Gli alunni ed io

 

 

Insegnavo, ai tempi, italiano e latino in un liceo scientifico.  Lui era un ragazzone sempre col sorriso stampato sulla faccia e l’andatura dinoccolata, rigorosamente svogliato.  Passava la giornata in trance, a tutto interessato tranne che a me. Ora di letteratura latina.
< Stai attento, non distrarti > ( io ).
< Sì, professoressa > ( lui, con atteggiamento rassegnato assente ).
< Vedete che poi queste cose le voglio tutte >.
< Sì, professoressa > ( piccolo coro della classe ).
< Facciamo così, dopo vi interrogo e mettiamo un voto >,  gli allievi sollevarono il capo appena più svegli : meglio in letteratura che nella sintassi.
Proseguii dopo avere guadagnato il minimo dell’interesse necessario, ma non da lui.  Allora, quando prendevo le mie vendette, prima facevo finta di sputarmi nei palmi delle mani, dicevo < Ah, ah, ahhhh > , aprivo il registro : < Interroghiamo >.
Fingevo di andare con la penna a casaccio e chiamavo chi pensavo ne avesse bisogno.
Feci il suo nome. Egli restò lì a guardarmi come sorpreso.
< Debbo mettere due subito ? >.
< No, professoressa, vengo >.
Arrivò a passo lento, incominciai a fare domande, i compagni, col libro aperto davanti, suggerivano tutto, egli ripeteva, ma era rosso e sudato un pochino sulla fronte.
Per il suo bene non potevo impietosirmi né dovevo. Il più seriamente possibile toccai qui o lì gli autori svolti, i suggerimenti arrivavano prima a me che a lui. Del resto tutti gli alunni da subito si accorgevano del mio udito sottilissimo e, dopo i primi tentativi, preferivano stare zitti anche per non essere la prossima vittima.
Poiché non dicevo nulla,  essi continuarono a dettargli le risposte ed egli, ma sempre più incerto, a ripeterle.
Alla fine gli detti l’unghiata del leone: volli sapere in quali periodi fosse suddivisa la letteratura latina. Non lo chiedevo mai a nessuno ( non amo il nozionismo forzato ) ed era risaputo quindi tutta la classe, quella mattina, se lo ripassò, giunti all’ultimo, quello di decadenza, egli  apriva la bocca e non fiatava, i compagni suggerivano sempre più forte, ma Salvatore niente.
< Insomma, come si chiama quest’ultimo periodo ? > sbottai ormai all’estremo della pazienza e lui:
< Periodo di catalessi, professoressa >.
< E un’altra catalessi sei tu > gli risposi scrivendo il due necessario.
Stessa classe, Divina Commedia, Inferno. Quella mattina avevo preparato per loro un canto, ma non mi ricordo più quale fosse,  sul quale a scuola si preferisce sorvolare per le difficili connessioni tra

la Bibbia e la mitologia greca : Dante se ne va per fulgurazioni sintetiche, in una forma metrica rigorosissima, come si usava ai tempi, ma con uno stile assolutamente moderno.  Io sono un’appassionata. La dose della lezione era mezzo canto, la regola che dovevano subito essere in grado di ripetermi la spiegazione dimostrando di avere capito tutto: il significato  parola per parola, l’insieme e l’analisi logica e del periodo.
Potevano fare tutte le domande necessarie ed io avrei ripetuto più volte la stessa cosa con parole diverse, ma se al mio : < Avete capito ? > rispondevano di sì, dopo dovevano dimostrarlo.
In questo modo
la Divina Commedia andava bene per tutti ed era per loro facilissimo prendere sette.
Sicché mi chiedevano sempre di essere interrogati in Divina Commedia. Quella mattina si presentarono concordi senza libro.
Ricordo ancora Luigi, con un braccio disteso sul banco e l’aria assonnata :
< Spieghi pure, professoressa, stiamo attenti lo stesso >.

Dissi che il canto era difficile e che dopo li avrei interrogati. Tutti.
< Non si preoccupi, professoressa, stiamo attenti lo stesso > ( piccolo coro della classe ).
Spiegai il mezzo canto dovuto e afferrai il registro. Avevano capito in maniera perfetta. Era stato uno scherzo, la voglia di dimostrarmi quanto fossero diventati bravi. Ridemmo insieme e misi sette a tutti.
Franco era l’alunno più indisciplinato dell’istituto, del genere che una mattina, come mi disse lui stesso davanti a tutti i compagni, si fece cogliere in flagrante dalla vicepreside con una  borraccia di coca cola in mano e le lasciò credere che fosse droga, la poverina mandò il liquido ad analizzare dopo essere salita su una sedia ( era formato mignon ) e avergli stampato due schiaffoni ( aveva il consenso disperato della famiglia ) , egli entrò in classe lamentandosi e massaggiandosi la faccia, ma era compiaciuto. Un’altra mattina me lo trovai, in pieno inverno, rapato a zero da capellone che era, la solita vicepreside gli ripeteva sempre di tagliarseli , Franco si presentò a scuola col cranio nudo e le disse: < Vanno bene così o ancora più corti ? >.
Non sopportava il professore di filosofia e così, quando era interrogato, non parlava. Con me aveva sette in letteratura italiana ( in latino no! ) e scriveva articoletti per il giornalino di classe. Mi faceva dei bei temi in calligrafia sbilenca e studiava di gusto.
Quando dettai sette alla chiusura del primo quadrimestre, il collega di filosofia mi attaccò pubblicamente dicendo che non poteva essere. Risposi che andava bene e valeva sette.
Ogni volta che l’anno finiva quello di filosofia restava indietro con le interrogazioni e mi chiedeva sempre di sedersi in fondo alla classe per esaminare i soliti ritardatari, lì l’aspettavo. Lui si sedette ed io chiamai Franco alla cattedra in letteratura italiana, sapevo benissimo quanto avesse studiato. Incominciai con domande terribili e approfondite, il ragazzo si mise a esporre il tutto con la massima disinvoltura, dopo un pezzo sentii una voce dal fondo della classe: < Ma allora è vero che questo non parla soltanto con me >.
Quell’estate ricevetti una cartolina da Franco, diceva così: Grazie di tutto. La ricorderò sempre.

Mi mancano.

 

                                  Domenica Luise

 

 

24 pensieri su “Gli alunni ed io

  1. Mimma, sbaglio, ma è un periodo "moscio" per i commenti?

    Bello il tuo racconto, grazie per aver condiviso con noi questi ricordi.

    Fortunati gli alunni!

     

    Un abbraccio, Rossella

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  2. Immagino quanta della tua bella grinta  e passione hai trasmesso ai tuoi alunni e lo credo che ti ricorderanno per  sempre, sei stata un’ottima insegnante..
    Molto bello leggere le tue  avventure scolaresche !

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  3. Grazie, care, sì, c’è un po’ di stanchezza, capita . D’altro canto ogni commento è un regalo che si lascia quando si può o si sente e nessuno vi è obbligato.
    Ormai i miei alunni sono invecchiati con me eppure, nella mia mente, li vedo come erano " allora ". C’erano due ragazze sorelle di bellezza incredibile: bionde, alte e garbate, ne ho incontrata una sul treno per caso, lei mi ha riconosciuta subito, io no: una ancora bella signora quarantenne,  che mi raccontava cosa aveva fatto nel frattempo.

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  4. L’insegnante trasmette qualcosa di sé, l’insegnante che lo fa con passione lascia il segno ed è sempre quell’insegnante che ricorda così bene i suoi alunni tanto da desiderarli ancora.
    Anche quei ragazzi si ricordano di te cara Mimma, ogni loro pensiero di gratitudine è una luce di gioia che aleggia intorno a te.
    Molto bello questo scritto.
    Ti abbraccio affettuosamente.

    annamaria*

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  5. Grazie, annamaria: lo spero tanto. È stato bello. Una volta, in classe, mi scappò detto che non sarei invecchiata fino a quando li avessi avuti. E così è stato, il guaio è che non invecchio nemmeno adesso, sono grave? Adesso ho gli amici di poesia ed è bello pure, con sfumature nuove.

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  6. Ciao carissima
    sono di volata, devo ancora cucinare e sono in ritardissimissimo,
    ma per un saluto e un abbraccio c’è,tempo.
    Ti leggerò con più calma
    ciao cara Mimma
    Chiara

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  7. Miei cari, mi arrivano email degli amici che hanno problemi a postare i commenti, anch’io ho notato che magari non appaiono subito. Un po’ di pazienza e capiremo come fare. Vi abbraccio, abbiate una serata felice.

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  8. Ti leggo un pò stanca, demotivata. O forse semplicemente nostalgica?… E comunque è sempre una gioia leggerti, soprattutto per un’altra Prof come me! Un abbraccio stretto, Mimmina.

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  9. Un po’ stanca sì, cara Rita: ho fatto un movimento poco felice ed ho una tendinite che ancora mi dà problemi dopo una ventina di giorni, demotivata mai, come potrei? Nostalgica certo, se penso alla mia vecchia vita, alla passione per la scuola e ai " miei " ragazzi.
    Adesso sono tutti uomini e donne, come li vorrei rivedere.
    Mi mancano molte persone care, ma molte altre sono venute.
    Comunque sono abituata ad aggirare gli ostacoli anziché sormontarli, è un ottimo metodo e funziona.
    Buonanotte a tutti, un abbraccio, passo e chiudo.

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  10. Marzia cara, io ho cancellato le due gigantografie, devi regolarle prima nel programma di fotografia, per inserirle nei commenti vanno bene massimo una dozzina di centimetri di larghezza, il programma dovrebbe equilibrare da solo l’altezza in rapporto al valore che tu chiedi ( dove c’è scritto ridimensiona o qualcosa del genere ) . Oltretutto quelle foto grandi prendono spazio e su questo blog io ho soltanto 100 mega gratuiti. Non vorrei dover cancellare i commenti. Gradisco comunque molto le tue sfumature, come tu le chiami, perché vengono da un grande affetto.

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  11. Marzia, che pasticcio! Ho cancellato le gigantografie e, difatti, non ci sono, appena chiudo e riapro ricompaiono. Questa è buona. Provo ad andare direttamente su organizza i commenti e vedremo. Mah.

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  12. Carissima Orsola, benvenuta. Già, coi ragazzi, un’intera classe, non si può mai perdere il controllo e bisogna anche conoscere la psicologia oltre che le proprie materie. È proprio come con i figli, solo che davanti te ne trovi tanti, tutti pronti ad ottenere il massimo rendimento col minimo studio possibile, ad amarti, rispettarti e odiarti secondo i casi e le circostanze.  Quando oltrepassano la soglia dell’opportunismo, allora mostrano le proprie meraviglie. 
    Una volta, in un liceo scientifico, il ragazzo più indisciplinato dell’istituto, che però non era mio alunno, alla festa finale in discoteca, mentre ballavamo insieme a luci quasi spente, mi disse: < Credo che noi due saremmo andati d’accordo, professoressa >.
    A quei tempi non mi ricordo che tipo di ballo scatenato fosse di moda, so solo che li ho sorpresi tutti, dal preside in giù.
    Mettevo due solo a chi non studiava e non stava attento, non ai ribelli: con quelli andavo d’accordo, sai, i simili si cercano.

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  13. Cara Mimma,
    sono passata veloce come il vento ( causa famigliona )solo per augurarti buona domenica e abbracciarti. Ciò non mi ha impedito di leggere il tuo ultimo commento: i ribelli no, eh! Come ti capisco.
    Il racconto già lo conosco e sai quanto mi sia piaciuto. Tornerò la prossima settimana con più calma. Bacio
    franca

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  14. Ecco, non ho inviato il commento. Ti dicevo che sono passata velocemente solo per augurarti buonanotte e buona domenica. Oggi famigliona! Tornerò con calma la prossima settimana.
    bacio franca

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  15. Buongiorno, signore e signori, buona domenica, buon pranzo, buon  tutto. Eccomi a voi più o meno pimpante, oggi lasagne al forno e salsiccia, vado leggera. Evviva. E dopo i doverosi saluti a tutti gli audaci argonauti di questo blog, ritorno alla mia grafica, vi sto preparando delle sorprese, ah, ah, ah, mai viste, ve lo giuro.  Rimarrete a bocca aperta. Mah.

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