La notte ha un punto nero nel quale mi risveglio, la placidezza
al centro del tifone nel giallo dei lampioni tra le serrande e
la luna e le stelle. È strano.
Da dove come perché
e verso quale traguardo voliamo tutti
oltre tempo spazio e caducità.
Il punto interrogativo
è un vecchio gobbo con gli occhi a terra
o uno spaventapasseri o un bastone
per la professoressa zoppa. Una gruccia
senza scopo perché manca l’abito corrispondente
e un appiglio disoccupato, che sta lì. Segno
in corteggiamento del punto senza toccarlo
mai, sempre esitante
smarrito nella selva o nell’oceano.
Così adesso non sono più bambina
ed ho smesso di chiedere perché.
Il punto interrogativo si è messo a ridere
trasformandosi in geroglifico umano. Ecco. Tutti uguali
a testa in giù, soldati nella trincea
dei pipistrelli. Avete, abbiamo
scritto la storia, sempre la stessa
lavagna di buoni e cattivi
per un fritto misto a imbandire
una mensa di chissà chi, chissà perché
chissà dove quando come forse.
Domenica Luise
Rielaborazione grafica di Domenica Luise
Il punto nero e la placidezza, giallo di lampioni e luce di astri, incontri di realtà che forse ci è sembrato impossibile accostare ed ora vivono in ossimori e contrasti. La prospettiva si sposta, ma permane e vola alta anche senza i perché. E’ univoca e bassa solo per chi non può alzare la testa e si rassicura scrivendo e leggendo i buoni ed i cattivi, Nell’oceano o oltre, forse nelle selve, il punto è lì, raggiunto dalla tua poesia, perenne “radar” ad ogni smarrimento.
Grazie Mimma, splendide parole, squarcianti emozioni e lirica pura. Scusa il commento, forse confuso, ma che voglio lasciare così, come una risposta autentica dell’anima.
Ti abbraccio con tantissimo affetto
tua Flavia
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Flavia, questa poesia è uscita con prepotenza una decina di giorni fa, poi non mi piacevano i titoli che pensavo e così ci sono tornata alcune volte, per trovare il titolo. Invece l’immagine è stata quella da subito: è un difficile passo di danza classica, un vero attimo di equilibrio in cui la fanciulla, sulla punta di un solo piede, piega l’altra gamba il più in alto possibile mentre lui la cinge appena (è qui il bello del punto di equilibrio) senza sostenerla perché si regge da sola.
Il tuo commento è illuminante a me stessa poiché, come talora mi avviene, l’ho scritta più a livello intuitivo che razionale e quindi mi sfugge. Non sei affatto “confusa”, ma anche se tu lo fossi sarebbe lecito perché certi punti interrogativi sono terribili e irrisolvibili a mente terrena, dopo non so, proprio non so, ma spero.
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Specialissima questa tua poesia, oggi. Una lirica delle domande senza risposte, o del non farsi più domande per non incontrare risposte che forse si temono. Molto originale quell’andirivieni sulla diversa entità e identità del responsabile di ogni domanda, il punto interrogativo.
Bella, bella davvero.
Ciao, buon dì
car
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Car, che bel commento. Grazie. È vero che temiamo quelle risposte perché temiamo la verità dalla quale siamo affascinati e che tuttavia non si lascia afferrare dalla nostra mente, sopravvanza da tutti i lati, propone nuove vie, sentieri inaspettati, ulteriori possibilità. E i poeti, per così chiamarci senza paragoni né con i migliori né con i peggiori di noi, sono i termometri di questi stati d’animo anche senza conoscere le ragioni della febbre. Temiamo le risposte, che aspettiamo per dopo la morte poiché in terra non ci bastano, ma anche ne abbiamo una strana sete.
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E’ bellissima, problema, dilemma insolubile, aura di un sogno, domanda troppo profonda per essere posta, serena riflessione, labirinto di colori e visioni… credo il tuo percorso introspettivo stia proseguendo.
Il filo di Arianna? Forse la poesia…
Baci
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Ma che bello il tuo concetto: una volta ho scritto una poesia che ho intitolato Il filo di Arianna, deve essere anche su questo blog, appena la ritrovo ti aggiungo il link qui sotto. I tuoi commenti sono sempre acuti, grazie.
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bello il trasformismo del punto interrogativo, ad ognuno la sua forma, ma tutti quanti accomunati dalle stesse domande, domande eterne e senza risposta.
un saluto
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Benvenuta, cara tempodiverso, e queste domande sono universali, quando più e quando meno prepotenti, meglio o peggio espresse, talora del tutto inaccessibili alla razionalità. La cultura fa molto per svegliare le menti, ma il risultato è la parte dell’iceberg emerso: il più ed il meglio rimane dentro le acque. Per me è in quel profondo la fonte della poesia umana.
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Che bella!
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Grazie, cara Alessandra, e sempre benvenuta.
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“Il punto interrogativo si è messo a ridere
trasformandosi in geroglifico umano”
interessante personificazione metaforica, la dice tutta sulla domanda e il non aver risposta.
bella tutta.
A danzare resta la fantasia, con la quale e per la quale si esprime in arte ancora la poesia.
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Sì, cara Cristina: la fantasia, che agita la bacchetta magica delle più strane metafore nel tentativo di dire l’indicibile. Grazie per la tua presenza e auguri, ancora complimenti per il bel libro, mi è tanto piaciuta anche la copertina, è un disegno prezioso, ma ho cercato invano il nome dell’autore, come mai non l’hanno pubblicato? Meritava almeno una nota.
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la copertina è di mio figlio Walter Piretti.
mi hanno chiesto scusa dell’omissione e promesso che in ristampa sarà inserito il suo nome.
grazie a te dei complimenti e di tutto
un abbraccio
cri
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Cara Cristina, è un disegno bellissimo, lasciatelo dire da una che spesso preferisce i bozzetti dei grandi autori addirittura al posto del quadro che poi ne viene fuori. Amo moltissimo il disegno puro a matita o a penna, la matita si corregge facilmente, la penna è come l’acquerello, quando sbagli puoi strappare il foglio. Nel disegno di tuo figlio c’è l’essenzialità del tratto e la vibrazione che amo in maniera speciale, la fanciulla che abbraccia la luna corrisponde alla poetessa, a te, e le tre facce simboleggiano le tue infinità interiori. Tuo figlio ti ha letta e trasformata in grafica: lo dicevo io che il disegno era troppo bello, si trattava di amore filiale.
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Una bella metafora dell’essere in deja vu e in addivenire dis-incantato da non chiedersi più nulla se non nel vedersi forma in quell’interrogativo trasformato in geroglifico umano.
Applauso.Scusa se non mi sono sforzata più di tanto.Sono molto stanca.Capita e tu potrai anche capire momenti così.Un caro abbraccio,Mirka
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Invece il tuo commento va benone così, cara Bianca: hai capito la semplicità di questa poesia e l’hai detto, non occorre sforzarsi. Un grazie sincero per essere venuta a trovarmi malgrado la stanchezza, riposa serena e fai un bel sogno.
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Quante domande, Mimma. Da grandi quasi come da piccoli. Se siamo esseri pensanti come tu sei e vedo ogni volta!
Si inerpicano qui dentro e in ognuno di noi.
Mi è piaciuta questa tua, soprattutto quando odora di mensa e di lavagna.
🙂
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Grazie, Marzia: cerco sempre di concretizzare i concetti per renderli visibili e dare loro corpo.
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Le tue poesia Dominique è una riflessione filosofica,
i tuoi versi una finestra dell’anima che possono lasciare sbigottiti che non ti conosce, ma che portano sempre alla riflessione perché sono talmente infiniti che possono sembrare dissennati…
La realtà che vuoi dirci non è così pratica e non è quella che crediamo di conoscere: c’è in noi un mondo di cui spesso si dimentica l’esistenza,ma che nei momenti di pace riappare magicamente fantasiosamente come in questa tua danza capace di farci capire coincidenze,opportunità che anche nelle cose meno piacevoli si possono ricevere cose positive che fanno più bella la vita.
1 Abbraccio ♥ vany
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Che bel commento, cara vany, vai sempre approfondendo i concetti e la poesia, non soltanto la mia: parlo della poesia come essenza spirituale storica. È un cammino infinito.
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… mai smettere di chiedersi il perchè delle cose!!
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Benvenuto, Mr.Loto: credo che nel dubbio e nelle grandi domande stia il più ed il meglio dell’essere umano. Insieme camminiamo facendo del nostro meglio, in quanto al perché delle cose nella sua prima causa è seducente. Lo percepiamo senza conoscenza.
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E voglio anche ringraziare le care persone che mi lasciano il loro segno di gradimento.
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