Amore e Mimma

Quando Mimma incontrò Amore era una ragazzina sventata, che leggeva sempre, anche i giornali vecchi nei quali, allora, avvolgevano i pesci che la mamma comprava per risparmiare. In particolare c’era un giornaletto che s’intitolava Bambola e lei sapeva tutto a memoria, peraltro conosceva anche le poesie studiate a scuola e, per intero, il libro di lettura della seconda elementare, che declamava a testa alta nella noia generale della classe e della maestra. Ecco.
Tuttavia le avventure di Pupetta, Pippetto, l’ometto lampadina e fata stellina erano le sue predilette.
Zia Maria la provvedeva di tali tesori, che ottenevano molteplici effetti: improvvisamente la furia di casa, rintanata nell’angolo più remoto del cortile, sotto il gelsomino che, dal giardino dei vicini si arrampicava per fiorire sul muro in comune, non si vedeva e non si sentiva più per un’ora e mezza, forse due se la lettura esigeva fantasia. Intanto il mondo mi attendeva sollevato per la momentanea stasi.
Mimma non si accorse di avere due tentativi di campanellini al posto del seno fino a quando una mattina a mare, mentre faceva impetuosamente un fosso nella sabbia, non le scapparono dalla pettorina uno a destra e l’altro a sinistra e se non fecero din don a festa poco ci mancò. Una signora vicina di ombrellone incominciò a prendermi in giro, subito si creò un capannello, tutta rossa di vergogna e di innocenza Mimma fuggì, discinta o quasi, verso casa, bastava attraversare la strada, salì le scale difendendosi i campanellini saltellanti e bussò di furia gridando che quel prendisole non l’avrebbe messo mai più.
Invece l’indomani lo indossai, ma la mamma, armata di ago e filo, dovette praticamente cucirmelo intorno, così imbracata mi presentai sulla spiaggia, con disappunto dei compagnetti maschi e divertimento di tutti. Orgogliosissima, mi scatenai con un occhio al secchiello e l’altro alla pettorina, che non si mosse, ma il problema venne dopo, al momento che la mamma dovette togliermelo e non veniva via in nessun modo, mi ci aveva cucita dentro troppo bene. In quel momento lei doveva preparare il pranzo e la prese con me, dopo non mi ricordo come finì, si sarà rassegnata a comprarmi il prendisole nuovo.
Bazzecole, inezie, carabattole. I ragazzini  di allora, nella foto ricordo, hanno gli occhi puntati su di me, che rido ignara con addosso il prendisole incriminato, era giallo a fiorellini grigi.
Quando intravidi Amore, egli fece per me un balletto di luce, che mi lasciò a bocca aperta. Non si poteva resistere a tante seduzioni e mi preparai al matrimonio.
Avevo una così grande felicità che poteva bastarmi per sempre, ma il mio sposo non voleva mostrarmi i suoi occhi, diceva che m’avrebbero accecata. Ridendo, gli rispondevo che sembrava il mito di Amore e Psiche, ma a noi non sarebbe mai accaduto. Allora egli mi sorrise a sua volta, ma con una strana tristezza. Difatti, quando ci baciammo, gli disobbedii e lo guardai. Un lampo azzurro mi abbagliò davvero e strinsi l’aria.
Adesso gli chiedo sempre: <Dove sei?>.
Interrogo la pesca succosa e il fiore pietoso, l’erba che buca la terra e il sole che va a dormire rosso di vergogna per i peccati umani. Mi sto addormentando anch’io, buonanotte, Amore, dove sei, chi sei? Protendo la mia cecità verso di te.

Domenica Luise

PS: se volete ascoltare Mimma che canta inventando nell’attimo, fate clic su http://beatiipoeti.blogspot.it/

20 pensieri su “Amore e Mimma

  1. Cara Antonella, ieri sera sono subito andata sul blog di cui mi hai dato il link, per quanto fossi stanchissima e dormivo in piedi mi sono resa conto del valore di quello che senti e scrivi. Quindi, riprendine in pienezza almeno uno, il principale, da curare frequentemente scambiando commenti con chi saprà apprezzarlo. Io so per esperienza diretta che reggere un blog è duro, le occupazioni sono tante e le vicende della vita talora pressanti, poi c’è il quotidiano senza respiro, ma se noi donne rinunciamo alla poesia e ai più veri nostri interessi quel piccolo passo avanti compiuto dalle nostre sorelle suffragette verrà ancora una volta vanificato. Aspetto la tua decisione e mi appresto a sostenerti coi miei commenti, per il momento aggiungo il tuo link agli altri miei.

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  2. Complimenti!! Tutti ciò che scrivi è sempre stupendo.!
    Della mia adolescenza mi piace ricordare che prima di dormire la sera dopo aver letto favole o romanzi rosa fantasticavo a occhi aperti ore e ore i miei principi, di giorno invece mi estraniavo non capivo i discorsi di mia mamma , ero ore e ore ad ammirarmi allo specchio quando ero sola in casa..fantasticando con i foulard di mia nonna.
    Ora che sono cresciutella mi sorprendo a vagheggiare negli occhi delle persone per capire chi sono e come sono..
    1 Abbraccio ♥ vany

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    • Benvenuta, cara, già, così fantasticano le ragazzine. Ti ricordi quegli sciallini a uncinetto rotondi, di lana, che si usavano molti anni fa? Erano carini. Le zie li regalavano a mamma, me e e mia sorella Iole, io li raccoglievo, uno sulle spalle, uno sul fianco di qua, l’altro sul fianco di là e ballavo davanti allo specchio. Mah! Che bei ricordi. Poi la mamma tornava dalla spesa e regolarmente mi rimproverava, una santa ragione c’era sempre.

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  3. Quanto ti è rimasto scolpito nella memoria questo fatto!
    Ricordo quando me lo me lo hai raccontato a voce, quanta emozione ancora viva ti riporta su quella spiaggia, tra quei bambini.
    E sempre con la delicatezza acquarellata che ti contraddistngue.

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    • Già, i campanellini. Ero davvero ancora troppo piccola, arrossivo sempre e tutti mi prendevano in giro, fino a che imparai a dominare quelle ondate di fuoco che mi tradivano, mi mordevo la lingua e il dolore mi distraeva. I “grandi” manifestavano tutta la propria scempiaggine, ero bambina, no scema. Adesso sono “grande” anch’io, ma nessuna ragazzina più arrossisce.

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  4. E’ piaciuto molto anche a me il tuo racconto! Mi hai fatto ricordare che a me successe una cosa molto più imbarazzante! Per scavalcare un cancello mi ruppi le mutandine e dietro c’erano compagni maschi… nascosi le mutande dietro un mobile in una stanza che non usavamo e non ne parlai a nessuno per la vergogna! Avrò avuto 7-8 anni! Non sono neanche sicura che si siano accorti di qualcosa… L’amore chissà dove sarà e chi è? Difficile ottenere la sicurezza di averlo conosciuto, così sfuggente com’è!

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    • Ciao, Violetta, quanta tenerezza, pudore, innocenza a quei tempi. E quale vitalità. Allora la malizia c’era pure, ma usciva più raramente allo scoperto e soprattutto non ci si compiaceva della maleducazione come molti bambini e ragazzini fanno oggi, maschi e femmine. Per quanto mi riguarda, o mi rispettano oppure mi allontano. Che scelgano.

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  5. Ah com’erano belle e dolci le pudiche fanciulle di un tempo! Mi sembra di vederti, imbarazzata e timorosa sulla spiaggia. Allora gli uomini correvano dietro a quelle più ardite, ma poi sposavano e amavano veramente quelle “imbranate”, che ancora sapevano arrossire e che sapevano amare teneramente. Oggi forse non è più così, ma la nostalgia per quei tempi è rimasta.

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    • È proprio così, Katherine. Sembrano passati secoli da allora, ma a che cosa è servito? Quanta disinvoltura e maleducazione. Mi ricordo ancora l’affanno quando la mamma non riusciva a liberarmi di quel prendisole cucito addosso.

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  6. Bei ricordi, sì, e un po’ di nostalgia… ma non tornerei indietro perché quando arrossivo violentemente avrei voluto sprofondare e nascondermi per sempre.
    A volte mi capita ancora e ci rimango così male che vorrei diventare invisibile, ma ormai l’accaduto è lì che parla per me. La cosa che mi innervosisce di più è che non ci sarebbe proprio nessun motivo per arrossire, mah!
    Ciao, Mimma, sto facendo anche qui una “toccata e fuga” perché dopo gli esami che farò oggi pomeriggio ritorno di nuovo in montagna al fresco.
    Un abbraccio
    Car

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  7. Che bella e fresca la storia di campanellini! E bei tempi davvero quelli della vera fanciullezza, tempi che oggi non esistono più, da bambine a ragazze e donne, ed è un gran peccato. Si perdono dolci ed ingenue emozioni.
    Dov’è Amore? Nei tuoi pensieri.
    Un abbraccio, ciao.

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    • Già, oggi tutto è accelerato, non ci si adagia più nella vita, la si sorvola. Nessuno “ha tempo” per leggere, scrivere, guardare la natura intorno a sè. Il multitasking incalza anche nella vita reale e il telefonino ci insegue: parliamo sempre, cosa fai? Sto cucendo, lavando la verdura, sono a passeggio, e dove sei? Davanti al duomo, al mercato, al cinema tale. Che noia.
      Telefonate infinite, che hanno perduto lo scopo della telefonata. Ma non c’è tempo per andare al cimitero a portare un fiore, sorridere al vecchio zio che tanto non ci sta più con la testa oppure dire una parola di lode a chi fa una cosa bella. Per pettegolare, invece…
      La furbizia incalza e se ne vantano perfino.
      È vero: Amore è dentro di noi, anche addormentato.

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