Poeti di oggi: Marilena Cataldini, Le parole: parabola breve

Troppe parole furono date al Dio
perché con certezza
indicasse la strada.

Ma quando egli le restituì
non erano più le stesse
ma altre  cose
e per altri uomini
che mai prima
gliele avevano chieste.

La parabola è un esempio facile di vita concreta, che ci fa capire un concetto intellettuale altrimenti non agevolmente raggiungibile da una mente poco istruita e non avvezza alla cultura. Come sarebbe bello se oggi ci spiegassero la politica per parabole, allora ci districheremmo e, forse, apriremmo occhi nuovi.
Le parabole del vangelo sono tutte elementari, ma le conclusioni sono di altissima spiritualità.
Questa è una poesia apparentemente piccola, proprio come una parabola, ed è la conclusione di un pensiero sottinteso.
Incomincia dritta dal centro dell’argomento: “Troppe parole furono date al Dio / perché con certezza / indicasse la strada”.
Davvero, nelle diverse religioni, esistono molti libri sacri: la Bibbia, il Corano, le Upanishad e via discorrendo, trovare fra tutti un concetto comune che li unifichi non è tanto semplice. Quindi noi uomini abbiamo attribuito a Dio “troppe” parole perché avevamo bisogno di sapere “con certezza” quale strada dovessimo percorrere, cosa volesse da noi, come raggiungerlo e sperare. Gli abbiamo chiesto, prima o poi tutti, un miracolo per noi stessi e per le persone che amiamo e senza le quali ci sentiremmo orfani e soli, l’abbiamo interrogato, implorato, ci siamo arrabbiati con lui e talora l’abbiamo anche bestemmiato in parole ed opere.
“Ma quando egli le restituì / non erano più le stesse / ma altre cose / e per altri uomini / che mai prima / gliele avevano chieste”.
Quindi le parole, nella risposta divina, diventano altre ” cose”, parabole di una conoscenza superiore, che va ben oltre la domanda, e si allargano non solo ai popoli eletti o che tali si ritengono, ma simultaneamente ad “altri uomini / che mai prima / gliele avevano chieste”. E non gliele avevano chieste, quelle parole-parabole-cose, forse per ignoranza, anche per indifferenza, magari per ribellione. Ed è avvenuto, malgrado l’oscurità umana, condizione normale di ogni persona terrena, il grande dono della poesia.

Domenica Luise

 

17 pensieri su “Poeti di oggi: Marilena Cataldini, Le parole: parabola breve

  1. Pingback: Domenica Luise: Poeti per don Tonino Bello – Marilena Cataldini « Neobar

    • Secondo me, e posso sbagliarmi cento volte, ognuno di noi, agnostici e atei compresi, se è normale di mente (esistono anche i matti veri) ha un proprio rapporto personale col divino (un’immensità inconoscibile che sovrasta la capienza del cervello terreno nel quale siamo incastrati) e ci universalizziamo nel momento in cui prendiamo coscienza della storia umana in cui siamo inseriti. Apparentemente, talora, è un impoverimento del divino, che viene umanizzato come prodotto dell’intelligenza non sovrastante e magari nemmeno creante, in realtà, per me, è proprio qui la grandezza dell’essere umano: ricerca, attesa, buio, sconoscenza, poesia. Poesia. Il non sapere è la condizione normale del nostro cervello e anche del cuore. Se io fossi Dio, lo troverei sublime.

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  2. Era la divinità della poesia e dell’inganno, prima del dio unico
    era la dea mascherata
    eravamo noi a non capire
    chissà…
    apprezzo molto questo labirintico post e il filo di Arianna che tu ci hai donato
    complimenti ad entrambe

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    • Sì, lo so, è un post labirintico e difatti pochi l’hanno affrontato. Siamo attirati da certe grandezze e tuttavia le temiamo, ci reputiamo insufficienti e difatti non sbagliamo: noi siamo realmente insufficienti. Ciò è riposante, mi dà pace. Non gliela faccio con certi discorsi, e mica me li cerco apposta così impegnati, tuttavia, per quanto non si possa arrivare alle risposte bramate (che, sempre a mia opinione, fanno parte della visione nella quale spero post mortem) tu puoi osservarne il gusto. Sono pensieri intensi, che la memoria non riesce a seguire:Dante scrive nella Divina Commedia, Paradiso, canto primo, che “appressando sè al suo disire nostro intelletto si profonda tanto che dietro la memoria non può ire”, cito a memoria e forse in maniera imperfetta, ma è questo il concetto semplicissimo. Non ci arriviamo e non ce ne dobbiamo né turbare e tanto meno accusare. Ognuno fa il possibile e dà quello che sa dare, così viviamo, pensiamo, talora godiamo e altre volte ci interroghiamo spauriti.

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  3. E’ verissimo concordo con te che:” sarebbe bello se oggi ci spiegassero la politica per parabole, allora ci districheremmo e, forse, apriremmo occhi nuovi.
    Le parabole del vangelo sono tutte elementari, ma le conclusioni sono di altissima spiritualità.”
    Ma purtroppo di Nostro Signore c’è solo Lui, non ci rimane che pregare.
    Bellissima la poesia.
    E complimenti x la recensione.
    Dolce serata ♥ vany

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    • Talora, cara vany, quando tutte le speranze sembrano a terra ecco avvenire la meraviglia. Pensa come siamo usciti rovinati dalla seconda guerra mondiale e a come è apparsa la meravigliosa costituzione della repubblica italiana: per me è divinamente ispirata, all’avanguardia del progresso umano, tanto è vero che ancora non sono capaci di capirla né di realizzarla: l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro. Ecco. Non sugli scioperi, sul gioco del calcio, sul festival di Sanremo, che pure ci possono stare, e sul latrocinio, che non sono in grado di debellare perché troppo diffuso.

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      • PS: Ed è anche vero che ci rimane soltanto da pregare, rivolgiamoci al Dio in cui crediamo e supplichiamo di mandarci non un re Travicello né un serpente che ci divori, ma un essere pieno d’amore e compassione, di qualsiasi fede o colore o abitudini sessuali, e di intelligenza.

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  4. Grazie, grazie. Che bella sorpresa, che bel dono. Il commento, anzi I Commenti, hanno arricchito questa piccola scrittura. Così ancora una volta, la scrittura poetica è solo un pretesto e la poesia è generata dagli occhi di chi legge e dalle mani che commentano e dalle parole che cinguettano. Così, su un testo, ognuno può dire cose diverse, ma in coro. E dal mio punto di vista, anche la coralità accede al divino.
    Due parole sul testo: nella mia intenzione, quando l’ho scritto, volevo puntare il dito su quanto il Dio può essere sordo; sul fatto che egli c’è perchè ci sono le parole degli uomini; sul fatto che le parole degli uomini sono molteplici e contraddittorie e quindi disorientano. Infine sui tempi della comunicazione che quando avviene, a volte nostro malgrado, è sempre diversa da come l’avevamo pensata e ci mette in scacco e così si nutre della nostra sorpresa. Perchè, in fondo, forse agli esseri umani piace che il divino li sorprenda !
    Ancora un grazie a tutte e in particolare all’usignola che canta.
    Marilena

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      • Ma certo, cara Marilena. Intanto benvenuta, è proprio questa la nostra ricchezza: la presentazione di un poeta, gli interventi, i commenti dei commenti dei commenti. Talora, per quanto non frequentemente, le parole di un commentatore aprono orizzonti allo stesso autore della poesia, la delucidano e spiegano meglio. È il potere della poesia: più la leggi, più vi entri e più ne scopri le stratificazioni. Ci sono punti poetici (a me capita quando creo anche in pittura) in cui il ragionato diventa intuizione irrazionale e le immagini si mescolano all’astratto. Sicché non è più composizione, ma liberazione, volo intellettuale, un gradino successivo e così procedendo si migliora. Leggersi e commentarsi gli uni con gli altri arricchisce non poco.
        Quanto tu scrivi sul divino è estremamente interessante. Quella che a noi sembra la sordità di Dio potrebbe invece essere, in realtà, un suo attributo d’infinito amore alterato dal nostro cervello terreno come in uno specchio deformante tanto da apparirci tutt’altro. Noi non possiamo capire il perché della sofferenza innocente, ma già ammettere questa sconoscenza è il primo passo verso una fede matura e libera.

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  5. Una torre di Babele “divina”, viene da aggiungere. Perche’ le parole non arrivano mai come vorremmo o dovrebbero. E la (nostra soprattutto) “sordita’” e’ in fondo il tema della Lettera a Giuseppe di don Tonino Bello. Grazie e un carissimo saluto.
    Abele

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    • Bella considerazione, Abele, ed è anche verissima: alla torre di Babele umana, che ambisce raggiungere il cielo e provoca la diversificazione del linguaggio impedendo la comunicazione fra gli uomini, corrisponde una torre di Babele divina, risultante dall’inaccessibilità, per noi, del suo vero pensiero fuori dalle metafore perché anche la torre di Babele è una metafora come la mela e come il serpente, la verità è dentro le stratificazioni, in oscuro. E anche le parole sono metafore, in quanto al nostro corpo caduco e imperfetto, non sarà una metafora anche lui? Di una cosa, tuttavia, abbiamo tutti bisogno: di quella carezza di don Tonino Bello, che lenisca le nostre domande perché solo l’amore ci fa sorridere.

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