenza.

Domenica Luise

Elaborazione grafica di Domenica Luise

9 pensieri su “I misteri dell’Ermetismo: solitudine e fede

  1. Argomento profondo, di grande spessore. L’uomo è in continuo conflitto con se stesso, rinnega una Forza superiore e al contempo la cerca. La fede quella vera che si raggiunge mediante un processo interiore è qualcosa di sublime; vi sono i tentennamenti: in quanto esseri umani la carne ha il sopravvento, ma tornare sui propri passi vuol dire aver compreso che lo spirito è poesia, eternità.
    Buona serata, splendido post.
    un abbraccio
    annamaria

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    • Se l’uomo non vivesse nel dubbio non sarebbe umano né umile, perderebbe una profonda parte di sè. Siamo stufi di tanti maestri che sanno tutto, anche quello che dovremmo pensare e fare per onorarli, ma alla fine quasi tutti cercano denaro sotto qualsiasi forma. Tra di loro, tuttavia e raramente, se ne trova qualcuno sincero, convinto che tutto il resto del mondo sia in errore e lui soltanto abbia la verità assoluta.
      Tu dici bene: lo spirito è poesia, eternità alla quale i poeti o aspiranti tali o artisti tentano, quasi sempre vanamente e senza toccare il bersaglio, di avvicinarsi. Riconosciamo la nostra insufficienza: è il primo passo per tentare un colloquio con noi stessi, con gli altri, con l’universo. Altrimenti continueremo a zampettare nello stagno o pozzanghera che sia dove, per un attimo, si è riflesso il cielo.

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  2. “Senza solitudine, e quindi nudità, non c’è incontro profondo tra l’uomo e Dio e nemmeno poesia profonda.”

    Io sostituirei Dio con divino o trascendente poi la frase mi calzerebbe perfettamente. E non è orgoglio ma solo onestà nei confronti di me stessa. E’ così difficile dire cosa abbiamo provato in certi momenti che tentiamo di farlo con cento e cento poesie e non ci riusciamo mai pienamente. Hai ragione: restiamo interrotti tra cielo e terra, tra carne e spirito, salvo per quelle brevi illuminazioni da cui a volte scaturisce la poesia.
    Post denso di idee stimolanti, nella sua semplicità.
    Buonanotte Mimma
    franca

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    • È proprio quello che fanno i poeti, cara Franca, ma senza infinito non esiste poesia…e infinito assoluto è soltanto Dio, l’universo intorno e dentro di noi è un infinito che inizia, resta in perenne trasformazione, muore, rinasce, cambia, sorprende: è un infinito relativo poiché nessuno, finora, ha intuito una qualsiasi causa prima sicura malgrado le ultime conoscenze attuali. E se guardiamo come siamo fatti noi stessi nell’interiore, alla fine dobbiamo ammettere che ci capiamo così poco da essere nulla e non ci conosciamo. Cinquant’anni fa non si supponeva che Saturno avesse così tanti anelli, oggi sappiamo qualcosina in più di tanto mistero che ci circonda. Tra cinquant’anni, se la smetteremo di scannarci per soldi e interessi miserabili, come sarà questa umanità?
      Dici bene, Franca, questo post è semplice, ma talmente semplice da diventare incomprensibile. Strana cosa, che dovrebbe essere il nucleo della poesia moderna, senza orpelli e oscurità premeditate a tavolino, e comunque ben diverso dal semplicismo.

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  3. Una bellissima riflessione sulla vita, direi, sulla nostra esistenza, così bella e così complicata. Un approfondimento sulla solitudine di ciascuno di noi, sulla fede, sui personalissimi modi di credere in qualcosa, che poi è un grande bisogno di spiritualità, senza la quale niente sembra avere senso.
    Quel che disorienta è il vedere troppe persone che si professano credenti non manifestare quella coerenza che ci si aspetta da loro, quanti pregiudizi, mancanza di comprensione, intransigenza che non porta a niente, se non ad allontanarci sempre di più dagli altri… Non è una fede, qualunque essa sia a spingerci verso gli altri, a me pare, ma il bisogno di interagire con i nostri simili, di dare e, perché no, anche di avere, in termini di affetto, di aiuto, di condivisione. Se questo non avviene, siamo sempre più soli, più aridi e, di conseguenza, più egoisti.
    Grazie, Mimma.
    Piera

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    • Nella mia vita una cosa non ho mai capito: la Madonna è una, onorata con migliaia di titoli e di storielle: la statua o il quadro apparsi solitamente sulle spiagge o la casetta dove nasce Gesù che vola a dritta e a manca o i capelli di santa Rita sciorinati come tali ai pellegrini oppure chiodi della croce in buon numero qui o lì, per me questo è folclore, no fede. E credimi, andiamo verso la superstizione vera e propria, non stupiamoci, allora, se la gente, specialmente dopo tutti gli scandali vergognosi di pubblico dominio, si stia allontanando da questo devozionismo, i poeti sono in prima fila a cercare verità, non la conoscenza assoluta, che non è di questa terra, ma almeno una dignità del dubbio e il diritto di esprimersi. Poi questo Dio, comunque io voglia e possa chiamarlo, mi risponde sempre appena sono sincera mentre i bugiardi non hanno possibilità alcuna. Abbiamo bisogno degli altri e viceversa: il cammino è storico. Gli egoisti dovrebbero riflettere.

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  4. Un post bellissimo che centra il problema della religiosità meglio di tanti saggi teologici e che fa meglio comprendere il profondo dissidio esistente tra l’essere umano incatenato alla terra e il Divino che ci trascende, ci sovrasta e, nello stesso tempo, ci chiude in un caldo abbraccio!

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