Colibrì e Moscone

La colibrì rise in faccia alle ardenti profferte amorose del moscone. Quel “ coso “ brutto, volgare, nato dallo sterco!
Come se fossero stati dello stesso rango. < Cercati una mosca > gli rispose col naso all’insù.
Allora il moscone, indispettito, dette una spinta alla colibrì, che cadde nella pozzanghera e stava affogando.
Pentito, lui incominciò a ronzare invocando aiuto.
< Che cos’è quello? > chiesero gli uccelli.
< E’ un uccello come voi, tiratelo fuori > .
< E’ troppo piccolo >.
< Ma è una colibrì, l’uccello mosca > sudò il moscone.
< Non è della nostra razza > e gli uccelli volarono via.
< Aiuto, aiuto, aiuto > ronzava il moscone. Arrivarono le mosche.
< Che cos’è quello? >
< E’ una colibrì, l’uccello mosca >.
< Troppo grande > .
< Ma è una mosca come voi > implorò il moscone.
< Non è della nostra razza > e le mosche sciamarono via.
Così il moscone, per non vederla morire, dovette cavarsela da solo, il che non fu affatto facile perché Colibrì pesava circa quanto lui ed era zuppa di acqua sporca.
La trascinò a riva e tentò di farle la respirazione bocca a bocca, ma non poté perché lei aveva quel lunghissimo becco.
Le diede bottarelle sulle guance, la coprì con una coperta, le scaldò le mani e i piedi gelati massaggiandola teneramente, le fece portare dal bar un tè bollente e chiamò l’ambulanza.
Colibrì se la cavò in extremis, ma rimase grigio sporco e non ci fu bagno schiuma né sciampo colorante che riuscisse a restituirle i suoi colori.
Ebbe perfino una reazione allergica quando tentò di farsi una tintura chimica alle piume.
Tutti i suoi corteggiatori scomparvero vedendola in quelle condizioni.
Ciuffettoblu, che aveva minacciato il suicidio se lei gli diceva di no, partì con la scusa di una vecchia zia ammalata da assistere. Pettoverde mancò al secondo appuntamento,
Zampadivellutogiallo non si fece vivo per niente dopo aver saputo dagli altri com’era ridotta, per non parlare di Lussuriosus, il più erotico, che l’aveva sempre piuttosto spaventata con i suoi bollori e che espatriò senza nemmeno una cartolina.
Soltanto il moscone stava sempre lì, tozzo, brutto, muscoloso, tenerissimo, lui nero e lei grigia.
Fosse stata una mosca, l’avrebbe magari sposato. Sola non si sentiva di stare.
Lui la copriva di fiori, dolci e poesie.
A causa del lungo becco di lei non poteva nemmeno baciarla.

< E’ vero, mi hai dato una spinta e sono caduta nella pozzanghera, ma non è giusto che tu sprechi la tua vita per me. Trovati una mosca e sposati > gli disse Colibrì un giorno.
< Io ti amo > rispose lui laconico.
Le fece girare tutti i medici e provare tutti i rimedi, niente da fare. Spese tutti i suoi soldi per lei. Finirono perfino dai maghi e dai ciarlatani. Grigia era e grigia rimase. Insignificante. Né mosca né colibrì. Alla fine salirono sulla vetta del mondo, dove viveva un santone, che suggerì, con tono ispirato:
< Perché non fai un tuffo nell’arcobaleno? >
Non fu facile trovare l’arcobaleno, che si nascondeva sempre.
< Coraggio, buttati prima che scappi ancora > disse lui.
< Ho paura > rispose lei. Il moscone le dette una spinta e la colibrì rotolò in tutti quei colori. Ne uscì che sembrava una gemma risplendente. Il caso finì alla televisione. Mai una colibrì era stata più bella.
La sera stessa telefonò Lussuriosus, si trovava in California e non poteva vivere senza di lei, chiedeva urgentemente la sua mano, pardon, la zampetta.
< No, grazie > rispose Colibrì.
Mezz’ora dopo telefonò Zampadivellutogiallo, aveva finalmente avuto sue notizie, disse, aveva saputo della disgrazia occorsale e della riconquistata salute, non l’aveva mai dimenticata, poteva chiederle di sposarla?
< No, grazie > rispose Colibrì.
Dopo un’oretta ci fu un’impetuosa scampanellata, Colibrì aprì la porta e Ciuffettoblu la strinse in un abbraccio spasmodico: < Mi butto sotto il treno se non mi dici di sì > proclamò con enfasi.
< No, grazie > rispose Colibrì.
Ciuffettoblu, respinto, se ne andava e Pettoverde arrivava, elegantissimo con la sua ventiquattrore di pelle nera e gli stivali scamosciati, allargò le ali : < Sei più bella che mai, vuoi sposarmi? >
< No, grazie > disse Colibrì sbuffando.
Passò la notte guardando con un occhio la porta e con l’altro il telefono, ma Moscone non venne e non la chiamò per niente.
L’indomani mattina, invece, arrivò il postino e le rovesciò nell’ingresso un sacco di lettere degli ammiratori, che l’avevano vista alla televisione.
Colibrì richiuse la porta, buttò il sacco di lettere a bruciare nel caminetto e si sedette di nuovo accanto al telefono, ma Moscone non si fece vivo in alcun modo.
Venne, invece, il fioraio, con i cesti degli ammiratori.
< Porti tutto in chiesa > disse Colibrì.
Venne il pasticciere, con le scatole di cioccolattini e caramelle degli ammiratori.
< Porti tutto all’ospizio dei vecchietti > disse Colibrì.
E Moscone non venne e Colibrì pianse come non aveva pianto mai.
Non aveva nemmeno il suo numero di telefono.
Non sapeva nemmeno il suo cognome.
“ Lo cercherò in capo al mondo” pensò infilandosi il cappotto, uscì di furia e subito lo vide. Pioveva, Moscone era tutto bagnato, con l’ombrello chiuso e guardava la porta senza avere il coraggio di bussare.
< Io ti amo > gli disse allora Colibrì, < e non importa se non ci possiamo sposare, saremo amici per tutta la vita >.
Lo abbracciò dolcissimamente, sebbene impacciata da quel lungo becco che non sapeva dove mettere, < Anzi per te voglio fare di più > aggiunse, < io non mi sposerò per amare te solo, io non avrò figli perché sarai tu il mio bambino, ti curerò quando sarai malato, ti laverò le zampe e ti staccherò i parassiti ad uno ad uno > .
< Pazza che sei > rispondeva lui senza osare di stringerla, < no, questo non lo voglio. Sarò invece io a non sposarmi per amare te sola, rinuncerò ad avere bambini perché tu sarai come una figlia per me, ti curerò quando sarai malata, ti laverò le zampe e ti staccherò i parassiti ad uno ad uno > .
E così vissero felici e contenti.

                                                                           Domenica Luise

24 pensieri su “Colibrì e Moscone

  1. sempre fantasiosa e bravissima Mimma…scusa l’assenza , la malattia della mia cagnetta mi avvilisce, ma ti leggo e farlo è sempre una grande emozione. Ti abbraccio
    Maria Perrini

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  2. Buongiorno, cari, e grazie di essere qui.
    Blu, ottima considerazione.
    Maria, sono molto dispiaciuta per la tua cagnetta, sono momenti durissimi, che conosco anch’io. Rimane l’amore che avete scambiato, le foto ricordo e, forse, un altro cagnetto-a da rendere felice.
    Poiché domani è la festa degli innamorati ho voluto postare questa favola di un grande amore al quale non è possibile resistere. Penso sempre alle parole di Dante nel canto di Paolo e Francesca: “Amor che a nullo amato amar perdona”.
    Parla Francesca e trae una regola generale, universalmente valida, dalla propria esperienza: l’amore non permette a chi è amato di non ricambiare a propria volta.
    Non sempre è così, purtroppo, ma questa favola significa: guardate vicino a voi, forse c’è chi vi vuole bene davvero.

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  3. Carinissima!!!!! Del nobile amore: mi ricorda in qualche modo la novella di Federico degli Alberighi, Ma questa è tanto più leggera e sfiziosa, vuoi mettere un’intesa dell’anima tra colibrì e mosconi!

    franca

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  4. come sempre vince l’amore?…
    magari nelle fiabe.
    come questa bella e coloratissima tua.
    ho un colibrì-fantasma sul mio desktop, è lì da circa tre anni, da quando un’amica me lo inviò per e-mail.
    il file è sempre qui, con il suo moscone.
    i tentativi di rimuoverlo fallirono tutti… e neppure ho potuto mai aprirlo.
    adesso finalmente posso almeno leggerlo.
    Grazie!
    🙂

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  5. Cara Domenica,ho letto veloce e di straforo ma ho gioito perchè mi hai riportato a mia madre.Anche lei come te usava spesso favole-metafore d’insetti e d’uomo per descrivere (associarle) all’uomo.E allora grazie per un’emozione rinnovata.Brava.Appena possibile la leggerò con più attenzione perchè credo meriti al di là del ricordo associativo.Mirka

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  6. Oh Mimma sei fantastica!!! Hai trovato il modo di parlare dell’amore come solo tu avresti potuto fare. Non con stucchevoli storie di innamorati ma con una fantasiosa favola che riconduce sì all’amore, ma forse al vero tipo di amore. Quello che si può provare per qualsiasi altro essere che si incontra nel corso della vita. Quante volte viene travisata la parola “amore”!!!!

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  7. Occorre pazienza in amore per un fine ideale.
    Molto bello questo racconto, straordinariamente espressivo
    ed emozionante, “Lo abbracciò dolcissimamente, sebbene impacciata da quel…”.
    Vorrei citare per la sua incredibile bellezza una strofa di Alda Merini:
    “Ma anche io come Pinocchio
    vendo il mio abbecedario per un bacio d’amore”.

    Un caro e affettuoso saluto. Edo

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  8. Cara Mimma complimenti!!
    Una storia fantastica!
    Hai esposto il concetto d’amore meravigliosamente, con un senso talmente ampio: affetto intenso,rispetto, sentimento di profonda tenerezza, devozione, inclinazione forte ed esclusiva di amore per un essere materno, fraterno, filiale,amoroso, e come diceva Dante:
    “Ogni dolcezza, ogni pensiero umile
    nascono nel cuore di chi l’ascolta
    per cui ne ha lode e beatitudine chi la vide per primo..”

    Buona serata e per domani
    Buon San Valentino a te ed a tutti i tuoi/le tue ospiti.
    ♥ vany

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  9. Buongiorno, signori e signore, evviva la festa degli innamorati. È vero, Francuzza, si tratta di quel tipo di amore nobile così bene esplicato dal Boccaccio, dove si è disposti al sacrificio totale di sè per l’altro come assolutamente normale e senza nulla chiedere. Direi che potrebbe trattarsi di un primo amore, tale ne è l’innocenza. Cristina, ricordavo che tu conoscevi questa fiaba, scritta parecchi anni fa e pubblicata per oggi, 14 febbraio. Le fiabe d’amore non invecchiano, ma non so come mai il tuo computer non ti abbia fatto aprire il file né ti permetta di cancellarlo, tuttavia non mi stupisco, ogni tanto l’elettronica fa i capricci, l’altro ieri microsoft word non ha salvato le modifiche ad un mio post, quando l’ho chiuso non ha avvisato, le modifiche sono scomparse più volte fino a quando non ho desistito, poi volevo scrivere e lui non ha scritto. Scocciata, ho chiuso il computer, alla riapertura ha funzionato bene, ma io non ho potuto capire cosa volesse, sembrava fosse fuori di sé come una star incazzata.
    Grazie, falconier: mi sono tanto divertita a scrivere questa storia come con tutte le mie favole, allora andavo e venivo ancora dalla scuola e mi venivano fuori in treno o in sala d’aspetto: non sentivo il tempo passare, si faceva l’ora del consiglio oppure arrivava il mio trenino ed io, allora, saltavo su, mi mettevo seduta e ricominciavo ad entrare nei miei mondi fantastici.
    Bianca, le mamme hanno sempre inventato storie per i loro bambini e chissà quanta fantasia ignota pulsa nella storia umana.
    Benvenuta, cara Piera, è vero, anch’io talora ho amato vedendo le manchevolezze negli altri (parlo di amore e amicizia in toto) eppure non impedendomi di perdonare malgrado tutto e di restituire ulteriori possibilità.
    Grazie, Edoardoprimo, ed hai ragione: in amore ci vuole pazienza. Dipende quanto ci tengo all’innamorato, al marito, alla moglie, alla sorella o a chiunque sia. Senza pazienza non si fa nulla.
    Vany cara, benvenuta, ogni amore ha una dimensione materna, filiale e sponsale per cui l’altro-a diventa il mio bambino da accogliere oppure il mio papà che mi accoglie e, simultaneamente, il fidanzato o la fidanzata o il marito o la moglie della mia vita. Togliere alla coppia l’aspetto materno-filiale significa depauperarla riducendo significato all’amore dei sensi.
    Grazie, Chiare: l’amore contiene vita, quanto hai ragione.
    Prima di chiudere questo commento voglio avere un pensiero di tenerezza per tutte le persone deluse in amore, per le quali oggi sarà un giorno triste. Coraggio: non sempre andrà così male, e sperate sempre nelle sorprese che possono arrivare.
    Felice giornata a tutti.

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  10. PS per Rossella: ti ho involontariamente saltata, stordita che sono. Volevo dirti che sì, il vero amore viene travisato facilmente, è l’attrazione fisica che inganna, mette gli occhiali rosa e non permette la lucidità. Però non siamo così scemi da non accorgerci e non si può fingere a lungo: non soffochiamo, allora, i dubbi che si presentano studiamoli con coraggio e usiamo la ragione: i falsi corteggiatori si tradiranno, solo datevi tempo per capire se proprio ci volete passare insieme tutta la vita. L’attrazione fisica si spegne: dovete essere preparati.
    A parte una intelligente prudenza, prendetevi la gioia di amare ed essere amati senza grandi problemi e vivete più lieti possibile.

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  11. la storia è troppo carina, me la sono immaginata tutta illustrata, con immagini coloratissime, glitterate e… spiritose! Perchè il valore aggiunto è la leggera ironia con cui scrivi, le battutine e le garbate “stoccate” che rendono la lettura piacevole e divertente.
    Dolce!!! (per il tuffo nell’arcobaleno penserei di parlarne con la mia estetista… nn si sa mai, delle volte…)

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  12. Buongiorno, baldi giovani. theallamente, per il giorno di San Valentino volevo immaginare una favola di tenero amore quando mi sono ricordata che già c’era bella e fatta, l’ho riletta, mi sono divertita, mi sono intenerita e l’ho subito messa nel blog, come mi piace fare fa casa editrice a me stessa. Ecco. Perlomeno non ci litigo: in passato fra me e gli editori è stata baruffa, quelli “importanti” volevano pubblicarmi cambiando i miei testi a loro modo, quelli piccoli volevano essere pagati da me e usarmi come piazzista, allora li ho liquidati in massa e ho riaperto i cassetti solo per i miei vari blog, almeno sono padrona di quello che scrivo.
    Grazie, Marzia, per l’informazione.
    Fausto, ti ringrazio per essere passato, avermi linkato questo racconto nel tuo post di San Valentino, essere ripassato per dirmelo. Ti sento molto divertito e questo mi dà una grande gioia.

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  13. Che bella storia, mi sono anche commossa: quando lo scritto tocca il mio cuore mi capita e tu, cara Mimma, sai emozionare.
    Favola che ha tanti spunti riflessivi: il vero amore è disinteressato e generoso.
    Bravissima!
    Buona giornata, tante affettuosità.
    annamaria

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  14. Mimma, per te un dono..una poesia di Evgenij Aleksandrovič Evtušenko, una di Saba, la voce di mio marito Nicola e…la neve ( si intravede il mio giardino e la mia gradinata ultima, la ringhiera e pure la salvia imbiancata)

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  15. Ma che carina! Dolce e ricca di valori veri ed autentici: due esseri diversi che si aiutano, che superano i pregiudizi, che si comprendono, si aiutano e si sacrificano l’un l’altro, innamorandosi teneramente.
    Brava, un bella e fresca lettura per grandi e piccini.
    Ciao,
    Marirò

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