Lacrime amare

Ormai non sa bene cosa rispondere quando le chiedono come stai, per un po’ diceva: <Sono piena di dolori> oppure <Vivacchio, e tu?> e così l’altro-a la delucidava sui mali propri, della famiglia, degli amici, dei paesani e del mondo.
Allora incominciò a dire :<Benino, grazie>, sperando di chiuderla lì, ma era talmente in contrasto con l’aspetto sbattuto e trascurato che aveva da non potersi sostenere, l’altro-a incominciava coi buoni consigli non richiesti: perché non vai dal parrucchiere, la dieta, le medicine sconsigliabili, tesoro mio (con tono pietoso)  e alla fine comunque approdava sempre sullo stesso discorso: i mali propri, della famiglia, degli amici, dei paesani e del mondo.
Ha sempre avuto questa passione di scrivere, era successo da piccina, quando tutti sbalordivano sentendole declamare poesiole alla mamma, papà, sorella, zia Concettina, zio Peppino, zia Maria, onomastici, compleanni, matrimoni, battesimi, esclusi soltanto i funerali. Allora ebbe la gloria. Ai suoi tempi non era tanto facile prendere l’esame di maturità con sette in italiano, la situazione era ben diversa dai dieci che fioccano oggi. Si sa, i valori cambiano e gli allievi hanno altre cose a cui pensare, anche i professori sono diversi. Così lei decise che, se le avessero confermato il sette di ammissione, avrebbe fatto la scrittrice. Purtroppo lo confermarono.
Non fu molto fortunata. Quando a ventitré anni pubblicò il primo racconto su una rivista femminile, superbamente illustrato a colori, con tanti complimenti sviscerati del giornale e dieci copie omaggio, ma senza alcun compenso in vile denaro, si sentì la donna più felice del mondo malgrado il poco entusiasmo mostrato dalla madre, il disinteresse del padre e i vari zii e zie che non capivano niente né sapevano quanti rifiuti avessero preceduto quella pubblicazione. Una volta lesse un suo racconto alla zia Concettina, che si addormentò. Un’altra volta ne lesse uno alla zia Maria, che si addormentò, e furono le uniche due volte nella vita che chiese alle zie di ascoltare un proprio racconto.
Dopo due mesi, quando stava per uscire la sua seconda novella e la terza era stata accettata, una buona amica la guardò storto e le disse: <Esistono anche gli altri>. Significava tirati indietro, presuntuosa. Si trovavano a Messina, nella povera stanza da pranzo con buffet e controbuffet anni trenta dei suoi genitori. Unica cosa bella, al centro del tavolo un superbo piatto d’argento sbalzato, regalo di nozze del compare prediletto per papà e mamma. Poco dopo il giornale, che si chiamava Così, chiuse all’improvviso e la novella pubblicata fu soltanto la prima.
Più avanti vennero due libri di poesie, che l’editore fece rivendere il primo ad un amico dell’autrice, la quale era incapace di fare la commerciante a se stessa, ed il secondo era appena pubblicato quando l’amico morì sicché l’autrice lo ricomprò e lo regalò a chiunque lo prese.
Dopo alcuni anni pubblicò cinque racconti su un’altra rivista, che si chiamava Alba, questi, col loro tempo,  pagavano una miseria e mandavano un mare di carte per ogni novella, ma lei era contenta e si sentiva soddisfatta. Poi incominciarono a non risponderle, allora scrisse alla direttrice chiedendo il perché e venne fuori che “la redattrice avrebbe dovuto risponderle”, la signora sembrava furibonda, lei pazientò e spese i soliti soldi alla posta per mandare i successivi plichi raccomandati come sempre, ma non ebbe più alcuna risposta. Successivamente anche  questa seconda rivista femminile chiuse.
Seguì il silenzio, alla fine di vicissitudini più o meno banali, a cinquant’anni non fu facile imparare ad usare il computer, ma tale fu l’entusiasmo che adesso lei ci fa di tutto: programmi di grafica, fotografia, arte, impagina i propri libri e, soprattutto, si cura di un blog di prosa, poesia e critica poetica.
Ci tiene molto ed è un blog originale dove nulla è rubato o scopiazzato. Pensava che i conoscenti di una vita l’avrebbero sostenuta e invece no, nessuno. Così va avanti da sola, come sempre, seguita soltanto da alcuni pochi amici virtuali, con cui scambia i commenti.
L’altro  ieri ha pubblicato un racconto divertente e ha invitato la sorella e i due nipoti a leggerlo. Sono tutti e quattro davanti al computer, con gli occhi puntati sullo schermo, quando i ragazzi e la sorella incominciano a piangere a calde lacrime tutti e tre con una strana irritazione agli occhi. E meno male che non si sono pure addormentati.
Lei ha due amiche del cuore principali, una virtuale a Roma e l’altra reale al paese dove vive, qualche giorno fa questa seconda è passata a trovarla, si è seduta sul divano e le ha detto di punto in bianco: <La poesia moderna non mi piace, cosa ti devo scrivere nel blog, che non mi piace? Preferisco non commentarti>.
Così adesso lei mi ha detto ridendo che, se vogliono sapere come sta oppure cosa pensa, possono andare a interpretarselo sul blog dalle poesie.

                                                                                       Domenica Luise

34 pensieri su “Lacrime amare

  1. Emmenomale che adesso hai questo blog dove puoi proporre e condividere creatività e poesia.
    Pensa tu se te ne fossi stata a fare l’uncinetto e a sentire le solite chacchiere, proprio del tipo che hai così ben descritto.
    Nemo profeta in patria, è sempre stato così, e con i poeti è ancora peggio.
    Però, cara prof. Luise, non credi che in fin dei conti sia meglio questo che niente?…
    In quanto alla tua amica che sinceramente ha dichiarato di non amare la poesia moderna, che te ne importa? Tanti l’amano e l’apprezzano.
    Menomale che almeno alla tua amica di Roma piaccia e ti stimi in ogni senso.
    Eppoi i tuoi lettori sono tutti entusiasti dei tuoi post.
    Anche io ho un’amica a Roma che se non avesse aperto vari blog adesso forse nemmeno sarebbe viva.
    Dunque, grazie alla creatività, e via col canto…
    ps. la tua amica di Roma mi incarica di inviarti una rosa.

    http://riflessievisioni.blogspot.it/2012/05/blog-post.html

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    • Sì, Cristina, alla mia amica di questo racconto buffo non importa più niente, dice di essere entrata in una nuova fase e possono dire e fare qualunque cosa, non la feriscono più, dice lei che non hanno armi adeguate. E fino a quando esisteranno un quaderno, una penna e un cassetto per lei sarà ancora sufficiente anche senza lettori. Grazie della rosa, ieri ho fatto un fotomontaggio bellissimo con gli ultimi fiori sbocciati in giardino, forse lo pubblico.

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    • Ah, ah, ah, in momenti quinquennali, periodicamente, anche a me viene la crisi dell’uncinetto, ma mi dura poco e, debbo dire, sempre meno. Ultimamente mi è arrivata anche la crisi da enigmistica: parole crociate, rebus, ma mi sono stancata ancor prima. La scrittura e il computer non mi annoiano mai, finché dura mi diverto da matti. Ecco. Altra crisi: la cucina, sto raccogliendo fascicoli e oggetti di silicone, carinissimi, funzionano, ma mi interessano ancor meno. Adesso, finalmente, in un negozio siciliano ho trovato il cernit, intendo provarlo, ho anche comprato un fornetto elettrico apposito, ma vorrei usarlo prima per i dolci e la focaccia confondendo le due valvole di sfogo. Mah, prima o poi mi assesterò, forse, sennò chi se ne importa? Così per il momento in cucina ho tre forni: quello elettrico grande della cucina, dentro il quale faccio biscotti, torte varie e delizie alla grande; quello a microonde-combinato, in moto tutti i giorni e quest’ultimo per il cernit sistemato accanto. Qualcosa di preoccupante. Una vera donna di casa, anzi di scasa. Ecco.

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  2. Questo è il tuo talento e lo devi esprimere a prescindere, anche chi ci vuole bene non sempre apprezza quello che facciamo. Ma non importa, lo fai per te. Se ti va leggi il libro IL TALENTO di Raffaele Morelli. Aspetto il fotomontaggio 😉

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    • Il fotomontaggio coi fiori che volano mi piace moltissimo e c’è la poesia adeguata, fra uno o due giorni pubblico il tutto, poi ho prodotto una favola su un pinguino raccomandato e profittatore, come finiscono gli asini in cattedra? Argomento interessante e foriero di roventi conversazioni. Questa è stata scritta parecchi anni fa, quando ancora andavo e venivo col trenino dalla scuola, ma è proprio fresca di giornata, attualissima.

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  3. A ognuno il suo e il “suo” modo per essere felici.Felici in quello che si è,che si fa,che si sogna,che si progetta nel piccolo o nel grande non importa e che ci si propone come obiettivo.
    La poesia è arte pura ,cristallina,non plastificata da scorie o svolazzi di soli estetismi.E’ sintesi anche se è lunga come la “Ginestra”.Intimidisce mentre commuove.Non si baratta con nessun soldo o narcisistico compiacersi,ma neppure in ambizione di alloro anche se il “suo” piacere è di farsi conoscere E,se non è il Presente” a concederle onore o premio,saranno sicuramente i posteri a farlo.
    Quante volte è accaduto che un errore di valutazione e come tale mandato al bando,si ripresentasse poi in capo a un certo tempo,come eccellente e nuovissima verità da cui partire?…
    Niente lacrime amare allora ma solo il piacere di seminare fiori anche con spine e di “vederle/I” come proprio miracolo avuto come diritto per essere felici. Almeno un pò.
    Mirka

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    • Bianca, pian piano ci si ripulisce e rimane la sostanza poetica purificata, neanche a me importa più l’opinione altrui sulla mia arte in confronto a quanto, invece, mi interessa della poesia, che vorrei fosse diffusa in sè e per sè poiché la considero una grande forza liberatoria della persona umana: assorbe, concentra, distoglie dai falsi valori. È una meraviglia e c’è tanta ricchezza da comunicare, ognuno dà la sua sfaccettatura per brillare insieme. Allora i fiori volano e le lacrime amare si trasformano in risate a gola piena. Quello che mi preoccupa di più è la derisione della cultura come di un disvalore, non sanno cosa si perdono.

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  4. Bisogna infischiarsene di tutto e tutti, parenti compresi. Pensa che mio figlio neanche ha voluto leggere la poesia a lui dedicata con tanto amore, e mio marito segue tanti blog letterari ma non è mai venuto a commentare me. Purtroppo la considerazione che gli altri hanno di noi non corrisponde al nostro vero valore e sai perché Mimma? Perché il più delle volte non ne sono all’altezza. Noi andiamo avanti per la nostra strada, è quella giusta, Un bacio amica cara

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    • Rossella, la verità è anche un’altra: siamo presbiti, aguzziamo gli occhi per guardare lontano e non vediamo i tesori che abbiamo accanto, questo ci capita in tutto e per tutto, con le cose, con gli amici, col lavoro e anche con gli oggetti. Solitamente apprezziamo ciò che abbiamo perduto rimpiangendolo stupidamente perché, quando e a lungo lo avevamo disponibile, non ce ne siamo curati nemmeno per quel minimo da tenercelo caro. Mai dare nulla per scontato: gli altri, alla fine, si allontanano e chi vale trova altre sponde più accoglienti.
      Noi abbiamo scoperto, nella poesia e nella creatività, molte meraviglie che
      vorremmo condividere, altrimenti è logico, seguiremo ugualmente la strada che ci porta, ridendo di gioia perché è talmente bella e appagante.

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  5. Sai anch’io non ho fra i miei lettori: parenti, figli, amici vari, ma ho trovato voi che mi leggete e mi appassionate sempre più gratificandomi con la vostra presenza. Mio marito prima mi leggeva con interesse, ora non ha più tempo: è preso da altre letture. Ma a me non importa: io ringrazio il web che mi dà la possibilità di mettere nero su bianco i miei pensieri, ed è ciò che conta.
    Sei molto brava, hai una scrittura scorrevole che si legge con piacevolezza.
    Buon tutto, cara Mimma.
    un bacio
    annamaria

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    • Tra noi, è vero, c’è colloquio, gioia, un affettuoso scambio intellettuale che ci aiuta a crescere migliorandoci a vicenda: non è poco. Neanche a me importa più nulla se gli amici della vecchia vita non hanno accettato l’invito al banchetto, quella era la vita vecchia e quegli amici sono sempre lì, se hanno bisogno di me sanno indirizzo, email e numero di telefono, io non ho bisogno di loro: è qui la differenza. Altro che lacrime amare, qua mi sto facendo quattro belle risate. Non ho niente di cui lamentarmi, io, mi vedo ricca e con un mantello di fiori: aspetta la prossima poesia fra domani e dopodomani.

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  6. Come ti capisco! Abbraccio la tua amica, non deve prendersela e pretendere che tutti la capiscano, ma faccia tutto quello che può per sentirsi meglio. Io mi sento grata per i consigli ricevuti da te e di cui ho fatto tesoro nei momenti bui che sembravano non finire mai. Nessuno può comprenderci fino in fondo, così è la vita sembra…

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    • Il bello è che ormai anche a me importa così poco da essere niente, sto vivendo talmente tanto in pienezza poetica e creativa che tutto il contorno si è scolorito: la vecchiaia incalzante, gli affetti deludenti, i derisori invidiosi, che nella favola, una delle tante, ho trasformato in omini verdi al gran completo, e che sarà, mi sento così felice e realizzata che non ne hanno l’idea e mi fanno scappare da ridere quando mi chiedono come sto con la faccia catastrofica, voglio morire ridendo, io posso, loro, invece, vivono lamentandosi. E poi, essere anche compresi da qualcuno al mondo sarebbe troppo. Ah, ah, ah. Davvero: non importa più niente né a me né a quella mia amica, basta un guizzo di intelligenza.

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  7. eh, vabbè, dai… pazienza. se pensiamo che Van Gogh non ha venduto neppure un quadro in tutta la sua vita… pian piano dobbiamo essere noi a capire noi stesse, senza aspettarci che qualcun altro ci capisca. Ci accontentiamo di essere amate ed incomprese 🙂
    baci

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    • Condivido, mia splendida amica: amate e incomprese, direi che è già troppo. Penso spesso a Van Gogh, suo fratello Teo era mercante d’arte eppure non è riuscito mai a vendergli nemmeno un quadro, lo aiutava dandogli dei soldi. Povero Van Gogh, è morto in un luogo miserevole, povero fra i più poveri, era pazzo vero, ma contemporaneamente la sua arte ha una vitalità convulsa che raramente si vede così vivida. Quanto avrà sofferto, ma quanto sarà stato felice creando.

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  8. Vai avanti Mimma, molti di noi ti seguono con stima e grande affetto. Quello che facciamo per forze di cose non può piacere a tutti, importante però che si sia soddisfatti dal nostro operare, del piacere che si prova nell’esprimere se stessi, o la visuale personale del modo di guardare il mondo, di ciò che ci circonda…
    Gli altri possono cogliere da noi a seconda della loro maturità e sensibilità.
    C’è chi mangia di tutto ma non distingue i sapori, i profumi, gli odori, e ad occhi chiusi non distingue la fragranza di una rosa dall’odore di concime.
    Un caro abbraccio

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    • Piacere a tutti è come non piacere a nessuno, mia cara frantzisca, talvolta leggo qui e lì nei blog commenti scritti pro forma, che non comunicano né scoprono niente, battono l’aria, vedo che in voi, invece, c’è sincerità, stima e talora perfino attenzione accurata. Non è poco, considerando anche il poco tempo di cui disponiamo tra lavoro e famiglia. Ricambio il tuo abbraccio.

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  9. Ciao Luise e scusa la mia latitanza di questa settimana.

    Davvero bello questo racconto, che deve invitare molta gente a riflettere. Mai rinunciare ad inseguire i propri sogni ed i propri ideali, perché sarebbe come far morire una parte di noi. La perseveranza di questa persona alla fine ha avuto ragione e si è tolta le meritate soddisfazioni. Non ti regala nulla nessuno, ed è giusto anche saper aspettare, per assaporare meglio il gusto di una vittoria, dopo un po’ di sconfitte!

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    • E questo che tu dici, caro Fausto, è bellissimo, una comunicazione viva tra persone vive, mica il panegirico di un morto. Abbiamo questa enorme ricchezza di essere vivi e amare insieme la poesia, la pittura, la musica ed il meglio che esista su questa terra. E mettiamoci pure gli spaghetti aglio, basilico e peperoncino e in genere la buona cucina: anche frate corpo vuole la sua parte abbondante.

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      • poco prima di leggere la storia di Iulius stavo leggendo questo pensiero di Balthasar che mi sembra adatto all’amicizia in genere e i questo caso tra blogger, ed ho pensato adesso passo da Mimma e glielo lascio:
        “La presenza nel vero senso della parola comincia solo nel momento in cui due esseri si conoscono spiritualmente e si mettono l’uno di fronte all’altro
        consapevolmente. Ciò permette loro di avere interiormente una sorta di immagine l’uno dell’altro, per cui l’altro ha, per così dire, una seconda esistenza in colui con il quale è in rapporto. E se una presenza di questo genere è mantenuta nella maggior parte delle persone che si incontrano, essa può diventare una realtà potente in chi ci conosce e ci ama. L’immagine dell’altro che ognuno porta in sé è, per così dire, carica di realtà. Anche la solitudine può essere piena della presenza dell’altro”

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      • Questo pensiero di Balthasar, caro Fausto,è magnifico, per esperienza diretta posso confermare quanto sia vero e consolatorio. Le pienezze spirituali vicendevoli e lo scambio intellettuale sono una sublimazione umana vera e propria, ti spingono a vivere al cento per cento e ti stupiscono. Mi dispiace che la poesia, nella quale questa condivisione si esprime al meglio, sia talmente ignorata, incompresa e derisa, la colpa è di coloro che la strumentalizzano per farsi belli ed emergere quando invece esige umiltà e gratuità o si spegne come un lucignolo.

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  10. Nulla da aggiungere, se non che la creatività è la vita dell’anima e bisogna saperla mantenere attiva nonostante tutto e tutti.
    Certo, che ci apprezzassero anche le persone più vicine, potrebbe aggiungere piacere al piacere, ma se questo non avviene a volte potrebbe essere il segno della loro piccineria che si traduce in invidia sottaciuta, mala disposizione d’animo verso gli altri, incapacità e disistima personali che non aiutano certo a capire gli altri e men che meno a sostenerli.
    Una volta, ho ascoltato un bravissimo oratore che a un certo punto del suo discorso disse una frase molto rivelatrice, secondo me, e la tengo sempre a mente: “chi non apprezza il successo degli altri è un analfabeta sociale”, cioè non è capace di mantenere soddisfacenti relazioni sociali. Ma questo, è evidente, è un suo/loro problema.
    Alla fine, si arriva a un certo disincanto, si distinguono meglio le persone sincere e socialmente mature, da quelle che si fanno vive solo quando hanno bisogno, mentre i veri affetti (amicizia, amore, comprensione, ascolto, com_passione, stima…) sono completamente disinteressati.
    Un abbraccio mattutino e domenicale
    Car

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    • Io credo che l’incomprensione sia vicendevole, purtroppo: ci si ama senza comprendersi, è la tragedia di questa terra, o altrimenti non ci si ama né ci si vede per nulla. Mah, quante complicazioni delle cose semplici, ci piace costruire labirinti per giungere alla meta quando basterebbe il volo di una freccia amorosa.
      Il successo degli altri punge i piccini e gli incapaci della propria grandezza. Gli invidiosi sanno di non avere doti reali, ma di essersele rubacchiate a dritta e a manca traendo ispirazione dalle opere altrui e firmandole con nome e cognome dopo le opportune (e inopportune) variazioni. Una volta colti in flagrante, affermano che non era loro intenzione quanto hanno appena fatto. Mah. I grandi si vedono talmente ricchi che non provano proprio sintomi di invidia, sarebbe come se chi possiede un tesoro volesse a tutti i costi il mio braccialetto d’argento.

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  11. Sono esperienze che comunque servono, hai fatto bene a provare, hai avuto consapevolezza di ciò che ti circonda e non è poco. La vita è un percorso imprevedibile e tu sicuramente lo vivi con passione e questo è molto bello !!

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    • Paola, però nella vita bisogna anche ottenere giustizia e non è lecito a nessuno farsi calpestare tanto me ne importa così poco da essere niente e mi ci faccio quattro belle risate comunque. La colpa è degli scrittori, che smaniano dalla voglia di pubblicare un libretto miserabile fino a pagarselo di tasca propria e suppongono di valere senza lucidità e senza motivo. Io non apro nemmeno le email con proposte di concorsi o del genere “pubblica il tuo libro”, cancello tutto e amen: chi mi vuole parlare seriamente mi scriva sul blog e non rubando l’email che non gli ho mai concesso, ma chi lo conosce? E anche chi vuole sapere se sono viva o morta mi può scrivere sul blog, che aggiorno quotidianamente. Se sono selvatica? Ma certo. E me ne vanto.

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  12. la vera lezione è che nessuno è profeta in patria e allora chissene… la vita è così splendidamente ricca di sorprese e di stimoli creativi da poter infischiarsene allegramente di tutto il resto… ho sempre pensato che avrei attirato nella mia vita solo le cose e le persone più belle e per fortuna è quasi sempre stato così… a loro piaccio come sono e io posso veramente essere me stessa.
    un abbraccio cara Mimma

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    • E non sai le disavventure e i lupi rapaci che ho incontrato quando, con unghie e con denti, ho provato a pubblicare la favola dell’usignola stonata con i disegni in bianco e nero. La Mondadori l’ha rifiutata con parole di lode dicendo che dovevano pubblicare le opere dei loro autori, un editore da quattro soldi di Messina, dopo un pomeriggio di lodi, ha osato dirmi che non l’avrebbe pubblicata nemmeno se io avessi pagato le spese (con me questo non funziona: rifiuto subito). L’ultimo non ha nemmeno risposto, quelli intermedi me li sono pure dimenticati, ma sono più contenta: voglio creare una casa editrice femminile senza scopo di lucro per la pubblicazione di libri nuovi da collezione a basso costo, l’idea c’è tutta, i testi non mi mancano, purtroppo i soldi iniziali ci vogliono e così ci sto studiando. E non mi sogno di rinunciare.
      Sì, cara: i simili si attraggono e si riconoscono.

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  13. Grazie, ciprea: sei assunta, ma in questa casa editrice mia tutte ci debbono guadagnare, anche se magari non subito. E abbiamo tutte le scuole elementari dove vendere la favola, che ho trasformato in fumetto in bianco e nero, i bambini potranno colorarli e inventare altre favole e poesie ispirati dalla favola e faremo dei concorsi dove saranno premiati tutti i partecipanti, NON la scuola: il bambino. Con piccoli premi da nulla, ho in mente un’agenda tratta dal mio blog. Mi serve per infilare dentro, oltre le favole, anche le poesie, che altrimenti non hanno mercato. E tutti gli indirizzi dei nostri blog (l’agenda è la nostra pubblicità), forza, figliole, fatevi avanti: mi serve un’avvocatessa che se ne occupi perché dobbiamo essere inattaccabili a livello fiscale. E basta ripubblicare in eterno Pinocchio e Cenerentola, ci vogliono cose nuove, scritte bene, attuali e che allarghino l’anima. Basta coi morti, i veleni, le violenze e le sparatorie a volontà. A prezzi minimi. Che ne dite di un’associazione senza scopo di lucro? È da un sacco di tempo che ci penso, chi si offre per il livello legale?

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  14. Quante cose ci sarebbero da dire in merito a questo post…Da dove comincio? temo, però, di non essere compresa o meglio di non saper esprimere compiutamente il mio pensiero, rischiando incomprensioni. Quindi dico subito che il mio è un discorso molto generale e riferito a nessuno, men che meno alla padrona di casa di questo raffinato ed elegante salotto o ai suoi ospiti.
    L’opportunità che il web ci dà di scrivere e di essere letti è enorme e bellissima e in molti, a torto o a ragione, ce la stiamo prendendo e godendo. Ecco il primo punto :godere. Perchè da qui si deve partire, dal piacere che si può provare nello scrivere, nell’esternare, nel comunicare con gli altri. Comunicazione significa scambio, scambio cominucativo e se questo avviene ne siamo giustamente felici. Se poi avvenisse anche e soprattutto con le persone che vorremmo, sarebbe ancora più bello. Ma non è detto che accada e non è nemmeno detto che si crei uno scambio con alcuno. E allora non scriviamo più? Fermo restando che chi scrive, qualunque cosa scriva, desidera ardentemente essere letto (e commentato – quale prova di lettura avvenuta), esiste anche quella seconda forma di piacere e di soddisfazione personale che è la produzione, la creazione e a questa principalmente ci dobbiamo rivolgere. Parole… lo so, ma fa bene ripetercele.
    Con l’opportunità del web oggi siamo diventati tutti scrittori e tutti poeti o ci sentiamo tali e tu mi insegni, cara Mimma, che non è così perchè ce ne passa ad essere veri scrittori o veri poeti. Basta fare un giro largo per blog per comprendere come ci sia in giro tanta “presunzione” di saper fare o dire. Nel giro largo, poi, capita di trovare perle di scrittura: parole che ti emozionano, storie scritte che ti incollano allo schermo, versi che ti inebriano per eleganza e sapienza e magari ti accorgi che non c’è un commento, una lode, un i like. Ma questo non cambia la vera sostanza, non cambia che chi ha scritto sa davvero scrivere ed emozionare. E non cambia il fatto che, magari, chi ha scritto si sia divertito anche a farlo.
    Un pò è come la poesia moderna: molti non la comprendono e non l’apprezzano, ma tu, ad es, stai dando possibilità a qualcuno di accostarsi a questa espressione nella giusta ottica. Ti par poco? Già questo dovrebbe renderti fiera di quanto stai seminando.
    Le case editrici sono spesso vere e proprie lobby, inavvicinabili ai più senza compromessi, quindi lasciamole pure dove stanno.
    I familiari, gli amici vicini…sono sempre per la sincerità di opinione, l’unica che potrebbe davvero aiutarmi a migliorare, ma non si possono forzare nè le letture nè i consensi: non avrebbero nessun valore.
    Quindi non è per nulla drammatico nè indicativo di che so che proseguire da “soli” . L’importante è che il nostro agire, per blog ad esempio, generi un personale, libero e significativo piacere. Il resto sarà quel che sarà e importa sempre meno.
    un abbraccio e un sorriso, ciao

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    • Parole sante: scrivere mi piace, mi diverte moltissimo e tengo pure ad essere letta e commentata perché mentirei se dicessi diversamente. Tuttavia continuerei a scrivere con gioia e divertimento anche se internet non esistesse oggi come non c’era prima. Non potrei vivere senza esprimermi, il cassetto è bello, posso scrivere solo per lui, al limite, e dipingere, come faccio, per il gusto di farlo, non ho mai capito né i concorsi di poesia né i mercanti d’arte, quindi figurati con che tipo di persona fai questo discorso. Talvolta sui blog trovo anch’io dei tesori senza una parola di incoraggiamento o una lode, allora vado a commentarli, ma non mi rispondono, li commento di nuovo e ancora silenzio, ecco perché. Ai commenti si corrisponde, è uno scambio e se non posso oggi ci passo domani, talvolta, nelle vicissitudini affannose, si può tardare per un po’ con rammarico, insomma, facciamo il possibile, ma la gioia più grande è il creare. E dici anche bene riguardo ad un altro discorso scomodo: molti credono, in perfetta buona fede, di essere poeti o capaci di scrivere e invece no, ma potrebbero migliorare se, con affetto e buona educazione, avessimo il coraggio di dire nei commenti quello che realmente pensiamo. Dovremmo fare questo patto fra di noi, non un gioco al massacro, ma una sincerità di giudizio vicendevole.

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