La semplicità avviene quando inizio e fine coincidono e l’iride poetica si trasforma in luce bianca , che diventa buco nero e torna iride, e ancora luce bianca e buco nero entrando e uscendo dal proprio pensiero, parola e poesia. Così il pensiero è simultaneamente parola poetica, che si accresce in pensiero di un’ulteriore parola poetica.
Ora tutto questo è semplice tanto che sembra avvenire da sè perché è così che
funziona. È un dato di fatto ed amor, dolore e gioco ne sono la legge poetica. Spiegatemi, ad esempio, come possa avvenire che un fiocco di neve sia formato da tanti cristalli ognuno diverso dall’altro, ma tutti esagonali: mi basterebbe. Ed è pure multiplo del tre perché due per tre uguale sei. Un altro esempio: cervello, cuore e respiro sono i punti vitali dell’uomo perché se mi tagliano una mano posso sopravvivere, senza polmoni, cuore oppure decapitata no. Ecco l’uomo uno e trino. Tutto sembra triplice e suo multiplo come se ci fosse qualcosa di matematico nella natura, dall’universo alla straordinaria bellezza visibile soltanto al microscopio, nelle sue profondità essenziali irraggiungibili al nostro cervello di carne. Come non pensare a Dio uno e trino, Padre, Figlio e Spirito Santo, ossia amore materno che crea e dà, amore filiale che riceve e ricambia e amore nuziale-fraterno, dove le tre persone sono alla pari e, in sè, attirano tuta la vita creata?
Chi ama crea concretizzando attraverso il dolore un figlio, una musica, un lavoro, una poesia. È semplice. L’amore è la fonte (acqua e inizio della vita, il big bang), il dolore il mezzo (il sangue del parto e della croce) e l’interazione tra amore e dolore è il gioco della vita umana o respiro o afflato, senza il quale non esce poesia.
I poeti, se sono tali, dicono tutto questo meglio degli altri, più o meno, secondo la propria capacità di pensiero-parola e il dono ricevuto, ma sempre incompiutamente perché è troppo semplice per la mente umana abituata a girare di continuo su se stessa catalogando razionalmente. E l’incompiutezza apre ad altra sete e scoperte, ecco perché il traguardo è sempre oltre quando trovi un panorama guardi ancora in su.
Come ci siamo aggregati così? Strani cristalli di neve assetati di gioia, insoddisfatti e giocosi, ma tutte persone ognuna diversa dall’altra.
Domenica Luise
(Elaborazione grafica di Domenica Luise)
L’amica Franca Canapini mi ha sorpresa con una presentazione della mia poesia delicatissima, vi metto il link del suo blog, cliccateci sopra due volte:
http://lieve2011.wordpress.com/2014/04/17/domenica-luise/