Mimma e Cristina all’inferno

   

      

 


< Vestiti leggera perché ci sarà caldo > consigliò Domenica Luise a Cristina Bove. Come al solito la linea telefonica era un po’ disturbata.

  < Ma tu > rispose lei, < sei proprio sicura che non ci sia pericolo ? >.

< Tanto nemmeno ci credi, lo sanno tutti su internet > rispose Mimma  dando mentalmente dell’incosciente a se stessa. < Hai paura? Vuoi rinunciare? Mi faccio accompagnare dalle mie gattine? > continuò stupendosi da sola per la sua voce così decisa.

< Del resto Orfeo l’ha fatto tranquillamente e come lui parecchi altri …>

< Pazzi > tagliò corto Cristina.

< Se mi vuoi credere io la visione l’ho avuta poco fa, mentre facevo colazione in cucina col latte, caffè e i biscotti. D’un tratto sono cadute due o tre piume di pavone sul tavolo ed è apparso l’angelo Francesco Pasticcio. Non somigliava affatto all’ometto del quale avevo parlato nella favola giocosa, alto, sui venticinque, magro, capellone, con l’orecchino, il tatuaggio di una colomba e forti bicipiti sotto la canottiera di puro cotone makò >.

< Questa poi, un angelo in canottiera come tu dici non l’ha mai immaginato nessuno. Sì, d’accordo sei un po’ strana, ma non credevo così >, rispose  Cristina.

< Così come? Guarda che ho le prove, l’ho fotografato con la macchina digitale e ti mando subito la sua faccia per allegato >.

Cristina sospirò: < Mimma, io il cuore ce l’ho debole di mio. Un giro all’inferno mi ucciderà del tutto e poi ti saluto internet e giardino dei poeti >.

< Ma lui dice che soltanto all’inferno cresce la pianta dell’invidia e serve un tubero delle sue radici per preparare l’antidoto >.

< E come ci arriviamo ? >.

< Mi ha consegnato due biglietti di andata e ritorno, uno per te e uno per me. Ha detto che sarai il mio Virgilio >.

< Ah, ah, ah, Virgilio io > fece Cristina scompisciandosi.

< Anche Virgilio era un non credente come te > disse Mimma. Cristina, a questa verità, non seppe cosa ribattere.

< E da dove passeremo per entrare nell’inferno? >.

< Ha detto che c’è un pertugio nell’Etna, ci porterà lì tutte e due stanotte, se accetti >.

< Ma io…>.

< Altrimenti ci vado da sola. L’antidoto contro l’invidia è indispensabile a salvare l’umanità, guarda cos’ha fatto Prometeo, che ha rubato il fuoco agli dei >.

< E tu credi a queste favolette? >.

< Sono archetipi, non favolette, me l’hai detto tu  >.

< E guarda com’è finito Prometeo >.

< Allora, se hai paura, ci vado da sola >.

< Io non ho paura e non ti lascio partire con le gatte. Va bene, vengo con te. Ti potrò essere d’aiuto con qualche buona poesia >.

“ Ce le faremo fritte lì sotto le poesie “ pensò Mimma, ma non lo disse per non scoraggiarla più di quanto già fosse.

< E cosa debbo fare stanotte > chiese Cristina con una strana voce tremolante.

< Niente. Ha detto di andare a dormire dopo una cena leggera già vestite, lui consiglia pantaloni e casacca larga per essere comode, scarpe da tennis ed una moneta da due euro per pagare Caronte >.

< Caronteeee? > urlò Cristina, < dobbiamo pure traghettare? Io soffro il mal di mare. Una volta, quando venimmo da Tunisi coi bambini piccoli… >.

< Tanto quella è solo una palude, ma se hai paura…>.

< Mi posso portare almeno i miei due libri di poesie ? > chiese Cristina con tono implorante.

< Ma certo. Ed io partirò con la favola dell’usignola stonata e il dischetto del canto libero inventato da me . Magari una bottiglia d’acqua chissà in mezzo alle fiamme ci viene sete e un pacchetto di fazzolettini di carta > rispose Mimma.

E rabbrividì.

 

( Fine della prima puntata. Continua )

 

L’angelo Francesco Pasticcio le prese per mano, una a destra, l’altra a sinistra, le ali rotearono e in un battibaleno si trovarono davanti ad una fessura fumante e calda. In cielo splendeva una gran luna.

< Mimma > disse, < prendi i due biglietti da consegnare a Caronte. Deve forarli e restituirli per il ritorno >. Aggrottò la fronte, fece guizzare i bicipiti, si dette una manata al centro del petto:

< Mi pare di non avere combinato nessun pasticcio, stavolta > scosse la folta capigliatura che brillò come un topazio, gli scapparono due o tre piccole scintille variegate a forma di fulmini quando sorrise, < Ah, dimenticavo una cosa importante: non vi venga in mente , per nessun motivo al mondo, di nominare Dante Alighieri e la Divina Commedia, ne sono tutti invidiosissimi e si potrebbero vendicare magari bruciandovi il biglietto di ritorno >.

< Io non entro > disse Cristina stavolta a voce alta e ferma.

< Io nemmeno > aggiunse Mimma, < il rischio è troppo >.

L’angelo Francesco Pasticcio diede loro una buona spinta o calcio che fosse e si trovarono in uno strano androne, con le pareti alte alte di cemento e le torce, che mandavano sinistri bagliori, appese ai muri.

Di vivo o apparentemente vivo nessuno. Il pertugio dell’ingresso doveva essere ben nascosto nelle pareti, che Cristina incominciò a tastare sperando di ritrovare l’uscita. Mimma si sedette su un masso scoraggiata, il masso incominciò a sbuffare, agitarsi, allargarsi e venne fuori un vecchio con la barba bianca e l’aria benevola.

< Ma questo non è il modo di disturbare il mio pisolino, non lo sapete che ho il sonno leggero e debbo staccare sempre quel dannato telefono?

Qua arrivano anime in continuazione e voi due come siete entrate? Deve essere un altro pasticcio del solito angelo. Dite la verità, è stato lui a portarvi fin qui? >

Mentre affermava queste cose non sembrava arrabbiato, anzi sorrideva garbatamente ed aggiunse: < Non preoccupatevi, vi aiuto io, sono Caronte,  esperto di sesso, politica e poesia >.

Cristina e Mimma lo guardarono a bocca aperta. Egli ebbe una piccolissima mossa di impazienza, ma così piccola che soltanto due poetesse molto sensibili se ne potevano accorgere.

< Avete portato i due euro cadauna per il traghettamento? Sapete, debbo darli  al capo, fosse per me vi farei viaggiare gratis >.

Cristina e Mimma gli consegnarono la somma richiesta. Egli esaminò le monete e le conservò accuratamente in un grosso portamonete a scatto che faceva clap clap all’apertura e alla chiusura.  Sorrise di nuovo e fece loro il gesto di accomodarsi.

Un motoscafo ultimo modello, già pieno di ragazze e ragazzi festosi, era attraccato su uno specchio di mare placidissimo, dove si rifletteva la luna. Tutti cantavano in coro ed erano pure intonati. Dovunque c’erano specchi, anche posizionati sui sedili perché chi voleva si potesse ammirare.  Cristina e Mimma , essendo donne, si specchiarono subito e videro due fanciulle con quarant’anni di meno, la pelle liscia, l’occhio non più miope, i capelli lunghi, una biondo miele e l’altra bruna notte oscura. Ecco.

Erano pure dimagrite alquanto, un poco scollacciate, a dire il vero, ma non troppo, poteva andare.  Cristina incominciò a protestare che lei non portava gioielli quando si accorse di avere un girocollo d’oro in forma serpentesca. < Mi stringe > diceva affannata. < Stai buona > sussurrò Mimma, < non incominciamo subito a protestare, non si sa mai > e si strofinò i polsi, dove la strizzavano due bracciali d’oro anch’essi in forma serpentesca.

< Piuttosto teniamoci cari i biglietti di ritorno > sussurrò.

Il motoscafo si fermò davanti a quello che sembrava un giardino: < Ma dove sono le fiamme e i diavoli coi tridenti, la puzza di zolfo e la pece che si appiccica ? > chiese Cristina sbalordita.

Mimma non seppe cosa risponderle. Una folla di ragazzi e ragazze si sbracciava accogliendoli con grida di gioia e stesero un tappeto rosso dove i nuovi arrivati passarono di corsa, tutti incominciarono a baciarsi strofinandosi ed in un battibaleno si formarono coppie bene assortite.

Nello zainetto di Mimma c’erano la bottiglia con l’acqua, la favola dell’usignola, il cd col canto libero, un cornetto alla crema, il pacchetto di fazzolettini e, soprattutto, i biglietti per il ritorno. Per precauzione li prese di nascosto e li infilò nel reggiseno.

< Dice Caronte di consegnare a lui i biglietti, ce li restituirà quando ritorneremo > affermò Cristina.

< Io non gli do niente > rispose Mimma a voce bassissima, < non voglio correre il rischio di restare qua sotto per fare un bene all’umanità indegna. Ecco. >.

Caronte sorrise con atteggiamento indulgente, ma alle due poetesse non sfuggì un piccolo corrugare delle ciglia e un tremolio contrariato della barba bianca.

Misteriosamente sia i braccialetti di Mimma che il girocollo di Cristina smisero di stringere e poterono toglierli. La tentazione era di buttarli via, < Ma se fossero  un lasciapassare ? > disse Cristina, e così li conservarono ognuna nel proprio zainetto.

                                   (Fine della seconda puntata. Continua)

 


< Ciccino, stavolta lo dico per primo: l’hai combinata bella, anzi brutta. Sei venuto meno alla legge fondamentale umana del libero arbitrio sbattendo quelle due poverine all’inferno con lo spintone. Dovevano decidere da sole >.

Il Padre era contrariato e lo dimostrò sollevandosi in tutta la sua altezza, < Io non ti ho insegnato tanta imprudenza >.

L’angelo Francesco Pasticcio piombò prostrato battendosi il petto così rumorosamente che al Padre scappò da ridere:

< E smettila, piuttosto almeno glielo hai fatto capire bene di non consegnare mai a nessuno e per nessun motivo i biglietti di ritorno? Altrimenti lo sai come sono subdoli i diavoli, le terrorizzeranno e non le faranno tornare indietro >.

< Veramente, maestà, io…sì, mi pare di averlo accennato >.

< Accennato soltanto? > strabiliò il Padre allargandosi a dismisura. Francesco Pasticcio chiuse gli occhi e si tappò le orecchie.

< E glielo hai detto > tuonò il Padre, < di non mangiare né bere nulla e di non prendere nulla tranne il tubero ? E di non fidarsi mai di quello che dicono i diavoli perché una cosa dicono, una cosa pensano e una cosa fanno? >.

Ciccino mugolò che no, si era dimenticato di avvertirle, < ma non sono mica sceme >, osò aggiungere.

< Lo scemo sei tu, stavolta >, affermò il Padre soffiando vento e fulmini tutt’intorno, < e allora cosa gli hai detto, Ciccino come le hai mandate ? Vai subito all’inferno e riportale indietro appena prendono il tubero dell’invidia. Le voglio sane, salve e della giusta età > decretò. < In quanto a te, ti metto in divisa di corvo, non puoi presentarti là sotto bardato che mi sembri un pavone >.

Subito le ali variegate sparirono e Ciccino divenne tutto nero, aprì la bocca e fece gra gra. Una lacrima gli uscì e dondolò a lungo prima di cadere su una nuvola.

Al Padre fece pena, ma Pasticcio doveva imparare la lezione.

< Adesso sei l’ultimo degli angeli > affermò. < Corri subito all’inferno e stavolta non fare guai >.

< Gra, maestà, volo, maestà, perdono, maestà > rispose Ciccino.

< Sembra il giardino dei poeti come l’ho sempre immaginato in metafora > sussurrò Cristina .

  < Non somiglia  all’inferno > rispose ancora più piano  Mimma spaventata, < dove sono le fiamme ? >.

< Tu sei cattolica > l’accusò Cristina, < e piena di luoghi comuni >

< Cattolica sì, cretina no > ebbe la forza di alitare Mimma. Il giardino era tenuto benissimo, tutto in fiore, con deliziose fontanelle di acqua gorgogliante. Su una c’era scritto: Eterna Giovinezza; sull’altra: Salute perpetua. Una terza, che sembrava tutta ricoperta di monete d’oro,  portava il titolo di Buona Fortuna. Poi c’erano la fontanella Allegria, Spensieratezza e perfino una intitolata  Peso Forma.

< Io vado a bere un sorso da ognuna > affermò Mimma,  < non voglio più diventare vecchia acciaccata  e nemmeno grassa >.

Cristina ammirò tanto coraggio, ma < Non lo fare > sussurrò , < potrebbe essere pericoloso, ricordati che non sembra, ma siamo all’inferno e che cosa successe a Proserpina per avere mangiato soltanto sei semi di melagrana: ha dovuto sposare Plutone, il re dell’Ade , non vorrai restare qui sotto per sempre magari a fargli da schiava sventagliandoli >.

Mimma si fermò subito : < Quante cose m’insegni > sospirò.

 Un ragazzo bello, ma tanto bello da togliere il fiato, le andò incontro e le baciò la mano, trattenendola poi a lungo fra le sue.

< Come sei bella > le disse, < posso aiutarti? >.

Mimma lo fissò con aria ebete, < E tu chi sei? > domandò. Ondate violente di piacere la fecero rabbrividire dai mignoli dei piedi alle punte dei capelli uno per uno attraversando a velocità vertiginosa e incalzante tutto il suo corpo.

< Sono il demone della lussuria e voglio farti mia in questo giardino stupendo.  Ti farò provare ebbrezze che non hai mai sperimentato e ti terrò sempre con me >.

Mimma ripensò alle sue giornate con le gatte Coccola e Cristina, agli amici che l’avevano cercata fino a quando gli era servita per lezioni private gratuite oppure per lamentarsi e chiederle denaro e poi erano rapidamente scomparsi, al marito morto così precocemente  e a come certe mattine si svegliava  piangendo.

Sempre sola. Non aveva più niente e nessuno.  In fondo restare lì sotto giovane, sana, allegra, spensierata, eccetera, al raffronto le pareva uno zuccherino.

< E quale conoscenza le dai? > chiese Cristina con voce alta e sicura, < si tratta di una poetessa, non dell’ultima venuta > affermò.

< Conoscenza di che? > disse il demone della lussuria, e per lo sforzo di pensare gli venne una ruga dritta in mezzo alla fronte.

< Religione, per esempio. Filosofia,  poesia, pittura, canto >.

Il demone della lussuria rise: < Io posso farle conoscere il piacere in eterno e null’altro > affermò.

< Sai che noia da tagliare a fette > rispose Cristina.

E tirarono via, ma Cristina, da donna più esperta in sesso e lussuria quale era, dovette letteralmente trascinare una Mimma disorientata, che diceva frasi sconnesse del genere:

< Non ho mai visto niente di più bello, che occhi, che gentilezza, com’è affettuoso, mio marito, in confronto, era un dilettante > .

< Te lo debbo proprio spiegare io che è soltanto una tentazione e non c’è nulla di vero? > disse Cristina affannata perché, pur essendo dimagrita di colpo, Mimma era sempre ben nutrita e più alta di lei.

< O mia Virgilia, mi hai salvata dalla tentazione, grazie > sussurrò Mimma, ed aggiunse: < Ma che bella tentazione >.

Si girò un’ultima volta a guardarlo, il demone della lussuria se ne andava dinoccolato che sembrava Gary Cooper in mezzogiorno di fuoco, d’un tratto fece una gran vampa e sparì.

< Avevi ragione > affermò Mimma ad occhi sbarrati, < non c’è niente di vero, ma che bella illusione >.

Per un altro poco le restarono le mani ghiacciate, Cristina, con atteggiamento materno, un po’ impietosita, gliele massaggiò fino  a quando non  le parve che Mimma ripigliasse un colorito normale, sarebbe a dire non più a chiazze scarlatte.

< Figliola mia > le disse, < se il primo apparentemente buon diavolo che ti abborda ti fa quest’effetto, ti dovrò controllare a vista. Sei diventata pericolosa >.

< Quante cose m’insegni > ripeté Mimma ancora scossa.

< E smettila > si arrabbiò Cristina. Non sopportava di fare la maestra, < troviamo questo tubero e filiamocela il più rapidamente possibile . Hai messo al sicuro i biglietti di ritorno ? >.

Mimma indicò il proprio seno: < Stai tranquilla, qui non li trova nessuno >.

( Fine della terza puntata. Continua )


Quant’era ingenua. Mentre si guardavano intorno chiedendosi cosa dovessero fare, videro arrivare un corvo snello, elegante, a lutto dalla testa ai piedi. Si voleva fermare per forza sulla spalla di Mimma, che lo scacciò spaventata, allora lui cominciò a fare gra  gra e tentò di poggiarsi sulla spalla di Cristina, la quale pure lo mandò via ad ampi gesti. Il corvo si appollaiò su un cespuglio di rose rosse profumatissime lì accanto e parlò con voce umana: < Sono Francesco Pasticcio sotto copertura > disse, < gra gra.  Mi manda il Padre ad avvertirvi: non mangiate e non bevete niente e nascondete bene i biglietti di ritorno, dove li avete messi? >.

Mimma arrossì pudicamente e Cristina fece un cenno. Ciccino, da angelo esperto, capì subito, ma aggiunse: < Nemmeno quello è un posto sicuro, potrebbero farvi ispezionare da qualche diavolessa anche contro la vostra volontà. Sappiatelo. >.

< Ma tu > disse Cristina con atteggiamento dubbioso,  < in questo mondo di menzogna dove tutto è il contrario di quello che sembra, quale dimostrazione ci dai che sei realmente chi dici di essere ? >.

< Nessun diavolo può pronunciare il Padre nostro > affermò Ciccino, unì devotamente le ali e lo pregò tutto senza sbagliare una parola.

<  Adesso ci crediamo > dissero sollevate in coro Mimma e Cristina, il corvo volò sulla spalla di Mimma, < In realtà il Padre mi ha degradato ad ultimo angelo del Paradiso per avervi dato lo spintone e cacciate nell’inferno senza rispettare il libero arbitrio umano. E’ stato il pasticcio più grosso della mia carriera, non so se mi perdonerà > disse ed incominciò a piangere con lacrimoni che gli calavano fino al becco giallo e lui se li beveva con aria afflitta.

< Stai piangendo, in  Paradiso non si piange > dissero in coro Mimma e Cristina.

< Quelli degradati come me hanno un permesso speciale > rispose Pasticcio tirando su col naso. Faceva pena e le due poetesse lo ricoprirono di carezze, < Vedrai che ti perdonerà subito appena torneremo col tubero dell’invidia > disse Cristina.

< Ma tu non eri atea? > chiese Ciccino fissandola con due occhietti neri neri inquietanti.

 Li interruppe l’arrivo di Plutone e Proserpina, che passeggiavano sottobraccio.  Erano bellissimi, lui alto, bruno, occhi verdi come due schegge di giada variegata, lei bionda grano maturo, pelle rosa, bocca rossa, occhi celesti, raccoglievano fiori e ridevano con un atteggiamento complice di grande lietezza.

< E voi chi siete? Che corvo grazioso > disse Plutone.

< Siamo due poetesse, Mimma e Cristina > affermò Mimma indicando prima se stessa e poi l’amica, < e questo è il mio animaletto >.

L’angelo Francesco Pasticcio si strinse al collo di Mimma come se si spaventasse che il re degli inferi, adesso, richiedesse di lui gentile omaggio. Difatti:

< Me lo regali ? > fece Plutone, < piace molto alla mia sposa >.

< Ma io…>  mormorò Proserpina, con tutto l’atteggiamento di una alla quale non importi niente.

< Vai subito sulla spalla della signora > disse Mimma all’angelo, il quale obbedì.

< Grazie, molto gentile > affermò Plutone, e si presentò pomposamente: < Sono Plutone Primo, re degli inferi, padrone e signore dei sette vizi capitali e questa è Proserpina o Persefone, mia sposa amatissima >.

Mimma e Cristina dissero che era un piacere e si strinsero tutti la mano mentre l’angelo Francesco Pasticcio riprendeva a piangere, stavolta per la paura.

< Ma che ha questo corvo, perché piange ? > chiese Proserpina impietosita incominciando ad accarezzarlo con tanta gentilezza che Ciccino le diede un piccolo bacio sulla guancia.

Non ci voleva altro, < Rimarrai sempre con me, vero? > gli chiese Proserpina, e si mise a giocare con l’angelo.

< Smettila, moglie > disse Plutone, che era possessivo, geloso e la voleva tutta per sé,

< piuttosto vai a preparare il pranzo per le nostre gentili ospiti >.

Mimma e Cristina risposero di essere in dieta e che avevano appena mangiato frutta e verdura a volontà, ma non ci furono scuse : < Altrimenti mi offendo > affermò Plutone.

< Pasticcio ha detto di non mangiare e bere nulla qui sotto, come facciamo ? > sussurrò Cristina all’orecchio di Mimma.

< Dove ha portato il corvo Proserpina, in cucina sicuramente. Secondo me siamo in un bel guaio > rispose Mimma.

< Re Plutone > disse Cristina, < ti vogliamo confessare la vera ragione della nostra venuta qui > .

< Parlate pure > fece Plutone con atteggiamento munifico,  < vi darò tutto quello che volete. Chiedete ed avrete. Cos’è che più desiderate? L’eterna giovinezza, la salute, il successo di poetesse, l’amore sensual ?>.

A Mimma e Cristina scappava impetuosamente da ridere per quella strana apocope e si trattennero a stento.

( Fine della quarta puntata. Continua )

< Veramente > disse Mimma, < noi vorremmo un tubero della pianta dell’invidia, sappiamo che affonda le radici nel più oscuro dell’inferno e che bisogna scendere qui sotto per prenderlo. >.

< E che cosa ne volete fare ? >.

< Un veleno da diffondere su tutta la terra > mentì impetuosamente Cristina, timorosa che a  Mimma, ingenua com’era, potesse scappare la verità.

< Ma non rimarrete sempre con noi ? Non vi trovate bene quaggiù, sempre belle, ricche, giovani e con tutti gli amanti che vi pare? > chiese sorpreso Plutone aggrottando un sopracciglio.

< Vogliamo sacrificarci perché il male possa ricoprire il mondo col suo grigio mantello >  aggiunse Cristina, < il corvo potrà diffonderlo, chi dubiterebbe  di un uccello così insignificante? L’abbiamo addestrato a buttare i semi delle ortiche giganti nei giardini, li sostituiremo con semi di invidia e presto la terra  sarà tutta in potere infernale >.

Mimma, una volta tanto, aveva perduto la favella, incapace com’era, per sua natura, di mentire. Si limitava ad annuire con gli occhi spalancati e sperava soltanto che Plutone bevesse tutta la storia.

< Bisogna vedere se queste due dicono il vero > fece una voce virile ben modulata. Si girarono e videro un baldo giovine biondo, alto e bello pure lui, ma tanto lì sotto erano tutti belli.

< Cos’avete negli zainetti ? > chiese con atteggiamento dubbioso, < e se lo scopo fosse di creare l’antidoto facendolo spargere al corvo? >.

< Lucifero > disse Plutone, < come ti permetti di presentarti dopo avermi intentato causa perché vuoi essere tu l’unico re infernale e ti piace la mia sposa? >.

< Mi presento per il bene della comunità > rispose Lucifero, < che mi sta a cuore più del mio bene personale. E chi ha detto che io voglia soppiantarti ? >.

< Ma come, tu stesso l’hai affermato all’ultimo comizio e in tutti i canali della televisione, adesso te lo rimangi ? < rispose Plutone. Una grossa vena gli incominciò a battere ritmicamente dal collo fino alla tempia e gli si gonfiò tutto il viso per la rabbia.

< Non ti innervosire o scoppierai qui davanti a queste due belle signore. Allora, cosa avete negli zainetti? Possiamo vedere? >.

Mimma e Cristina fecero cenno di sì poiché non  c’era altro da fare.

Aprirono per primo lo zainetto di Cristina:

< La collana lasciapassare, due libri di poesie, un quaderno e una penna, un pacchetto di fazzolettini di carta,  una bottiglina d’acqua minerale gasata,  un paio di ciabatte comode di plastica e una giacchetta a mezze maniche.  Questa sembra innocente > dissero.

Dopo aprirono lo zainetto di Mimma:

< I bracciali lasciapassare, una favola intitolata L’Usignola stonata, un cd col canto libero della favola, un quaderno e una penna, un pacchetto di fazzolettini di carta, una bottiglina d’acqua minerale non gasata, un paio di ciabatte comode di plastica, una giacchetta a manica intera, e questo cos’è? > chiesero in coro aprendo la busta col cornetto >.

< Si chiama cornetto, lo mangiamo sulla terra specialmente il mattino a colazione > disse Mimma. Un soave effluvio si diffuse tutt’intorno.

< Sembra buono > disse Plutone.

< Facciamolo assaggiare a Proserpina > disse Lucifero.

< Perché non lo mangi tu ? > disse Plutone.

< E se è avvelenato ? > disse Lucifero.

< L’assaggerò io e poi lo dividerete > rispose Mimma, che stava morendo di fame. Ne masticò un pezzetto adagio e lo ingoiò mentre quei due la guardavano curiosissimi. Nel frattempo arrivarono Proserpina col corvo: < Quando volete butto la pasta.  Il ragù di serpente a sonagli è venuto buonissimo > affermò, < cosa state mangiando? >.

Plutone si tolse di bocca l’ultimo pezzo di cornetto e glielo diede, Proserpina l’assaporò con atteggiamento deliziato:

< L’ultima volta che mi hai permesso di farmi un giro in terra non avevano ancora inventato questa meraviglia > affermò.

< E poi si chiama “ cornetto “, deve averglielo ispirato l’inferno > disse Lucifero accarezzandosi un gran corno, che gli usciva luccicante dal mezzo della fronte.

< Vedi quanti alleati abbiamo dapertutto ? > chiese Plutone benevolo, < come potevi pensare che queste signore ci mentissero? >.

< Tu sei davvero un buon diavolo > rispose Lucifero, < ma io le faccio perquisire dalle diavolesse. Potrebbero avere nascosto tu sai dove i biglietti del ritorno senza consegnarli a Caronte >.

< Aspetta. Prima gli voglio fare vedere i loro appartamenti se hanno piacere di fermarsi qui, per il corvo una casetta semplice si fa costruire subito.

< E il pranzo >? > chiese Proserpina imbronciandosi.

< Basteranno dieci minuti > fece Plutone, al quale quel morso di cornetto aveva interrotto l’appetito.

( Fine della quinta puntata. Continua )


Diavoli e diavolesse erano al lavoro trasportando un gran masso cadauno sulla schiena né quelli delle femmine erano più piccoli, < Hanno voluto la parità coi maschi> spiegò  Lucifero,

< gliel’abbiamo concessa. Il nostro motto qui è: “ Tutti felici e contenti “ >.

Con grande velocità costruivano dei palazzoni, Plutone affermò che si trattava dei domicili dei poeti e bastava visitare un solo appartamento  perché erano tutti uguali,  entrarono e le due poetesse strabiliarono: ampi, arieggiati, arredati con mobili di gran lusso e letti a tre piazze.

< Perché i letti sono così grandi ? > chiese Mimma a bocca aperta.

< Ma come ci sei finita nell’inferno ? > rispose  Proserpina ridendo.

< Scusatela > fece Cristina,  < è una lacuna, ma può sempre imparare >.

< Ci sono finita > disse Mimma, < ma non intendo restarci. Perfino Dante Alighieri…>.

Non l’avesse mai nominato:

< Quel maledetto > gridò Plutone, < sai tu il gran danno che ci ha fatto scrivendo la Divina Commedia? E poi, tutta fantasia, non c’è nulla di vero >.

< Ma Francesco Pasticcio non vi ha spiegato proprio niente prima di sbattervi qui sotto con un calcio? >

< Un calcio? Aveva detto una spinta >.

< Pure gli angeli dicono bugie > sghignazzò Proserpina.

< E sai quante anime ci sono sfuggite a causa della Divina Commedia ? > ululò Lucifero, e incominciò a contare sulle dita.

< Ispezionatele nude dalla testa ai piedi > strillò a due diavolesse bionde, truccatissime e procaci apparse dal nulla.

Si volse verso Plutone: < Sono sicuro che sono traditrici e hanno i biglietti  di ritorno tu sai dove >.

Plutone sembrava esitante:

< E tu sai bene che è proibito denudare le anime contro la loro volontà. Non vorrei problemi con le alte sfere, l’ultima volta mi si stava convertendo Proserpina >.

< Allora mandale via senza il tubero e avranno fatto un viaggio inutile >.

< Un momento. Ci tornerebbero utili sulla terra se fossero innocenti. Venite, voi, controllate accuratamente la prima nello spogliatoio. Stavolta voglio cominciare da quella ingenua, la santarellina, Mimma > tuonò sprizzando saliva verdastra tutt’intorno.

Mimma consegnò il proprio zainetto a Cristina e si allontanò con apparente tranquillità in mezzo alle diavolesse, che ridevano e dicevano parolacce come niente fosse.

Dopo una decina di minuti tornarono: < E’ innocente > dissero, < non ha niente addosso tranne il suo corpo >.

Cristina e il corvo rimasero a bocca aperta.

Cristina consegnò a Mimma il proprio zainetto e partì, con apparente tranquillità anche lei,  in mezzo alle diavolesse, che stavolta sembravano arrabbiate e non ridevano più. Dopo una ventina di minuti tornarono : < E’ innocente >, dissero, < non ha niente addosso tranne il suo corpo >.

< E allora perché ci avete messo il doppio ? > ghignò Lucifero.

< Abbiamo ammirato la sua biancheria rossa, coi lustrini pure.  E che pizzi bellissimi, li vogliamo uguali >.

< D’accordo > convenne Lucifero, < Ma adesso smettetela di fare i capricci. Potete andare >.

< Vi debbo chiedere scusa > disse Plutone a Mimma e Cristina,  < andiamo subito a prendere il tubero dell’invidia per distruggere il mondo >.

In un momento in cui i due diavoli altercavano perché Plutone diceva che Lucifero faceva le avances a Proserpina, Cristina soffiò a Mimma:

< Che ne hai fatto dei biglietti? >.

< Li ho spostati nello zainetto appena hanno finito di perquisirlo, l’ho visto fare in un film > rispose Mimma con un’aria furbesca insolita in lei.

Mentre Proserpina chiacchierava di com’erano finiti alcuni demoni dissidenti passati al Purgatorio, dove si erano messi a fare atroci penitenze anziché godersi l’eternità,  apparvero delle ville bellissime, circondate di piscine verdi e azzurre e decorate con mosaici che mandavano bagliori dorati.

<Oh, che meraviglia > fecero in coro Mimma e Cristina.  Uccelli di tutti i generi nidificavano sugli alberi tra giardini in fiore.

< Quelle sono le dimore dei grandi poeti > disse Plutone, < ne vado orgoglioso. Potranno scrivere in eterno le loro poesie, mangiare, bere, dormire, avere tutte le amanti che vogliono a libera scelta senza lavorare mai. Ci vanno  gli autori che riescono a trovare un editore senza pagare da sé le spese del proprio libro >.

< E perché non c’è quasi nessuno? < chiese Mimma senza sapersi trattenere.

< Perché i grandi poeti sono rari, ma li aspettiamo con fiducia >.

< E quelle catapecchie fra i dirupi servono per gli animali? >. Plutone sorrise: < Ma no, lì ci stipiamo i poeti che copiano le proprie opere rubacchiando a dritta e a manca, le firmano e si fanno belli dell’ispirazione altrui >.

E concluse ammiccante: < Per voi abbiamo preparato una villa su due piani completa di giardino e usignola stonata. Vi farebbe piacere  visitarla ? >.

< Caro re > rispose Cristina con tono mellifluo, < non vorremmo poi essere tentate di restare. E’ giunta l’ora di salutarci, io ho mio marito e mio figlio che debbono cenare, Mimma ha le sue gattine, per stavolta, con rammarico e per il male del mondo, dobbiamo separarci >.

< Allora io vi lascio  > fece Lucifero guardando il proprio cronometro rosso sangue abbagliante, < ho il corso di karate e poi una partita di pugilato >.

Con un guizzo sparì. Fuori uno.

Intanto Proserpina continuava a vezzeggiare il corvo : < Ma tu resti con me per sempre, non è vero ? > . L’angelo Francesco Pasticcio non aveva mai ricevuto simili coccole da una donna e rimaneva lì inerte, senza reagire, però non la baciò più sulla guancia.

< Prepara i doni, moglie > ordinò Plutone con aria di presuntuoso, Proserpina sparì subito, < noi andiamo a prendere quella radice >.

La pianta dell’invidia si presentava bene, larga, succulenta, con grassi fiori rossi intorno a cui ruotavano mosche e calabroni.  Faceva schifo solo a vedersi. Plutone usò il dito indice come un trapano, la terra si aprì docilmente e il re degli inferi portò su un grosso tubero, che consegnò a Cristina: < Tu mi sembri meno svagata della tua amica > affermò,  < te lo affido. Conservalo nello zainetto, taglialo a pezzettini e spargilo in tutti i continenti, ogni pezzettino sarà un seme micidiale, in breve tutta la terra ne sarà infestata e le guerre si scateneranno, le arti periranno, l’inferno si riempirà >.

Riapparve Proserpina con una grossa valigia.

< Moglie, hai preso le fiale dell’eterna giovinezza per le signore? >.

< Certo, marito mio >.

< E una borsa di monete d’oro cadauna ? >.

< Non le ho dimenticate, marito mio affettuoso >.

< E le pagnottelle infernali, che fanno mantenere la linea senza fatica? >.

< Sicuramente, marito mio appassionato >.

< E un cofanetto di gioielli cadauna ? Non dimentichiamo che sono re e voglio fare bella figura >.

< Non l’ho dimenticato, marito mio delizioso, ma il corvo me lo tengo > affermò Proserpina, accarezzando il povero angelo che era cotto e non reggeva più sulle zampe dalla paura.

< Il corvo no > si lasciarono scappare Cristina e Mimma in coro.

< Perché no? >.

< Chi spargerebbe i semi dell’invidia? >.

< Ne addestrate un altro, la terra è piena di corvi.

< E’ vero > disse Cristina, e si inginocchiò per terra invitando con gli occhi Mimma a fare lo stesso.  Ed incominciò, con voce alta e chiara:

< Padre nostro, che sei nei cieli >.

L’urlo di tutto l’inferno si scatenò con un boato nel quale l’Etna tremò, zampillò, implose, esplose, la lava fuoriuscì e, in mezzo ai lapilli, le due poetesse e l’angelo vennero eruttati in alto verso il cielo, fra le mani del Padre che stava all’erta e li agguantò con un dito solo.

( Fine della sesta puntata. Continua )

Epilogo

< Missione compiuta, maestà >, disse Ciccino inchinato ginocchioni su una nuvoletta rosa, e consegnò al Padre il tubero di invidia perché ne facesse l’antidoto.

< Grazie, caro > rispose il Padre mettendosi il corvo su una spalla. Ciccino pensò che l’aveva già perdonato e, dal sollievo, incominciò a piangere bagnandogli tutta la barba.

< Che fai, Ciccino? > disse il Padre, < mi inumidisci? >.

L’animaletto osò allungare il becco verso la guancia divina, che baciò a occhi chiusi: < Fate di me tutto quello che mi merito, maestà > disse, < non l’avevo mai combinata tanto grossa >.

< Ebbene sì > rispose il Padre, < ti meriti di essere reintegrato nel rango di prima categoria. Da questo momento in poi ogni lacrima sarà asciugata, così almeno non mi piangi addosso >.

Ciccino sorrise e fece gra gra.

< E poi ti lascio libero di apparire come ti pare: puoi indossare nuovamente le ali e la coda di pavone, restare come sei, trasformarti in cigno, in colibrì o usignolo secondo i tuoi stati d’animo >.

< Questo è un bel dono, maestà > rispose Francesco Pasticcio, < ma non posso approfittare della vostra bontà. Ciò è concesso soltanto agli arcangeli >.

< E se a me, invece, piacesse fare di te un arcangelo? >.

< E a che titolo, maestà? >.

< Te l’ho già detto una volta e te lo ripeto: per la tua umiltà >.

Le penne nere del corvo luccicarono e riapparve il piccolo angelo quasi nanerottolo, pelato e con le ali spennacchiate, in doppiopetto a quadrettini bianchi e celesti.

< Avevo nostalgia della mia apparenza umana > disse Ciccino sedendosi comodamente su una gamba del Padre.

< E cosa fanno adesso le poetesse ? > chiese il Padre.

< Dormono > rispose Ciccino occupatissimo ad abbracciarlo.

< Allora, Ciccino > riprese il Padre baciandolo sulla nuca pelata, < mentre dormono, vatti a prendere la valigia di Proserpina, che è finita nel giardino di Cristina, altrimenti quella appena si sveglia va a controllare le sue rose, la trova ed è capace di aprirla, tu sai quant’è curiosa, potrebbe magari assaggiare  la fiala dell’eterna giovinezza o che so io. Piglia quella valigia e buttala nella lava dell’Etna perché ritorni all’inferno ciò che dall’inferno è uscito e, dato che ci sei, ritira dai loro zainetti la collana e i bracciali in forma di serpenti ed elimina anche quelli, controlla se qualche diavolo gli ha messo cose negli zainetti e fai sparire tutto ciò che proviene dall’inferno, butta pure i biglietti di ritorno, poi vieni subito da me e ti darò l’antidoto da spargere >.

< Accidenti, ci avrei dovuto pensare da solo > gridò Ciccino, indossò ali d’aquila e  in un battibaleno fu di ritorno.

< In Paradiso non si dice “ accidenti “, Ciccino > osservò il Padre.

< E’ vero maestà, perdono maestà > rispose Francesco Pasticcio. Prese il barattolino con l’antidoto dell’invidia in polvere:  < Spargila bene > raccomandò il Padre, < affinché gli uomini possano essere liberi di scegliere tra l’invidia  e la generosità senza oppressioni, dopo di che ritorna da me per riposare anche tu >.

Ciccino, in un lampo, attraversò tutti i mari e le terre, sembrava superman. Solo gli sfuggì uno scoglio nell’oceano dove, in quel momento, approdavano tre naufraghi, un ragazzo e due signorine, scampati per miracolo alle onde ruggenti. Stavano litigando perché ognuna lo voleva tutto per sé.  In un angolo si vide una piantina dalle foglie grasse che veniva su rapidamente con strani fiori rossi intorno a cui volavano mosche e calabroni.   

< L’invidia è inestirpabile e Ciccino non poteva fare di più > pensò il Padre. E quando il piccolo angelo, che adesso portava le solite ali spennacchiate, gli ricomparve avanti, gli disse che era stato bravo e l’abbracciò come un bambino, così Francesco Pasticcio  si addormentò sul suo petto e sognò di essere nel Paradiso dei poeti, che è indescrivibile. 

 

                                                Domenica Luise

 

70 pensieri su “Mimma e Cristina all’inferno

  1. evvai!!!!
    mo’ ne leggerete delle belle!!!!
    io già lo so ma non vi dico niente…
    ma vi scompiscerete dalle risa, questo, sì, ve lo dico.
    e Mimma èèèèèèè…….
    Dante? chi era costui?…

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  2. Proprio ora che devo partire? vado anch’io all’Etna, fra tre giorni, ma non vi seguirò… dentro…
    Al ritorno mi leggerò le vostre avventure, che già mi fanno tremolare le antenne..! Siete favolose, ragazze!
    Ciao, io torno solo alla fine del mese.. che attesa, mannaggissimissima!
    Ma, vi raccomando.. fate attenzione, lì si fanno brutti incontri, da brividi! E c’è anche una diavolessa che prepara morbide creme, però sono del tipo di quelle che poi fuoriescono dal cratere.. Lo so per certo. A presto, Wilma.

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  3. Oddio, quando ho letto “mi posso portare i miei due libri di poesie” mi sono scompisciata dalle risate e poi il dischetto dell’usignola…Ragazze ma siete proprio sicure di volerci andare? Mimma sei bravissima!!!!!!!!!
    Ora vado a letto contenta dopo una domenica di lavoro.
    Ciao alle due simpatiche signore
    In attesa della prossima puntata.
    franca

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  4. Lo sapevo lo sapevo lo sapevo!… Che mi sarei scompisciata pure io fino alle lacrime! Oh Mimma, mi avevi anticipato qualcosa, ma non pensavo a tanto! Non puoi pubblicarla tutta intera? Perchè la… tortura… di aspettare una puntata al giorno? Sei una birichina, ma io ti adoro! E dove la troverei mai un’altra amica con una fantasia così… infiammata??? Forse solo… all’inferno!!! AH AH AH… Ti abbraccio, Mimmina 🙂

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  5. Che spasso, ma dove le trovi idee così divertenti? I gatti, il mal di mare e i due euro a Caronte… In poche righe hai sintetizzato per sommi gradi, i punti più salienti della vita di Cristina, non vedo l’ora di leggere il seguito.
    Buona giornata, un saluto affettuoso.
    Annamaria

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  6. Beh, è un ottimo antidoto alla TV spazzatura. Un sano umorismo che sprigiona endorfine.
    Sarà un vero piacere leggerti, Mimma, e a te, Cristina, mi tocca seguirti pure all’inferno!
    Abbraccio entrambe

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  7. Ma che bella questa avventura che stanno vivendo le nostre due eroine eh eh, divertentissimo. Chissà cosa succederà ora…sono rimasta con l’acquolina, e brava Mimma !
    Bello, bello!!!

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  8. Buonasera…per la soluzione ci sarà da aspettare fino alla conclusione della sesta puntata, che sarà seguita da un epilogo. Al ritmo di una al giorno faremo presto. Vi divertite, vedo, aiuto, sta uscendo la ruota pavonesca come a Ciccino, solo che la mia non si vede…
    Vivete felici e allegri.

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  9. Sempre più divertente! Sono proprio curiosissima di sapere come va a finire!… Sai cosa mi fa.. morire, Mimmina? Lo zainetto con relativo cornetto alla crema! Da brava golosona!!! Un baciotto, cara.

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  10. Conservare i biglietti nel reggiseno, che scena! E’ tutta un divertimento questa storia, l’inferno ha solo la puzza di pece e di zolfo, ma per il resto è un luogo ameno. Che accadrà ancora alle due poetesse?
    Alla prossima allora…
    Un caro saluto, Annamaria.

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  11. Sì, Annarita. Il cornetto alla crema, e se poi ha una sfumatura netta di limone, come li fanno alla stazione di Messina, ci divento matta. E questo cornetto ritornerà nel prosieguo, ti piace prosieguo? Carino.
    E brava Franca: hai subito notato che Caronte ha corrugato le ciglia. Dovevo preparare il seguito e quest’inferno alla rovescia è tutto una colossale bugia, ma ci si deve passare in maniera ” logica “, non mi piacciono quelle favole o racconti, romanzi o quello che sono dove le cose si gonfiano e poi finiscono nel nulla, con una soluzione disarmonica o restano sospese senza soluzione. Perciò da subito lascio piccole tracce e alla fine sarà chiaro che non ci sono cambiamenti, ma prese di coscienza. Cara Isabel, non ci ho lasciato nemmeno puzza di pece e di zolfo, anzi più avanti parlerò di un roseto profumatissimo: nulla è come appare, tuttavia in questa menzogna generale talora i demoni si tradiscono affinché si capisca da subito cosa sia il vero inferno: uno stato d’animo che nessuna bellezza esteriore può mimetizzare del tutto.

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  12. Davvero un’idea simpatica, Mimma, e poi ammazza che compagna di viaggio ti sei andata a scegliere. Non avresti potuto trovare di meglio!
    Vi seguirò nel vostro percorso, ma con Caronte come la mettiamo?
    Per precauzione, mi affaccerò spesso.
    Se avete bisogno di aiuto, fatemi un colpo di telefono.

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  13. Gary Cooper in mezzogiorno di fuoco che fa una gran vampa e sparisce… troppo forte!! Adoro tutte queste piccole grandi trovate che vanno comunque a delineare i personaggi.
    ciao Mimma fantasiosa simpaticona
    franca

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  14. Diamine che spasso!!!!! Un diavoleo per capello eh Mimma? Anzi un diavoletto che ti solletica e non poco… e Cristina che non cade in tentazione… veramente divertente…attendo prossimo puntate…E così anche l’inferno ci fa attendere….ahahahah

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  15. Eccomi qua dopo un sacco di lavori domestici,non gliela faccio più, uffa. Li odio quasi quanto i miei peccati, per restare in tema. Sì, la mia Cristina Virgilia mi ha salvata, che volete, pure le signore attempatelle hanno qualche defaillance. Va bene, se ne parla domani per la prossima puntata, adesso sono cotta, ceno e mi accascio davanti alla televisione.

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  16. E il divertimento continua!… Pensa, sono stanchissima, ma non potevo andare a dormire senza il “salvagiornate” (in questo caso, data l’ora, il salvanottata….) quotidiano!…. Certo, salva-tutto, vista l’allegria che ciascun racconto mi trasmette e che mi resta “appiccicata” addosso! Un bacio…infernale… Mimmina. TVB

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  17. visto che roba? mi fa apparire pure come esperta di ars amandi…
    che posso fare? il racconto è suo (e che racconto!) e a me è andata più che bene farle da Virgilia.
    certo che questa è un vulcano di idee, e chi la tiene a bada?!!!…

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  18. Eccomi all’appuntamento quotidiano! Solito divertimento, tra l’altro immagino la tua faccetta e sorrido… Che belle “angiolette” (!!!) tu e Cristina…

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  19. Sono appena arrivata, buonasera, ah, ah, ah. Domani mattina, appena mi sveglio, che so io, alle tre o alle nove, quando sarà, vi metterò l’ultima puntata e la conclusione, alcuni hanno preferito aspettare che la favola fosse tutta pubblicata per leggerla in un colpo solo. Sono contenta per avere provocato qualche sana risata, Cristina ha proprio meritato il premio Giobba. Secondo me in questa favola la figura peggiore l’ho fatta io: vedrete la conclusione.

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  20. Dante e Virgilio? e chi erano?…
    Qua si leggono cose da pazzi, il che fa bene alla salute, checché ne dicano i benpensanti e i benpesanti, eheheh…
    Mimma, mi prenoto per “le mille e una notte”: tu racconti e io mimo…
    ahahah, bella questa: tu Mimma, io mimo…

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  21. Bene, io ho divorato tutto. Cara Mimma sei sorprendente, veramente comincio a pensare che il tuo cervello somigli un po’ all’Etna.
    Altrimenti non spiego da dove ti arrivano queste felici intuizioni. Brava Mimmina che mi hai deliziato con la freschezza e l’ironia di questo bel racconto. Ovviamente sono sempre in attesa d’altro.
    Ti abbraccio, dolcissima
    francesca.

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  22. Paolam: vedo che te la spassi gustosamente, sono una benefattrice dell’umanità, faccio ridere.
    Cristina: benefattrice dell’umanità anche tu per i benpensanti e i BENPESANTI del tuo ultimo commento, tanto, dico io, o ridiamo o ci lamentiamo siamo lo stesso nella valle di lacrime e allora è meglio ridere, del resto di me non ti liberi né io mi libero di te, pensa un po’, qualunque sia l’al di là che ci aspetta noi due siamo comunque in vantaggio, io peroro te e tu perori me e tutte e due peroriamo l’umanità. Mah.
    Francesca, sono FELICE e ORGOGLIOSA di averti deliziata, la coda, la coooodaaaaaa…….

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  23. Poffarmimminabella e anche bellissima, questo blog, aperto il 22 giugno 2008, in questo momento ha raggiunto venticinquemila visite. Allora brindiamo insieme, la coda, la codaaaaaa…….

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  24. Io volevo che durasse ancora e lasciarmi una puntata per dopo e invece l’ho letto tutto :))) Delizioso Mimma e il personaggio di Cristina pure ha dato un bella impronta di personalità. Che coppia ! Bello, molto bello Mimma.
    Io adesso voglio sapere cosa fanno Cristina e Mimma al loro risveglio, e no, e mica ti puoi fermare qui. Inizia una nuova avventura con un nuovo titolo e deliziaci ancora ah, ah. Mimma metti di buon umore, a me piace un sacco leggerti, che ci posso fare?
    Sono sicura che Ciccio Pasticcio ha dimenticato qualcosa, sennò che pasticcione è ?

    E grazie che ci offri questa leggerezza in parole per me !

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  25. Il vostro entusiasmo mi intenerisce e mi aiuta a continuare. Vi ringrazio dell’affetto. Trascorrete una serata felice e chissà, forse l’angelo Francesco Pasticcio, adesso non solo reintegrato, ma promosso ad arcangelo, ci divertirà ancora.

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  26. Ho letto le tre parti, anzi ho riletto anche le precedenti e mi sono tanto divertita, ho sorriso al pensiero di Cristina che non ama i gioielli, nella vita reale è così lei non ne ha mai portati, non le piacciono e sicuramente ha confidato anche a te questa negazione per gli ori. L’elisir di lunga giovinezza che trasforma ambedue in giovani ragazze e poi che ridere con Gary Cooper, per finire l’invidia da spargere per il mondo. Una favola deliziosa, sei una narratrice con i fiocchi ed altro ancora.
    Buonanotte.
    Un caro abbraccio.
    Annamaria

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  27. Eh! Ieri sera sono crollata presto, la favola giocosa Mimma e Cristina all’inferno mi è uscita tutta d’un colpo e mi ha lasciata stanca. Alle tre mi sono svegliata e, poiché ho cento cose da fare in tutte le stanze e anche in giardino appena imbianca, ho incominciato dal computer, poi andrò a cucinare, oggi si impastano biscotti e pizza, debbo preparare la macedonia di fragole per pranzo, mettere a posto l’armadio e tirare via un po’ di erbacce. Ah, aah, ah, quanto sono felice il venerdì, giorno che dedico alle faccende più grosse con cattiva volontà. Debbo anche stendere i panni lavati ieri in lavatrice e mettere in ordine quelli asciutti. Uffa.
    Mi consolo coi vostri commenti, grazie, vivete felici.

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  28. Grazie per questa favola che racconterò spesso a mio figlio!
    Conferma il detto: le Donne ne sanno una più del Diavolo!
    e aggiungo: La Mimma una più delle Donne! ahahahahaha!

    Un abbraccio, giona.

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  29. Ah Ah, Mimma condivido la tua felicità del venerdì …sarà che fare sempre le stesse cose toglie l’entusiasmo, invece comporre e creare accende ogni vitalità, ecco perché ci piace scrivere poesie e racconti.
    Mimma rilassati te lo meriti, intanto Ciccio Pasticcio chissà che starà facendo eh eh…
    Baci

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  30. Ciao, Paoletta, uffa. E tanto ho fatto che lo stesso sono rimasta indietro. Però sono riuscita a pranzare e fare la cucina, adesso mi tocca il riposo della guerriera: una toccata e fuga su internet, bacino a tutti gli amici e via a pisolare. Stasera aspiro a un’oretta di giardinaggio, stamattina ho innaffiato all’alba. Oggi ho inventato una nuova ricetta, l’ho provata sulle mie carni e faceva schifo.

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  31. Sono giunta al termine della lettura, che ho gustato con prelibatezza speciale..e sai che un pò mi spiace che sia terminata?oppure ci riservi qualche sorpresa? Bravissima è dir poco.. mi sono divertita tantissimo….a presto..bacio!!!!!!!!1

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  32. Ecco, dopo una settimana infernale, mi sono ristorata con questa tua bella storia. Missione compiuta Ciccina: mi hai fatto ridere e rasserenato. Plutone e Lucifero che si contendono il regno facendo comizi in tutte le televisioni…ah ah ah Bravissima come sempre
    buonanotte cara Mimma
    franca

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  33. Eh, cara Franca, mi fa piacere avere sostituito la tua settimana infernale col mio inferno addomesticato. Lietissima di avervi fatto sorridere, ridere e, se qualcuno si è scompisciato meglio ancora. Ci siamo divertiti un po’. Talora la vita è noiosa, ma così noiosa da cambiare attributo per elevazione all’ennesima potenza ( ahi, Ghost, qualche reminiscenza matematica ce l’ho anch’io ), allora noi ci difendiamo e quattro belle risate sono la cura migliore.

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  34. Un po’ a singhiozzo, tra una risata e l’altra l’ho letta tutta.
    Una meravigliosa favola di verità..
    bravissimissima….ancora di più…issimisssimmmmaaaaaa!!!
    TROPPO BRAVA….UN INCHINO,
    UN ABBRACCIO
    E UN BACIO
    Chiara
    Ps: anche a Cristina naturalmente!!!

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  35. Ed eccomi qua anch’io a bearmi di questa Bellissima favola. Sei Unica cara Mimma, ti immagno come mia sorella con un cuore grande grande e puro come quello di un bambino. Ti vedo solare e molto socievole,molto accogliente e calorosa :)))
    Adesso vado a sbrigarmi anch’io, fa molto caldo e avrei voglia di un buonissimo gelato
    un abbraccio e buona domenica :*

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  36. Dal mio Paradiso perduto sono lieta di augurarti una felice giornata …angeli in giro, non ne ho…ma pasticciando con qualche intruglio della mia bottega fantastica, potrei inventarne Uno e mandarlo in missione speciale lì a Messina per animare come si conviene questa calda domenica di maggio!!!! Ciaooooooooooooo :-)))

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  37. Bea, accidenti, ma quanto sei diventata brava col computer, posso soltanto sbavare acqualina dalla bocca, ecco. Ti voglio bene anch’io, e tanto. Un abbraccio tenero.

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  38. Cara ondainlove, sono felice che tu abbia trovato questo racconto e ti sia divertita. Sono venuta nel tuo blog e così ho scoperto che sei un’insegnante. Mi hai fatto venire la strizza parlando di alunni e mi hai riportato d’impatto alla vita di qualche anno fa. Ti ho linkata e pigliata subito per amica. Grazie .

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  39. Proprio carina la fiaba di Mimma e Cristina all’inferno,l’ho letta in due puntate perchè ieri sera sono stata convocata…in cucina a preparare la cena. Mi piace leggerti ed immergermi un po’ in un mondo meno serioso della realtà, in un mondo giocoso, come definisci i tuoi racconti. A presto Iole

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  40. Ah, ah, ah, sapessi come mi diverto io a scrivere queste cose. Tali convocazioni per preparare la cena sono inevitabili a una certa ora, io invece sto andando a prepararmi il pranzo, oggi mi tocca una fetta di filetto preoccupante, carnivora che sono.

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  41. solo rimandi[..] oggi, ad alcune riflessioni di qualche tempo addietro, può darsi che diano ancora qualche spunto per commenti altrettanto ispirati di quelli di allora. qui se l’assenza è il Nulla qui le considerazioni di Rosa, una commentatrice spec [..]

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