Sottintesa

dal solco la vita.

Palloncino astratto 3

 Adesso il sudore
e l’acqua umana sulle rocce
dove bevono i trasparenti. Di loro
resta un sapore e quante cose
piccole e grandi osammo dirci
così nudi, noi
ed eterni. Mezzanotte, ma
l’anno nuovo è già arrivato.

 Atomi e quark stellari
e scoppiettii. Fragranze.

 Vedo i tuoi piedi accanto al mio ruscello, ma
squilla subito il telefonino
ed a me non rispondi oltre. Resto
così
in poesia, fra le ombre.

 Domenica Luise

(Rielaborazione grafica di Domenica Luise)

22 pensieri su “Sottintesa

  1. Bella! mi ricorda la favola “Il lupo e l’agnello”!
    ma tant’è! nel mondo c’è posto per gli uni e per gli altri, anche se non bisogna dare ai lupi la soddisfazione di poter bere alla stessa fonte, allo stesso limpido ruscello.
    Forse la mia interpretazione è fuorviante rispetto a quanto tu volevi esprimere, ma senza alcuna riflessione mi ha suscitato questa emozione che ti ho comunicato.
    Ciao
    Carmen

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    • Cara Carmen, nella poesia odierna non esiste più nulla di fuorviante, l’interiorizzazione è personale e può anche essere il contrario di quello che voleva dire l’autore, è comunque arricchente, propone un’altra sfumatura o realtà o gioia o dolore o risata o quello che è. Perfino il sarcasmo può diventare poesia, con le sue invettive, e piglia luce da quella fondamentale allegria vitale che caratterizza il poeta. Una cosa, tuttavia, reputo importante e lo è almeno per me: nel momento in cui scrive l’autore deve sapere quello che intende dire, magari all’ingrosso, ed avere quella strana voglia di dirsi, dire e lasciarsi. Passa un respiro tra il quaderno, la tastiera e la mente, e già quello promuove quanto si scriverà. La composizione (io la facevo da bambina) è sorpassata felicemente. In quanto ai lupi di cui tu parli, non possono bere quest’acqua dei più grandi segreti, non li disseta. Sono incompatibili, qui non si tratta di separare la pancia dallo spirito, in poesia non ci sono separazioni né dispregi dell’altro, c’è soltanto una pienezza. Anche quando ti dicono che hai scritto un’accozzaglia di parole ti viene da ridere, alla fine, una volta superate le ferite iniziali, quando te la pigliavi, hai trovato il filo di Arianna di te stessa. Non è poco. Guardi, impari, vivi. Lo trovo magnifico.

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    • Hai proprio colto una sfumatura intensa, carissima Chiara, del resto non è nulla di nuovo: una semplice realtà dei rapporti umani, allora si rimane “sottintesi”, quante volte nemmeno i figli e i padri si capiscono, poi basta un nulla a dissolvere le ombre. Ricambio l’abbraccio.

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  2. …lambìta ma non violata dall’altrui pensiero, quelle onde rinfrescano friccicose i piedi nudi dell’anima. Ho letto e riletto questa poesia, molto in linea col mio modo di scrivere, con in sottofondo la colonna sonora del maestro Morricone – The mission –
    Le parole hanno preso una vita ed un movimento indipendente dai miei pensieri.
    Essendomi riappropriata finalmente di un pc vero ed anche dei miei sensi per intero (il virus influenzale sembra archiviato), che piacere trovare queste tue parole. Il movimento delle parole invita ad un fluire di pensieri piacevoli.
    Grazie dolce Mimma ed alla prossima.
    Brigida.

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  3. Restare qui, in questo mondo terreno, in poesia, fra le ombre, non è da poco. Diciamo che è un dono, un dono che continuiamo a ricevere da Colui che sentiamo vicino, ma anche un dono che ci siamo guadagnati da noi stessi, strada facendo.
    Un caro saluto
    Marirò

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