Le e-lezioni delle povere bestie

I lupi in veste di lupo e i lupi in veste di agnello avevano fatto alleanza per vincere le elezioni e mangiarsi il gregge, ma all’ultimo momento era spuntato un nuovo partito che disorientò tutti i progetti: gli agnelli in veste di lupo coi lupacchiotti al seguito, che tentavano di sopravvivere o così affermavano. I leoni e le leonesse, le iene ridentes e piagnucolantes, le tigri, i puma e tutte le belve, intenzionati a farsi lautamente mantenere da topi, gatti, cani e bestiole varie, si affrettarono a presentare ognuno il proprio simbolo, ma anche le pulci, che erano universalmente presenti sui diversi manti pelosi, si dettero da fare, cercarono alleanze e formarono una lista di alti acrobati dei conti pubblici. E tutti si organizzarono svelando in televisione le magagne vicendevoli, sempre le stesse secondo i corsi e i ricorsi storici di vichiana memoria, sicché alla fine nessuno capì più niente tranne una cosa elementare universalmente nota: che a pagare le tasse e permettere la sopravvivenza economica del pianeta non erano i ricconi, a parte le lodevoli eccezioni, che evadevano e avevano sempre ragione, né i mendicanti, che soldi non ne avevano o facevano finta di non averne, ma quelli di mezzo: professorucoli, pensionatucci, impiegatucci, fattorini portabagagli, colf messe in regola e via così temporeggiando. In realtà gli unici che lavoravano davvero erano i volontari, su cui si basava il benessere del pianeta, perché lo facevano solo per amore e non per rubare il denaro pubblico o i soldi della beneficenza.
<C’è crisi, c’è crisi> squittivano i topi, compresi Topolino e Minnie.
<Ma che è questa quaresima?> si lamentavano i leoni maschi perché le prede trascinate dalle femmine erano sempre più magre e anemiche.
<Perfino la luna piena non dà più la sua bella luce, è imbronciata, rannuvolata, quasi piangente> ululavano i lupi, anche i cani gli facevano il controcanto abbaiando a tempo al ritmo della coda.
<Smettetela di sfottermi> rispondeva la luna, <ho appena pagato la seconda rata dell’imu celestiale e mi è passata la voglia di scherzare>.
<Tutte bugie per manovrare la popolazione> strepitavano le iene rosicchiando le ossa rimaste dopo il banchetto di condor e sparvieri.
<Chicchirichì> intervenne il gallo, <e cosa dovrei dire io, mi hanno perfino accusato di essere un estremista violento solo perché ho queste quaranta galline da tenere in riga, se non le becco per bene non obbediscono, come tutte le femmine, ma io sono buono, lo faccio per il loro bene, per i figli, i posteri e il pianeta, mica per il piacere di fare loro sanguinare il collo e la schiena>.
Le galline, tutte insieme ammassate in un angolo perché si spaventavano di buscarle ancora, mormoravano sottovoce: <Coccodè. Ma che colpa abbiamo noi, sempre a spremerci e fare le uova, covare e crescere i pulcini e neanche dicono mamma e pio pio che già ci sono le altre uova e le altre covate> e presentarono una propria lista per la liberazione delle femmine.
<È il meccanicismo illuministico che condanna alla sofferenza> teorizzava una gallina di cultura, che aveva aperto un blog di poesia infrequentatissimo ed era perfino laureata.
<Ma tu per chi voti?>.
<Non lo so, e tu?>.
<Votare bisogna, un’opinione ci vuole>.
<Sì, ma cosa scegliere?>.
<I lupi no, troppo ululanti e sono pure ladri>.
<I leoni nemmeno, troppo presuntuosi, sono maschilisti e rubano a dritta e a manca>.
<Le iene ci mangerebbero subito e sono tutte ladre>.
<Le pulci fanno le finte tonte, ma sono innumerevoli e hanno un motto preoccupante: l’unione fa la forza>.
<Anche loro rubano sempre doppia porzione di sangue e si sono organizzate in eserciti di squadre violente>.
<Coccodè, daremo tutte a noi stesse il nostro prezioso voto>.
<Forse le oche potrebbero allearsi con noi>.
Ma anche le oche avevano presentato la propria lista, che intitolarono Campidoglio.
<Vota per me> disse la formica, <sono una che fa lavorare gli altri>.
<No, vota per me> fece l’ape, <altrimenti ti pungo a morte insieme allo sciame>. <No, vota per me> sbraitò la tigre, <altrimenti ne patirebbe il commercio delle armi e senza guerre qui o lì come camperemmo?>.
Così ognuno votò per sè e per i fatti propri e gli unici che votarono per gli altri furono quelli che non avevano potere, che pagavano le tasse e si ostinavano a risparmiare in tempi di magra, temendo che alla fine arrivassero tempi più magri ancora e che la banca a cui dovevano l’ultima rata del mutuo gli levasse la casa e l’orto.
La conclusione fu che le tasse superarono ben presto gli stipendi e, dopo il fallimento delle piccole e medie imprese, nessuno poté più pagarle, così li condannarono ai lavori forzati e si vedevano professori anche universitari, medici, ingegneri e farmacisti insieme a poveri poeti, maestri d’arte, ferraioli e pensionati perfino ottantenni che sterravano le strade, riparavano le case cadenti e lavoravano la terra nuovamente col bue e l’asinello per risparmiare. Di buono ci fu che diminuirono i mucchi di spazzatura, le discariche si liberarono, si tornò al baratto, al carbone  e tutti i ragazzi smisero di giocare sempre al computer e organizzare feste sceme con qualunque scusa.

Domenica Luise

22 pensieri su “Le e-lezioni delle povere bestie

  1. evviva Mimma coi suoi racconti super!
    evviva anche le feste sceme e tutto il resto.
    però, i poveri pensionati ottantenni ad asfaltare le strade… uhm, mi fa scendere una tristezza tale!
    vabbe’, ritorno su e mi leggo di nuovo di oche e galline e bestie varie, almeno rido ancora un po’, anche se amaro.

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    • Cara Cristina, è sempre meglio ridere che piangere…e del resto chissà quando verranno i tempi per le risate dolci, non è che nel frattempo io intenda passare giorni preziosi imparando a memoria le fattezze dell’amletico teschio, che del resto mi porto sotto la ciccia e non è quindi trascurabile ossatura. Comunque, non ho ottant’anni e non vado a sterrare le strade, ho presentato certificato medico.

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  2. Una bella e ironica descrizione della nostra attuale situazione, meno male che ci sei, cara Mimma: con i tuoi racconti ci distrai e ci rallegri. Chissà dove finiremo, in pasto ai lupi o agli altri dello zoo?
    Bravissima, un bacio.
    annamaria

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  3. Mimma la creativa, Mimma la metaforica, Mimma la fantasiosa, ma anche Mimma la riflessiva….perché dietro il tono scherzoso di questa bella storia spiritosa, c’è preoccupazione, attenzione alle assurdità e alle ingiustizie che ci circondano.
    Grazie. Buona serata.
    Piera

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    • Sì, hai detto bene, Piera: sono preoccupata, ci prepariamo a un danno maggiore e non solo economicamente. Perché l’Italia, in questo momento difficile, si sta armando talmente con miliardi di euro spesi in sommergibili ed aerei militari?

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  4. “In realtà gli unici che lavoravano davvero erano i volontari…”
    Grande verità, carissima; e così si va verso la catastrofe e il ritorno al baratto, però alla fine qualcosa di buono ne viene fuori! Abilità scrittoria, fantasia e…tante risate per noi lettori.

    franca

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    • Già, Francuzza, è davvero triste che quel poco di bene venga fuori da così ristretta categoria. Meglio di niente. Le persone di valore esistono in tutte le parti, tra i ricchi, tra i poveri e nel medio ceto, secondo me è una questione di anime che non si fanno inquinare dall’andazzo generale.

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  5. Si, il racconto potrebbe anche risultare divertente, se non ci fosse sotto sotto, un sospiro amaro che per quanto lo inzuccheri, lascia sempre il sapore del fiele. Non parlo della favola di Mimma che, come tutte le sue allegorie, è splendida, parlo della situazione odierna,che diventa sempre più ingestibile. Ma chissà che, avvolti dalle nostre poesie e racconti e commenti e fraseggi urlati e urlanti, alla fine non riusciamo a sommergere la monnezza sparpagliata ormai in tutto il globo – e non mi riferisco alla spazzatura domestica – con uno tsunami buono, che porta via tutto il lerciume accumulatosi in questi decenni! ciao Mimma, un abbraccio formato Paradiso e scusa il ritardo con cui commento, non dovuto a dimenticanza di te, ma a una mole di impegni che non mi hanno lasciato un briciolo di tempo per far visita alle amiche di penna (pardon, di tastiera!)

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    • La storia si ripete, cara Danila, e nel vangelo è scritto tutto quello che ci serve, ogni risposta è stata data. Pubblicani, farisei, pedofili, venditori del tempio: non manca nessuno, ma d’altra parte Giuseppe, Maria, le prostitute pentite, i malati guariti, tutti gli innamorati di Gesù, attratti dal suo amore innocente.
      Così è la vita , ma gli schiavi sono sempre i prediletti.

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