Poeti di oggi: Fernanda Ferraresso

 
Chissà quanto sarebbe orgoglioso il mio fantasma se, fra qualche anno, un mio ex allievo-a facesse per me quello che Abele Longo ha compiuto per don Tonino Bello, suo professore al liceo, autore di "La carezza di Dio – Lettera a Giuseppe (Edizioni La Meridiana, Molfetta 1997).
Abele ha voluto, organizzato e dato alle stampe La versione di Giuseppe, poeti per don Tonino Bello, un prezioso libro dove ventuno poeti di oggi, ispirati dalle sue parole, esprimono liberamente il proprio sentire per ricordare una tale persona.
In sostanza don Tonino si servì della fantasia e della poesia per un suo discorso sulla caduta dei valori che doveva tenere ad un convegno giovanile ad Assisi nel 1987: era un sacerdote intelligente e non voleva tediarli con le solite prediche esortatorie bacchettone, sicché immaginò di farsi una chiacchierata nella bottega col falegname Giuseppe, concludendo che l'avidità del consumismo avviene perché manca la "carezza", ossia l'affetto, la condivisione, la tenerezza vicendevole e la compassione.
E proprio da qui ha inizio la poesia di Fernanda Ferraresso, la prima poetessa della raccolta, che di sé scrive:
"…Mi impegno a studiare, ma soprattutto a vivere, con la consapevolezza che mai nulla è dato definitivamente e mai nulla è scontato".
 
Me ne sto all'ultima fila
 
Me ne sto all'ultima fila, poco prima dell'uscita. Un foglio piegato in mano e ascolto.
 
– Ma se oggi qui da noi
le botteghe artigiane sono pressoché sparite non è solo
perché non si genera più e neppure perché non si ripara più nulla.
È perché non c'è più tempo per la carezza".
 
Mi venisti incontro così
pensai. Ma non eri tu.
La tua voce si era fatta larga e vicinanza
per questo interrogavo le parole per toccare
di te il corpo di creta.
Il pellegrino l'errante aveva già spalancato il legno
la porta si era fatta cardine in un segno
miracolo d'essere qui senza salvare
il corpo già grembo nel grembo da tempo
un'alta misura dello scorrere
la sapienza dei gesti
come la prima volta
versati
la primitiva forma della linfa
che ancora ci soccorre.
 

Fernanda Ferraresso

 
Cara Fernanda, se permetti voglio commentare la tua poesia come se stavolta fossi io a scrivere una lettera a te. Ti dirò cosa mi riecheggia dentro alla lettura, con semplicità e un po' di coraggio: se sbaglio l'interpretazione mi scuserai fraternamente.
Te ne stai in fondo, ma non perché tu sia l'ultima, ti senti quasi sommersa da quello che leggi, ascolti e senti e ti sembra di avere bisogno di prendere fiato. Tieni in mano la lettera di don Tonino.
Le parole scritte in corsivo sono sue: siamo così disumani perché manca "la carezza".
Hai notato quant'è difficile dire ti amo e dare un sorriso vero?
Così ti venne incontro don Tonino: bellissimo il passato remoto, che pone l'evento in un passato da eden.
Ma non era soltanto una persona in carne, ossa e anima, egli si era dilatato misteriosamente entrando nell'eterno. Eppure la sua voce, oltre che larga, era anche vicinanza. Ti rimbombava dentro e svegliava radici di bene.
Fernanda, tu interrogavi le sue parole tentando di capire quello che è troppo grande, adesso, per essere contenuto in una mente ancora legata alla sua carne. Il corpo di creta, grembo nel grembo: le parole vogliono esprimere l'inesprimibile che si è allargato da don Tonino Bello ai tuoi aneliti, e ti viene spontaneo dire "grembo nel grembo", che significa questo essere tutti noi madri gli uni degli altri, uomini e donne, bellissimo punto pregnante della poesia, per me.
I verbi sottintesi e la mancanza della punteggiatura accentuano il mistero nel quale entri in oscurità.
La sapienza dei gesti del falegname Giuseppe sono uguali alla sapienza dei gesti del professore don Tonino Bello e anche alla sapienza della tua poesia: sono amore fraterno.
Così vedo uguaglianza di "sapienza" dei gesti nel libro voluto da Abele ed anche in questo mio maldestro, ma sincero, tentativo di commento.
Per "sapienza", letteralmente, s'intende il salare, dare gusto e condire le vivande nelle quali ci si disperde: è compito dei santi e dei poeti.
È questa "sapienza la primitiva forma della linfa che ancora ci soccorre": primitiva perché originaria; forma perché l'amore è talmente riconoscibile, quando c'è, da diventare tangibile, linfa perché questa sapienza è l'unica che ci  possa nutrire e dissetare.
È qui il soccorso che ci guarisce da ogni avidità.
Ti abbraccio e ti mando una carezza.
 

Domenica Luise
 

Per approfondire questo bellissimo incontro virtuale, fate clic sul link:
http://neobar.wordpress.com/2011/09/23/domenica-luise-poeti-per-don-tonino-bello-fernanda-ferraresso/#comments

 
 
 

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31 pensieri su “Poeti di oggi: Fernanda Ferraresso

  1. Per prima cosa ringrazio, cara  Domenica, per l'attenzione riservata al testo, per il tempo dedicato alla relazione, attraverso  il luogo che la parola traccia come incontro. Credo che ogni percorso, anche quello all'interno di uno scritto, sia fortunatamente sempre soggettivo, per questo abbiamo la possibilità di in-seminarci l'un l'altro, di accrescere la nostra terra e farla corpo nel corpo di ogni altro, presente  passato e addirittura futuro, come una specie di semenzaio caldo. Chiamano così il luogo in cui si prepara per la semina in campo aperto. L'ultima fila è il luogo in cui fisicamente, intendo dire per l'età, mi trovo ora, il che mi rende più vicina all'uscita da questa scena, in cui ho cercato di comprendere, con ogni mia capacità e talento, cosa io sia, cosa è questo travaglio incessante del vivere, a cosa noi perennemente ci nascondiamo e verso cosa ci muoviamo, in ogni caso, oltrepassando il ventre di questo giorno ospitante. In assoluta semplicità e onestà non so dire, perché non ho trovato il cosa, che credo ci eguagli e pareggi, ma ho però praticato il modo, che sembra diversificarci e rende ogni vita un es-empio. Ogni volta, davanti alle parole, sento di toccare la mia ignoranza. Pur non navigandole etimologicamente, ma emotivamente, e solo con qualche notazione di latino, di cui il VERBO più ricorrente nella formazione delle parole è ES, ecco che es-empio è la metodologia più diffusa per dis-imparare la sostanza di cui siamo costituiti rendendoci pieni d'altro e per questo empi. Come dici tu, la linfa che ci scorre è linfa universale, e tutto configura, eppure non facciamo mai riferimento a questo, ci chiudiamo in piccolissimi re-cinti di vacuità, scordandoci la nostra impermanenza e mai in quella ritrovando l'eternità che tutto accoglie. Studio, studio ogni giorno e ogni giorno cerco di perdere un po' di più la vista, per guardare meglio in tutto quell'oscuro che la mia bocca fiorisce, spesso ferendomi nel legno, proprio come l'albero che ogni buon scultore lavora per asportazione di materia e riportando sè stesso nella vena ferita dell'essenza, in una reciprocità difficile da toccare quando si scrive perché la lingua si deposita e accumula in inchiostro, coprendo più che svelando. Un grande abbraccio e nuovamente grazie. fernanda f.

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  2. Fernanda, le tue parole spiegano ed amplificano tutto, le trovo belle, pregnanti, vissute e rivissute. La poesia è un modo meraviglioso di aprire i nostri recinti comunicandoci agli altri e ricevendoli dentro di noi, in atteggiamento simultaneamente filiale e materno.

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  3. "Ti rimbombava dentro e svegliava radici di bene.
    Fernanda, tu interrogavi le sue parole tentando di capire quello che è troppo grande, adesso, per essere contenuto in una mente ancora legata alla sua carne. Il corpo di creta, grembo nel grembo: le parole vogliono esprimere l'inesprimibile che si è allargato da don Tonino Bello ai tuoi aneliti, e ti viene spontaneo dire "grembo nel grembo", che significa questo essere tutti noi madri gli uni degli altri, uomini e donne, bellissimo punto pregnante della poesia, per me."

    Significativo, pregno e emotivamente coinvolgente questo passaggio, immesso in una riflessione autentica, sentita.
    Altrettanto il commento di Fernanda. Questo nostro essere stati insieme, ognuno nella sua singolare presenza, continua ad allargarsi in cerchi tutti da percorrere ancora, questo è molto bello.

    Grazie Mimma, poetessa e donna dal cuore grande e dall'ascolto vero. Doris

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  4.  “Me ne sto all'ultima fila”
    Un paio di chilometri separa il paesino della mia infanzia dalla cittadina in cui don Tonino era parroco; eppure le due chiese erano due mondi a parte, agli antipodi. Io, ai tempi delle elementari, ogni giorno prima di andare a scuola ero obbligato ad andare in chiesa, lo chiamavano catechismo o persino “dottrina”. Me ne stavo all’ultima fila per poter guadagnare prima l’uscita. Don Tonino è stato l’unico prete che abbia mai ascoltato, e forse anche l’unico insegnante.  Perché  vi dico questo? Perché il nosto poemetto è anche un parlare di noi e il modo con cui Mimma ha presentato Ferni accoglie e mette a proprio agio. Continua la gioia di essere insieme.
    Un abbraccio (e grazie!)
    abele

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  5. la bellezza del messaggio di don Tonino è sintetizzata da un gesto: la carezzza. Ferananda ha colto in pieno e Mimma ha amplificato, in questa sua casa, i brividi di quella carezza. E noi ci siamo fatti pelle.
    Grazie, splendide poetesse.

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  6. Saper vivere di una "carezza"
    è vivere tenendo lontano ogni forma d'angoscia, dare  serenità  alla mente,rigenerare la coscienza per esserne stati beneficiati..BRAVA TERNANDA,BRAVA MIMMA! Voi che siete fiorite dalla pietra viva di don Tonino Bello.
    Un commosso abbraccio.Mirka

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  7. che felicità ritrovarsi anche qui!
    di casa in casa si viene accolti, nella poesia, in nome di don Tonino Bello, ed è una meraviglia!
    ed è un vero piacere leggere la presentazione chiara e approfondita di Mimma.
    grazie a entrambe
    cri

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  8. La carezza come simbolo di umanità, quella che sembra perdersi in brutti eventi che vediamo intorno, ma continuiamo a divulgarla!!
    Complimenti a Fernanda per il seme ricco della sua sensibilità
    e a Mimma che accoglie ed è un vulcano emotivo di bravura

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  9. Vedo che l'amore viene capito dall'amore e si amplifica come cerchi concentrici nelle acque o dentro un albero spaccato. Siamo insieme e ne godiamo pacificamente. Grazie, amici: percepisco la vostra corrispondenza preziosa.
    Don Tonino Bello è il miele e tutti questi poeti le api, che lavorano insieme inebriate.

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  10. l'amore è una goccia, e diviene sangue e miele in ogni vena ove scorre.
    e ancora commossa e vergine da questa esperienza, ne godo, mentre sento il vostro fluire, in me.
    e le tue parole, cara mimma.
    e le tue parole…

    che belle!, ed è detto come bimba…
    grazie
    simonetta

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  11. Anch'io, Simonetta, vi sento fluire in me, dentro la mia poesia, che sono io nel midollo dell'anima.
    Eppure capisco così poco di quello che avete scritto, ma non è il capire, è un'intuizione oscura profondissima.
    Certo, ne sono sorpresa. Dinanzi alla poesia siamo bimbi insieme. Ed essa si diverte a lanciare frecce d'oro con le quali ci infilza.
    Vi commenterò tutti, uno per uno, così prolungheremo nel tempo questa gioia, in ordine di pubblicazione, ma è meglio farlo subito e programmare le uscite sul blog, poi splinder se la vede da solo.
    Ieri, appena pubblicata questa presentazione, mi sono presa il libro, la seconda poetessa è Margherita Ealla e ho passato un po' di tempo a leggere e rileggere le sue poesie per trovare un pertugio da cui entrarci. Razionalmente c'era ben poco da fare, ma io non sono una che si preoccupa, aspetto il momento. Stanotte mi sono svegliata e le ho rilette, stamattina presto ho aperto gli occhi e, di getto, ho scritto la presentazione per Margherita, che  non so come né da dove mi sia venuta.
    Margheritina, ce l'ho fatta anche stavolta.
    Adesso copio quello che ho scarabocchiato sul quaderno e me lo preparo, avrei cento altre cose da fare, ma non me ne importa, sono tutte cose noiose e non ne ho voglia, ecco.

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  12. Quando si fa il sacerdozio per passione e con autenticità tutti, dico tutti, avvertono quell'amore, anche coloro che sono distanti ne restano conquistati, e Don Tonino Bello sapere parlare ai cuori con amore vero e parole di verità. La poesia di Fernanda porta quella luce e la tua spiegazione, cara Mimma, lo è altrettanto. Abbiamo bisogno d'amore, di una carezza appunto.

    un saluto affettuoso a tutti i poeti
    annamaria

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  13. Cara Mimma, proprio stasera si chiacchierava con un amico della prima ora di caduta di senso e di valori e leggo qui .. caduta dei valori che doveva tenere ad un convegno giovanile ad Assisi nel 1987.
    1987, ribadisco, non 2011 con lo scenario che ogni sera i Tg ci passano , sfacciatamente sine cura, sotto gli occhi..
    Scusa se mi fermo per oer ora solo su questo, Mimma, ma mi preme.
    Passo ancora domani per ultimare la lettura di quanto Fernanda Ferraresso ha scritto e tu hai sottoposto alla nostra attenzione.
    Intanto grazie ad entrambe! 

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  14. p { margin-bottom: 0.21cm; }

    Secondo me la bellissima modalità della “Lettera” che hai scelto è perfetta nel prolungare e abbracciare la stessa bellissima modalità di Don Tonino, entra proprio nello “spirito” del suo scritto e del nostro, entra e si fa tutt'uno con il “corpo” così ben richiamato e cantato da Fernanda Ferraresso.

    La tua lettera-lettura crea un nuovo cerchio di condivisione, e questo al di là di quello che è la tua visione, la rende universale nell'eco, e proprio per questo non c'è bisogno o necessità che sia compreso in modo univoco o unico, ma che possa piuttosto costituire un reticolo umano condiviso e accresciuto.

    Mimma, mi piace ulteriormente sottolineare questo tuo passaggio:

     

    “Così vedo uguaglianza di "sapienza" dei gesti nel libro voluto da Abele ed anche in questo mio maldestro, ma sincero, tentativo di commento.
    Per "sapienza", letteralmente, s'intende il salare, dare gusto e condire le vivande nelle quali ci si disperde: è compito dei santi e dei poeti.
    È questa "sapienza la primitiva forma della linfa che ancora ci soccorre": “

     

    Mimma, mi piace sottolineare la tua vicinanza (margheritina mi piace moltissimo e mi commuove), anche se ti seguo solo a distanza.

     

    Un abbraccio a tutti, in Don Tonino.

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  15. Anche oggi sono qui, stamattina sono andata a trovare mia sorella Iole, che ha preso una brutta caduta dopo Pasqua e finalmente incomincia a camminare senza girello per piccoli tratti in casa, fuori ancora in sedia a rotelle. Forse mi sono stancata, in realtà ieri ho dimenticato una pillola che mi serve a mantenere scoagulato il sangue, fatto sta che ho mal di testa e sono stata tutto il giorno indolenzita nelle articolazioni, ma coraggio, siamo qui insieme e mi sento come una nave che approda, una donna incinta a parto concluso e figlio fra le braccia che ciuccia oppure una Mimma che si guarda intorno e la casa è tutta pulita, spazzata e lucidata.
    Sempre benvenute, care amiche di poesia, avete ragione: c'è un'eco d'amore qui dentro, si sta bene, in armonia e condivisione. Vecchi e nuovi amici s'incontrano in nome di un sacerdote che meritò di salire sugli altari, luogo sacro, e disse a noi parole altrettanto sacre, che traduciamo nella lingua della nostra anima.
    Già nel 1987 e anche prima c'era crisi di valori, Marzia, ma siamo andati sempre peggiorando come su un piano inclinato. Io ho sempre pensato che le prediche dagli altari non servono a niente, anche se sono giuste, è soltanto l'amore che salva. Secondo me nemmeno i miracoli eclatanti convertono, mentre l'amore è quella mano divina che salva Pietro quando stava affondando nel mare. In quanto agli amici, si salvano a vicenda secondo il bisogno, è vero, non possiamo commentare tutti, essere sempre presenti, abbiamo casa, famiglia, impegni, talora siamo sfasati, stanchi e anche ammalati. Facciamo il poco di cui abbiamo forza e ci compatiremo gli uni con gli altri. Margheritina, è sempre stupendo incontrarsi, questo tuo commento mi ricorda quelli bellissimi che scrivevi sul club poeti quando ci siamo conosciute. Volevo concludere: se la nostra poesia viene da un amore sincero, chi legge lo percepirà e sostituirà magari un vizio cattivo col vizio buono di scrivere anche lui.  Un abbraccio a tutti, signore e signori, uno per uno.

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  16. Cara Mimma,
    sono felice di trovarmi qui, nella tua dimora.
    E' un andare di luogo in luogo per FARE ANIMA.

    La poesia di Ferni ha una potenza e una grazia  – insieme alla compiutezza della forma&contenuto -, che rende propria una "voce".
    La sua voce è unica, e vive questa unicità con il suo esistere, senza scissione, e con una fisicità che ritrovo spesso nei suoi versi.
    La parola diventa corpo, come per incanto.
    Lei accarezza con impeto, fuoco, estasi… ma sa e conosce il sublime, la preghiera, la carezza…

    Sono felice di far parte del progetto su don Tonino Bello. Aver conosciuto altri poeti e scrittori ha portato, in me, e spero anche in loro – un'armonia speciale. E non è facile di questi tempi… Per me sono come fratelli e sorelle.
    Sembra esagerato, eppure il sentimento che provo è questo.
    Siamo stretti in un abbraccio fatto di comunanza e condivisione, grazie all'amico insostituibile Abele Longo che, con Doriano, ha seguito tutta l'operazione.

    Ringrazio Ferni, Margheritina e i ragazzi di Neobar. Ringrazio te, Mimma, di "essere" con noi, in noi: Es-sere (alla Ferni!)…
    Ancora grazie. Un abbraccio caro,

    Nina Maroccolo

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  17. Nina dolce, benvenuta e che gioia la tua email, alla quale conto di rispondere domani con calma. Io credo nelle parole di don Tonino Bello, che la poesia possa aiutarci nella nostra vita sostituendo le passioni cattive con una passione buona, ne abbiamo estremo bisogno: è duro vivere in questo mondo corrotto ed essere considerati diversi e derisi perché non vogliamo approfittare, fare i furbi e cose del genere. Però ricambiando il male con un amore malgrado tutto ho visto che gli atteggiamenti cambiano. Sì, la poesia di Fernanda è di una carnalità sacra anch'essa, è una poesia concreta. Trovo meravigliosa la carne, l'accarezzarsi fisico e spirituale, il dirsi stima, amore e rispetto delle opinioni diverse e sincere. Anche per me siete tutti fratelli e sorelle, non è esagerato e finalmente tu mi dai il coraggio di dirlo esplicitamente. Siamo persone fraterne in cammino e presa di coscienza, abbiamo bisogno di comunicare la poesia che urge dentro di noi annunciandone la magnificenza sia pure non facile. Ma le cose belle sono sempre dure e la poesia è una cosa seria, che non sopporta infiltrazioni, interessi, soprattutto invidie così ridicole da meritare uno dei miei superlativi assolutissimi: invidie molto più ridicolissime assai, oltretutto paralizzanti l'ispirazione. Nina, sono così felice che tu stia meglio, ho seguito la tua vicenda con partecipazione e ho pregato, per me non siete affatto sconosciuti. Anche se il mio blog è una piccola cosa, non è davvero piccolo quello che ci viviamo dentro insieme, intravedendo vicendevolmente la bellezza reciproca. Per la cronaca: prima di affrontare questa serie di presentazioni ho chiesto aiuto a don Tonino Bello.
     E perché dovrei vergognarmi di confessarlo? Io non mi sentivo sufficiente, anzi non lo ero.

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  18. un pessimo lavoro dal punto di vista puramente letterario, bello l'afflato umano.

    in questa parte dell'incipit della lettera Ti dirò cosa mi riecheggia dentro alla lettura, segnalo che "ti dirò cosa mi riecheggia" è  brutto senza mezzi termini; il riflessivo, difatti, rende tutto sovraccarico (oltre che improprio come uso, da un mero punto di vista grammaticale) e stucchevole, ma andando oltre arriviamo a "dentro alla tua lettura" … ecco, Signora Domenica, qui non ci siamo proprio con la grammatica elementare. Mi pare di capire dalla prima parte del suo testo che lei sia un'insegnante, quindi sono certo che, rileggendosi con occhio meno propenso all'affettività impulsiva del testo, si renderà conto che sarebbe corretto (e anche meno cacofonico) dire "dentro la lettura".
    Ci sono numerisissimi punti con altrettante sottigliezze, ma mi fermo all'incipit, sperando per lei e i suoi studenti che vorrà coglierli lei stessa, e comprendendo che il vostro meritevole intento, come ho già evidenziato, non è letterario, ma meritevolmente umano.

    Cordialmente Suo,
    Paolo D.B.

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  19. Gentile utente anonimo Paolo D.B., mi riecheggia non è, ovviamente, usato come riflessivo: io mi lavo, io mi pettino sono riflessivi, mi riecheggia significa riecheggia a me, dove a me è pronome personale complemento di termine.
    Invece io mi lavo significa io lavo me stesso ed il "mi" è complemento oggetto, come anche io mi pettino.
    L'azione del verbo è riflessiva quando scivola direttamente dal soggetto al complemento oggetto, definibile anche complemento diretto.
    Io poi ho scritto "Ti dirò cosa mi riecheggia dentro alla lettura" dove "alla lettura", ovviamente, è un complemento di tempo determinato e significa durante la lettura, né può essere mai e poi mai complemento di termine come lei reputa.
    Sempre a sua disposizione per tutte le delucidazioni necessarie.

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  20. Signora Domenica, la sua risposta conferma quanto sopra già espresso, consiglio un vivo ripasso. Non ho intenti polemici, ho solo espresso quanto altri qui non hanno fatto, con mia grande sorpresa.

    Cordialità,
     Paolo De Bernardo

    -anonimo nel senso che non abbiamo il piacere di conoscerci per via diretta, spero.

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  21. Il cuore va sempre ben oltre… e sa leggere ed interpretare nella maniera più giusta.
    La persona che esprime con semplicità e sincerità sentimenti di umanità, di vicinanza fraterna è sempre, comunque, in prima fila nell'accoglienza da parte di chi cerca fratelli e sorelle che – viandanti in questo mondaccio di superbi, arroganti, prepotenti, supponenti, saccenti, "tu non sai chi sono io!" – cercano "soltanto" un'oasi di serenità, di pace interiore, di essenzialità…
    Che è coesione e comunione di cuori, "soltanto"!
    Il resto non conta proprio nulla.
    Qualcuno proponeva: "Da mihi animas, cetera tolle".

    Grazie, Mimma.

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  22. Ringrazio tutti, ma proprio tutti, oltre naturalmente Domenica, anche il signor Paolo D.B. Anch'egli coglie nel vivo la sostanza della pubblicazione:la volontà di stringersi in una collettività mettendo da parte ideologie e vacui carismi, tacendo di noi e tacendo tutto ciò che non aiuta a fiorire quel seme di umanità che ancora dovrebbe metterci nella condizione di governare l'odio, non con odio, persino quelle  piccole guerre in punta di penna: c'è troppa pena nel mondo, c'è troppo vuoto in ogni parola usata con l'indifferenza che smantella memoria e sensibilità, due dotazioni di cui invece dovremmo renderci testimoni sempre, per altro cammino insieme. fernanda f.

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  23. Anche se si è agnostici, praticanti o meno, atei, miscredenti o chissà altro… seminare gesti di vicinanza fraterna, che è attenzione e tensione verso la sorella e il fratello che incontriamo, nella concretezza della vita quotidiana, nei più diversi àmbiti, situazioni, occasioni (quindi anche nel web) è "spiritualità".
    "Che non è esclusiva (soltanto) di noi preti", sostiene da sempre un amico (già psicologo e sociologo che ha voluto poi farsi missionario e ora vive con i più poveri in terra di missione, pur essendo formatore nei seminari maggiori e vicario episcopale).
    E suggerisce: "passa parola".

    Mi è venuto spontaneo ricordare il pensiero di quell'amico leggendo in questa pagina post e commenti tanto profondi… sperando di non sembrare invadente; comunque "me ne sto in ultima fila"… anche dopo l'uscita.

    Un cordiale sauto a tutti.

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  24. Una bella riflessione questa tua, Mimma, bella e sapiente, su un testo poetico altrettanto bello e profondo, e il ricordo affettuoso e sentito, tuo e di Fernanda, di un grande sacerdote capace di spargere generosamente tanti semi che in seguito hanno saputo dare grandi frutti.
    Grazie per questo post che fa bene.
    Piera

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  25. Benvenuti e bene ascoltati, amici miei, e poi volevo aggiungere un'altra cosa: mi ha sorpreso come tutti gli autori del libro abbiano usato di una libertà priva di formalismi e di toni da panegirico, che avrebbero subito dato un sapore bacchettone mummificato. Mi sento come se fossimo una schiera di ragazzini festosi ed ognuno dice la sua, ma il chiasso che facciamo è un canto non stridente. È vero: i semi, prima o poi, sfuggono anche dal cassetto più serrato e fioriscono senza paura delle avversità.

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