Ordunque: il cognato e la sorella prenotano il vagone letto per tempo, i biglietti sono in borsa al sicuro. Io e Iole, nel tratto Messina Roma Termini, viaggeremo di notte e sdraiate, per non avere problemi di circolazione alle gambe.
E viene il giorno della partenza. Dimentico le lenzuola pulite in lavatrice e le stoviglie sporche nel lavello, eppure sono un tipo accurato, quando voglio.
La sorella e Mariachiara mi prendono a casa con la macchina, Iole si assicura che tutto sia a posto, dico di stare tranquilla, che non ho dimenticato niente. Mah.
Iole mi passa lo smalto sulle unghie dei piedi e mi abbottona i sandali alla schiava nuovi, raso terra, che non mi fanno male.
Indosso un paio di pantaloni blu di quindici chili fa, che ogni tanto debbo tirare sulla vita perché non cadano: voglio viaggiare comoda. Una maglietta rossa, con collana di plastica assortita, è il mio segnale di riconoscimento per Gloria, che verrà a prenderci a stazione Termini.
Conoscerò pure Frantzisca il giorno successivo.
Mio cognato porta dalla campagna anche i fiori di zucca, che Iole frigge in pastella, ne sono golosissima e calano che è un piacere insieme al resto.
La sera più si avvicina il momento di partire e più sento un dolore in quello che qui chiamiamo "la bocca dell'anima", alla fine penso che tanto la valigia l'ho fatta e invece di andare a Roma mi porteranno all'ospedale. Lo penso, ma non lo dico.
Anche Iole e Giuseppe lo pensano e non lo dicono.
Partiamo, col cognato alla guida, verso la stazione di Messina, io trattengo i gemiti, il dolore sembra diminuire, lo sapevo che i fiori di zucca erano troppi.
Intanto senza cena, per carità.
Il cognato ci sistema sul treno che si mette in moto, il dolore diminuisce e scompare, non torna più, ma non c'è mai nemmeno stato: un'esperienza nuova in occasione di tanto viaggio?
Poco dopo arriva una telefonata da Giuseppe: Come sta Mimma? Bene.
Mah.
Ci accomodiamo, sarebbe a dire che diamo zuccate qua e là, Iole si inerpica sulla scaletta, buonanotte.
Gloria è una creatura deliziosa, sembra una ragazza. Dopo la ronfata fatta sul treno mi sento pimpante e piuttosto emozionata. Il viaggio fino a Lariano è lungo, passiamo accanto al Colosseo, io scherzo: <Per fortuna, Gloria, ci sei tu a farmi vedere queste cose tanto belle>, in genere è una battuta che riservo ai funerali, in quei casi Giuseppe guida ed io la dico, come da copione sorridiamo tutti insieme.
Cristina ci fa l'incontro in giardino e resto a bocca aperta, giuro, nessuna foto le rende giustizia: ha la mia stessa età ed un viso senza una ruga, la pelle trasparente e chiara che hanno le rosse naturali a trent'anni. Incominciamo a ridere e chiacchierare.
Ha preparato il pranzo, che facciamo fuori energicamente tutte e quattro. Intanto arriva la telefonata da Mariachiara: < Le gattine stanno bene, ma che ha fatto la zia? Le ho steso i panni e pulito i piatti>.
Abbiamo una sensazione in comune, io, Cristina, Iole e Gloria: quella di conoscerci da sempre, che è il primo sintomo quando scocca il feeling. Lo stesso avviene l'indomani con Frantzisca.
Così ho lasciato loro il mio abbraccio ormai non solo virtuale.
Vi faccio vedere qualche foto: nella prima Cristina, io in mezzo e Iole alla vostra destra. 
Questa è stata scattata dal gestore del ristorante dove abbiamo pranzato l'indomani con Frantzisca.
Nella seconda la mia faccia buffa, commossa e contenta

nella cucina di Cristina, che ha scattato la foto.
Nella terza si vede Gloria mentre
si riposa sul letto di Cristina
perché, proprio quel
giorno,
aveva l'influenza, qui l'autrice
della foto sono io.
Dice che spesso la conoscenza di presenza, in queste amicizie virtuali, è deludente: non per noi.
Ci siamo sentite felici e siamo state benissimo insieme.
Grazie Iole, per avermi accompagnata, grazie Cristina, grazie Gloria, grazie Frantzisca, mi dispiace soltanto che preferisci non comparire sul blog in fotografia, c'era quella dove ridiamo tutte e due che è uno spasso.
Vi voglio un gran bene. Vivete felici.
Domenica Luise