Dove va la poesia? Test di Renzo Montagnoli

onda poetica

L’amico Renzo Montagnoli, che con News Arteinsieme riunisce e propone prosatori e poeti antichi e nuovi compiendo un lavoro magnifico, tempo fa mi invitò a rispondere ad un proprio test sulla poesia, che ho riletto nell’insonnia notturna, ho pensato di pubblicarlo qui così come lui ha posto le domande ed io ho detto quello che penso. Se volete e avete cose da dire siete i benvenuti sempre.

 1) Da sempre cenerentola quanto a mercato, se raffrontata con la narrativa, la poesia tuttavia più che la prosa mostra nel tempo più frequenti evoluzioni, per quanto, a mio parere, in questo inizio di secolo stia segnando il passo. Non mi pare, infatti, di vedere qualche cosa di realmente nuovo, se non riproposizioni, più o meno riuscite, di varianti dell’ermetismo.
Concordi con questa opinione? In caso contrario, esprimi liberamente il tuo pensiero, suffragandolo con elementi di giudizio.

 Non mi pare che in questo inizio di secolo la poesia stia segnando il passo, semplicemente è mescolata con troppa zavorra e quindi non si distingue la pepita, che resta sommersa.
A moltissime persone piace scrivere poesie, un’andata a capo a casaccio, due gabbiani e un tramonto, un tono nebuloso telegrafico, due o tre paroloni, un po’ di versi sconclusionati ed è fatta.
Chi legge non capisce niente e chi scrive nemmeno. Metrica e rima non ci sono più, qualunque diplomato col sei in italiano e nessuna voglia di leggere si può scoprire poeta.
Le varianti dell’Ermetismo sono ormai inevitabili e, per me, ci troviamo appena agli inizi perché l’Ermetismo è il mistero interno umano ancora e sempre inesplorato. Le parole terrene che dicono la nostra storia esprimono barlumi di una realtà vastissima, tuttavia è sbagliato l’approccio volutamente oscuro, il linguaggio irto di difficoltà premeditate, l’esibizionismo del proprio sapere o di una semplicità forzata, anche il rifiuto del sentimento, chi osa oggi scrivere la parola amore?
Qualcosa di nuovo in poesia ancora non c’è, ma forse non è nemmeno richiesto. In pochi autori viventi, navigando su internet, vedo eccellenza espressiva: è il massimo che riscontro. Siamo nel momento del big bang ermetico, gli autori hanno letto, studiato, amato la parola e adesso tentano di dire l’animo umano storico e personale.
A meno che non vogliamo considerare novità la liberazione a tutto campo delle parolacce in poesia: nessuno le proibisce col necessario equilibrio e intelligenza, ma solitamente mancano l’uno e l’altra, c’è la voglia di farsi notare, quella sì: spiccatissima e grave limitazione di questi tempi strani.
Bisogna lasciare sedimentare la zavorra per assaggiare il liquore soave, che rinvigorisce l’anima, le cose nuove arrivano pure, ma a piccoli passi.
L’eliminazione di metrica e rima ha condotto al verso libero: sono caduti corpetti soffocanti, crinoline e abiti a sbuffo che non passavano dalle porte, ringraziamone il cielo, ma non approfittiamone per scrivere schifezze indecenti con la scusa della libertà. Se l’autore è ignorante in grammatica e sintassi si vede subito lo stesso.

 2) Posto che è improponibile un ritorno alla poesia con una metrica rigida e che quindi il verso libero, oppure solo apparentemente tale, ha ormai consolidato il suo primato, sei dell’opinione che una poesia debba sempre avere una sua struttura equilibrata e armonica, ciò al fine anche di differenziarla dalla prosa?

 Quando ho studiato i poeti greci, c’erano anche i versi liberi identici a quelli nostri, ma erano divinamente semplici e armoniosi perché quella gente antica ancora non usava tante figure retoriche e stranezze: non è stato l’Ermetismo a inventare il verso libero.
Io lo trovo bellissimo: semplicemente la facciata della casa è pronta e sono stati eliminati i ponti di legno perché non servono più.
L’armonia poetica non è data dalle rime e dalle sillabe né dagli accenti forti al posto giusto, ci vuol altro, ma la sola musicalità del verso non basta. In quanto agli artifici dello stile, giocare un po’ fa parte del divertimento, ma non debbono mai sovrastare sull’animo.
A me non interessa differenziare di proposito la poesia dalla prosa, che è soltanto meno concentrata della poesia. Ho scritto poesie più distese e poesie più sintetiche, alcune più vicine alla prosa altre meno, seguo la voglia interna e non permetto all’artificio inevitabile di fagocitare l’arte e la limpidezza del dire: per me la poesia deve rimanere equilibrata ed armonica, con qualche stridio eccezionale perché non si parla soltanto a bassa voce, talora si grida e si perde la compostezza.

 3) Ci sono tanti temi che la poesia affronta e svolge, ma oggi, secondo te, di che dovrebbe trattare soprattutto, e perché?

 Per me la poesia esprime l’essere umano in quel momento storico, il corpo e l’anima, non il vestito. Lo stile matura e talora marcisce, ma la pesca è sempre lei, malgrado i suoi vari gusti di fruttificazione. I temi della poesia sono universali e senza tempo: amor, dolore, gioco.

 4) Quale sarà, a tuo parere, il futuro prossimo della poesia?

Difficile o impossibile dire quale potrà essere il futuro prossimo della poesia. Intanto, per fare buona poesia, occorre liberarsi di molti limiti: via la superbia del successo ottenuto , ma anche l’avvilimento di essere ignorati dalle persone più vicine, il poeta è un profeta inascoltato quasi sempre, occorre accettarlo. Via l’invidia del dono altrui, riconosciamo sinceramente il talento. Via lo scavare nelle opere degli altri per trarne spunto scimmiottando, è in se stessi che occorre scavare. L’essere umano si cerca per lasciarsi in testamento ad altri esseri umani, che faranno lo stesso. È questo il futuro, ma anche presente e passato di tutta la poesia.

 Domenica Luise

(Elaborazione grafica di Domenica Luise)

44 pensieri su “Dove va la poesia? Test di Renzo Montagnoli

  1. Perché chiunque si interessi di poesia ritiene che sia “improponibile un ritorno alla poesia con una metrica rigida”?

    Questa cosa non l’ho mai capita.
    Certo, scrivere senza regole è più facile, ma non è proprio questo il motivo che sta svilendo la poesia stessa? Il fatto che chiunque si senta capace? Usando l’etichetta “verso libero” scrivono delle scempiaggini che nemmeno sono dei veri versi (un verso, per essere tale, soggiace a delle regole, no? Lunghezza, accenti…) ma solamente delle “righe”.
    Chi per primo ha cominciato a usare una struttura libera era ben capace di usare le forme fisse e “rigide”, questo lo dimenticano in troppi. L’uso del verso libero era, per loro, una scelta, e non un rifugio per la loro incapacità.

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    • Benvenuto. La libertà di scelta , in poesia, è fondamentale e si possono scrivere buone poesie, e talora capolavori, sia nel modo classico che con versi liberi, ma…
      In entrambe le scelte ci sono gravi limiti: la metrica rigida costringe a soffocare il proprio dire a favore della forma mentre il verso libero scade facilmente nell’improvvisazione maldestra e piuttosto insopportabile. E sono difficilissime entrambe le scelte, che quindi non si possono fare per dimostrare a tutti quanto siamo bravi oppure per sorprendere con le nostre stranezze. Pensiamo alla danza classica e moderna, nessuno dei due tipi è più facile. In realtà il verso libero sembra soltanto più accessibile mentre invece esige un vero logorio mentale. Per me dobbiamo abituarci a non considerare i tipi di poesia in contrasto, ma in armonia. È la stessa cosa se preferisco la pittura astratta oppure quella figurativa, l’una non è migliore dell’altra né più facile, ma tu dici bene: debbo prima conoscere la metrica (io sono fortunata: al liceo ho avuto un professore di latino e greco geniale, che ci ha fatto studiare minutamente tutta la metrica, eccezioni comprese, noi sapevamo declamarla come gli antichi e ci sembrava normale). Quando avrò sudato sulla poesia altrui e ne sarò affascinata, potrò cercare una poesia “mia” e continuare a cercarla in tutta la vita senza arrivare a un traguardo. Perché il traguardo non è il successo, le recensioni, le citazioni, gli applausi e le prestigiose pubblicazioni, ma ben altro. Il successo è che la mia poesia cresce e mi possiede, come una creatura viva, in un continuo sapere e vedere oltre dentro e fuori se stessi.

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      • Grazie della risposta.
        Capisco e accetto la tua posizione, soprattutto perché la risposta è misurata ed equilibrata. E comprendo anche le tue motivazioni.
        Io, d’altra parte, ho scelto di esprimermi in forme fisse perché per me costituisce una sfida, e perché per me la poesia è ricerca di equilibiro tra forma e sostanza.
        Riuscire a esprimere un’idea, un concetto o un pensiero, piegando la lingua alle regole, pur mantenendo una forte espressività, è per me il massimo risultato per un poeta, nonché l’unico che dia soddisfazione.
        Non disprezzo i versi liberi, anzi, li uso anche, ma raramente e sempre con parsimonia. Credo sia una mia forma di reazione alla proliferazione di scrivaioli.

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        • Intanto io ti commentavo sul tuo blog, per adesso ho letto le ultime due poesie e ti sembrerà strano, ma sono belle entrambe in maniere diverse, belle e di valore. Puoi scrivere come ti pare, secondo me, anche mischiando versi liberi e metrica classica. Non c’è contrasto, ma certo, se uno non sa fare un tratteggio dritto non può ammannire linee storte perché è libero. Anche la tua risposta è equilibrata, segno di una persona che sa andare verso l’altro. Grazie. Sì, lo penso anch’io: la tua è una giusta reazione alla proliferazione di scribacchini, ma cosa te ne importa? Tu vivi la tua poesia come meglio ti piace e goditela. Anche le mie poesie spesso disorientano, le scarnifico. E le chiamo poesie perché non ho altro nome se non questo così solenne.

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  2. Ho letto l’intervista con grande interesse perché permette di approfondire meglio sia il valore della poesia che il suo scopo.
    Domande precise e risposte pertinenti. Avete trattato temi molto importanti, una riflessione che fa bene anche a chi legge.
    Grazie, Mimma.
    Ciao.
    Piera

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    • Grazie a te, Piera, per la tua presenza qui e per le tue parole. In realtà sulla poesia ognuno di noi dice qualche balbettio, ma quello che arriviamo a capire è così poco da essere niente. Ogni piccolo passo avanti esige uno studio implacabile (matto e disperatissimo, scriveva il Leopardi). Ogni forma di arte è così. Talora penso ai quadri figurativi di De Chirico e alla sua fase successiva, inquietante e affascinante, dove interiorizza quello che prima ha detto nel puramente figurativo. Cosa importa se è poesia rigidamente scandita dalla metrica oppure l’annodarsi felice e imprevisto di parole libere salite dal nostro profondo? Però debbo sapere scrivere bene nella lingua in cui mi esprimo, senza barare. L’ignoranza non è ammissibile.

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  3. A parte che il mancato ricorso alla metrica classica non vuol dire che il poeta non debba utilizzare una metrica personale, ma, attenzione: in passato il ricorso alla canonica metrica era necessario perché le poesie si tramandavano oralmente, ma ormai è da parecchio tempo che la gente sa leggere e ha gli strumenti necessari. Tanti autori famosi non si avvalgono della metrica classica: Pasolini, Merini, Gatto, Ungaretti, Montale, eppure non sono dei brocchi, perché riescono a esprimere altissimi concetti in forma armonica e cioè in poesia. Che poi esistanto tanti scrittori di poesie di modesta levatura é vero, ma lo sono indipendentemente dal fatto che ricorrano o meno alla metrica. Al mio paese c’è uno che scrive dei perfetti sonetti che una volta letti si preferisce dimenticare.

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    • Grazie, Renzo, il tuo commento fa centro nel concetto principale: una poesia raggiunge l’eccellenza indipendentemente dalla metrica o non metrica in cui è scritta. Gli autori che nomini si possono citare nel tempo ognuno per il proprio valore poetico personale e per come si sono lasciati in testamento ai posteri in parole preziose e, talora, indimenticabili. Vale la pena studiare intensamente la poesia che ci precede e tentare di scriverla creando.

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  4. Che bello questo post, questo invito a riflettere sulla Poesia, esigenza umana. Perchè l’uomo ha sempre avuto il bisogno di fissare con le parole ciò che lo colpisce, nel bene e nel male, nel dolce, nell’amaro, per nominare più a fondo, per averne memoria. Parole poetiche: un po’ come quando ti innamori e subito cerchi un nomignolo affettuoso per chiamare quella persona, una parola poetica capace di esprimere un tuo sentimento, una tua emozione.
    Che un po’ tutti scrivano versi, che cioè sentano l’ esigenza di fissare la realtà per metterla a fuoco attraverso le parole poetiche , è una cosa carina, dolce, significativa, direi quasi bella. E qui mi fermo perchè entro in un campo che non conosco, non mio. Eppure è un campo che mi attira, quale lettrice, perchè è bello leggere la Poesia, fatta di parole speciali, che cantano e che riescono a parlarmi, a scuotermi, ad emozionarmi. Scriverla, scrivere una Poesia, penso sia per un Poeta un entusiasmante Inferno di Libertà e Tecnica.

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  5. I poeti, quando sono veri, sono anche coscienti di tutto quello che non sono. Non sanno tutta la poesia, quella famosa e quella sommersa, nessuno al mondo può conoscerla perché non è nelle capacità umane terrene. Hanno capito poche cose e sempre le ripetono tentando di dirle, ma anche quelle poche cose gli sfuggono, si dilatano, li sorprendono, li sospingono ad altri piani lontanamente intuiti e mai raggiungibili. Così il tuo commento mi tocca non poco per l’umiltà. È importante capire l’enormità della poesia, che è l’essere umano perché dagli esseri umani è fatta (poieo, in greco, vuol dire fare). Ci possiede senza essere posseduta, è lei che ci fa.
    Il tuo commento si conclude con una fiondata che raggiunge in pieno il bersaglio: “penso che la poesia sia per un poeta un entusiasmante inferno di libertà e tecnica”.
    In due parole hai detto il concetto cardine della poesia moderna. Altro che improvvisatori. Il quadro astratto viene anch’esso dalle conoscenze tecniche o non viene e così la scultura, la danza, e pensiamo all’architettura: senza conoscenza tecnica non starebbe in piedi.
    Ora il problema è che una poesia non è una basilica, si può credere mille volte di scrivere poesia e più lo credi meno ci arrivi.

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    • Già. Una piroetta di Carla Fracci, un avvitamento di Bolle: alla grazia innata si associano anni e anni di studio, di prove, di fatiche per arrivare a un momento di incanto. Così la Poesia.
      Continuo un attimo nel campo che mi è un po’ più vicino, quello di lettrice. Riconoscere e comprendere la Poesia: oggi è sempre più difficile. Siamo tutti più istruiti, eppure… Colpa del testo? del poeta? dell’ermetismo? Forse, ma anche colpa di chi legge, della fretta che abbiamo di interpretare, comprendere, capire. Non sappiamo attendere che quelle parole ci parlino, ci dicano della vita, la nostra, non quella del poeta.
      Mi è accaduto poche ore fa con la lettura di una poesia di Donatella Pezzino, un’amica blogger di wp. Ho dovuto leggere più volte i suoi brevi versi, ripetere le parole una ad una, a bassa voce, predispormi alla lentezza perchè la sua poesia potesse parlarmi, rivelandosi in intensità, e conquistarmi.
      Quindi, Cara Mimma, ti chiedi dove stia andando la poesia. Coi suoi giusti elementi, va verso altri esseri umani che devono sapersi disporre ad accoglierla.
      Lieta serata,
      marirò

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      • Sì, è proprio in questo modo, andiamo gli uni verso gli altri e la poesia ne è il sorriso che si ferma in parole. È anche vero che oggi siamo tutti più istruiti, ma in questo modo di “sapere” c’è troppa superficialità e disamore verso il sacrificio che esige uno studio vero. Come tu dici la poesia di oggi esige attenzione, tempo, voglia, non basta una lettura affrettata. A parte la vocazione poetica che molti non sentono. Ed è incomprensibile nel suo profondo perché ogni essere umano lo è. Poi, da Pascoli in poi, diventa sempre più oscura fino all’artificio costruito, questo è anche vero, e sbaglierebbe chi credesse che oggi sia una poesia fuori dai canoni. I canoni ci sono e come, piace la brevità a freccia, il nuovo che, se non è forzato, mi sta benissimo, la sintesi, a me piace pure la mescolanza e il passaggio improvviso da un argomento ad un altro che non sembra nemmeno sufficientemente correlato (i voli pindarici: non abbiamo inventato nulla). Questa moderna è una gran bella poesia, ci vuole coraggio a leggerla e, soprattutto, a scriverla, ma chi scrive non può farne a meno, ne è preso, come tu ben sai, ne siamo “fatti “.

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    • Ed io avevo notato i tuoi numerosi “mi piace ” e desiderato di mettermi in contatto con te. Punto primo: si può scrivere qualche sciocchezza, non sempre sciocchezze, e quando capita si crea una conversazione con chi legge, questo è fruttuoso. Guarda in che modo i nostri politici procedono tramite errori e faccia tosta, talora tostissima, alla fine, litigando e anche offendendosi oltre misura a vicenda, perché proprio tu, fra tanta umanità, dovresti addirittura evitare di intervenire con la tua opinione sincera sul concetto di poesia? Invece io reputo che abbia in te molte cose preziose da comunicare. Piuttosto pensa a cosa o chi possa averti ferita talmente da farti rinchiudere, identifica l’origine della tua autodifesa e allontanala per sempre dal tuo orizzonte, non ci pensare più. Normalmente devi cercare fra le incomprensioni coi genitori oppure una ferita d’amore. All’inizio la presa di coscienza potrebbe farti male, ma poi te ne potrai liberare. Io sono qui, ricorda che ci sono, anche se acciaccata e fragilina. Mi occupo quotidianamente di questo blog, che è quello principale.

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      • Carissima, ci conosciamo già da tempo (da quando ero infranotturna..) ed ho sempre continuato a seguire il tuo blog. Se preferisco non commentare più, non posso che imputare a me stessa le cause di questa decisione. O forse è meglio definirlo “provvedimento”. I “cambi di identità” – e blog – infatti sono proprio legati al mio sentirmi male dopo aver pasticciato con commenti poco comprensibili (a causa della mia mania per la sintesi) e apparentemente, forse, “aggressivi”. Qua su wordpress per fortuna ci sono i “mi piace” che permettono di far capire che si è passati e si è apprezzato il post. Chi è causa del suo mal pianga se stesso, come si suol dire.
        Ma hai ragione, dalle esperienze si può sempre imparare: ad esempio a trovare un tono misurato e giusto. Consonante.
        Quello della poesia è un argomento sterminato che si presta a dibattiti e discussioni avvincenti. Assistervi è un piacere. Siete talmente bravi e preparati, cosa potrei aggiungere io?
        Tesoro, ho visto dalle foto che hai postato che sei un po’ fragilina, come dici tu. Ma sempre bella!! E brava. E creativa.
        Un abbraccio grandissimo
        Eli

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        • Avrei dovuto capire che potevi essere solo tu, ma del resto il nome è uguale qui e lì. Pigliati tutto il tempo che ti serve e ricorda sempre che gli altri possono sbagliare nel contattarci in maniera maldestra e che tutti sbagliamo. Coraggio, dunque. Ciao, rosa che di notte non si vede, ma se ne sente il profumo selvatico. Ti stimo moltissimo.

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  6. Questo post è interessantissimo. commenti compresi. a proposito di metrica, sto addentrandomi da poco nello (affascinante) studio degli Haiku…
    Per la mia brevissima esperienza nella poesia (a fronte dei trent’anni di scrittura in prosa, sono appena due che mi vedono annaspare nella poesia), preferisco procedere a gradi. E’ quindi un vero piacere attingere dalle vostre diverse esperienze.
    Grazie, carissima Mimma, per questi autentici doni.

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    • Grazie a te, cara bicicci, per questo commento e le parole incoraggianti. La poesia umana è sterminata e più ti addentri più vedi di non sapere, soprattutto intuisci un oltre misterioso, al di là delle proprie forze cerebrali e razionali, appena sfiorato dalle più felici intuizioni dell’umanità. Sì, deliziati, avrai ali di farfalla e cuore di leonessa. E stupirai. Su questo post ho letto commenti eccezionali, grazie a tutti, davvero.

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  7. Quella che segue è la conclusione di quell’articolo.
    Alla fine, tirando le somme, non è che vi siano certezze e non credo né che la poesia possa scomparire, né che si trasformi da Cenerentola in Principessa. In fondo, per chi la ama, poco importa del suo successo commerciale, perché l’emozione di versi che raggiungono direttamente il cuore, e poi lentamente risalgono alla mente, mostrando un macrocosmo o un microcosmo prima sconosciuto, facendoci toccare la sommità del cielo, riempiendoci di fremiti che fanno vibrare l’anima, non ha prezzo e rientra in quel concetto religioso di gratuità in cui lo scambio è un valore aggiunto per entrambe le parti, per il poeta che così comunica la sua arte, per il lettore che se ne lascia avvolgere come in un mantello velato che schiude mondi sconosciuti, che riflette gli angoli più nascosti dell’anima, che donato ad altri è un dono anche per il donatore. È un canto che nasce all’improvviso, che stupisce il suo creatore e che si irradia a chi ha orecchi per sentire, occhi per vedere, ma soprattutto cuore per accogliere.

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    • Renzo, che parole ispirate hai scritto in questo commento. Grazie, carissimo amico, di tanta comprensione. È vero, non ci sono certezze, e del resto Cenerentola piace più della principessa e se la poesia non avrà il suo diadema ha molto di meglio: l’amore gratuito con cui si dà e, talora, una preziosa corrispondenza. Chi dona riceve: è il vero amore che si scioglie nell’eterno della religione. Anche le religioni sono tante e talora si contrastano, ma il succo è uno soltanto: l’ansia di un’eternità dove il nostro amore e il travaglio della vita terrena siano salvati dalla dimenticanza e dalla non esistenza. La poesia è il sorriso del dolore e dell’amore umani, passato, presente e futuro. Che ci importa del suo vestito o del suo successo e dei suoi banchetti e di quanti corteggiatori smaniano per lei? Ha un valore in sè che sovrasta. L’unico inconveniente è che esige studio continuo, apertura anche agli stili che inizialmente non piacciono e poi potrebbero rapire, passaggi duri di livello in livello, ci sono vocazioni alla poesia, io ci sono cascata e mi sento la mosca nella tela del ragno. Ecco.

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  8. buongiorno Mimma,
    ho letto con piacere, curiosità e attenzione post e commenti, se me lo consenti esprimo una riflessione…

    L’ermetismo non è una corrente poetica pura, probabilmente è figliastra della filosofia sofista, una figliastra di grande valore costretta a subire storpiature e aggressioni continue. L’ermetismo non è né sintesi né proiezione, è una temporanea eruzione dell’io

    chi sa scrivere fa lo scrittore, chi non sa scrivere fa il poeta (mi riferisco a quello che leggiamo in rete, un vero esercito di poeti e poetesse), lo fa agganciandosi prevalentemente alla comoda cima dell’amore, una zona franca in cui tutto è concesso. Le menti poetiche veramente ispirate dovrebbero creare barrire difensive, di questo passo la poesia è destinata a diventare lo scalino più basso della letteratura

    personalmente credo che la poesia non sia e non debba essere un rutto emotivo, dovrebbe essere un abito capace di vestire con eleganza una percezione, eccezion fatta, appunto, per l’ermetismo, quello vero.

    un abbraccio

    TADS

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    • Immagina, caro TADS, tutta l’umanità storica come un grande fiume che va al suo destino ineluttabile, ognuno di noi è una goccia il cui pensiero non può mai essere una “corrente poetica pura” perché, volenti o nolenti, siamo accomunati: l’età, il gusto, le convinzioni religiose, politiche, il concetto di morale e via allargando. Aggiungi che siamo animali sociali, conosco persone che hanno bisogno continuo di compagnia e dopo dieci minuti si sentono “sole”.
      Per quanto gocce accomunate e interdipendenti, fondamentalmente siamo davvero soli nel profondo, ma non a livello culturale, nello spirito e nei segreti che tutti portiamo.
      Praticamente, è quella zona ignota a noi stessi da cui escono gemiti, speranze, sogni, dolori crudi.
      Che l’Ermetismo sia figlio di una nobile forma di sofismo come intendi tu, per me è secondario: siamo tutti un miscuglio.
      Devi tenere presente che le menti maschili e femminili sono diverse nel gusto poetico, per la donna è difficile slacciarsi dall’amore sentimentale come per l’uomo lo è da quello carnale e razionale. Tu hai ragione quando dici che l’amore, per molte autrici e anche per qualche autore, sia una zona franca dove tutto è permesso, ma tutto può ancora diventare poesia, anche i tramonti e i gabbiani sul mare, ormai considerati luoghi comuni.
      Credimi: anche molti che non sanno scrivere fanno i prosatori, per quanto riguarda quelli che si reputano poeti, c’è una massa vera e propria che annaspa, ma non se ne accorge, ricacciando indietro i pochi che valgono.
      Essi, spesso, sono convinti di fare poesia. Ma se quello che scrivi (con grammatica e sintassi come si deve) non balza al pensiero e al cuore di chi legge, è un dire piatto, ripetitivo, inutile. La poesia è breve, ma non stupida, in poche righe devi comunicarti. Io scrivo spesso racconti brevi, una cartella e mezza, anche meno, non faccio fatica, escono spontanei, talora ho anche scritto racconti lunghi. Sono più difficili i corti perché, in due righe, devi rappresentare vite intere. Su internet ci sono alcuni eccellenti autori di prosa, uomini e donne, ma non altrettanti poeti.
      E per concludere, sì: esiste l’Ermetismo vero, che non è un semplice “rutto emotivo”, ma l’abito elegante (la parola) che riveste la nostra fondamentale nudità umana.

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      • concordo con te, anche perchè non penso di aver scritto cose diverse, forse le ho stringate. Ho qualche perplessità sulla purezza della corrente, ogni forma espressiva ne ha una di riferimento, la poesia no, questo non è indice di qualità bensì di confusione, l’unico “cono” esistente è appunto l’ermetismo, non casualmente derivato dal sofismo.

        Io apprezzo la tua visione romantica e particolarmente sensibile ma lasciami dividere i poeti veri da quelli amatoriali, gli scrittori veri da quelli amatoriali, il rapporto web-editori è 200 a 1. Dilettarsi nello scrivere versi o racconti non significa essere poeti e nemmeno scrittori. Se poi vogliamo prenderla larga e valutare gli aspetti espressivi individuali, siamo tutti poeti, siamo tutti scrittori, siamo tutti pittori, siamo tutti politici, siamo tutti ct della nazionale, siamo tutti… ecc. ecc.

        E tanto per dirla tutta, ti invito con il cuore a soffermarti sulla mia affermazione, l’ermetismo è un abito che riveste le percezioni, non le nudità umane.

        sempre con stima e rispetto

        TADS

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        • Sì, la confusione c’è, ma anche quella è cosa umana. Penso che nudità o percezioni sia la stessa cosa, significa ciò che sento dentro di me e cerco di portare in parole o pittura o canto creativo, insomma, una sublimazione del sè tutto compreso con quello scavare dentro e intorno che caratterizza gli esseri pensanti. I più coscienti non si reputano grandi autori, anche se io sul web qualcuno di grande (uomo e donna) sia in poesia che in prosa l’ho trovato. E qualche volta chi è grande lo sa pure e se ne accorge, qualche altra volta non si rende conto. In quanto agli editori, normalmente non hanno un rapporto sano con gli autori, sono avidi e deludenti oppure ho fatto io incontri infelici. Non pago per pubblicare i miei scritti e non faccio il giro dei conoscenti per vendergli il mio libro, meglio un blog o, alla disperata, un cassetto oppure il fuoco del caminetto quando mio cognato l’accende. Ma questo è soltanto un effetto poetico collaterale.
          E per concludere abbiamo detto cose uguali con parole diverse. Grazie per la tua presenza e le intelligenti considerazioni, anche di intelligenza se ne trova poca.

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  9. Che dire: arrivo ultima, ho letto il post e tutti i commenti, non saprei proprio dire nulla di più.Penso che ci s’innamori della poesia come può succedere per la musica, o per la danza o la pittura. E’ un modo di esprimersi, è lo sfogo dei propri sentimenti, delle paure, dei sogni, delle speranze…Ho sempre avuto l’impressione che il poeta scriva soprattutto quando si sente infelice, solo o impaurito e, generalmente, le poesie mi trasmettono tristezza, ma questo è un fatto personale, ovviamente. Finchè l’uomo sentirà il bisogno di esprimere ciò che vive in fondo al suo cuore, esisterà la poesia, indipendentemente dal fatto che venga letta dagli altri.

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    • Tu dici bene: tutti scrivono facilmente poesia quando si sentono soli o impauriti, ma soltanto i pochi poeti autentici scrivono sempre. E la gioia è concreta come il dolore e la voglia di giocare sorridendo perfino di se stessi. La poesia rivitalizza anche il dolore e se ti rattrista tanto significa che non si tratta di una poesia molto riuscita. Può capitare anche agli autori riconosciuti come grandi di scrivere una poesia mediocre, figurati agli altri. Tutte le poesie sono tentativi umani di avvicinarsi all’inesprimibile e il fatto che vengano lette dagli altri non è essenziale come scriverle, tuttavia è importante perché abbiamo bisogno di amici e di corrispondenza.

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  10. Ho letto i vari interventi: tutti molto istruttivi. Resta però un elemento che era apparso anche nella mia indagine e cioè che siamo in presenza di una miriade di aspiranti poeti con una produzione che complessivamente è di modesto valore, tranne pochi casi. Non si deve confondere l’indole poetica con la capacità di scrivere poesie che, in metrica classica, oppure anche secondo una struttura metrica personale, necessitano, per distinguerle dalle prose, dell’armonia. Leggo troppi componimenti che più che ermetici sono incomprensibili, proprio perché è necessario, anzi indispensabile, che chi scrive abbia le idee chiare. Sono d’accordo che non è facile produrre belle poesie, anzi diciamo francamente che è difficile e non è raro il caso di poeti che sono diventati famosi per una decina di liriche e che invece ne abbiano prodotte altre assai modeste. Purtroppo non credo che in futuro ci sia spazio per la “Poesia”, ci sarà, ancora per questa poesia che spesso non è tale e che risulta un prodotto dilettantistico. Certo, i tempi sono cambiati e pur se ancora hanno rilevante valore i testi del Pascoli gli stessi sono irripetibili, in quelle forme, in alcune delle tematiche. Ciò non toglie che l’autentico poeta moderno non debba mai perdere di vista tre caratteristiche fondamentali: la capacità di tradurre in pratica concetti anche complessi, la misurata passione di saper coinvolgere il lettore e infine l’armonia, cioè quell’equilibrio strutturale che più colpisce il lettore, in assenza del quale avremo solo parole allineate e non Poesia.

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    • questo commento dovrebbe essere diffuso su tutte le piattaforme, sottoscrivo ogni parola, è esattamente ciò che dico da tantissimi anni.

      …”Purtroppo non credo che in futuro ci sia spazio per la “Poesia”, ci sarà, ancora per questa poesia che spesso non è tale e che risulta un prodotto dilettantistico.”..

      centrato in pieno il problema,
      chapeau !!!

      TADS

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      • La Poesia a lettera maiuscola è ben diversa dalle poesiole scritte di tanto in tanto frettolosamente. Un’aspirante poetessa mi chiese consiglio, dice che aveva vinto un concorso e volevano non so che somma (alta) per pubblicarle un libretto con la promessa di correzioni perché i suoi errori erano tanti. La misi in guardia subito e non l’ho sentita più, so soltanto che anche altre persone l’hanno sconsigliata. Credo si fosse illusa di vendere il libro nelle edicole e librerie.
        I poeti veri muoiono ignorati e finiscono con lo scrivere recensioni ai poetucoli. L’ho visto coi miei occhi, le recensioni erano senz’altro più efficaci dei versi che commentavano. Vergogna.
        E per concludere le mie poesie non sono ermetiche perché io so benissimo cosa significa ogni espressione che scrivo. La parola Ermetismo è una targhetta.
        La poesia è una cosa seria, esige studio appassionato, apertura al nuovo oltre che all’antico e la liberazione dal proprio punto di vista fisso perché può darsi benissimo che altri cento punti di vista apparentemente discordanti abbiano ognuno un proprio valore. Non credo affatto che rimarranno soltanto i poetucoli a pontificare da televisione, internet e librerie varie, supermercati compresi, la poesia umana continuerà sempre perché sempre nascerà il genio necessario. Ne basta uno al secolo: e dai….

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        • bene, abbiamo chiarito un punto, quella che tu chiami “targhetta” io la chiamo corrente poetica ma non mi pare una cosa grave

          magari ne nascesse uno al secolo, di pseudo-poeti/poetesse ne nascono milioni al giorno, una volta dovevano pagarsi le pubblicazioni per diffondere la loro “arte”, oggi basta aprire un blog o un profilo social… come disse quel tale… il sole sorge per tutti.

          buona serata carissima Mimma

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          • Caro TADS, via, non essere così pessimista…l’essere umano trova sempre potenzialità superiori alla stupidità di massa. E non mi dire che su tutta internet tu non hai trovato nessun poeta-poetessa degni di tale nome. Non fare il monello.
            Renzo, farsi notare tramite il blog in questo pullulare che c’è su internet da un editore serio reputo che sia un’improbabilità quasi assoluta, e ci metto il quasi perché voglio mantenermi fedele alla virtù della speranza.

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            • cara Mimma, apprezzo il tuo ottimismo ma io, in circa 16anni di internet, di poeti e poetesse degni di tale nome ne ho trovati veramente pochissimi

              scusa se mi intrometto… non c’è nessun editore che naviga in cerca di talenti, lo fanno solo quelli a pagamento ma neanche più di tanto. Gli editori, quelli veri, sono letteralmente sommersi da proposte “letterarie”.

              bisognerebbe imparare a guardare le cose da un lato diverso, gli editori sono imprese, non enti di beneficenza, danno lavoro a migliaia di persone e devono incassare per mantenere baracca e indotto. Il tutto in un Paese in cui quelli che hanno il vezzo di scrivere superano, numericamente, quelli che acquistano libri. Il discorso della “cultura” come valore non sempre si sposa con stipendi e tasse da pagare. Il talento è una gran bella cosa ma la cassa è fonte di vita per molti.

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              • Purtroppo debbo dire che condivido, è questa la realtà. Però non voglio piegarmi, è troppo triste, non mi rassegno e credo che le persone possano essere educate alla gioia e alla poesia. Io ho sempre fatto un altro lavoro per vivere proprio apposta, per restare libera dal bisogno economico e muovermi nel campo artistico come mi pareva. Ma pensare di vivere pubblicando poesie…qui ci vuole un’adunata di poeti che divengano editori di se stessi, a piccoli prezzi e rigorosamente escludendo quelli che non valgono niente, ma non scherziamo… sono davvero sogni a occhi aperti.
                Qualcuno che vale su internet c’è, in maggior numero i prosatori. E tu hai un’intelligenza eccezionalmente acuta ogni volta che ti metti a scrivere. Certo che gli editori debbono incassare, ma no spolpando vanamente gli autori né umiliando quelli mediocri, le cose si dicono con verità e buona educazione, senza ingannare nessuno.

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  11. scusa se approfitto del tuo spazio e della tua pazienza ma penso di farti cosa gradita illustrandoti il perverso funzionamento del meccanismo

    molti editori a pagamento sono satelliti dei grandi editori, è una scommessa sulla vanità, aspiranti scrittori e poeti pagano la pubblicazione dei loro testi, una buona parte di questi soldi finiscono nelle casse degli editori VERI che li usano, anche, per pagare gli scrittori contrattualizzati

    praticamente gli scrittori amatoriali finanziano gli scrittori professionisti, diciamo in parte, soldi che entrano dalla finestra per uscire dalla porta, tutto ciò nasce dalla carenza di mercato. In Italia si stampano circa 65.000 titoli ogni anno, la stragrande maggioranza dei volumi finisce al macero, ma produce reddito

    come potrai intuire, l’interesse a far crescere l’editoria a pagamento è molto forte, avremo sempre più “scrittori” che pagano e sempre meno scrittori contrattualizzati, Non solo, da anni gli eventi letterari, gli scrittori emergenti che “tirano”, vengono prima spremuti commercialmente e poi abbandonati al loro destino per puntare sul “fenomeno” successivo.

    Chi ha la passione della scrittura, poesia o prosa che sia, lo faccia sul proprio blog e investa parte del tempo libero per farsi conoscere sulla blogsfera, se si postano cose interessanti le gratificazioni arrivano, non saranno migliaia ma sono sincere.

    Nell’ultimo anno ho notato una cosa, tutti i blogger che si presentano dicendo: “ho pubblicato un libro”, perdono numerosi commentatori. Ho la possibilità di leggerti sul tuo spazio, leggerti e commentare, interagire con te in tempo quasi reale, perché mai dovrei comprare un tuo libro??? Dico in generale, non a te, questa è la domanda che si pongono in molti.

    un abbraccio

    TADS

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  12. Caro TADS, incomincio dalla fine: anch’io mi sono chiesta spesso perché pubblicare sul cartaceo (che piace ancora molto a noi vecchierelli) se abbiamo la possibilità di leggere tutte le poesie e le prose che vogliamo sui blog, anche talora bene illustrati, specialmente se pensi al prezzo di un libro e a quanti pochi soldi ci restano dopo avere pagato le tasse, le multe e provveduto ai vari bisogni familiari. Il muratore con la sua squadra mi ha lasciata con una copertura irrisoria in banca, se mi capita l’imprevisto e muoio i miei si dovranno fare un mutuo per il funerale? Quindi sto risparmiando per quello. Amen.
    Bisogna pensarci. E se ho bisogno di una visita privata non è che mia sorella, dopo avere sposato una figlia, me li deve pure prestare.
    Tutte le famiglie sono combinate così. I vecchi, che hanno avuto la pensione, provvedono ai figli che non trovano lavoro o lavorano in nero a quattro soldi. Vergogna ai nostri sgovernanti.
    Non sapevo quello che tu mi dici in questo commento sull’editoria. Ma una domanda mi opprime da tempo: possibile che la massa di scrittori incapaci non ne sia cosciente?
    Su internet ho visto di tutto, in passato ho avuto l’ingenuità di correggere i testi di “amici “, che alla fine non mi hanno nemmeno fatto avere un libro omaggio e sono scomparsi smettendo all’istante di commentarmi e scrivermi, perfino al mio paese è giunta l’eco della mia fama e mi hanno chiesto di rivedere i loro testi senza mai essere passati dal mio blog né niente, stavolta, dopo la prima esperienza, hanno ricevuto un gentile rifiuto al grido di “io non correggo i poeti “.
    Ci vuole coraggio. Imparino prima come si scrive in italiano, loro patria di nascita o di adozione.
    Se sono arrabbiata? Forse sì, ed anche un bel po’.
    Se si postano cose interessanti le gratificazioni arrivano: quanto hai ragione. E sono meravigliosamente sincere, come i tuoi interventi o quelli di Renzo e di quei pochi amici autentici che sono venuti e anche tornati su questo post rendendolo entusiasmante. Vi ringrazio dal profondo del cuore e della mente, che si è allargata in questi discorsi.

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    • …”possibile che la massa di scrittori incapaci non ne sia cosciente?”…

      vanità Zietta, VANITA
      se scrivi su un blog sei una blogger
      se pubblichi un libro sei una SCRITTRICE
      il fatto è che molti di questi pubblicano senza essere né blogger né scrittori 😀

      buona settimana e grazie per la lunga e piacevole chiacchierata 😉

      alla prox

      TADS

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  13. Ciao cara Mimma
    è sempre bello leggerti.
    Purtroppo questo mondo è
    colmo di scrittori e poeti
    tutti con l’arroganza di essere il meglio.
    Io pubblico poco ormai,i commenti
    a volte sono copia incolla, rari i sinceri.
    Puoi scrivere di tutto e ti applaudono.
    Premetto non mi ritengo un poeta, amo scribacchiare quando il cuore trabocca.
    Lascio che il pensieri si trasformino, forse in
    qualcosa che assomigli a poesia, amo che
    sia armonioso ciò che scrivo. Come si dice:
    per non saper né leggere né scrivere in
    materia poetica, mi affido al cuore più che
    alla mente. Ti ho sempre ritenuta una maestra e da te ho imparato molto. Un abbraccio sincero Chiara.
    Ti scrivo una piccola cosa

    Poesia

    Che scopo ha il poeta
    se non il furto dell’anima
    oltre la chiave dell’Eternità?
    Tutto racchiuso in uno scrigno
    di parole, scintille dipinte di luce
    su fogli infiniti.

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    • È sempre cosa ottima non reputarsi un poeta, ma soltanto una signora oppure un signore che ha qualche barlume di ispirazione nella mente perché è davvero così per tutti, anche se alcuni ci riescono meglio ed emergono. Io ho visto che più ci si addentra nella poesia propria ed altrui e meno si crede di essere qualcuno. La piccola poesia con cui concludi le tue parole mi intenerisce per la tua innocenza e anelito poetico.

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