Sì, papà

Ci sono quelli che vivono nella musica come i cantanti e quelli che vivono nella merda: mio padre fa l’idraulico.
L’altro pomeriggio mi ha portato con sé per insegnarmi il mestiere, ha detto, visto che a scuola non ho voglia e il maestro non si è saputo stare zitto, d’accordo col direttore l’hanno chiamato e gli hanno fatto la spia.
Li ho odiati, per questo, un po’ di più del mio solito, così ci ha accolti una signora che portava una strana veste da camera blu con le nappe e la mantellina sulle spalle, si stringeva le mani e rabbrividiva. Mio padre era tutto gentile, anzi affettuoso. Io guardavo.
Invece avrei potuto dare due calci al pallone per digerire finché era chiaro.
Lei quasi chiedeva scusa perché la tavoloccia del gabinetto slittava e si posizionava arretrata oltre che storta rispetto al sedile come se fosse più piccola, sicché aveva paura di cadere. Papà affermò che il modello era perfettamente adatto e bisognava soltanto metterlo a posto.
Abbracciato al cesso, lavorò tre quarti d’ora con lo sguardo fisso lì dentro e il naso sopra e alla fine la tavoloccia sembrava precisa. Come ha fatto non so.
La vecchia tirò fuori un asciugamano pulito, bello grande, e volle che ci asciugassimo le mani lì, mentre lui badava a ripetere che andavano benissimo quelli appesi alle pareti.
Alla fine, quando lei chiese quanto venisse, papà non volle un soldo.
Stasera provo a vedere se posso evitare di farmi bocciare, darò un’imparata a quella stupida poesia e scriverò il riassunto, ci sono pure le equivalenze. Che pazienza. Non voglio finire come lui abbracciato al cesso.
Fuori respiro anche se la vecchia era gentile.
<Mi chiami ogni volta che ha bisogno, signora Peppina>.
Lei voleva che portassimo via dei cioccolattini fondenti imbottiti buonissimi, ma mio padre me ne ha permesso solo due.
La vecchia gli fa ciao con la mano come se fossero parenti, sento una cosa strana, sembra commozione.
Appena richiude la porta mi manca una specie di calore e anche questo è strano.
<Ti chiederai perché non ho accettato i soldi, Gimmi> dice mio padre.
<Sì, papà> rispondo.
<Quella signora mi ha già pagato, Gimmi, per lo stesso lavoro, ma io ho commesso un errore. Capisci?>.
<Sì, papà>.
<Sapevo di sbagliare, ma ho sperato che lei fosse leggera e la tavoloccia reggesse senza spostarsi>.
Perché mi dice queste cose di nessuna importanza apparente? Mi faccio attento, voglio capirlo, ma lui cambia discorso.
<Cos’hai deciso?> chiede guardandomi.
<Stasera studio la poesia e faccio il riassunto e le equivalenze, domani torno a scuola>.
<Ah> risponde lui, <d’accordo>.
<Papà ?>.
<Sì?>.
<Niente>.
Sono ancora un bambino, vorrei che mi prendesse per mano, allora lui lo fa come se mi avesse ascoltato il pensiero ed io lo sento così grande, forte, sicuro, insieme all’accoramento che morirà prima di me e perderò lui e la mamma perché così è la vita, che non si ferma mai. Trattengo i singhiozzi nel buio.

Domenica Luise

24 pensieri su “Sì, papà

  1. che dolcezza questo racconto! E quanto si impara dai genitori, qualunque sia il loro mestiere: l’esperienza è preziosa e la saggezza pure.
    la vita non si ferma, nemmeno quando si perde uno dei genitori o entrambi, ma diventa improvvisamente in salita. E poi resta quel vuoto che è così pieno…e…sì, a volte si trattengono i singhiozzi.
    Ciao, buona notte
    mi hai portata a ricordi lontani e molto teneri.

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  2. I bimbi sanno con la semplicità della natura.A volte anche l’adulto sa come preparare al passo.
    Bello questo incrocio di profonda semplicità.
    Bianca 2007

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  3. Che meraviglia di racconto!, mi sono commossa anch’io come il ragazzino nel leggerlo. Sei stata bravissima a descrivere, anche attraverso l’evoluzione del linguaggio, l’evoluzione degli stati d’animo del bambino, dalla scontrosità iniziale alla “matura” consapevolezza finale.

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    • Sono contenta che ti sia piaciuto, mi ricordo sempre come pensavo e vivevo da bambina. I grandi mi preservavano, ma una volta le zie e la mamma parlavano tutte meste di una poveretta che era morta, non so quanti anni avessi, insomma, già parlavo, io chiesi cosa fosse la morte e me l’hanno spiegato, mica ho capito bene, ma poiché erano tanto tristi mi preoccupai e chiesi se sarebbe capitato anche a me. La zia più giovane e imprudente scoppiò a ridere e disse: Certo!
      Non si aspettavano la mia esplosione in pianto disperato. Eravamo in una stanza piena di sole, per calmarmi dissero che sarebbe avvenuto fra tanto, tanto tempo. Di tutti quei cari che riempivano la stanza non c’è più nessuno.

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  4. bello e credibile nella narrazione in prima persona da parte del bambino, fino alla fine, in cui m’ha un po’ stonato la considerazione “all’accoramento che morirà prima di me e perderò lui e la mamma perché così è la vita, che non si ferma mai” (sei tu che parli, o comunque è un adulto, non un bimbo). spettacolare e intensissima l’umanità del padre: è evidente che per vivere nel modo migliore “cose di nessuna importanza apparente” e per comunicare una “specie di calore” bisogna essere capaci di amare anche una vita “di merda”…

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    • Per quel pensiero finale, caro Malos, ho purtroppo preso spunto proprio da quello che mi girava per testa a quell’età. Da piccolina è morto nonno Ninai, che amavo moltissimo, e poi tanti gattini coi quali giocavo, temevo che morissero nello stesso modo mamma e papà. Avevo due o tre anni e, poiché i grandi non mi facevano entrare nella stanza del nonno, tanto tentai fino a che sgusciai (ero veloce) fino ai piedi del letto, la zia Concettina, lo sosteneva da dietro il letto e lui si lamentava fortemente, intorno era pieno di persone. Quando mi ha vista lei gli ha detto: C’è la bambina, e lui smise subito di gridare, la zia mi ha poi detto di uscire, risposi che me lo doveva dire il nonno, e lui mormorò: Vattene, tesoro, girai le spalle offesissima perché mi aveva scacciata e poi non ricordo altro, tranne le imposte sempre socchiuse perché eravamo a lutto.

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  5. Bellissimo e tenero racconto.
    Quand’ero piccola credevo che mio padre fosse l’ uomo più bello, ora so che è anche il papà più caro ed unico di questo mondo.
    Buona festa del papà a tutti i papà!
    Ciao Dominique 🙂 ♥ vany

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    • Anch’io lo credevo il più bello. Egli mi sapeva prendere, era un vero seduttore., tanto che una volta gli dissi: Papà, io quando sono grande mi sposo a te.
      Che italiano perfetto! Egli seppe rifiutarmi con grazia affermando che, per allora sarebbe diventato vecchio.
      Mi scarrozzava in bicicletta, in bilico sul predellino. Con lui ero felice.
      Mi portò a vedere Peter Pan da soli, io e lui, perché la mamma aveva certe faccende. Come mi piacque quando volavano.
      A casa arrivai raccontando già il film dalla porta, poi non ricordo altro, ma ci divertivamo ancora di più quando la domenica andavamo tutti e quattro insieme al cinema, solo che papà era severo: non si entrava se non era adatto a noi bambine.
      Rivedo sempre i vecchi film di allora quando li trasmettono e ritrovo il “nostro” sapore.

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  6. E’ bellissimo, il finale toccante mi ha commossa. Il bambino della storia rispecchia tanti altri bambini che non hanno voglia di studiare, non sapendo che il lavoro è più duro, solo metterli alla prova li porta a comprendere quanto sia meno faticoso lo studio. Sai questa storia me ne ricorda un’altra: un mio parente ebbe le stesse difficoltà e ripensamenti, la madre senza farsi scoraggiare gli disse che comunque, abbandonando la scuola, non doveva stare in ozio e lo fece andare al cantiere come apprendista muratore, dopo una settimana intensa di lavoro duro, al tempo non c’erano i mezzi di oggi, tornò dalla madre scongiurandola di fargli riprendere la scuola.
    Sei una narratrice che sa parlare al cuore, cara Mimma, un augurio a tutti i papà, anche a quelli in cielo.
    un bacio
    annamaria

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    • Sì, cara annamaria, buona festa del papà a tutti i papà, anche a quelli in cielo come il mio. Quando stava per morire disse a me e a mia sorella Iole: Stanotte ho visto la Madonna con tutti i santi. LASCIATEMI ANDARE.
      E noi due abbiamo detto: d’accordo.
      È spirato poco dopo, mi ero appena allontanata, Iole ebbe il tempo di dirgli: Papà, ti voglio bene.
      L’ultimo suo gesto per mia sorella fu come quando qui in Sicilia accenniamo che è cosa da nulla. Egli ci consolava. Aveva anche detto: Mangiate e non piangete.

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  7. Splendido racconto, la vita passa tramite i nostri genitori.
    Io purtroppo non ricordo il mio papà, a parte qualche immagine
    sfuocata e lontana. E’ mancato che avevo due anni.
    Però la mamma è stata grande e tutti i parenti, sopratutto i nonni
    hanno sopperito alla figura paterna nel miglior modo possibile.
    Tutti i lavori, dai più disparati, umili, mi hanno insegnato
    che il lavoro nobilita, qualunque esso sia. E spero che sia d’esempio anche per i miei figli.
    Un abbraccio e un sorriso, carissima Mimma.
    Chiara

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    • Certo, carissima, avendo perduto il papà a soli due anni non puoi avere , al massimo, che un’immagine sfocata in mente, ma il suo amore è rimasto dentro di te, sia pure a livello subconscio. Sei cresciuta ugualmente nell’amore di tutti e hai saputo, a tua volta, dare amore intorno a te. Ogni lavoro è utile, dal più concreto e faticoso al più intellettuale, ognuno dà quello che ha e può, l’importante è fare del proprio meglio.

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    • L’avevo pubblicato su un mio blog secondario quando splinder ha chiuso, in occasione della festa del papà ho pensato di ripubblicarlo qui anche per tutti gli amici nuovi, che non l’avevano letto, perché è un racconto che amo molto, dove un padre e un figlio entrano in un colloquio “vero”, come dovrebbe essere.
      Grazie, Franca. Un abbraccio.

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  8. Ciao! Il mio, che non vuole studiare (già da ora, in prima media) mi ha detto che al limite farà l’idraulico, come se si potesse improvvisare. Glielo leggerò, tanto perché si faccia un’idea.

    Il racconto è molto bello, questo e ‘Violetta’ son quelli che mi sono piaciuti di più!
    Buona primavera!

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    • Sì, penso che leggerlo gli darà l’idea della difficoltà e serietà di questo mestiere, dove è facilissimo sbagliare provocando danni e disagi. Se uno ama le persone e lavora bene guadagnando il giusto vivrà serenamente e avrà le sue soddisfazioni. Grazie, Lillo, per il tuo commento.

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    • Grazie per averlo riconosciuto. L’ho pubblicato su un altro blog quando splinder ha chiuso e Renzo Montagnoli l’ha ripreso, è un racconto che amo molto perché definisce un fondamentale incontro padre-figlio dove la vecchietta è l’ago di una misteriosa bilancia. Capirsi, amarsi, crescere. Ma dove posso commentarti?

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  9. Riletto volentierissimo
    Oggi è difficile trovare persone così:
    si fanno pagare anche se hanno sbagliato. Pensa mia mamma ha cambiato la cucina del gas, quando gli hanno portato quella nuova non funzionavano due fuochi al che mio fratello ha chiesto di cambiarla. Sono venuti due volte e persone diverse ((persone diverse) e non hanno trovato il
    problema. Mio fratello sempre più arrabbiato ha richiamato un terzo e finalmente ha capito che dovevano regolare
    gli ugelli e si è fatto pagare 50,00 euro. Nota
    bene cucina nuova!!!!!! Pazzesco!
    Un abbraccio
    Chiara

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