Le molteplici intelligenze umane

Una decina di anni fa, forse più, ho letto un articolo su una rivista di scienze, trattava dei test di intelligenza ed affermava che sono basati su capacità logico-matematiche e non prendevano in considerazione possibilità alternative di intelligenza. L’articolo mi lasciò affamata come un piccolo antipasto ad una Mimma che ha saltato colazione e pranzo.
Allora mi sono messa a immaginare tutte le forme di intelligenza umana che mi venivano in mente, perché qui gli animali non sono compresi, hanno sensi e cervelli diversi dai nostri, dei quali spesso noi non abbiamo la conoscenza perché ci manca la possibilità del raffronto oggettivo: chi può immaginare cosa spinge i salmoni a fare quella strada pazzesca per procreare e morire proprio lì, tutti obbedienti? O come si orientano esattamente i colombi viaggiatori? Oppure che odore abbia il miele per un’ape?
Vi pubblicherò un po’ alla volta le considerazioni che mi sono venute, con cui do inizio ad una nuova categoria e, spero, ad una conversazione appassionante. Alla fine la domanda sarà: quali sono i modi di guidare un blog di successo, quali e quante forme di intelligenza sono necessarie?
Bella sfida.
Intanto incominciamo dall’inizio:

L’intelligenza logico-matematica:
È analitica ed è la più elementare, vede le cose ad una ad una, le compara e trova la linea comune concludendo con una visione unitaria e sintetica non sempre originale.
Solitamente è questo il livello delle tesi di laurea.
Teniamo presente che in ogni forma di intelligenza ci sono diversi livelli di qualità, dal mediocre al buono all’eccellente.
Chi scende sotto la mediocrità deve fare i conti con la propria poca intelligenza.

                                              Domenica Luise

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Non c’è più tempo

donna colorata
così, nel silenzio e caldo di zanzare e
piastrine che non funzionano abbastanza da
tenerle lontane, e tentativi di rose alle quali
si piegano i germogli rincantucciati, penso
lucidamente, come un pavimento tanto pulito da
essere scorticato scolorito brutto
vecchio e coi denti consunti, aspetto
che un grumo mi finisca tanta poesia
e sapore di vita e vita e vita.
 
Non ho paura quasi nemmeno
tristezza
c'è una qualche dignità anche nello scomparire e
mi cancelleranno con un clic.
 
Avevo ancora tanta gioia oltre
tutta questa solitudine, così
non dirò più la danza a colori
doloramorosi, ho soltanto scherzato.
 
                                                                Domenica Luise

(Il disegno che illustra questa poesia è stato eseguito col mouse e i colori del computer da Domenica Luise)

Avviso urgente e bello: nel 2009 ho pubblicato una poesia fatta da tutti gli amici che me ne hanno mandate via PVT, l'argomento era la vita. È stato bellissimo, io ho scelto alcuni versi di ognuno e ci siamo tanto allargati che non la finivamo più. Propongo l'invito per continuare il gioco ai nuovi amici che, nel frattempo, si sono aggiunti ed anche a quelli che hanno già partecipato: abbiamo tutti ancora molto da dire su un argomento che ci tocca nel profondo. Vi metto il link, cliccateci sopra e potrete leggere la poesia e i commenti, specialmente l'ultimo, che è appena arrivato.

http://domenicaluise.splinder.com/post/20968199/le-nostre-poesie

 

Poeti di oggi: Fernanda Ferraresso

 
Chissà quanto sarebbe orgoglioso il mio fantasma se, fra qualche anno, un mio ex allievo-a facesse per me quello che Abele Longo ha compiuto per don Tonino Bello, suo professore al liceo, autore di "La carezza di Dio – Lettera a Giuseppe (Edizioni La Meridiana, Molfetta 1997).
Abele ha voluto, organizzato e dato alle stampe La versione di Giuseppe, poeti per don Tonino Bello, un prezioso libro dove ventuno poeti di oggi, ispirati dalle sue parole, esprimono liberamente il proprio sentire per ricordare una tale persona.
In sostanza don Tonino si servì della fantasia e della poesia per un suo discorso sulla caduta dei valori che doveva tenere ad un convegno giovanile ad Assisi nel 1987: era un sacerdote intelligente e non voleva tediarli con le solite prediche esortatorie bacchettone, sicché immaginò di farsi una chiacchierata nella bottega col falegname Giuseppe, concludendo che l'avidità del consumismo avviene perché manca la "carezza", ossia l'affetto, la condivisione, la tenerezza vicendevole e la compassione.
E proprio da qui ha inizio la poesia di Fernanda Ferraresso, la prima poetessa della raccolta, che di sé scrive:
"…Mi impegno a studiare, ma soprattutto a vivere, con la consapevolezza che mai nulla è dato definitivamente e mai nulla è scontato".
 
Me ne sto all'ultima fila
 
Me ne sto all'ultima fila, poco prima dell'uscita. Un foglio piegato in mano e ascolto.
 
– Ma se oggi qui da noi
le botteghe artigiane sono pressoché sparite non è solo
perché non si genera più e neppure perché non si ripara più nulla.
È perché non c'è più tempo per la carezza".
 
Mi venisti incontro così
pensai. Ma non eri tu.
La tua voce si era fatta larga e vicinanza
per questo interrogavo le parole per toccare
di te il corpo di creta.
Il pellegrino l'errante aveva già spalancato il legno
la porta si era fatta cardine in un segno
miracolo d'essere qui senza salvare
il corpo già grembo nel grembo da tempo
un'alta misura dello scorrere
la sapienza dei gesti
come la prima volta
versati
la primitiva forma della linfa
che ancora ci soccorre.
 

Fernanda Ferraresso

 
Cara Fernanda, se permetti voglio commentare la tua poesia come se stavolta fossi io a scrivere una lettera a te. Ti dirò cosa mi riecheggia dentro alla lettura, con semplicità e un po' di coraggio: se sbaglio l'interpretazione mi scuserai fraternamente.
Te ne stai in fondo, ma non perché tu sia l'ultima, ti senti quasi sommersa da quello che leggi, ascolti e senti e ti sembra di avere bisogno di prendere fiato. Tieni in mano la lettera di don Tonino.
Le parole scritte in corsivo sono sue: siamo così disumani perché manca "la carezza".
Hai notato quant'è difficile dire ti amo e dare un sorriso vero?
Così ti venne incontro don Tonino: bellissimo il passato remoto, che pone l'evento in un passato da eden.
Ma non era soltanto una persona in carne, ossa e anima, egli si era dilatato misteriosamente entrando nell'eterno. Eppure la sua voce, oltre che larga, era anche vicinanza. Ti rimbombava dentro e svegliava radici di bene.
Fernanda, tu interrogavi le sue parole tentando di capire quello che è troppo grande, adesso, per essere contenuto in una mente ancora legata alla sua carne. Il corpo di creta, grembo nel grembo: le parole vogliono esprimere l'inesprimibile che si è allargato da don Tonino Bello ai tuoi aneliti, e ti viene spontaneo dire "grembo nel grembo", che significa questo essere tutti noi madri gli uni degli altri, uomini e donne, bellissimo punto pregnante della poesia, per me.
I verbi sottintesi e la mancanza della punteggiatura accentuano il mistero nel quale entri in oscurità.
La sapienza dei gesti del falegname Giuseppe sono uguali alla sapienza dei gesti del professore don Tonino Bello e anche alla sapienza della tua poesia: sono amore fraterno.
Così vedo uguaglianza di "sapienza" dei gesti nel libro voluto da Abele ed anche in questo mio maldestro, ma sincero, tentativo di commento.
Per "sapienza", letteralmente, s'intende il salare, dare gusto e condire le vivande nelle quali ci si disperde: è compito dei santi e dei poeti.
È questa "sapienza la primitiva forma della linfa che ancora ci soccorre": primitiva perché originaria; forma perché l'amore è talmente riconoscibile, quando c'è, da diventare tangibile, linfa perché questa sapienza è l'unica che ci  possa nutrire e dissetare.
È qui il soccorso che ci guarisce da ogni avidità.
Ti abbraccio e ti mando una carezza.
 

Domenica Luise
 

Per approfondire questo bellissimo incontro virtuale, fate clic sul link:
http://neobar.wordpress.com/2011/09/23/domenica-luise-poeti-per-don-tonino-bello-fernanda-ferraresso/#comments

 
 
 

Colloquio interno

 Maestra di ballo riflessa 2


Tu dici: qualunque amore
ha le sue stanchezze
e sorridi perché tanto tempo
è passato in un soffio di candeline.
 
Tutto sta che la raspata della gallina
divenga volo a respirare
l'alta aria
o la carne anima e l'imprecazione
poesia in abbandono.
 
Quello che senti e quello che sei
(sussurri fra i miei capelli
e lieve tremo)
sono due cose diverse.
 
E adesso che raccogli
il tuo fazzoletto di cose rimaste
mi ami davvero, di poco e di niente
e senza zavorre, non professoressa
(semplice pensiero di donna).
 
Dove parti così lesta in fuga al tempo?
 
E mi stringi al seno della vita
che stilla i suoi profumi ancora
e ancora.

                                                 Domenica Luise

(Rielaborazione grafica di Domenica Luise su fotografie scattate da me al
saggio di danza della nipotina quand'era piccola. La ragazza che balla è
la sua maestra, qui aveva ventidue anni ed aspettava un bambino.
Quella sera ha dato l'anima in ogni movimento, ha perfino saltellato
a lungo sulle punte come se fosse priva di corpo. Io non ho mai visto
quei saltelli nemmeno in televisione, 

Maestra di ballo 19 dove la qualità è altissima.
Allora le ho regalato il fotomontaggio fatto manualmente, incollando
le foto e dipingendo lo sfondo, quando ho imparato ad usare il computer
e i programmi di grafica l'ho scannerizzato e ripreso in tutte le
sfumature, ve ne aggiungo un'altra versione qui accanto).

 

Mamma Giuseppina e papà Espedito alla vendemmia

Mamma Giuseppina e papà Espedito alla vendemmia
Mamma Giuseppina e papà Espedito sono qui fotografati da un amico durante la vendemmia. Non so se fossero ancora fidanzati o freschi sposi, poteva essere
il 1938 o 39. Lui era un attore nato, genere burlesco con fondo malinconico, lei l'assecondava per amore. Possiedo ancora la vecchia macchina fotografica
a soffietto di papà insieme al suo violino, fa parte delle care, vecchie cose irrenunciabili. Peccato che i ladri ci abbiano rubato la singer a pedale
della mamma: ne era orgogliosissima e faceva a noi bambine i vestitini belli
con piccoli resti di stoffa. Spesso mi illudo di ritrovarla celata da
vecchi scatoloni, ma le speranze ormai sono ben poche avendo
esplorato dapertutto. 

Domenica Luise

(Fotografo sconosciuto)
 

Vi faccio il link alle altre foto di mamma e papà in abito di sposi e in viaggio di nozze, che ho pubblicato su questo blog, le loro espressioni riscaldano il cuore.

http://domenicaluise.splinder.com/post/20141008#comment

 

Bambole parlanti

<È brutta> disse il regista, <anche raddrizzandole e rimpicciolendole il naso,
rimane il mento>.
<In verità il mento non c'è, quindi non può rimanere>, fece il chirurgo estetico,
<io posso ricostruirlo, ma mi dovete dare il tempo. Il seno glielo ingrandisco
subito, l'attaccatura dei fianchi, invece, è troppo bassa e non si può migliorare, quella ragazza in jeans è deforme>.
<Le farò degli abitini appena arricciati sotto il seno e a righe orizzontali>, intervenne la sarta, <di buono c'è che è magra. Un po' lunghi e con gli orli
irregolari così confondiamo le idee a chi guarda perché ha quei polpacci grossi>.
<Il trucco può fare miracoli, suggerirei un tatuaggio definitivo per dare
l'illusione che gli occhi siano più lontani l'uno dall'altro> intervenne il capoccia
dei truccatori, e aggiunse a bassa voce: <Gli occhi sono belli>.
Gli altri lo guardarono storto.
Che il produttore imponesse la figlia per la parte della fanciulla, vincitrice
di un concorso finto dove avevano ramazzato speranze illusioni sogni e
giovinezza, da un lato li faceva ridere e dall'altro arrabbiare, mescolata
al tutto c'era una bella dose di invidia per quella creatura così poco dotata
da madre natura e tanto fortunata da avere un simile padre. I soldi li
metteva lui. La ragazza era giovane, timida, educata, brutta e, ad un
primo tentativo, perfettamente incapace di recitare.
<Perché non diamo la parte della madre a quella che avrebbe dovuto vincere
il concorso?Potrebbe insegnarle come fare>.
<Chi, quella brunetta liscia, con la voce squillante? Carina>.
<Posso imbruttirla e invecchiarla> fece il truccatore.
<E dovrai impegnarti non poco> rise il regista, così risero tutti.
<Basta pagare> dissero alcuni in coro, con gli occhi che brillavano al pensiero
dei soldi come sempre avviene all'essere umano medio, di normale intelligenza
e cultura.
"Ma sarà capace di fare recitare quella mummia?" pensò la segretaria di produzione, che tuttavia, per prudenza, preferì non unirsi alle sghignazzate generali: non ci voleva niente che qualcuno andasse poi dal produttore a fare
la spia, come sempre avveniva.
Lei, fino a questo momento, era riuscita a mantenersi il posto con la discrezione
e facendo la finta distratta.
Soltanto la disturbava un po' che gli altri la reputassero un'ingenua, poi
rifletteva che non si può avere tutto nella vita e si rassegnava.
La ragazza che avrebbe dovuto vincere il concorso, ma questo nessuno glielo
disse mai, fece la parte della madre con il cerone, le rughe finte e il porro
peloso sul mento, la parrucca grigia a crocchia e le battute ridotte al
minimo affinché non emergesse e rimanesse relegata al puro ruolo di spalla,
la figlia brutta del produttore, che nel film sembrò carina, nelle sue mani
recitò e pianse liberamente, tanto il trucco era tatuato, e rise col naso e il
mento rifatti tanto delicatamente che nemmeno si vedeva.
Fu un trionfo di critiche favorevoli: "Finalmente un'attrice non bellissima,
che fa leva sulla sua bravura" scrisse Tuttocinema, che notoriamente era una rivista senza peli sulla lingua, e la figlia del produttore, che aveva pure un nome,
ma non me lo ricordo,  imparò rapidamente a firmare autografi e concedere interviste. Della vecchia che nel film interpretava sua madre, così discreta e silenziosa, nessuno s'accorse.
 
                                                                 Domenica Luise
 

 

Pieni di vita

La danza dell

 
I pennelli consunti usati da sempre, ne ho uno
a cui è rimasta una puntina dura
e non inutile. Sono carichi di noi
come un vecchio albero verde. Ondeggiano
pensieri ricordi dolori e quelle attese
infinite.
 
Oggi che giorno è, quanti ne abbiamo
di uguali a ieri domani mai sempre.
 
I colori dei miei quadri mi braccano
 intorno e dentro. Pennellate
innocenti venute dalle sabbie mobili
a sorpresa e appiglio. Una fanciulla
bianca, che si moltiplica
e cade nell' infinito. Addio, cari
ci sono troppi arcobaleni e urgenze
e mi lambiscono fiamme attraenti. Vi lascio
parole dal silenzio e colori dal buio.

                                                    Domenica Luise

                                   (Quadro di Domenica Luise, olio su tela)

 

Poeti?

 

Sembra che tenere un blog di poesia sia prestigioso e gli aspiranti poeti
sono tanti.
Meno valgono e più trovano clienti ai quali piacciono i pochi contenuti
e la forma raffazzonata.
Copiando a dritta e a manca dalle opere minori dei grandi poeti,
uno di costoro vinceva i concorsi, il che dimostra la preparazione
letteraria dei presunti giudici.
Un giorno mi aspettò in agguato all'ingresso della scuola e mi consegnò
un mazzo di fogli chiedendomi un giudizio, risposi che erano belle, e difatti
lo erano, per quella volta aveva saccheggiato Ungaretti, nientepopodimeno.
Allora, senza perdere tempo, mi chiese di correggerle, e difatti i versi
erano belli, ma senza connessioni sintattiche, risposi che io
non correggevo i poeti (e nemmeno i prosatori: chi vuole scrivere
faccia da sè). Allora mi diede un fascio più corposo di altri fogli.
Presi tempo, ogni mattina mi aspettava all’entrata, le prime volte salutava,
col passare dei giorni si preoccupò e mi chiese se avessi letto le poesie,
risposi di sì e gli domandai  se fosse tutta farina del suo sacco.
Sbalordito rispose: <E chi ero io? Alessandro Manzoni?>.
Magari Alessandro Manzoni no, che so io, Tizio de Caio oppure il
signor Smith, Giovanni, Mimmo o Franceschino, in ogni caso se stesso.
Gli riconsegnai il malloppo e non so quanti altri concorsi abbia continuato
a vincere. Mentre scrivo un dubbio atroce s’insinua nella mia mente:
avrà imparato a usare i congiuntivi?
Ma se li ignora nello stesso modo in cui io sconosco la fisica dei quanti,
non so che dire.
Via, ragazzi. Ma come si fa?
Poi ci sono quelli che copiano documentandosi sui libri e sui blog altrui.
Alcuni pochi sono in grado di rielaborare, gli converrebbe
mettersi in proprio scavando in se stessi anziché nelle cose degli altri
oppure rimarranno a vita nella mediocrità o poco meno.
Per i puri copisti il discorso è diverso: smettetela e basta perché prima o
poi qualcuno più sveglio se ne accorge e sarete svergognati coram populo.
 
                                                                              Domenica Luise
 

PS: Coram populo significa davanti a tutti, è una frase idiomatica latina che
mi è scappata e la lascio perché mi piace, ci sta bene, aggiunge
una qualche solennità sarcastica.
 
 
 

Io bifronte o tutto

Mimma con la coda di cavallo doppia

Oggi è ancora il mio onomastico, un altr’anno.

Indosso la giovinezza delle ali irrequiete come un abito
fuori taglia. I libri di greco
latino e italiano, vado
a dipingere gli angioletti che ho modellato
nello stucco, è la mia vita
e poi provo il volo di cera nel sole
per cadere comunque. Mormoro
le mie preghiere senza appigli, sono scomparsi
i fumi del sogno, mangio frutta
e calice amaro. I gattini
mi parlano.

L’unica NON illusione
è l’amore. L’amore umano
è imperfetto
eppure ciò non lo diminuisce: ne vibra.

                                                                                                             Domenica Luise


(Elaborazione grafica di Domenica Luise)