Mimma e Cristina in Paradiso

    


L’entrata del Paradiso era una fessura tra due nuvolacce di sabbia tempestosa sulla cima dell’Olympus mons del pianeta Marte, a ventisette chilometri di altezza per cui, tra il fumo del vulcano più alto del sistema solare e la bufera, non  ci si vedeva niente.
Mimma e Cristina trattennero il fiato e la pancia, proclamando in coro: < Appena ritorno mi metto a dieta >.
< Già > osservo l’arcangelo Ciccino, < magari ogni volta da domani in poi: lunedì per il martedì, martedì per il mercoledì e così via ad infinito >.
Intanto gli angioletti ridevano e le pigliavano in giro: < Ciccione, ciccione >.
Stavolta non era stato necessario cambiarsi d’abito: Ciccino affermò che le angiolesse avrebbero compiuto la vestizione al loro ingresso. In quanto al bagaglio, avrebbero trovato tutto sul luogo e non servivano né cornetti né cassata siciliana.
< Ma noi vorremmo portare un regalino al Padre > avevano protestato le due poetesse concordi, < che so io, una bella cravatta colorata >.
< Forse un quadro fatto da me >.
< Oppure una poesia scritta da me >.
<Magari un computer di quelli piccolini, per venire sui nostri blog quando ha voglia>.
< Un plaid di pura lana vergine, che a quell’età gli tenga calde le ginocchia >.
< Le pantofole, ecco, gradirà le pantofole >.
< Basta, ragazze > le interruppe Pasticcio, timoroso che arrivassero ai calzini e alla maglia della salute, < mi sorprende che abbiate del Padre un’idea talmente antropomorfa >.
< Perché, tu come lo vedi? Com’è Dio? > chiesero in coro le “ ragazze “ .
< Dio è amore e l’amore è tutto > rispose il vecchio gesuita e l’emozione gli rese la voce roca.
Oltrepassata la fessura, Mimma e Cristina credevano di sentire i cori angelici e di vedere visioni luminosissime, così ognuna inforcò un paio di occhiali di quelli che servono agli operai per lavorare con la fiamma ossidrica e si misero i tappi di cera nelle orecchie chissà i canti fossero diventati esageratamente acuti per i loro timpani.
L’idea degli occhiali e dei tappi era venuta  a Iole, la sorella di Mimma, con la quale si erano confidate telefonandosi gratis tramite skype.
< Verrei volentieri anch’io > aveva affermato Iole, ma non voglio lasciare i miei figli. Giovanni arriva tra due giorni da Siena e Mariachiara  è fidanzata fresca >.
Quando Ciccino vide le poetesse che sembravano due formichieri e non gli rispondevano perché non lo sentivano,  le rimproverò un pochino: < Vi avevo detto di non portare niente > affermò e così sia gli occhialoni che i tappi volarono nel cratere dell’Olympus mons, < il paradiso è oltre ogni misera cosa terrena >.
< Ma una guantiera di cannoli al Padre…> osò Mimma a bassa voce, Cristina le dette una gomitata, < e stai zitta o si arrabbia, sempre maschio è, per quanto arcangelo > sussurrò. Una volta dentro aguzzarono gli occhi e intravidero un modesto istituto di cemento con un’insegna arrugginita su cui, a lettere sbiadite, era scritto: Università Paradisiaca. Doveva anche esserci un grosso incendio perché dalle finestre minuscole e dalla porticina uscivano lingue di fuoco a volontà.
In tutto quell’ovattato i bagliori che mandavano erano l’unica cosa chiaramente visibile e c’era pure un gran caldo che sembrava di avere nuovamente le vampate della menopausa.
< Io non entro > disse Cristina puntando i piedi per terra, pardon, nell’aria, < no, no e poi no, non mi piace questa scuola, ha l’aspetto tetro, c’è pure l’ incendio dentro, erano più allegri l’inferno e il purgatorio >.
< Tu sei sicuro che questo sia il paradiso e no una succursale dei diavoli? > chiese Mimma.
Francesco Pasticcio osservò accuratamente la mappa . < Non c’è trucco e non c’è inganno > rispose , < la via è una sola: dritti in alto. E poi questa è l’università paradisiaca, bisogna frequentarla prima di accedere alla visione. Voi due siete fortunate: molti hanno dovuto incominciare gli studi dall’asilo infantile >.
Quel giorno si era messo in jeans e camicia fantasia disegnata ad ali bianche. Portava un’aureola sottile, che mandava raggi di luce violenta tutt’intorno come un faro.
Anche i bambini erano in jeans, lui con un paio di pantaloncini corti e lei con una tunichetta alle ginocchia.
< Ciccino > disse la femmina, < ma noi all’università cosa veniamo a fare? Non possiamo giocare coi fulmini in questa bella tempesta di sabbia? Chiediamo un pomeriggio di libera uscita >.
< Sì, sì, sono d’accordo > rispose il maschio ammainando la propria bandiera,
< tanto siamo nel tifone qui accanto, se hai bisogno di noi facci un fischio e verremo subito ad annunciarti >.

< E va bene > concesse Ciccino, < fatevi la partita a fulmini finché volete, però vi chiamerò telepaticamente perché non sono mai stato capace di fischiare >.
Si rivolse nuovamente alle due poetesse: < Allora, cosa scegliete? Un rapido rientro nelle vostre comode case deludendo il Padre oppure affrontare le fiamme del paradiso e gli studi universitari ? >.
Mimma e Cristina non ci pensarono nemmeno un attimo: < Non possiamo dare un dispiacere al Padre dopo tutto quello che fa per noi >.
< E poi, noi lo amiamo moltissimo e vogliamo vederlo anche un solo attimo >.
< Pazienza, se il Paradiso è noioso e questo luogo ci mette tristezza e paura >.
Francesco Pasticcio fece un sorrisetto sbilenco ed allungò un braccio indicando la porticina di accesso all’università.

Fine della prima puntata


Mimma pensò che era tanto stretta e bassa da sembrare l’entrata del pollaio dei suoi zii. Ai tempi lei, che poteva avere tre o quattro anni, ci camminava comoda a testa alta sicché l’incaricavano sempre di andare a raccogliere le uova, Mimma era convinta che, quando l’uovo era pronto e scodellato, le galline gridassero tanto per avvertire gli umani di andarselo a prendere, sicché una volta sollevò una gallina marrone per vedere se avesse finito e quella l’inseguì, furibonda, per tutto il pollaio, ma Mimma, sempre ai tempi, era veloce e nemmeno la gallina poté raggiungerla.

Insomma, tra queste interessanti cogitazioni, si trovarono tutti e tre all’interno dell’edificio, che aveva muri di fuoco, al che sia Mimma che Cristina incominciarono a pensare che sarebbe stata invece saggia idea portare appresso almeno un ventaglio per una e altro che granita di limone, le lastre di ghiaccio dei poli ci sarebbero volute. Si volsero verso Ciccino e videro che era bello fresco e tranquillo, forse per la mancanza del corpo.
< Ragazze, respirate a fondo, sentite che temperatura meravigliosa ? > disse.
Un bidello sciancato e una bidella cieca stavano smistando una gran fila di anime da mandare alle varie segreterie per le iscrizioni suddividendole in coniugati, minorenni, preti, monache, single di tutte le età e poeti.
Sulla destra c’erano gli spogliatoi femminili e a sinistra quelli maschili. Due angiolesse in divisa di infermiera si accostarono a Mimma e Cristina invitandole dentro.
Mimma si guardò intorno e vide una gran vasca da bagno dalla quale guizzavano fiamme. Restò a bocca aperta.
< Spogliati ed entra nel fuoco d’amore > dissero in coro le angiolesse.
< Ma forse voi non sapete che io ho ancora il corpo > tentò di tergiversare Mimma.
< Sappiamo, sappiamo tutto > risero le angiolesse, < allora? >.
Mimma provò il fuoco con il piede destro e lo ritirò subito.
< Hai bisogno di aiuto ? >.
< Vorrei tornare a casa >.
< Fifona >
Mimma provò il fuoco col piede sinistro, ma bruciava come dall’altro lato.
< Se entri, tra poco incontrerai tua mamma, tuo papà e gli zii amati > affermò la prima angiolessa.
Mimma provò  il fuoco col mignolo  della mano destra e senz’altro scottava.
< Se entri, incontrerai tutti gli amici che ti hanno preceduta >, le sussurrò all’orecchio la seconda angiolessa.
Mimma provò il fuoco col mignolo della mano sinistra e lanciò un piccolo grido.
< Coraggio, tutto d’un colpo. Se entri potrai vedere il tuo libro con la favola dell’Usignola stonata appena pubblicato in Paradiso, l’hanno letto tutti i santi e gli angeli del cielo >.
Mimma si buttò ed il fuoco le si appiccò in delizia, entrò nelle sue vene, sparirono d’un colpo la miopia, l’anca usurata, l’artrosi articolare polidistrettuale, il grasso superfluo e il colesterolo, si distesero tutte le rughe, le si rinforzarono le unghie e le crebbero i denti mancanti. All’uscita dalla vasca aveva vent’anni e un giorno ed una coltre di capelli nerissimi sulla schiena.
Le angiolesse l’aiutarono a indossare, dissero, l’abito di nozze, che era di una seta impalpabile, tutto bianco.
Mimma si sentiva strana, anzi stranissima.
< Ma io non sono degna > sussurrò percependo in petto uno struggimento soave, di totale innocenza.
< Nessun essere umano ne è degno > disse la prima angiolessa.
< Per questo venite a scuola d’amore > disse la seconda angiolessa.
< Adesso devi scegliere il diadema > aggiunsero in coro, e le presentarono due corone, una di rose bianche senza spine ed una di brillanti e perle montati su oro massiccio.
Senza esitare Mimma indicò i fiori, che le angiolesse le sistemarono sulla testa.
Uscirono dagli spogliatoi mentre contemporaneamente veniva fuori anche Cristina dall’altra stanza.
Portavano entrambe la corona di rose e dissero in coro: < Quanto sei bella >.
Solo, Cristina era bionda con gli occhi verdi cangianti.
Anche Francesco Pasticcio era vestito di bianco, con una rosa all’occhiello. Era ringiovanito di cinquantacinque anni, allungato di ventiquattro centimetri e gli erano ricresciuti sia i capelli che i denti.
< Se voglio, posso riprendere l’aspetto dimesso che avevo in terra > si confidò,
< ma non è giusto che il Padre faccia cattiva figura >.
Mimma e Cristina convennero che la bellezza era un aspetto importante del Paradiso perché manifestava all’esterno l’armonia interiore.
< Peccato che non ho mai portato la macchinetta digitale > disse Mimma, < mi sarebbe piaciuto avere un ricordo dei nostri viaggi >.
< Non pensi > rispose Cristina, < che l’esperienza diretta valga più di un album fotografico ? >.
Così discorrendo si avviarono verso la segreteria dei poeti per iscriversi.

Fine della seconda puntata

 


La segretaria era una paralitica smunta, coi capelli bianchi legati a crocchia. Ci doveva pure essere una ragione per cui, in paradiso, c’erano tutti quei poveracci impiegati nell’università. Era anche sorda e parlava con lenti balbettii, sicché ci volle una gran pazienza prima di avere i moduli compilati.
<Cristina Bove >.
< Come? >.

< Cristina Bove >.
< Cosa? >.
< Aspetti, signora, glielo scrivo io > disse Cristina con garbo.
< Puoi entrare in classe, in fondo a destra > rispose la segretaria con un sorriso, che sembrò divertito, poi si rivolse a Mimma:
< Nome, prego? >.
< Domenica Luise > rispose Mimma.
< Ma Luise è il nome o il cognome? >.
< E’ il cognome >.
< Allora debbo scrivere Aloisi ? >.
< No, Luise, aspetti, signora, lo scrivo io > rispose Mimma con dolcezza. 
< Puoi raggiungere la tua amica > disse la segretaria, si alzò dalla sedia a rotelle e si mise a parlare con grande scioltezza, ci sentiva pure bene. Mah. Chiacchierava allegramente con la signora che iscriveva i coniugati e, da dietro, si vedevano dei lunghi capelli lisci castani con riflessi dorati, altro che crocchia bianca.
La prima classe dell’università paradisiaca era uno stanzone pieno di panche con le anime sedute strette che quasi non entravano. Un angelo scriveva su una lavagna blu con un gessetto fosforescente.
< La luce viaggia a circa trecentomila chilometri al secondo > diceva, < eppure la distanza dal più probabile pianeta abitabile alla terra è tale che l’essere umano non ha alcuna possibilità di raggiungerlo con le conoscenze tecniche attualmente in suo possesso.
Ci vorrebbe un’altra forma di energia, alla cui accelerazione tuttavia i corpi umani lanciati nello spazio dentro un’astronave non potrebbero resistere e nemmeno l’astronave.
Siete stati capaci di tirare dei  sassolini intorno alla terra e il vostro massimo è stato fare una passeggiata sulla luna, dove avete osato lasciare una bandiera.
La fame di universo è, in realtà, fame di Dio >.
< Questo è l’angelo della conoscenza > sussurrò Ciccino alle orecchie delle poetesse. Cristina beveva quelle parole: < Ecco una predica che mi piace > affermò.

 < Forse perché non è una predica > rispose Mimma.

< E che cos’è, allora? >.

< Un atto d’amore > disse l’arcangelo, <  guardate la sua postura inclinata verso gli allievi, come si porge e il tono della voce nel comunicare agli altri quello che sa. I maestri sono tutti serafini del più alto coro, qualificatissimi >.
< Avete capito ? > chiese l’angelo guardando gli allievi tutt’intorno con occhi acuti.
< Certo, è semplice > risposero le anime in ascolto.
< Ci sono domande ? >.
Mimma alzò la mano: < Maestro > disse, < mi scusi, dove finisce l’universo? E’ vera la teoria dei multiversi? E se l’universo finisce, in che cosa è contenuto? E l’ultimo universo che contiene tutti gli altri, in che cosa è contenuto? E come ha fatto Dio a creare tutto questo dal nulla o dal fango o da quello che è? >.
< A queste domande non si dà risposta adesso > rispose l’angelo brillando intensamente, < signora, lei è qui in gita turistica, ancora fornita di corpo. Ciò che vede e sperimenta è appena l’inizio della conoscenza amorosa, per le altre risposte deve attendere la morte e il passaggio senza ritorno. Anche se io le volessi rispondere, come sarei libero di fare, il suo debole pensiero, che usa ancora un cervello terreno, non mi potrebbe seguire né ricorderebbe i concetti. Però mi compiaccio per le domande poste all’ordine del giorno.
< Allora potete passare tutti nella seconda classe, qui a fianco. Auguri, miei cari, e vivete felici >.
< Ma guarda > fece Mimma, < lo dico sempre anch’io : vivete felici >.
E dalla faccia di tutta quella gente la felicità era lampante.
Però Mimma e Cristina avevano una domanda che non riuscivano più a trattenere:
come mai, in Paradiso, c’erano un bidello sciancato, una bidella cieca e una segretaria paralitica e sorda, per di più?
E perché l’istituto universitario era talmente misero a vedersi?
Tuttavia non osavano chiedere a Ciccino, che ovviamente aveva capito e tratteneva a stento le risate.
<Ve lo voglio dire subito > affermò all’improvviso, < al Padre piace la povertà umana>.
< Ecco perché ci ama tanto > risposero in coro Mimma e Cristina.
< Perché siamo piene di dubbi, di domande senza risposte, di inciampi e retromarce, ecco la divina ragione >.
< E’ il suo bacio sull’anima dei miseri >.
< Il nostro vuoto lo attira, non la perfezione, che poi sulla terra non esiste >.
< Non mi dire che quando mi vede arrabbiata per il dolore degli innocenti, di cui non capisco il perché, egli mi ama di più > sussurrò Cristina.
< Noi siamo amate. Due povere vecchie > riprese Mimma.
< Proprio così, o non avrebbe amato me > concluse Ciccino.

 

Fine della terza puntata

 


Si sedettero nei banchi della seconda classe, l’angiolessa della tenerezza era una ragazza bellissima, aveva gli  occhi di velluto scuro e i capelli pettinati a coda di cavallo che le arrivava fino alla vita. < Questa donna ha dovuto scegliere fra portare avanti la gravidanza oppure morire lei stessa generando il figlio, adesso ha un bambino sulla terra > sussurrò Pasticcio accomodandosi.
< Non è giusto > rispose impetuosamente Cristina , < perché quel bambino deve vivere senza la sua mamma? >.
< Di che cosa è morta ? > domandò Mimma.

< Aveva un cancro maligno all’utero, se abortiva subito si poteva salvare, ma per farlo nascere si è riempita di metastasi >.
< Ecco, queste sono le cose che non sopporto > fece Cristina sbuffando un po’ troppo energicamente.
Intanto l’angiolessa aveva iniziato la propria lezione:
< Pensate a che cosa prova una madre mentre allatta per la prima volta il figlio e il suo sangue diventa nutrimento che il bambino succhia.
E’ una eucaristia umana, pallida immagine dell’amore di Cristo verso ogni creatura e non viceversa.
A quello stesso seno di Dio sono nutriti tutti gli esseri viventi ugualmente amati con ogni tenerezza, di qualunque religione o ateismo siano.
Per questo motivo ognuno di voi è chiamato all’amore verso il prossimo, tanto da tenerlo come un bambino piccolo alle vostre mammelle interiori.
Debbono saperlo specialmente i creativi:  ogni vostra opera è nutrimento per gli altri, siate cibo buono e farete la moltiplicazione dei pani con poesie, racconti, quadri e blog.
Nulla si perderà col tempo, ma tutto risplenderà.
Ci sono domande? >.
Cristina alzò la mano:
< Signora maestra >, disse, < perché Dio permette che gli innocenti soffrano tanto mentre i cattivi mangiano, bevono e prolificano? >.
L’angiolessa scrutò l’espressione di Cristina e ne vide il turbamento: < E’ unione coi misteri di crocifissione e morte del Figlio di Dio > rispose dolcemente, < ma questo lo potrete comprendere soltanto nella vita che segue alla morte, per adesso deve bastarvi la fede e, a quanto vedo, lei è ancora nel suo corpo terreno. E’ stato duro anche per me. Sapesse, signora, quanto ho invocato un miracolo che mi facesse vivere accanto al mio bambino e quante volte ho gridato >.
Cristina, che aveva supposto un’incrollabilità, restò a bocca aperta. Allora i santi non erano perfetti fin dalla terra. Questa cosa la illuminò. Quante volte aveva detto a Mimma: < Io non voglio farmi santa, io non voglio andare in paradiso > ed eccola lì seduta, coi suoi perché intatti, davanti ad una mamma che aveva amato oltre la propria vita nel senso reale del termine.
Chinò i bellissimi occhi fissando la superficie scrostata del proprio banco: < Mi scusi > disse accorata, < non volevo essere impertinente, è che non capisco >.
< E non può capire, signora. Deve soltanto aspettare il suo momento >.
L’angiolessa le sorrise e Cristina provò una pace profonda.
Era per lei un’esperienza talmente insolita che rimase in silenzio a lungo. Sentiva penetrare una luminosità nuova nei suoi pensieri torturati dal dubbio. In questo, capì la propria grandezza umana e quella di tutti i viventi di qualunque razza e specie.
Vide l’armonia semplice della vita totale dentro la propria vita e come tutto fosse amore, e il dolore soltanto l’amore in maschera, nascosto.
Fu un lampo interno.
Tra tutte quelle anime della classe alcune signore avevano scelto il diadema di oro massiccio e gemme, ma era pesante e così lo mettevano sul banco oppure lo tenevano in mano, < Guarda > disse Mimma a Cristina, < gli dà fastidio la corona >.
< Soltanto i fiori sono leggeri > sussurrò Ciccino annusando la propria rosa.
Alcune signore incominciarono a chiedere se potevano tornare indietro a prendersi la corona di rose, < No > rispose l’angiolessa, < perché la scelta è fatta una volta sola, ma se questo gioiello vi opprime potete abbandonarlo quando volete >.
Quasi tutte lo lasciarono con un sospiro di sollievo, quelle poche che lo tennero camminavano con la testa piegata dalla fatica.
< Vedete come la ricchezza non serve a niente, specialmente in paradiso ? > disse Ciccino, < queste signore resteranno tutte senza diadema: prima o poi lo molleranno da una parte >.
< Io non porto gioielli > disse Cristina.
< Io li ho portati e chiedo perdono > disse Mimma.
< Se volessimo pensare al nostro poco amore dovremmo coprirci la faccia e scappare lontano dal Padre > aggiunse Cristina.
< Invece com’è che desideriamo tanto di vederlo ? > chiese Mimma.
< E’ l’amore che vi attira > rispose Ciccino, < piuttosto adesso faccio rientrare i bambini, hanno giocato fin troppo qui intorno >, si concentrò con una ruga in mezzo alla fronte e subito riapparirono gli angioletti portabandiera scuotendo dapertutto la sabbia marziana: sembravano due cagnolini appena usciti dal bagno.
Erano allegrissimi e si misero ad annunciare a gran voce la presenza di sua eccellenza l’arcangelo, così tutte le anime incominciarono a chiedergli l’autografo, che Pasticcio firmava velocemente ed in lampante imbarazzo.

Fine della quarta puntata

 


< Ho una strana sensazione > disse Mimma a Cristina passando nella terza aula,
< mi sento come se in questo istituto povero e vecchio fossi proprio a casa mia e conoscessi tutte queste persone da sempre >.
< E’ la sensazione provocata dall’amore > intervenne Francesco Pasticcio pensando che gli sarebbe tanto piaciuto abbracciare un po’ il Padre e farsi abbracciare, era l’unica conoscenza approfondita che avesse da quando era entrato in paradiso ed era anche troppo per le sue forze.
< Egli si è fatto vedere sempre da me come un bel signore anziano e saggio > mormorò a bassa voce, < ma sento che c’è molto di più, all’infinito >.
<Lo sanno tutti perfino in terra che quello è un modo metaforico di rappresentarlo> rispose Cristina.
< Praticamente come una poesia > aggiunse Mimma sedendosi sulla panca.
Stavolta il maestro era un bambino, che stava a cavalcioni sulla cattedra, indossava una tuta decorata ad angioletti e stringeva al petto un peluche in forma di orsacchiotto candido.
< Sono l’angelo dell’amore filiale > disse, < i più piccoli restano tranquilli in braccio alla mamma, non sanno né camminare da soli né nutrirsi né niente, è la mamma che fa tutto, i figli si abbandonano fiduciosi qualunque cosa avvenga.
Ogni sostanza d’amore è nello scambio materno e filiale.
Se Mimma è accorata e Cristina la conforta, le fa da madre e Mimma è figlia, ma se Cristina è accorata e Mimma la conforta le parti dell’amore si invertono >.
L’angelo indicò le due poetesse, che arrossirono perché tutti si volsero a guardarle e applaudirono.
< Siamo maestri e allievi simultaneamente. Nessuno, tranne Dio, sa tutto e può tutto > affermava l’angelo dell’umiltà nella classe quarta, < quindi ognuno è complementare all’altro e ha il compito di ascoltarlo, valorizzarlo e volere il suo bene. Siete giardini aperti >.
Cristina, che si era un pochino distratta ammirando la bellezza estetica dell’angelo, alla parola “ giardini “ rientrò in se stessa,
< Mi scusi, signor maestro > disse, < come faccio a capire se il giardino dei poeti…sa, è uno dei miei cinquantacinque blog, come faccio a distinguere se questa cosa è gradita a Dio o se magari sbaglio? >.
< Ma che dici? Sei seconda soltanto al blog della juventus per numero di visite >, Mimma la tirò per la manica mentre a Francesco Pasticcio scappava da ridere.
< Da come ti senti > rispose l’angelo dell’umiltà, < se provi gioia e pace quello che fai va bene e Dio è contento di te, se invece senti malessere interiore, allora stai attenta, qualcosa non quadra, che so io, anche un’imperfezione di delicatezza trattando con gli altri o un attimo di superbia per la coscienza del proprio valore >.
< Però non è facile, signor maestro > rispose Mimma ammirandolo in cuor suo, era proprio un bell’uomo.
< Il paradiso va meritato > tagliò corto l’angelo dell’umiltà, < il seme è in regalo, coltivarlo tocca a voi >.
Subito passarono tutti nella quinta classe, < Ma non ci riposiamo mai? Io ho fame > disse Mimma, < non c’è niente da mangiare in paradiso tranne la sapienza? >.
< Anch’io ho fame > incalzò Cristina, < tra poco mi viene uno svenimento, la pressione deve essere a zero >.
< Noi due abbiamo ancora il corpo > affermarono in coro.
< Donne di poca fede > rispose Ciccino, si rovistò nelle tasche, che sembrava il tenente Colombo quando fa lo scemo, e ne cavò due pacchettini elegantemente infiocchettati di bianco argenteo.  Dentro c’erano due pagnottelle da qualche quindici o venti grammi cadauna. Le poetesse sbarrarono gli occhi e aprirono la bocca per la sorpresa, e adesso cosa ci facevano con quel morso di pane e tanta fame arretrata? Pasticcio ne approfittò per imboccarle, alla fine si decisero a inghiottire e quello che provarono dentro di sé toccò l’ineffabile. Per questo non tento descrizioni.
< Brave > si compiacque Ciccino, < Vi siete comportate da figlie fiduciose e umili. Adesso sarete sazie e piene di forza fino a che non tornerete in terra >.

Fine della quinta puntata


Epilogo

Nella quinta classe avrebbe tenuto una conferenza l’angiolessa dell’amore serafico, così affermò Francesco Pasticcio sottovoce.
< Perché parli tanto piano ? > chiese Cristina abbassando i toni anche lei.
< Per non disturbare la concentrazione della preghiera >.
< Perché, stanno pregando? Non me n’ero accorta > fece Mimma.
< Stiamo tutti pregando > puntualizzò Ciccino < perché stiamo amando insieme, ma voi cosa pensavate che fosse pregare, ripetere distrattamente
formule a memoria? >.

< Quante cose ci insegni > dissero Mimma e Cristina in coro.
Lei era una ragazza di bellezza mai vista né immaginata, alta e fulgida, con le trecce bionde attorcigliate intorno alla testa com’è d’uso questa estate sulla terra e le sue parole sembravano sussurri penetranti.
Diceva: < L’amore è oltre la passione fino a considerare egoistica la propria stessa felicità e a rinnegarsi per l’amato.
Pensate al volo della gallina in confronto a quello dell’aquila.
L’amore gode della felicità dell’altro e, in particolare, della felicità dell’altro per causa propria.
E’ nella natura di ogni vera poesia dare felicità dolorosa, amorosa e giocosa e moltiplicarla nei secoli. Pensate ai grandi poeti o comunque artisti creativi.
Voi ricevete questo dono fin dalla terra, non si può andare superbi di un dono né invidiare il dono altrui: chi soggiace a queste tentazioni non entra nel paradiso dell’amore serafico, dove tutto è poesia perché la poesia è amore.
Avete visto che l’inferno è un’illusione di felicità, il purgatorio una presa di coscienza liberatoria, il paradiso è l’amore universale in atto, non il proprio personale giardino, ma un solo giardino di tutti insieme >.
Alla parola giardino l’angiolessa sorrise, poggiò lo sguardo su Cristina e le disse: < So che a te piacciono molto i giardini, piccola ribelle >.
Le due poetesse si commossero tanto che rimasero senza parole, almeno per quel momento.
Passarono  nella sesta aula, che aveva i muri e i banchi di luce.
Ormai quell’incandescenza esterna, perfettamente armonizzata all’interiore, non bruciava più, ma dava soltanto delizie.
L’angelo della visione svelata era il più bello di tutti e non soltanto sorrideva: era sorriso.
Una schiera di usignoli in canto faceva il girotondo intorno alla sua aureola e lì dentro Mimma e Cristina videro, con assoluta chiarezza, anche gli angioletti portabandiera dell’arcangelo Francesco Pasticcio: Il maschio si era assunto il ruolo di baritono mentre la femmina cantava da contralto.
Si accorsero di potere distinguere la luce nella luce. Ogni usignolo aveva la sua storia e un canto personale, che le poetesse venivano a conoscere e ad ascoltare in ogni minimo movimento d’amore.
Lo sciame ruotava a tale velocità che talora sembrava immobile perché il punto di partenza e di arrivo coincidevano, allora c’erano gli assolo e nelle pause di silenzio del coro, cantò anche l’usignola stonata, < Sono io, sono io > voleva gridare Mimma, ma dalla bocca non venne fuori voce.
C’era in quell’essere di luce una totale innocenza d’amore, che non escludeva ogni conoscenza e compassione delle miserie terrene. Egli non parlava nemmeno col sussurro, ma per comunicazione telepatica.
Per prima cosa le due poetesse si sentirono accolte ed apprezzate in tutte le loro opere, che furono capite in ogni sia pure minimo aspetto positivo. Ne videro le ripercussioni sui lettori nel passato,  presente e futuro, perfino Dante Alighieri aveva letto le poesie di Cristina e la fiaba dell’Usignola stonata di Mimma, entrambe poterono gioirne, ma contemporaneamente videro il valore di tutti gli altri artisti, non solo delle amiche più care, e ne gioirono in modo uguale come per se stesse, non di più né di meno: al massimo della propria capacità.
Sentirono che questo amore era la comunicazione suprema, inferiore soltanto alla visione di Dio in Sé e per Sé.
Seppero anche che, al loro ritorno in terra, avrebbero dimenticato il più ed il meglio dell’esperienza celeste o ciò che rimaneva loro da vivere nel corpo sarebbe stato un rimpianto struggente e insopportabile.
Era richiesto il loro sì ad ogni volontà divina e lo dettero subito entrambe, senza ombra di riserve.
Subito si presentò correndo un bambina di qualche tre anni, bruna coi boccoli come usavano negli anni cinquanta, andò loro festosamente incontro e disse:

< La poesia è anche gioco, per questo sarò io ad accompagnarvi
nel Paradiso profondo >.

< Incontreremo il Padre? >.
< Ma certo, e vi abbraccerà pure >.
< Anche me ? > chiese Cristina con un filo di voce.
La bambina si mise a ridere in modo così buffo che sembrava una cornacchia:
< Hai ancora dei dubbi, piccola ribelle? >.
Il resto del Paradiso è oltre le parole di qualunque lingua antica e nuova.

                                                                            Domenica Luise

 

Fine

 

73 pensieri su “Mimma e Cristina in Paradiso

  1. Buona entrata all’Università Paradisiaca! Secondo me, non ce n’è una più divertente di te!
    La fessura piccola per entrare e le pance che s’incastrano, le vampate della menopausa per i bagliori e che dire dell’Olimpus mons, sei fantastica!
    Leggere te, vuol dire viaggiare per terre lontane distraendosi, divertendosi e tanto ancora.
    Buona giornata cara Mimma, aspetto il seguito con gioia.
    Con affetto.
    Annamaria*

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  2. Quante risate stamattina,
    prima da Argenta,ora da te,
    certo che con gli occhialoni e i tappi
    siete davvero straordinarie.
    Buon entrate all’univrersità.
    Sono curiosa di leggere il seguito.
    Ciao
    che ridere
    troppo forte.
    Chiara
    un abbraccio

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  3. Grazie, Annamaria, sono contenta che ti piaccia e diverta. Buongiorno, mia cara, e buongiorno a tutti gli amici, stamattina mi ha svegliata la bufera con tuoni, fulmini e saette, adesso è tutto meravigliosamente fresco, il cielo da nero è tornato azzurro, ah, come respiro!

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  4. Buongiorno, Chiara: la mia risposta ad Annamaria si è incrociata col tuo commento. Sei molto cara ed io felicissima di farvi divertire e, perché no, anche riflettere. Le risate sono salutari, allungano la vita, ne abbiamo molto bisogno. Benvenuta sempre.

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  5. Ciao, Mimma, ci sono di nuovo anch’io, e spero di essere un po’ più presente ora. Il viaggio tuo e di Cristina vedo che continua con nuove avventure, ma mi pare di capire che non manchino le sorprese anche in questo luogo-plus-plus-plus! Leggerò con piacere e curiosità anche il seguito.
    Ciao, Wilma.
    Ah, dimenticavo… Complimenti per la tua bravura! (ma considerali sempre impliciti … anche quando non lo scriverò)

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  6. Ti ho trascurata, mi copro il capo di cenere, e vengo a dichiararti il mio immenso piacere per la rilettura di questo tuo bellissimo racconto.
    adesso vado a fare il link.
    Grazie, carissima, sono contenta di farti compagnia in questo viaggio metafico…
    metà fisico, ahahah….
    un abbraccio.

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  7. Ma quale capo cosparso di cenere, lo so che hai avuto problemi con splinder, anch’io mi sono trovata in difficoltà. Benvenuta, Cristina, d’altro canto tu ed io siamo appena tornate dal Paradiso… eh, eh, eh. Come faccio a dirti benvenuta se sei sempre con me?

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  8. E così, “ragazze”, siete arrivate in Paradiso, dopo tutti questi preparativi e dubbi e offerte di doni esilaranti. Per ora sembra niente di che…cosa ci riservi Mimma?? Non vedo l’ora di leggere la prossima puntata. Gli occhiali da fiamma ossidrica per affrontare la luce del paradiso…troooppo forte! Tu sai come tenerci allegri.
    Baci Mimmissima
    francuzza

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  9. Ah, ah, ah, mi sono tanto divertita ad immaginare questo triplice viaggio. Evviva. Buona serata, cara Francuzza, felice nottata con sogni fantastici, a domani. Buonanotte a tutti.

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  10. che fantasia, mimma!:) il tuo è uno scrivere dal cuore, non dalla mente!è questo che mi piace di te!alle prossime puntate allora!non capisco se i miei messaggi vengono salvati o meno..io non riesco a leggermi!speriamo che almeno tu ci riesca!

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  11. Grazie, Argeta, sono felice che ti piaccia, io mi diverto tanto a immaginare queste favole giocose, a sognare fantasticando. Sì, splinder deve avere l’andropausa, sta facendo il monello e i commenti appaiono con ritardo, ma vedrai che l’aggiustano subito.
    Un abbraccio, vivi felice, scrivi con gioia, la felicità e la gioia si sentono e si moltiplicano, ne abbiamo un gran bisogno.

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  12. Ah,ah,ah !! “…sempre maschio è, per quanto arcangelo… ”
    Mi sono sbellicata dalle risate!!
    Cara Mimma sei un vulcano, ma …..Cristina in Paradiso…? Te la sei giocata con forza e convinzione eh!!
    Un abbraccio
    Maryline

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  13. Cara Maryline, proprio speravo che qualcuno notasse quella battuta e si sbellicasse dalle risate. Eh, già, però!
    Cristina in Paradiso non mi pare per niente a disagio…se la cava benissimo e del resto, conoscendone il pensiero, le ho fatto leggere il testo prima di pubblicarlo perché, se qualcosa non le fosse piaciuta, l’avremmo tolta o cambiata, invece lei si è molto divertita e mi ha lasciato fare… e dire. E per ogni viaggio oltretombale mi ha fatto sempre il link nel suo blog, quando poi moriremo e andremo a vedere cosa c’è dall’altra parte, mi aspetto grandi sorprese. Sempre insieme, naturalmente e soprannaturalmente. Non vi liberate di me, mi sono affezionata, io.

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  14. Quoto il commento 14!
    ahaahahhahahah
    Data l’ora sono ferma alla 1 puntata, ma pormetto per la barba del profeta di finirla quanto prima e non di non fare scorpacciata di nuvole, lingue di fuoco, piume di angelo ect ect
    Brave!

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  15. Cara Marzia. mio papà era napoletano…ah, ah, ah, tuttavia la battuta è mia e come. Ancora nessuno l’aveva notata. Lusingatissima per avervi divertito, e adesso buonanotte, sto cascando in braccio a Morfeo.

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  16. Mimma, straordinaria Mimma… Che bello approdare alle tue favole! Mi diverto, mi rilasso, imparo, rifletto e… TI VOGLIO BENISSIMO!… Che Paradiso!… Altro che Dante!…

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  17. se pure la rileggessi cento volte,riderei lo stesso.
    e non per una battuta
    ma per ogni trovata esilarante di questa vulcanica, eclettica, insospettabile angiolessa sotto le spoglie artrosiche di Mimma
    io l’adoro, ‘sta donna.

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  18. Ma comeeeeeeeeeeeeee!!??
    già il peccato di gola (da cui la grassezza ovvero obesità!) non porta al paradiso essendo un peccato mortale!!
    Poi ………Angiolesse…andiamo!
    che c’era il ministro delle pari opportunitaà???????????????
    AAAAaaaaaaahahahahahh!!!!!
    auguri…

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  19. Buongiorno, signore e signori, sto andando a fare colazione con le mie gattine festose, la tempesta è passata senza danni ( ieri ho dovuto staccare la luce due volte preoccupata all’idea che qualcuno di quei fulmini mi danneggiasse questo computer ), il giardino qui avanti è rugiadoso e tutte le piante ripigliano turgore. C’è un buon odore nell’aria e sento alle braccia, ancora nude, un gradevole brividio.
    Che sollievo.
    Grazie a voi, che leggete con gusto le mie fantasie. Rita, è bellissimo avere amici di scrittura, non me l’aspettavo più, ormai, ero convinta che sarei rimasta nel cassetto. Cristina, cara amica generosa… a te non dico altro. Mike, via, sii misericordioso… cosa saranno mai qualche biscotto nel latte e caffè, un trancio di pizza mostruoso, una fetta di cassata siciliana e un po’ di cannoli, che se non li mangi subito appena fatti le croste si ammosciano e non sono più buoni?

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  20. Cara Mutter Courage, mentre rispondevo ai precedenti commenti è arrivato il tuo, sono così contenta di avervi regalato qualche sorriso con le nostre avventure oltretombali, abbiamo tutti bisogno di gioiosità.

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  21. Sai anch’io m’immagino il Paradiso così, il luogo che ci farà risplendere e donarci un corpo trasformato e perfezionato nei punti deboli e dolenti. Bellissima e divertente anche questa seconda parte, sei unica!
    Un caro abbraccio.
    Annamaria

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  22. Ci vuole il coraggio di affrontare il dolore per godere dell’amore, eh Mimma…benedetta donna, quanto sei saggia. La divagazione del pollaio è una chicca. E ora tutte giovani e belle, vestite da sposa, siete in attesa dell’Evento…ed io con voi
    Complimenti per la tua fervida fantasia Mimma
    franca

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  23. Buon pomeriggio, signore! Eccomi qui a divertirmi con voi e a crogiolarmi come una lucertola al sole nelle vostre considerazioni. Mimma e Cristina, a questo punto, restaurate ed in abito da sposa, cos’altro combineranno? Sono soltanto le prime due puntate, ce ne sono altre quattro, che coraggio! Parlo di me che l’ho scritto.

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  24. Ciao Mimma
    finalmente splinder è rinsavito e mi ha lasciato leggere la tua terza parte;
    ieri giornata infernale ci voleva proprio un po’ di paradiso.
    Molto bella e commovente la terza parte, è così che deve essere.
    Un sorriso un abbraccio
    ciao cara Mimma.
    Chiara

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  25. Buongiorno, Chiara, buongiorno a tutti! Ma splinder è maschio o femmina? Come lo dobbiamo considerare? Se è maschio si tratta di andropausa, se è femmina di menopausa, sempre in pausa è. Meno male che i nostri benefattori l’aggiustano subito.
    Sto uscendo per andare a fare la spesa, aspetto un’amica dopo le nove, ora ci sono quelli che non sono puntuali perché ritardano sempre, questa invece arriva prima e mi trova ogni volta scarmigliata, stamattina sono pronta con mezz’ora di anticipo e la vedremo.
    Ho un sonno! Mi sono svegliata stanotte e ho girato qua e là su internet, nemmeno mi ricordo dove ho commentato. Mah, chi conosce un modo di regolarizzare il sonno delle vecchie? Non sopporto i sonniferi, lo yoga funziona, ci dovrò ricorrere con regolarità. Meglio lo yoga.
    Comunque, buona giornata, prevedo un sonno letargico appena poggerò la testa sul cuscino, ecco.

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  26. La terza parte è bellissima e anche questa volta ho riso di gusto, che coppia siete in Paradiso e non solo, anche qui in terra!
    Sai pensavo che mi piacerebbe trascorrere dal vivo del tempo con voi due, sarebbe un divertimento ricco, inteso come scambio culturale intriso d’ironia.
    Buona giornata cara Mimma.
    Abbraccio mattutino.
    Annamaria

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  27. Certo, Annamaria, faremmo faville… se i miei commentatori ed io potessimo incontrarci in un convegno chissà come andrebbe. Comunque già da questo blog è una bellissima avventura. L’ironia aiuta a vivere e rende leggere le cose serie. E’ un dono speciale. Un abbraccio affettuoso, vivete tutti felici e contenti più che potete.

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  28. Che bello !! Ho letto fino alla seconda parte, me lo voglio gustare lentamente, troppo bello, Mimma, immaginare di trovarsi in paradiso, ma quello che mi scuote tanto è che tu l’hai mescolato così bene al reale che appare tutto realmente veritiero. E’ stupendo come tu lo immagini e l’umanità imperfetta che traspare sempre dai personaggi, Cristina e Mimma, buffamente e simpaticamente imperfette e deliziose.
    Mi voglio lasciare il seguito per dopo, come il pacco colorato sotto un albero di natale che fa festa nel cuore vederlo. Un abbraccio alle stupende poetesse …

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  29. Evviva, evvivissima, molto più evvivissima assai. Benvenuta, Paola, sono contenta che ti diverta, hai proprio ragione: l’amabilità dell’essere umano sta nella sua imperfezione riconosciuta. Bella riflessione. Un abbraccio e grazie di essere passata da qui.

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  30. Mimma ho letto la categoria: favole giocose, meno male perchè siete vivissime tu e cristina, vecchiette, d’accordo, ma che dico giovincelle attempate, no! Poete! (non poetesse) quindi sempre fresche.
    Però devo leggerti con calma, un bacino.

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  31. Evviva le poete o poetesse, cara Angela, comunque dir si voglia, ballerine della parola e sempre giovani dentro. Lo dico sottovoce: peccato per il fuori, ah, ah, ah, ma conto sul bagno di fuoco d’amore per riappropriarmi dei miei vent’anni e un giorno interiori anche all’esterno.

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  32. Franca, hai una sensibilità meravigliosa: hai toccato un punto nevralgico delle ” lezioni ” angeliche: l’arte è cibo dell’anima non meno fondamentale del pane per il corpo. Cristina, non mi aspettavo quest’altro link così carino, sei davvero brava col computer. Buongiorno, amiche ed amici coi quali condivido il meglio di me, la vera Mimma poetica, pensosa, burlona e pazzerella.

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  33. cara Mimma
    magari fosse tutto così conseguenziale e semplice!…
    ma poi forse in effetti non esiste nulla di “semplice”
    ad esempio, fare un link come quello che ti è piaciuto tanto, per me è semplice perché ne conosco la
    la tecnica, ma per chi non la conosce è complicato, se non addirittura difficoltoso.
    Dunque? ciò che non conosciamo tendiamo a scansarlo, lo eludiamo, finché non diventa una necessità affrontarlo.
    E farlo in compagnia è una gran cosa, come ben sappiamo!
    buona domenica
    buona mimma
    :)))

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  34. Ah, cara compagna di avventure oltretombali, benvenuta! Sì, mi piace tanto il link che mi hai fatto, ma imparo anch’io rapidamente, eh, eh, eh, però non indovino da me: ci vuole qualcuno che mi imbocchi.
    Grazie di tutto!

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  35. uhm, cara Alighiera
    la tua virgilia stavolta ha fatto un pò la maestrina…:-)))
    e chiede venia.
    Anche perché a fare ‘ste cose qua non ci vuole niente. Basta solo sapere il procedimento.
    e ti pare che tu , con la padronanza che hai adesso di tutto il blog-mondo, non farai tua in un attimo anche questa nozione?
    Vabbè, ti svelerò il segreto… di pulcinella, vedrai, e ci faremo ancora quattro risate.
    :)***

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  36. Cristina cara, tu il premio Giobba l’hai già ricevuto, non vorrai mica aggiudicarti anche il secondo…
    E va bene, imparerò. Meglio imparare che morire. Questa non dovevo dirla: una donna spirituale come me, che si fa il giretto in paradiso dopo avere superato inferno e purgatorio, dovrebbe porsi a testa alta e guerriera contro la morte. Perché ho questo brividino nella schiena, sarà forse rinfrescata l’aria?… Comunque confermo: meglio imparare che morire, un altro pensiero mimmiano.

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  37. Buonasera, fanciulle! Ed anche questa domenica si approssima al meritato riposo una volta superati gli ingranaggi giornalieri. Grazie per i vostri commenti. Vivete felici, vi raccomando, e quando proprio va male mangiatevi una caramella di mancu pa capa, così diceva il mio papà. Significa: Non mi passa nemmeno per la testa. Non funziona il primo disco rigido esterno, ne compro uno nuovo e si guasta anche il secondo dopo averci trasferito i dati? Che gioia. Mi telefonano regolarmente nell’attimo in cui sto per correre a messa? Che felicità. Non mi telefonano per niente? Che goduria. Mi cercano per piangere sulla mia spalla, raccontarmi tutti i fatti loro, dei loro amici, dei loro gatti, dei figli e tutti i guai? Io esulto. Ecco perché poi mi faccio i viaggi nell’oltretomba, ma non mi hanno voluta nemmeno lì. Mi serve una caramella, mi piacciono quelle rettangolari al latte che si appiccicano in tutta la bocca, me le nego per i dentini ancora appesi al loro posto, accidenti. Ne mangerò una sul letto di morte, tanto, ormai. E per aggiunta ho perduto la chiave della vetrina dove tengo i miei tesori anche di nessun valore economico, era in quel cassetto, non c’è più o non la vedo, informazione utile paradisiaca: per ritrovare gli oggetti smarriti la mia mamma si rivolgeva a S. Antonio con un numero allucinante di Pater, io mi sono messa d’accordo e il favore me lo fa sempre, ma si deve accontentare di un Pater, ave, gloria. Di più non se lo aspetta nemmeno S. Antonio.
    Buonanotte. Smetto di farneticare e mi preparo ad una straordinaria serata di televisione, cosa mi riserverà il destino? Non lo so e non me ne importa.

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  38. Prima di andare in letargo voglio darvi una notizia, S. Antonio ha fatto il bravo, la chiave era nel cassetto dove l’avevo messa, sotto una grossa pila, e dire che poco prima l’avevo svuotato e poi ci avevo rimesso tutto dentro, chiave compresa, senza vederla. Mah.
    Adesso debbo ritrovare un dischetto dove ho un programma per fare calendari bellissimi, vediamo come si comporta, S. Antonio, voglio dire. Se fa di nuovo il bravo ve lo racconto nei commenti.

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  39. Qui, invece, buonissimo tempo ed aria fresca, si sta bene. Incomincio a gradire una maglietta di cotone leggero a mezza manica, quella che porto adesso è gialla a fiori sgargianti, eh, eh, sono una donna colorata, io. Ma ci pensa mia sorella Iole a rimettermi nei binari regalandomi cose classiche e seriose, e poi vogliamo mettere, alla mia età, uffa. Le ho solo chiesto di non portare qui indumenti viola, che è il mio colore prediletto, ma non addosso.

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  40. Sono semplicemente estasiata, alla fine della quinta puntata, ma non sono ancora sazia, sento che deve venire ancora qualcosa di importante.
    Mi sembra quasi come fossi stata anch’io in Paradiso! Chissà cosa mi aspetta!
    Sai, Mimma, hai usato un modo molto bello per esprimere il concetto dell’amore, anzi la teoria dell’amore. Ed è tutto molto convincente, trascinante, è come se tu conoscessi in fondo in fondo la verità. Chissà se quelle espressioni bellissime che hai usato te le detta “Qualcuno”: ecco , questa è la sensazione. Dirti bravissima è poco, sei molto di più. Grazie, Wilma.

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  41. E le tue parole, cara Wilma, mi commuovono nelle mie radici profonde. Dirti grazie è poco, ma poiché non mi vengono espressioni più efficaci, allora grazie. Noi crediamo in un solo Dio e lo chiamiamo Padre, Figlio e Spirito Santo. Il Padre è la maternità, che si proietta in tutte le maternità, il Figlio è un bambino che sta abbandonato in braccio alla mamma come tutti i cuccioli e lo Spirito Santo è questo scambio di maternità e filialità vicendevole, che diventa soffio, respiro, afflato poetico e nuzialità sia di coppia che di amicizia. E’ una cosa semplice ed anche chiara. Sono colpita perché tutto, anche le stelle, nasce, cresce e muore come se perfino le pietre avessero vita.
    Ti abbraccio, piccola, e sono felice che tu ti sia avvicinata così intensamente al mio spirito. Più tardi metterò l’ultima puntata. E cambiando discorso, ma che gli è preso a splinder? E’ lentissimo, sembra Domenica Luise quando corre.

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  42. Questa quinta puntata è la vera ciliegina sulla torta.
    Oltre ad essere colta sei molto spiritosa, Mimma, e leggerti è un vero godimento.
    (da noi pioggia e maltempo; siamo già in autunno)
    Abbraccio.
    Grazia*

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  43. Cara Gardenia, che bel nick hai scelto. Grazie per la tua presenza, debbo dire con sincerità che non credevo mai di scrivere anche un viaggio in paradiso, invece è fluito liberamente ( come l’inferno e il purgatorio ) con estrema semplicità e sono contenta che vi sia piaciuto perché, ogni volta che pubblico, sempre penso: stavolta non mi legge nessuno, chissà se si sono stufati. Grazie a tutti voi, un abbraccio generale.

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  44. Bellissimo anche il finale, ed ho capito il perché. Lo dico imitandoti, Mimma: tu non soltanto sai amare, ma “sei amore”. Ecco perché le cose che pensi, che scrivi e che dici sono così accattivanti, così coinvolgenti ed emozionanti. Sono felice che tu sia riuscita a darci con grande semplicità e moltissima efficacia questo “assaggio” del Paradiso. Speriamo di poterlo poi riconoscere, quando ci andremo.. perché ci andremo, vero? Ciao, ciao, Wilma.

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  45. Cara Mimma sono sbalordita, immaginavo che il tuo paradiso fosse speciale, ma non fino a questo livello. Hai parlato in modo giocoso e semplice di concetti molto profondi
    e che io trovo perfettamente nel mio sentire, sei meravigliosa. Ci sono semi di conoscenza qui che tu distribuisci a piene mani.
    Che bello ritornare e trovare chicche così.
    Grazie Mimmina.
    frantzisca

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  46. Già, cara Cristina, non sono ancora uscita da questo racconto, mi sento come se realmente avvenisse adesso ed uno stato d’animo bello, appagato, pieno di serena gioia. Sono una donna fortunata, anzi lo siamo entrambe. Sono piuttosto stanca stasera, ieri ho fatto un po’ di ginastica in più e le gambe mi fanno male. Un abbraccio affettuoso a tutti.

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  47. Sì, care: vi andremo ed insieme. Grazie della vostra vicinanza. Le parole che mi avete scritto mi fanno venire i brividi perché mi avete capita, davvero, come mai pensavo potesse accadere. Dire grazie è poco, lo so, ma non mi riesce di inventare parole migliori, mi avete molto commossa. Avevo scritto un altro commento, ma non è apparso, forse verrà fuori comunque. Grazie ancora.

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  48. “L’amore è oltre la passione fino a considerare egoistica la propria stessa felicità e a rinnegarsi per l’amato”
    Siamo passati dal giocoso al sublime e non poteva essere altrimenti in Paradiso. ( Però quella dei 55 blog di Cristina ti è scappata lo stesso ed è proprio simpatica )
    Ti ascolto in silenzio, cara amica, e ti ammiro per la delicatezza con la quale porgi il tuo amore a tutti noi.
    bacio
    franca

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  49. Cara Francuzza, tu hai un dono speciale per captare i punti pregnanti di quello che volevo dire, e lo fai in due parole semplici. Grazie: cos’altro posso dire ad amiche e poetesse talmente preziose?

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  50. Quella di Dante che legge le poesie di Cristina e le tue fiabe dell’Usignola stonata, mi è piaciuta tanto. L’amore che si dona ritorna più fulgido e beneficia il donatore. Questa è la vita paradisiaca, anch’io la penso così e nel tuo epilogo Cristina riceve l’amore di Dio, anche se è scettica, perchè non conta dichiararsi credenti, contano la vita e le azioni.
    Bravissima come sempre, anima delicata.
    Abbraccio mattutino.
    Annamaria

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  51. Buongiorno, Annamaria, grazie, che tu possa vivere felice quanto è concesso alla condizione terrena. Il vicendevole amore fraterno anticipa lo stato paradisiaco, è proprio così ed è bello.

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  52. Grazie delle continue lezioni di Amore che, come giustamente dici, è comunicazione suprema. E’ appagante, leggere le tue fiabe, Mimmina. Non immagini quanto mi fanno riconciliare con il mondo… Ti adoro, angioletta 🙂

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  53. ho letto tutto d’un fiato amica mia questa meraviglia. Mi hai fatto sorridere, riflettere facendomi sognare.l’Amicizia vera non si riconosce solo nella condivisione dei momenti difficili ,ma sopratutto di quelli gioiosi.Essere felici della felicità degli altri è Amore vero.
    Sei speciale Mimma,coinvolgente e solare, un’Anima positivamente contagiosa
    Un grande abbraccio :*****

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  54. Grazie, mie care, per la vostra presenza e le parole affettuose di partecipazione a quello che sento dentro di me. Oggi ho giornata piena, potrò tornare al computer stasera o domattina, a presto quindi. Passo e chiudo.

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  55. Mimma buongiorno ! Buona Domenica !
    Hai scritto un racconto meraviglioso, un inno all’amore. Stupendo, Mimma, quello che mi hai trasmesso, stupendo…non ho parole, come se fossi stata anch’io lì ed avessi sentito ogni vibrazione d’anima da te descritta, grazie Mimmina di questo viaggio amorevole nell’amore, smack, tanti bacini…
    Ps. c’è stato il terremoto stamattina, alle 5,30 circa, non vedo le notizie su internet, evidentemente si è sentito solo qua nelle marche. E’ stata una bella scossa, mi ha spaventato parecchio perché ero già sveglia ed ho sentito tutto il boato iniziale…
    Un abbraccio a tutti, bacini bacini bacini

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  56. La terra continua a tremare qua e là, speriamo ci risparmi altre catastrofi perché ne abbiamo tante dentro e fuori di noi. Stanotte mi sono svegliata alle due e non c’è stato più niente da fare, il tempo era cattivo e così, nell’eventualità non remota che il mio salvavita andasse giù per ore, invece di accendere il computer, dove mi sono limitata ad un rapido salto usando la pila, ho cucinato: patate e lasagne al forno, poi vi racconto la ricetta precisa. Ne sono uscita sudata, sono andata a messa e poi mi sono fatta un bel sonno più o meno ristoratore, mi sono svegliata poco allegra, non so perché, ho messo in uso la mia terapia distensiva: venire sul mio blog e gironzolare su internet. Ecco, va già meglio.
    Sono tanto contenta che questo racconto vi abbia comunicato qualcosa che sento in maniera forte, da quando l’ho scritto ( è avvenuto anche per Mimma e Cristina in purgatorio, ma la cosa si è interrotta rapidamente ) io mi sento come se ancora non fossi uscita dal racconto e ci trovassimo, io e Cristina, stupite in mezzo a tutto quell’amore. E’ una bellissima impressione.
    Vi abbraccio tutti e vi auguro un pomeriggio e una serata splendidi.

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  57. Sì, Mimma, anch’io ti ho visto realmente lì, è una sensazione strana, hai descritto tutto quello che hai dentro ed è parte di te, un viaggio interiore reale e bellissimo come bellissime sono le poetesse che lo hanno vissuto, baciniiii

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  58. Effettivamente, Paola, confessare questo stato d’animo, che non mi abbandona, è il massimo della mia apertura a voi. Mi ha aiutata il fatto che anche a te è venuta questa impressione strana e bella. Non sono affatto uscita dal racconto, come se non fosse una storia fantasticata, ma una cosa vera, che continua pure ad avvenire. Mi sento su una soglia e quanto c’è dentro mi è ignoto, impensabile e indicibile, ma seduttivo.

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