
Eccolo qui mentre suona il violino, in una bella fotografia scattata
da sua figlia Iole nell'ingresso di casa, che allora era verde pallido
ed ora è diventato la stanza di Mariachiara.
Suonava anche, a orecchio, la chitarra, il pianoforte e il mandolino.
Col tamburo non penso abbia mai provato. Cantava, da tenore,
alcuni pezzi di opere liriche e canzoni antiche napoletane.
Scherzoso fino all'ultimo, ma profondamente solo nell'intimo.
Il suo ultimo desiderio fu di mangiare un babà al rum.
Prima andammo in chiesa, dove volle confessarsi e fare la Comunione,
dopo entrammo in pasticceria. Ricordo la faccia del signore che lo servì
quando vide quel vecchietto rifinito che, con gli occhi luccicanti, chiese la sua leccornia. Gli mise in una vaschetta bianca di plastica un babà grosso grosso
e la riempì di rum fino a metà. Pagammo col cuore strizzato.
Poco prima di morire ci disse: < Stanotte ho visto ( sognato? )
la Madonna con tutti i santi. Lasciatemi andare >.
E pochi attimi prima: < Io vado. Mangiate e non piangete >.
Facile a dirsi.
Nel punto finale volse gli occhi verso Iole ( io ero appena tornata a casa )
e le fece un gesto come a dirle che non era niente di grave.
Non solo cantava e suonava, ma anche dipingeva. Adesso smetto di parlare di lui
e vi presento quelli che chiamava " lavorucci ".
Il primo è un acquerello in bianco e nero, il secondo e il terzo sono disegni a matita e gli altri tutti quadri a olio.
(La fotografia di papà è di mia sorella, Iole Luise,
le foto dei quadri sono mie)
Domenica Luise