Poeti di oggi, Malos Mannaja: Va il ribollir di trino

Va il ribollir di trino, l’anime a rallegrar
|. Periglioso parapen-Dio (parte A): sogno pupazzo
Sottotitolo esplicativo: colto in deflagrante!

Poi m’è tornato in mente questo sogno.
Disteso sotto il cielo nera ardesia, stavo. Ed era notte. Ed ero quasi bosco.

Estrassi da una tasca un gesso bianco
(giocavo al “cosa apparirà”)
unendo insieme i punti delle stelle
(da uno all’infinito).

M’apparve Dio, ritratto mentre usciva a prendere le sigarette
il giorno del *Big Bang*
lasciando il gas aperto in universo.
-“Bum-bum”- mi disse e strizzò l’occhio
piegando in su due vertici al triangolo divino
(il ghigno trino)
-“…a risentirci il giorno del giudizio, nano!”-
e sgommò via, guidando un suv celeste
il dito medio alzato dietro
(il fines-trino).

M’alzai di scatto in piedi
(eppure non ne crebbe la statura)
riuscivo a malapena a superare i fili d’erba…

Sembravo un pupazzetto di peluche
(per giunta allergico alla polvere!)
così, tra uno starnuto e l’altro e strepitai:

-“Basta!
Voglio provare!
…ad essere stato felice…”-

*

Passato nel presente mi ritrovo
mero peluche di carne
trastullo di un istante
della Tua vita eterna.
Dammi gratuitamente una carezza
(salviamo le apparenze)
poi spegnimi la sigaretta addosso.
Cavami gli occhi fatti coi bottoni!
Cacciami un dito in fondo all’ombelico
e aprimi il ventre:
sanguino gommapiuma.
Essere poco più di un soprammobile
è straziante…però non-essere è anche peggio!
Così per un momento nella vita
lascia che io rida prima di
ridarmi
al freddo abbraccio della polvere
del mio scaffale.

Ebbene sì: per sopravvivere
mi aggrappo a uno sberleffo a Te
che non esisti
e già mi va di lusso
se quando mi strattoni via il sorriso
non mi lusso.

Questo poeta ha per me un merito speciale: non mi fa soltanto piangere, ma anche ridere.
Fin dal titolo noterete l’estrosità che l’autore non dissimula affatto. Inizia con una parodia del S. Martino carducciano, che c’entra, secondo me, così poco da essere nulla: tanto serioso, descrittivo e noioso il Carducci quanto sagace e satirico fino allo scherno Malos, una cosa in comune tuttavia c’è: l’irriverenza verso la religione, solo che l’invettiva di Malos tocca ben altre profondità dolorose del suo animo: “Ebbene sì: per sopravvivere / m’aggrappo a uno sberleffo a Te / che non esisti”.
Ma i paragoni tra i poeti non mi piacciono e qui lo chiudo, del resto Malos ha usato Carducci solo per sostituire “il ribollir dei tini” col suo “il ribollir di trino”, un semplice gioco di parole che gli interessa unicamente per riferirsi a questo Dio nel quale non crede e che infatti è una forma senza amore, di sole parole e assonanze. E un Dio siffatto non può esistere.
La fantasia di Malos lo vede il giorno del Big Bang, mentre esce a prendere le sigarette dimenticando il gas acceso nell’universo, ecco il motivo di tante esplosioni: che gli scienziati smettano di rompersi la testa supponendo altre  origini dell’universo, era solo che Dio voleva fumare.
Dio lo schernisce, il poeta è un pupazzetto di peluche, che strepita:
“Basta! Voglio provare… ad essere stato felice…”.
Ora uno vuole provare adesso ad essere felice, non ad esserlo stato chissà quando: sottile assurdo che determina il concetto di un’infelicità umana ineluttabile, coi tempi sbagliati.
Segue la preghiera di uno che crede di non credere e si difende schernendo: “dammi gratuitamente una carezza…”, questo è il vero anelito, subito sopraffatto da quel “cavami gli occhi fatti coi bottoni…sanguino gommapiuma…è straziante…però non essere è anche peggio”.
Quante preghiere formali sono meno sincere e umane di questa. E quand’anche scappa il sorriso di fronte a certe trovate, com’è amaro e palpitante quel sorriso e quanto partecipe.

                                                                                                                                                            Domenica Luise

 

23 pensieri su “Poeti di oggi, Malos Mannaja: Va il ribollir di trino

  1. Pingback: Domenica Luise – Poeti per don Tonino Bello: Malos Mannaja | Neobar

  2. Grazie Mimma, la tua bella lettura e’ un’ulteriore conferma del tuo spirito libero, di credente senza paraocchi. I versi di malos per la Versione di Giuseppe sono dei fuochi d’artificio che fanno luce in una notte senza stelle.
    un abbraccio, abele

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    • Ma noi umani abbiamo nostalgia di stelle diverse, anche se quelle notturne sono incantevoli quando ci appaiono. Mi sento una radice assetata dentro l’anima e la poesia è quanto maggiormente si avvicina all’appagamento.

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  3. Malos! Percorribile in mille direzioni tanto è grande. Che lui si dica minimizzandosi, mentre tesse di simili metafore un immenso poetico, è semplicemente inarrivabile.
    Trovate un altro che mandi Dio a comprare sigarette per un big bang da dimenticanza (senile?) e perciò rendere comprensibile il malnato pianeta o tutti i pelouches appesi agli scaffali della terra.

    “e aprimi il ventre:
    sanguino gommapiuma.”

    Poteva venire in mente solo a lui, che sa dire in due versi, cosa ci riempie, noi pupazzi.
    Sostituzione materica:sanguineremmo segatura, se non avessimo artefatto quanto già naturalmente nato male?
    Bravissima Mimma a coglierne l’essenza dolente sotto lo scoppiettare irresistibile delle immagini malosiche.
    Il genio, ecco.

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    • Come sempre mi capita, sto saltellando dall’uno all’altro di voi in acrobazie deliziose del pensiero. Scoppietto come il big bang di Malos, finalmente ho capito cos’è successo e mi sento più tranquilla. Ah, ah, ah.

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  4. Grazie Mimma, è vergnogonoso, lo so, ma non lo conoscevo. Ora approfondirò la conoscenza. Mi è proprio piaciuto!!!! La tua recensione non è che una conferma, sai già quanto ti stimo sotto questa veste, oltre che come poeta, naturalmente

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  5. Ciao Dolcissima Luise, grazie per le tue parole.
    Quando ho letto questa pagina ho sorriso perché ho pensato che anche tutti noi a volte siamo un po’ pupazzi, ci sono giorni che siamo talmente infelici, poi invece dovremmo vivere più sereni e come diceva oggi il Sacerdote Il Signore ci è sempre accanto anche quando abbiamo tanta paura….ma non è facile.
    Dolce sera
    ♥ vany

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  6. Grazie, amici miei e benvenuti a tutti nella poesia di Malos, che ci permette di spaziare con la mente un po’ per gioco e un po’…per non morire, come diceva madame Butterfly. È una vera goduria dello spirito, nella poesia l’essere umano si appaga cercando sempre oltre. Sì, è vero, certe volte ci sentiamo un po’ pupazzi mossi dalle circostanze, per questo la poesia di Malos ci tocca, vorremmo dominare la nostra vita e invece ne siamo dominati. Ebbene, possiamo essere liberi più all’interno di salute, amore, lavoro, fortuna, sogni inappagati, linea e giovinezza perdute, amici che sono andati via senza un perché e persone amate dentro quelle tristi tombe dove andiamo a deporre un fiore e uno strazio. La compassione ci accomuna, ma lo fa in poesia: in una strana gioia inaspettata, che germoglia e si moltiplica fra noi. E appena i fuochi d’artificio di Malos smettono di scoppiettare allegramente riempendo il cielo della notte, ecco riaccendersi tutte insieme le stelle. Non importa come siamo e in che cosa crediamo, importa l’amore, quello vero, non il fiore, ma il tronco invincibile. Allora accade la comunicazione, grande mistero e anelito umano.

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  7. Ci sono tanti modi per dire delle luci e delle ombre del nostro esistere, questo di Malos è senz’altro originale, divertente, irriverente, sorprendente. Sembra comunque opera di un credente.
    Complimenti a Malos e a te Mimma, per la tua generosa opera di divulgazione poetica.

    franca

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    • I poeti distinguono l’amore, il dolore e il gioco che li accomuna, credono nell’umanità o non sbraiterebbero tanto, e chi crede nell’essere umano non può che credere in un suo Dio, comunque sia. Uno che mi prenda per mano e cammini con me insieme a tutti, senza figli di serie B. E che disseti il mio amore e lo riversi.

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  8. non posso che ringraziare per l’ospitalità e per l’affetto partecipe di tutti.
    epperò, dovendo mantenere un minimo di rigore scientifico, sono costretto a citare una recente metanalisi pubblicata su Trends Neuropoetry che dimostra in modo inequivocabile che malos mannaja è una scimmia spelacchiata (e non un poeta).

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  9. Malos si abbatte come una mannaia con i suoi versi inequivocabili e dolorosi, si ride sì, ma di risata amara descrivendo un Dio che lascia rubinetti del gas aperti e poi si disinteressa dei suoi figli (Passato nel presente mi ritrovo / mero peluche di carne / trastullo di un istante / della Tua vita eterna. / Dammi gratuitamente una carezza / (salviamo le apparenze) / poi spegnimi la sigaretta addosso) con l’indifferenza tipica della divinità che crea un mondo e subito dopo romba via sul suo suv… Il dolore dell’esistere sostenuto solo dalla paura del non-esistere, la necessità di sentirsi amati a qualsiasi costo, anche attraverso la menomazione fisica, alla fine rende fantocci… ma se ognuno di noi è in grado di descrivere la peculiarità della propria sofferenza, solo un grande poeta può fare sanguinare la gommapiuma…
    Complimenti anche a Mimma per la sua intensa descrizione, così carica di pathos…

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  10. Sì. Maria, la cecità di noi tutti è profonda. Facciamo che siano cent’anni di vita così, in sete d’amore e di certezze: mi sembra già duro. Poi intervengono l’amore e la poesia, appagati a barlumi, e diciamo: ma allora la gioia esiste. È vero che esiste e la conosco per esperienza, ma ha il suo prezzo, tuttavia gli appassionati come Malos e i grandi poeti possono vivere soltanto in sentimenti estremi. O sennò si annoiano: vedi Leopardi, poverino, che non aveva nemmeno il computer e internet, anzi quasi quasi ci scrivo su una favola storta di quelle mie.

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  11. Trovo che questo poeta abbia uno spirito danzante, nonostante le avversità della vita non smette mai di prendere il bello dell’esistenza, anche una carezza è qualcosa di stupendo. Poi quel fantasioso modo di vedere l’avvio dell’universo è davvero divertente e positivo.
    Una lettura molto bella e interessante e Mimma è entrata, come sempre, con passione in ogni verso, con molto ardore poetico e umano.
    A presto, ciao Mimmina!

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  12. Grazie Mimma! La tua lettura mette ottimamente in evidenza il tutto grande e palpitante del malos, che è tanto ironico e sferzante, quanto tenero e giocondo, infatti a me sembra un bocia-mondo 🙂 (bocia nel mio dialetto significa sia bambino, che palla per giocare…)
    Brava Mimma, brava

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