la notte del sabato santo

Spina di Cristo
 Maddalena mandò via le poche donne rimaste fino a quell’ora dietro l’enorme pietra del sepolcro. Non c’era più nulla che si potesse fare, bisognava soltanto tornare a casa, lei si sarebbe sdraiata su una coperta ai piedi del letto di Maria. La prese per il braccio reggendola come una bambola rotta e si avviò. Il cielo era cobalto scuro senza nuvole, ma non si vedevano stelle.
A casa cercò di farle bere una tazza di latte tiepido e si stupì che Maria non la rifiutasse. Con gli occhi asciutti, la madre inghiottì e subito vomitò, Maddalena le tenne la fronte, pulì senza parlare. L’aiutò a mettersi a letto.
Si era legata i capelli splendenti, di un castano chiaro striato di biondo, in una specie di coda di cavallo. Non si era mai guardata né presa cura di sè in quei giorni tragici e si sentiva strana. Lo amava talmente, ma non come aveva amato alcuni fra gli uomini che l’avevano avuta. Con Gesù c’era l’anima. E adesso la sua anima di prostituta era torturata e sepolta con lui.
Ma il dolore della madre era di qualità diversa a causa dell’innocenza, che lei non aveva più.
Maria giaceva ad occhi chiusi e Maddalena controllava che respirasse. Alla fine la credette addormentata e si accoccolò sulla coperta stringendo le ginocchia contro il petto. C’era caldo, ma rabbrividiva e dovette alzarsi per prendersi il mantello e metterlo addosso, poi sentì un bel tepore e si abbandonò.
La fiamma della lucerna guizzava debolmente. Maria aprì gli occhi, anzi li sbarrò.
Fissò sul muro i battiti di ombra e luce.
Le venne ancora da vomitare con irruenza, cercò di trattenersi per non svegliare Maddalena.
La porta era serrata, ma c’era qualcuno dentro. Un ragazzo, un uomo.
Si portò una mano alla bocca come per trattenere il grido.
<Mamma, sono risorto come ti avevo promesso> disse Gesù, prese la sedia che, quand’era piccolo, gli aveva fatto Giuseppe, la mise accanto al letto e le strinse le mani.
Su quella sedia, pur non essendo un uomo particolarmente robusto, entrava a malapena e a Maria veniva sempre da sorridere perché lui sembrava proprio che preferisse accartocciarsi lì sopra ogni volta che tornava a casa.
Ma adesso non sorrise. <Sei vero?> sussurrò.
Gli mise una mano sul petto e sentì il cuore. Una felicità senza attributi la dilatò dall’interno, <Figlio mio, figlio mio, sei un sogno?>
<No, mamma. Sono io, corpo, anima e divinità>.
<Non ci credo>.
<Avrei un po’ di fame, mamma, alzati e mangiamo qualcosa>.
<Non vorrei svegliare Maddalena>.
<Non si sveglierà>.
Maria saltò giù dal letto, cercò le ciabatte senza trovarle, allora Gesù si chinò e gliele mise ai piedi. Aveva due grossi buchi sulle mani, ma erano completamente cicatrizzati, la pelle rosea. Chino davanti a lei, la guardò e sorrise, sulla fronte c’erano i segni delle spine, anche questi guariti. <Non toglierò in eterno dal mio corpo le stimmate dell’amore> le disse.
<Sì, Gesù>. Maria gli baciò le mani.
<Mamma, prendiamo il pane che hai fatto giovedì scorso e il vino, il mio bicchiere di quand’ero piccolo>.
<Ci sono il formaggio e il burro> disse Maria. Dentro la dispensa vide anche della frutta, portata da qualche vicina e una focaccia cosparsa di miele.
apparecchiò con due tovaglioli puliti e si sedettero a mangiare entrambi.
Egli sembrava affamato: <Ti faccio un uovo?> chiese Maria.
Gesù mangiò anche l’uovo, bevve un bicchiere di vino e gli venne un po’ di roseo sulle guance. Maddalena non si era mossa.
<Mamma, adesso ti debbo lasciare e tornare al sepolcro>.
<No, figlio, resta ancora con me, aspetta, perché vuoi tornare lì?>
<Tra poco Maddalena  si sveglierà e correrà al sepolcro, voglio incontrarla>.
<Sì, figlio, come tu vuoi>.
<Mamma, sei felice?>
<Sì, Gesù>.
Egli sparecchiò e lavò i piatti e bicchieri anche se la brocca dell’acqua, per quanto ricordava Maria, era vuota da due giorni. Poi Gesù ripiegò i tovaglioli, li conservò, mise a posto il pane e l’orciolo del vino, <Torna a letto> le disse, <dormi tranquilla.  Aspettami più tardi. Non dire niente di avermi visto>.
La baciò in fronte ed uscì a porte chiuse com’era entrato.

                                                                               Domenica Luise

Torta di Pasqua
                                                                    (Fotografie di Domenica Luise)
 

22 pensieri su “la notte del sabato santo

  1. Commovente. Pervasa di amore semplice "ti faccio un uovo" e di mistero "e uscì a porte chiuse  com'era entrato". Ricordo ancora quella dell'anno scorso e ti abbraccio.

    Buona Pasqua Mimma

    franca

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  2. Bellissimo e commovente, ho gli occhi lucidi! Una fiaba… ma non solo: potrebbe anche essere andata così! Il tuo cuore colmo di fede è stato illuminato. La Pasqua è la vittoria del bene sul male, ma l'uomo continua a seguire il male; però, anche, un solo cuore che risorge nel bene, rappresenta il seme buono nel grande campo dell'umanità e da un solo seme nasce ugualmente un albero rigoglioso.

    Buona Pasqua, bravissima Mimma!
    un abbraccio prefestivo
    annamaria

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  3. Buongiorno e buona Pasqua, ho aggiunto una torta siciliana di augurio a conclusione del post, ah, ah, ah, gnam gnam. Per questa mattina colazione tutti a casa mia (il pranzo al piano superiore, da Iole), ho inventato una nuova ricetta e, se va bene, ve la pubblico, noi oggi siamo le cavie.
    Se volete rileggere le fiabe delle Pasque precedenti, andate nelle categorie e fate clic su Buona Pasqua.
    Un bacio ad ognuno dei miei amici, nemici non ne ho.

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  4. Che bello, Mimma!
    Rendi bello anche quell'attimo atroce, il più atroce che si possa mai sperimentare, la morte di un figlio, a cui nessuna madre dovrebbe assistere. Molto commovente, hai dato a ognuno una profonda umanità.
    Ciao, Buona Pasqua.
    E grazie.
    Carmen

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  5. Non è tardi, mia carissima. Auguri affettuosi per te e per ognuno, andando sempre più ad allargare. Che per noi ogni giorno ci sia una ragione per fare pasqua , appunto, passando di livello in livello con coraggio. Gli ebrei superarono il mar Rosso, Gesù passò dalla morte alla vita e noi tutti, di guaio in guaio e con qualche piccola gioia che ci sostiene, così saliamo i nostri scalini.

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  6. Che bella Mimma ! Grazie, un ristoro di dolcezza…
    La morte sconfitta dall'amore, non c'è più sofferenza quando dentro di noi vive la speranza, le spine e i fiori convivono sulla stessa pianta, l'uno esalta l'altro
    Buona Pasquetta !

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  7. Bello, verosimile questo tuo racconto al cui centro c'è l'amore schivo, fatto di poche parole, di una madre che ha vissuto unicamente per suo figlio.
    La semplicità, l'essenzialità nel loro rapporto ma anche un affetto umanissimo e, nello stesso tempo, straordinario.
    Sia pure in ritardo, buone festività.
    Piera

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  8. Grazie, sono commossa perché mi comprendete così bene. Un giorno, quando incontreremo i più cari che ci hanno preceduto ed essi ci prenderanno per mano, chiederemo anche noi: <Sei vero? Sei vera?>.
    E ricambieremo per sempre quella stretta.

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  9. Ho letto ora questa favola religiosa sulla Pasqua che hai messo in rete l’anno scorso…comunque va bene anche adesso e mi ha commossa, tanto, perchè credo proprio che Gesù non poteva non apparire alla sua mamma, forse le cose sono andate così , forse ha voluto cancellare tanto dolore patito da lei il venerdì santo quando ha visto insultare,malmenare e uccidere il suo unico figlio… Che tenero il gesto di Gesù che la fa mangiare dicendole di avere fame lui stesso… Mi piace tanto ogni parola di questo racconto e mi ha riempito il cuore di gioia, grazie sorellina, ti voglio tanto bene, Iole.

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  10. Vuol dire, cara Iole, che era giunto il momento di leggerla perché tu provassi questo refrigerio nel cuore. Ed io ho scritto questa storia perché ho pensato che la prima persona alla quale appariva Gesù risorto dovesse essere la sua mamma.

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  11. L’ho riletto anche oggi, che tenerezza l’ovetto…noi mamme pensiamo sempre a nutrire i figli, fosse il cibo, che è la cosa più normale, fossero le parole dette per confortare da una pena o condividere una gioia, fosse un rimprovero quando deviano dalla dritta via, fosse raccontare di Gesù o ” Fufù” come lo chiamava teneramente mio figlio a due anni… Che belle le tue favole religiose, per favore scrivine di più, rallegrano il cuore e fanno ricordare che anche quando tutto sembra andare male, può spuntare un raggio di sole inaspettato. Ti voglio tanto bene, non mi stancherò mai di ripeterlo… tua sorella Iole.

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  12. Bentornata, Iole, sono contenta che questa mia fantasia amorosa ti abbia confortata e dato gioia. E credo che la realtà sia stata tanto più delicata di ogni immaginazione. Ma anche più tragica.
    Per questa Pasqua c’è un’altra favola religiosa in fila di uscita, la pubblicherò il venerdì santo, mi realizza molto, mi ci sento dentro. Anch’io ti voglio tanto bene, e lo sai, oh, se lo sai! Bacio tenero da tua sorella Mimma.

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  13. Pingback: Azzurra | domenica luise

  14. Bellissimo racconto, si me lo immagino Gesù che appare alla Madre, sicuramente la persona più cara che aveva sulla terra! Mi piace che per farla mangiare mangia anche Lui, anche se ormai non ne ha più bisogno! Bello, sei una scrittrice bravissima!

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  15. Credo anch’ io che la prima persona che ha incontrato Gesù prima della Pasqua di Risurrezione sia stata la sua mamma.
    Bello, commovente, mi dà tanta serenità, in questo tempo così, poco amato. Grazie!
    Wauuuu che splendida e credo anche buona questa torta pasquale. Tanti auguri a te e famiglia di una serena Pasqua.
    Spero che tu stia bene.
    Un abbraccio Mimma
    Chiara

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